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Vulnerabilità del Legno al fuoco: prosegue il dibattito

Tutto è partito con l'articolo "Il comportamento al fuoco delle strutture di legno" a firma dell'Ing. Maurizio Follesa, inviatoci da PromoLegno: il testo è stato poi asprametne criticato dal Prof. Francesco Biasioli con una lettera che abbiamo pubblicato successivamente "Il LEGNO BRUCIA ? un controparere tecnico sulle prestazioni al fuoco dei diversi materiali da costruzione" e ora ... l'ing. Follesa ci invia una sua replica, che per correttezza pubblichiamo.

"Egregio collega,
prima di rispondere alle sue osservazioni in merito al mio articolo pubblicato su Ingenio, faccio una doverosa premessa, per inquadrarle meglio i riferimenti scientifici, tecnici e bibliografici sui quali è basato l’articolo. Nell’articolo si citano due prove sperimentali, di cui una su un edificio intero alla cui progettazione ho personalmente partecipato, un caso di incendio reale, nove riferimenti normativi, due pubblicazioni, quattro articoli scientifici che la invito a consultare per avere maggiori informazioni a riguardo, e per comprendere meglio, qualora ce ne fosse bisogno, che quanto è scritto nell’articolo è basato su dati concreti e non su mie impressioni.
Detto questo, vado subito nel merito delle sue osservazioni.
Parto da una delle prime frasi “Che il legno bruci e il calcestruzzo e l’acciaio no, sono fatti e non opinioni.” Assolutamente d’accordo, infatti è esattamente ciò che è scritto nell’articolo.
Inoltre lei sostiene che è rimasto meravigliato nel leggere una frase dell’articolo che recita “….se è vero che il legno è un materiale combustibile, ciò non significa che le strutture di legno non possiedano resistenza al fuoco e che siano più vulnerabili rispetto alle strutture di acciaio o di calcestruzzo armato specie se precompresso…”. Mi spiace per la sua meraviglia, ma la sottoscrivo e confermo pienamente. Non c’è alcuna critica nei confronti delle strutture in acciaio e in calcestruzzo, viene semplicemente detto che le strutture di legno, quando adeguatamente progettate a riguardo, possono essere non meno vulnerabili nei riguardi del fuoco rispetto alle strutture in acciaio o in calcestruzzo. Non credo che questa affermazione possa essere smentita, e del resto è dimostrata nell’articolo dai risultati delle prove sperimentali menzionate, oltre che dai riferimenti normativi citati.
Successivamente quando lei sostiene che “l’articolo nel trattare della capacità portante delle strutture di legno post incendio attacca senza ragione calcestruzzo e acciaio, e riconferma con ancor maggior vigore che la soluzione in legno, in presenza di incendio, sarebbe più o meno equivalente, se non superiore, a quelle ottenute utilizzando tali materiali.”, le volevo far notare che non c’è alcun attacco ingiustificato nei confronti dell’acciaio e del calcestruzzo. Viene semplicemente spiegato che il legno, a differenza dell’acciaio e del calcestruzzo, ha un comportamento maggiormente prevedibile nei confronti dell’incendio. Infatti brucia con una velocità di carbonizzazione (non carbonatazione) nota, e il crollo in una struttura sottoposta ad incendio può essere previsto con relativa facilità essendo dovuto alla riduzione della sezione iniziale per effetto della carbonizzazione che è facilmente calcolabile, rispetto ad una struttura di acciaio o calcestruzzo nelle quali il crollo è improvviso e dovuto al drastico abbassamento della tensione di snervamento e del modulo elastico una volta superata la temperatura critica nell’acciaio. In questo senso una struttura di legno è preferibile, per quel che riguarda il comportamento al fuoco, ad una struttura in acciaio o calcestruzzo. Del resto, questo è un aspetto che i vigili del fuoco che hanno avuto modo di intervenire in incendi occorsi su edifici in legno, conoscono benissimo.
Si parla di “comportamento al fuoco”, non di “resistenza”. In nessun punto dell’articolo si sostiene che le strutture di legno abbiano una resistenza al fuoco maggiore di quelle in acciaio o calcestruzzo, cosa che non è possibile sostenere, come lei giustamente sottolinea, a meno di non fare dei confronti su casi concreti per la resistenza al fuoco richiesta mediante calcoli che saranno ovviamente diversi per i singoli materiali e che potrebbero anche richiedere eventuali protezioni in superficie. Anzi riguardo al requisito di reazione al fuoco, viene messo in evidenza come il legno, essendo un materiale combustibile, ha sicuramente una classificazione molto peggiore riguardo all’acciaio e al calcestruzzo, classificati come materiali non combustibili.
Infine, nell’articolo si parla prevalentemente di pannelli XLam poiché questo è tratto dal materiale didattico dei corsi che promolegno tiene in varie parti d’Italia sulla progettazione di edifici in XLam. Per quel che concerne il comportamento dei diversi tipi di colle nei confronti dell’azione del fuoco (che sostanzialmente, per semplificare, si traducono in valori diversi della velocità di carbonizzazione da considerare a seconda del tipo di colla) se ne fa menzione per quanto riguarda la progettazione degli elementi in XLam. Per quanto riguarda il legno lamellare, le segnalo che la velocità di carbonizzazione data all’interno degli Eurocodici che lei giustamente cita come riferimento normativo essenziale, in particolare dall’Eurocodice 5, Parte 1-2 (EN 1995-1-2), è uguale a quella del legno massiccio. Se tuttavia lei ha evidenze scientifiche che tale valore sia errato, lo può tranquillamente segnalare al CEN.
Spero di aver chiarito tutti i suoi dubbi. Se comunque non fosse ancora convinto, la invito a contattarmi personalmente e sarò ben lieto di fornirle tutte le informazioni ulteriori riguardo ai riferimenti scientifici e normativi sui quali l’articolo è basato, sperando di convincerla ad avere un’opinione meno negativa nei riguardi del comportamento al fuoco delle strutture di legno.
Cordialmente,
Ing. Maurizio Follesa".

Come si può vedere il dibattito sul tema del fuoco è quanto mai "acceso". La nostra redazione non ha sufficiente competenze interne per poter prendere parte a questo dibattito ma abbiamo molti esperti che in questi ultimi mesi si sono occupati del problema della vulnerabilità al fuoco delle strutture: cercheremo di raccogliere anche altri pareri eminenti certi che il parlarne e l'evidenziarne aspetti tecnici sia utile per l'attività del professionista.

Colgo l'occasione per ricordare che abbiamo pubblicato a maggio un dossier dedicato proprio al tema: LINK al DOSSIER

Andrea Dari

Andrea Dari