VMC e ponti termici: quando la ventilazione naturale non basta
Attraverso l’analisi di un caso applicativo, vengono illustrate le potenzialità dell’impiego della ventilazione meccanica controllata nella prevenzione di quei fenomeni di formazione di muffa e condensa superficiale che spesso insorgono negli edifici esistenti, sia in corrispondenza delle sezioni correnti dei componenti edilizi, sia in corrispondenza dei ponti termici.
Il caso
“Ingegnere aiuto: ho la condensa superficiale in casa! Sarà mica colpa delle valvole termostatiche installate dal condominio?”
“Ma lei ha sempre avuto la condensa?”
“No...”
I dati di partenza
Ecco gli indizi del nostro giallo.
Ci troviamo di fronte ad un edificio multipiano anni '70 che presenta una struttura in travi e pilastri, con travi di bordo a vista non intonacate, e un involucro opaco costituito da solai in laterocemento e pareti di tamponamento (Figura 1).

L’appartamento di nostro interesse è posto al piano primo su pilotis. L’unità immobiliare è interessata da formazione di condensa superficiale in corrispondenza della trave di bordo del pavimento su pilotis, ma il fenomeno ha iniziato a verificarsi solo a partire dall'anno in cui:
- nel condominio sono state installate le valvole termostatiche e
- nell’appartamento sono stati sostituiti i serramenti.
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In molti edifici e condomini il piano terra presenta portici o pilotis o comprende vani non riscaldati. In questi casi il solaio che lo separa dal piano superiore riscaldato presenta un comportamento igrotermico anomalo. Vediamo di capire perché e cosa può causare.
E dunque… avete già scoperto il nostro assassino?
Come dite? Saranno le valvole termostatiche? No, i serramenti? Un attimo, non sarà invece l'involucro opaco scarsamente isolato?
Nessuno di questi indiziati è innocente. Eppure (allarme spoiler!), è stato il cambiamento del comportamento dell'utente (il proprietario dell'appartamento) ad infliggere il colpo di grazia al sistema.
Le indagini
Dopo un accurato sopralluogo, durante il quale sono state poste al proprietario dell’appartamento una serie di domande mirate, è emerso quanto segue.
Terminati i lavori condominiali di installazione delle valvole termostatiche, il proprietario dell'appartamento ha deciso di sostituire i vecchi serramenti con dei serramenti più performanti (caratterizzati da una migliore trasmittanza e da una migliore tenuta all'aria) ed ha iniziato a tenere il riscaldamento al minimo (valvole termostatiche su 1 o 2).
Per fare ciò, ha dovuto praticamente azzerare i ricambi d'aria manuali (in pratica non apriva più le finestre). I ricambi d'aria per infiltrazione, ovviamente, erano già stati eliminati con l’installazione dei nuovi serramenti.
Così facendo, il proprietario dell'appartamento ha cercato di costringere un edificio anni '70 a lavorare come una moderna casa in classe A e l'edificio alla fine è sbottato... O meglio, ha condensato. Dove? Ovviamente in corrispondenza della trave di bordo non intonacata del piano pilotis!
E qui è proprio il caso di dire che se i muri potessero parlare… ci avrebbero spiegato subito l’arcano. E ci avrebbero anche rivelato una fondamentale verità: i comportamenti dell'utente sono un fattore decisivo da non trascurare quando si considera il funzionamento del sistema edificio – impianto, perché anche gli utenti sono parte integrante del sistema.
Ecco come siamo intervenuti.
Le simulazioni
Benché l’intervento principe per affrontare le problematiche di formazione di muffa e condensa superficiale resti sempre l’isolamento termico dell’involucro opaco, in molti casi esistono limiti di carattere tecnico, economico e/o di frammentazione della proprietà che precludono la possibilità di percorrere questa strada.
Nel nostro caso, per esempio, il condominio non era intenzionato ad effettuare interventi estensivi di coibentazione delle parti comuni dell’involucro edilizio. Che fare dunque in questi casi?
Nel caso in esame, dopo aver eseguito sondaggi distruttivi sull’involucro opaco per accertare la stratigrafia degli elementi edilizi, si è proceduto a modellare il solaio disperdente verso piano pilotis e il nodo costruttivo tra il predetto solaio e la parete perimetrale di tamponamento in laterizi a cassa vuota.
La verifica al rischio muffa
Sia per il componente edilizio “solaio” sia per il nodo costruttivo “parete- solaio”, la verifica del rischio di formazione di muffa e condensa superficiale, condotta secondo la norma UNI EN ISO 13788 applicando il metodo delle Classi di Concentrazione (come previsto dal Decreto Ministeriale 26 giugno 2015 “Requisiti Minimi”), ha dato esito negativo in condizioni di ventilazione naturale, ma ha dato invece esito positivo in presenza di un impianto VMC.
Ciò è dovuto al fatto che la ventilazione meccanica è in grado di mantenere sotto controllo i livelli di umidità all’interno dei locali riscaldati in modo più efficace rispetto alla ventilazione naturale.
Per questo, l’installazione della VMC consente di effettuare la verifica di muffa applicando ai locali riscaldati la classe di concentrazione II (“Uffici, negozi, alloggi con ventilazione meccanica controllata”) anziché la classe di concentrazione III (“Alloggi senza ventilazione meccanica controllata, edifici con indice di affollamento non noto”), prevista per i locali in cui il ricambio d’aria avviene per ventilazione naturale.
Questo comporta una riduzione del valore del fattore di temperatura del mese più critico fRsi,max (Tabella 2 e Tabella 3), rendendo più facile ottenere un esito positivo della verifica fRsi > fRsi,max.
Nel caso del solaio su piano pilotis, la verifica del rischio di formazione di muffa è stata effettuata con e senza VMC, a parità di stratigrafia del componente edilizio (Figura 2 e Tabella 1).
Nel caso del nodo costruttivo tra parete e solaio (Figura 3 e Figura 4), la verifica del rischio di formazione di muffa è stata effettuata, a parità di geometria del nodo costruttivo e di stratigrafia delle strutture edilizie coinvolte (solaio su piano pilotis e parete perimetrale di tamponamento), confrontando la situazione allo stato di fatto, caratterizzata dall’assenza di VMC e dall’assenza di coibentazione della trave di bordo del solaio, con uno scenario di intervento caratterizzato dall’isolamento esterno della trave e dall’installazione della VMC.
L’intervento
Sulla scorta dei dati forniti dalle simulazioni, è stato definito un intervento consistente:
- nella installazione di un impianto VMC a servizio della singola unità immobiliare,
- nella coibentazione della trave di bordo del solaio su pilotis.
L’intervento impiantistico è consistito nell’installazione di un’unità di ventilazione con recuperatore di calore avente portata nominale per il ricambio dell’aria di 157 m3/h.
L’intervento sull’involucro opaco è consistito nell’isolamento termico esterno della trave di bordo in C.A. del piano primo su pilotis, mediante posa in opera di pannelli in Aerogel da 1 cm (λ = 0,015 W/(mK)) intonacati.
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