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Visioni della Costruzione 4.0

l'ipotesi che la scansione con point cloud di un manufatto possa essere in tempo reale trasmessa a una rete connessa di Smart Factory che, sulla base di Digital Fabrication e di Additive Manufacturing

Nel Nostro Paese l'attributo "visionario" non suscita grandi empatie, spesso neppure quando è applicato al misticismo. Di conseguenza, suonerebbe ben strano proporre una immagine delle Costruzioni 4.0 (Bauen 4.0 è il titolo della prossima Giornata di Die Deutsche Bauindustrie che si terrà a Berlino in Maggio con Sigmar Gabriel e Alexander Dobrindt, col presupposto che le Data Analytics governeranno lo sviluppo delle economie nazionali e continentali).

Il fatto è che, per il Settore, ogni tematica non può che essere tautologica: i Progettisti sono i Progettisti, i Costruttori sono Costruttori, i Gestori sono Gestori. E' questo, in effetti, l'ambito deterministico e rassicurante in cui ci muoviamo, tale per cui investire nelle Costruzioni significa realizzare o riqualificare opere, edifici o infrastrutture che siano, purché siano tali.
In buona sostanza, non esiste nulla di più consolatorio che pensare che, una volta allentata la pressione della fiscalità immobiliare, stimolati i consumatori ad acquistare, stanziati importanti investimenti per il capitale sociale fisso, tutto possa ripartire come prima: un "prima", peraltro, non recentissimo.

Naturalmente la questione si pone con una certa urgenza, in quanto è certamente possibile che alcuni fenomeni macro-economici, più o meno intenzionali, favoriscano la tanto auspicata Ripresa. Eppure, appunto, ci si dovrebbe interrogare più seriamente sul significato della Ripresa: da una lunga malattia? Ovvero del Rilancio: da una lunga depressione?
Sempre di patologie si tratterebbe: purtuttavia, occorre domandarsi se l'eziologia sia corretta. Siamo davvero in presenza di una ricostituzione delle condizioni pregresse? I dati smentiscono questa ipotesi, ma i pensieri reconditi la confermano.
L'impressione è che della Digitalizzazione del Settore delle Costruzioni poco, in Italia, si sia capito.

Del resto:

  1. il Governo Britannico ha recentemente varato l'ambiziosa strategia denominata, in coerenza con Construction 2025, Digital Built Britain;
  2. il Governo Francese ha recentemente dichiarato che le priorità del Piano Juncker vanno alle start-up digitali (per creare Facebook franco-français) e non alle infrastrutture di trasporto;
  3. il Governo Tedesco sta supportando la Quarta Rivoluzione Industriale e l'autoveicolo guidato in remoto in contrapposizione a Google.

E' affatto evidente che quando si pensa agli edifici a energia positiva o alle infrastrutture sostenibili e a basso costo si sta configurando una rivisitazione radicale del prodotto immobiliare o infrastrutturale, non certo una semplice misura di efficientamento energetico o ambientale.

D'altronde, l'edificio a energia positiva è una entità connessa ad altre reti, ad altre infrastrutture, che con esse ha una capacità di dialogo, che si scambia flussi e che ha una capacità di accumulo, l'infrastruttura sostenibile e a basso costo serve ad assicurare una esperienza di viaggio individualizzata all'utente/cliente.

Tutto questo comporta il fatto che, in attesa di una Unione Fiscale e Politica degli Stati Membri della UE-28, una certa "convergente competizione" sia in atto sul tema della Digitalizzazione, basandosi, ancor prima che sulle anticipazioni tecnologiche, sulla maturità culturale dei Sistemi Paese e che la partita si giochi sull'arco della prossima generazione, come dimostra l'esperienza della Wissenfabrik germanica.

Ciò, peraltro, significa che i ruoli, le categorie, le responsabilità, le identità siano destinate a con-fondersi: i Progettisti sono anche Costruttori, i Gestori sono pure Progettisti, e così via.
Ancora una volta, il Nostro Sistema di Istruzione Superiore fatica a riconoscere una simile prospettiva, cerca, in parte, di conservare gli antichi steccati disciplinari: il che, si badi bene, non significa annullare le competenze specialistiche, ipotesi velleitaria e folle, bensì condividere alcuni obiettivi, in quello che viene definito, non a caso, Collaborative and Integrated Thinking and Working (che, a sua volta, presenta un corrispettivo nell'evoluzione della natura dei quadri contrattuali).
Ecco che allora un termine, pervasivo, ma temporaneo e riduttivo, come BIM, e la sua declinazione, molto diranno sulla consapevolezza di ciascun Paese nel ri-conoscere i tratti del Cambiamento, nell'aderirvi, sia pur criticamente, oppure nell'opporvisi.

Naturalmente l'atteggiamento ostruzionistico ha ottime possibilità di successo sul breve termine - nessun Paese ne è esente -, ma il rischio che si corre sul medio e lungo periodo è una marginalità difficilmente recuperabile.
D'altra parte, come si deve leggere l'efficacia o meno della Strategia Britannica: sul conseguimento di un obiettivo minimale al 2016? Oppure sul rilancio della posta in palio al 2025?

Anzi, sono proprio alcune fisiologiche inerzie del Processo di Trasformazione, che qualunque Paese incontra, a spiegare e a legittimare la constatazione che la maturazione sia, in primo luogo, culturale, e non strumentale, sia, anzitutto, contrattuale e finanziaria, e non tecnologica.
E' scontato che in tutti coloro che propugnano la cesura epistemologica vi sia una buona dose di scientismo e che in tutti coloro che avversano il cambio di paradigma vi sia un forte contenuto di realismo, ma il fatto è che l'oggetto della contesa sta ormai divenendo l'Operazionalità. Nel momento in cui vediamo la simulazione digitale del processo di produzione automatizzata e (nel futuro: come oggi ad Amberg in Siemens) interconnessa in remoto di un impianto produttivo dell'Automotive in una facility da ristrutturare, comprendiamo bene, come per la riqualificazione e per la rigenerazione che la domanda ultima sta divenendo Come Funzionano i Cespiti? Quali Modelli di Processo adottano?

In questo senso, potremmo tranquillamente affermare che la ricerca architettonica, anche in termini morfologici e distributivi, potrebbe ritenere che non solo sia più complesso un manufatto ideato da Vittorio Gregotti piuttosto che non da Zaha Hadid, ma, soprattutto, che la flessibilità evolutiva di un edificio esistente superi di gran lunga la smartness delle free form.
Così come in certe stagioni musicali il teatro, come contenitore, si è fatto strumento del tutto consono alle esigenze della sua rappresentazione, domani l'edificio o l'infrastruttura dovranno farsi interpreti della servitization del Settore della Costruzione e dell'Immobiliare, non solo per i presidi ospedalieri.

Ma lo dovranno fare in maniera non meccanistica, da Machine à Habiter...
E, dunque, l'ipotesi che la scansione con point cloud di un manufatto possa essere in tempo reale trasmessa a una rete connessa di Smart Factory che, sulla base di Digital Fabrication e di Additive Manufacturing, possa produrre massivamente, serialmente, pezzi unici(ssimi) dotati di RFID tag, che ne autoregolino sia il processo di produzione sia il comportamento nella vita utile di servizio (sino al monitoraggio del comportamento degli utenti e alla auto-sostituzione) potrebbe essere praticabile.
Ma non si tratta delle sorti meravigliose e progressive, bensì di un elevato prezzo che si dovrebbe pagare in termini di elasticità degli apparati mentali.