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Verso una trasformazione urbana “resiliente”

Quando e come la riqualificazione “sostenibile”, del patrimonio edilizio esistente, contribuisce alla rigenerazione della citta’

Premessa

Mi è data la possibilità di scrivere questo articolo, in qualità di coordinatore del gruppo di lavoro “resilienza” in seno al Green Building Council Italia. Circa due anni fa, GBC Italia ha costituito uno specifico comitato di prodotto, con lo scopo di far nascere un protocollo che rispondesse al tema impellente della riqualificazione degli edifici esistenti, con particolare riferimento ai “Condomini” a destinazione residenziale. A supporto di questa azione è nato il gruppo di lavoro “resilienza”, affiancandosi così ai gruppi già presenti in GBC Italia. Questi approfondiscono e sviluppano le aree tematiche specifiche dei protocolli di matrice LEED®, quali la sostenibilità del sito, la sua localizzazione in funzione della mobilità associata, l’uso e la gestione dell’energia, l’uso e la gestione dell’acqua, l’utilizzo dei materiali e delle risorse, la qualità ambientale interna, l’innovazione del processo edilizio. A testimonianza del lavoro che hanno già svolto, non vi è solo l’introduzione e l’adattamento dei protocolli LEED® in Italia a partire dal 2008, ma la nascita e lo sviluppo di protocolli a marchio GBC, come GBC HOME® (per gli edifici residenziali), GBC Quartieri® (aree di espansione o rigenerazione), GBC Historic Building® (specifico per edifici con valenza storica).

resilienza delle città

Figura 1 – Rappresentazione grafica protocolli per i “green building” sviluppati da GBC Italia.

Riqualificazione “sostenibile”

Il protocollo “Condomini” di GBC Italia, ora nella sua fase finale di validazione da parte del Comitato tecnico scientifico, vuole proporsi come strumento di qualità che guida il team di progetto nella riqualificazione e successiva gestione sostenibile del Condominio esistente.

Il contributo, che il gruppo di lavoro “resilienza” porta all’interno di questo progetto, nasce innanzitutto dal bagaglio di conoscenze ed esperienze di attività professionale di chi proviene dall’area tecnica dell’ingegneria civile ed in particolare strutturale. Nella sua azione di individuazione, analisi e riduzione del “rischio”, ha però avuto significative esperienze di commistione con le conseguenze degli impatti ambientali, determinati dall’attività umana, con particolare riferimento a quella industriale. 

Osservando l’approccio alla riqualificazione sostenibile dell’edificio esistente quello che emerge subito è la quasi totale assenza di misure specifiche “green”, soppesate anche secondo i criteri di riduzione e gestione del rischio, propri dell’ingegneria civile e strutturale. Cercando di trovarne ragione nel confronto con altri colleghi (nel senso di LEED® AP, ma usualmente architetti o ingegneri appartenenti all’ambito impiantistico/energetico) le risposte ricevute spaziano dalla più generica e frequente affermazione che i temi della sicurezza non appartengono al concetto di “sostenibilità”, ad altre che, in maniera forse più comprensibile per chi conosce la struttura dei protocolli “green building”, risolvono la questione rimandando ai requisiti minimi per la certificazione e quindi al rispetto implicito dei codici strutturali. Non ritengo queste risposte esaurienti e soddisfacenti: si aggrappano ancora alla definizione di sostenibilità o, meglio, di sviluppo sostenibile derivante dal lavoro della Commissione Bruntland delle Nazioni Unite del 1987. Asseriva: “Sviluppo che soddisfa le necessità del presente, senza compromettere la capacità delle future generazioni di soddisfare i loro propri bisogni”. 

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Figura 2 – “Our Common future” Rapporto Commissione Bruntland. Nazioni Unite 1987.

Fin a partire dai primi anni ’90, la nascita e l’evoluzione dei protocolli di sostenibilità “green building” hanno basato la propria azione definendo obiettivi, strumenti e misure “green” proprio con lo scopo di perseguire quel principio. Nel corso di più di 25 anni, i protocolli di sostenibilità hanno avuto progressive evoluzioni, alzando il livello dei parametri richiesti e dimostrando il raggiungimento di obiettivi misurabili in termini: di ottimizzazione del processo di progettazione dell’intervento edilizio; di minore uso delle risorse e di materiali, acqua, energia; di evoluzione e razionalizzazione impiantistica; di miglioramento della qualità ambientale interna dell’edificio e quindi della salute dei suoi occupanti. I risultati raggiunti, nei casi ove applicati, sono evidenti. Con una visione più generale, tuttavia, non possiamo certo dire che oggi l’obiettivo di fondo di una completa trasformazione del mercato edilizio, secondo quei principi “green” di sviluppo sostenibile, possa dirsi raggiunto. Anzi, negli ultimi anni gli effetti dei cambiamenti climatici hanno reso evidente, anche ai non tecnici, come l’applicazione di quelle misure “green” non sono sufficienti. Non lo sono perché gli effetti dei cambiamenti climatici, piuttosto che di altri eventi/pericoli naturali o generati dall’uomo, non hanno fatto e non fanno distinzione tra edifici “green” o non “green”. Urge lo studio, l’introduzione e la contemporanea applicazione di misure di adattamento alle diverse condizioni che determinano tali effetti.

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Figura 3 – In senso orario da sx. A. Terremoto Centro Italia 2016. Amatrice – Scuola Romolo Capranica.www.reluis.it. B. Venezia Tornado 2012. C. Vicenza. Alluvione del 2010.

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L'AUTORE. Remigio A. Rancan, ingegnere civile edile strutturista. LEED® AP BD+C, GBC HOME®AP, GBC Historic Building® AP, Certified expert in Urban resilience with HAZUR®, coordinatore del gruppo di lavoro “resilienza” di GBC Italia.

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