"Vele" di Scampia: crolla ballatoio e provoca morti e feriti
Due morti e 13 feriti, tra cui 7 bambini, è il bilancio provvisorio del crollo di un ballatoio al terzo piano della "Vela" celeste di Scampia, avvenuto nella tarda serata del 22 luglio. Le autorità sono al lavoro per stabilirne le esatte cause, anche se la più probabile è quella di un cedimento strutturale.
Il crollo ha interessato la "Vela" Celeste
Nella tarda serata di ieri, 22 luglio, in uno degli edifici delle "Vele" di Scampia il ballatoio in ferro del terzo piano della struttura si è staccato ed è crollato su quelli inferiori. Il bilancio provvisorio parla di due morti e 13 feriti, di cui 7 bambini, tutti ricoverati in Codice Rosso. Le vittime sono un ragazzo di 29 anni, morto sul colpo, e una donna di 35 deceduta in ospedale.
Subito dopo il crollo, avvenuto intorno alle 23, numerose persone si sono riversate in strada, spaventate dalla possibilità di nuovi crolli e preoccupate per chi era rimasto coinvolto. Sul posto sono arrivati rapidamente molti mezzi di soccorso, con diverse ambulanze che hanno trasportato i feriti in ospedale.
I residenti hanno udito un boato definito "tremendo" nelle interviste rilasciate ai giornalisti che si sono recati sul posto.
Il crollo ha interessato la Vela Celeste, una delle ultime rimaste in piedi dopo l'abbattimento degli altri edifici similari.
Stamattina sono iniziate, alle 7.30, le verifiche tecniche dei ballatoi della Vela da parte dei Vigili del Fuoco e dei tecnici del Comune: in base al primo esito, verrà valutato chi potrà fare rientro all'interno degli appartamenti. Tutta l'area della Vela interessata dal crollo intanto è stata evacuata. Nell'area non interessata dal crollo, è stato vietato il transito sui ballatoi fino a completamento delle verifiche.
Le "Vele" di Scampia: nascita, sviluppo e prospettive future
Le Vele di Scampia sono un complesso di edifici residenziali situato nell'omonimo quartiere napoletano. Costruite tra gli anni '60 e '70, le Vele sono note per la loro architettura unica. Inizialmente gli edifici costruiti erano ben 7, su un'area di 115 ettari; quattro di questi edifici sono stati demoliti nel corso degli anni (l'ultimo nel 2020).
Il nome "Vele" deriva dalla forma degli edifici, che ricordano appunto delle vele. Il progetto fu realizzato dall'architetto Franz Di Salvo, che intendeva creare un'architettura moderna con ampi spazi aperti per favorire la socializzazione tra i residenti. Gli edifici hanno una struttura a terrazze e sono alti fino a 15 piani. Negli anni, questi edifici hanno purtroppo subito il degrado e sono diventati un simbolo di degrado urbano e di disagio sociale. Il complesso ha sofferto di scarsa manutenzione, sovraffollamento e una cattiva gestione.
Ad aprile scorso, l'amministrazione Manfredi ha annunciato un piano di rigenerazione urbana per le Vele di Scampia, finanziato dal Piano Periferie con circa 18 milioni di euro. Il progetto prevede la riqualificazione della Vela B, nota come 'Vela Celeste' (proprio quella colpita dalla tragedia). I lavori includono il rinnovo degli spazi comuni, del piano dei garage e dei porticati, dei collegamenti verticali e delle superfici orizzontali di copertura. Questo intervento è un ulteriore passo nel complesso processo di rigenerazione delle Vele di Scampia, segnando l'inizio del recupero dell'unica Vela che resterà in piedi come simbolo del passato, del quartiere e delle battaglie del territorio per il riscatto della comunità, come annunciato dal Comune di Napoli in occasione del lancio di questo piano.
"Fino a quando non ci si rivolgerà esclusivamente a personale qualificato i crolli continueranno a ripetersi"
Di seguito il commento di Nicola Augenti, professore di Tecnica delle Costruzioni e fondatore e direttore Master in Ingegneria Forense presso l’ Università degli Studi di Napoli Federico II.
"Nella mia personale esperienza sui collassi strutturali, iniziata nel lontano 1971 con le indagini su di un edificio multipiano in muratura che crollò nel pieno centro di Napoli, le cause sono quasi sempre da attribuire a responsabilità umane. Essendomi occupato delle indagini di molti dei disastri più importanti verificatisi in Italia negli ultimi cinquant’anni anni, per conto dell’Autorità Giudiziaria o delle Parti, posso affermare con certezza che solamente in isolati casi, del tutto singolari, la colpa era da attribuire al fato, mentre in tutti gli altri era indiscutibile conseguenza di comportamenti commissivi od omissivi.
Ciò significa che, nella quasi totalità dei casi, le innumerevoli vittime, i tanti feriti con conseguenze invalidanti e danni economici immensi, si sarebbero potuti evitare. A mio modo di vedere sarebbe essenziale che i consulenti o periti incaricati dall’Autorità Giudiziaria fossero sempre ingegneri forensi dotati di nozioni basilari del Diritto e di competenza specifica nel campo dei collassi strutturali, oltre che caratterizzati da assoluta terzietà e da equilibrio psichico. Fino a quando, sia i Magistrati che le Parti non si rivolgeranno a tecnici qualificati e non vi sarà certezza della pena, i crolli continueranno a ripetersi, con grave danno per la vita umana, per le conseguenze patrimoniali e per la Giustizia in generale.
In particolare, una maggiore diffusione delle cause che hanno prodotto i crolli e una specifica cultura nel campo dell’ingegneria forense potranno contribuire in maniera determinante alla tutela della Giustizia e della vita umana.
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