Calcestruzzo sostenibile | Costruzioni | Edilizia
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Valutazione della sostenibilità, con il metodo LCA, di calcestruzzi preconfezionati

Il settore del calcestruzzo preconfezionato ha un impatto ambientale significativo, principalmente dovuto alla produzione di cemento (75%). L’uso di aggregati riciclati offre benefici limitati, evidenziando la necessità di intervenire sulla filiera del cemento per una reale decarbonizzazione.

Il calcestruzzo è il materiale da costruzione più utilizzato al mondo, ne vengono prodotti tra i 9 e i 13 mld di metri cubi all'anno

Il calcestruzzo è il materiale da costruzione più utilizzato al mondo, con una produzione annua che varia tra i 9 e i 13 miliardi di metri cubi. Questo materiale ha un impatto ambientale significativo, rappresentando circa il 9% delle emissioni antropiche di CO₂ e consumando grandi quantità di energia e materie prime.

In Italia, l’industria del calcestruzzo preconfezionato è fondamentale, con una produzione di 33,1 milioni di metri cubi nel 2022 e oltre 11.500 persone impiegate. Nonostante gli sforzi per ridurre l’impatto ambientale attraverso l’utilizzo di aggregati riciclati, la normativa italiana ne limita l’uso al 30% per le classi di resistenza più comunemente prodotte, ovvero C25/30 e C30/37. Questo articolo presenta un segmento di un progetto di ricerca più ampio volto a migliorare la sostenibilità dell’industria del calcestruzzo, di cui solo una parte è riportata qui per motivi di spazio. In particolare, seguendo le norme ISO 14040 e 14044, affronta un’analisi del ciclo di vita (LCA) "dalla culla al cancello" in conformità alla norma EN 15804:2019 della filiera italiana del calcestruzzo, con un focus sul calcestruzzo C25/30 XC1-XC2 S4 contenente vari tipi di aggregati (naturali, industriali e derivati da demolizione).

I risultati confermano che la produzione di cemento è il principale fattore di impatto ambientale del calcestruzzo, rappresentando il 75% dell’impatto totale, mentre la produzione di aggregati e il trasporto contribuiscono rispettivamente per il 6,6% e il 9%. La sostituzione parziale (15%) degli aggregati naturali con quelli riciclati comporta benefici ambientali trascurabili, a causa del ruolo relativamente marginale degli aggregati nell’impronta ambientale complessiva e delle limitazioni normative. Ciò sottolinea l’importanza di concentrare gli sforzi di decarbonizzazione sulla produzione di cemento.

 

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