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Valutazione del rischio microclima per chi lavora all'aperto durante la stagione estiva

Per proteggere i lavoratori che lavorano all’aperto durante la stagione estiva, il datore di lavoro utilizzando le previsioni meteo e per valutare il rischio può utilizzare degli indici che permettono di organizzare il lavoro in modo da evitare rischi per la salute.

Prevenzione del rischio per i lavoratori all'aperto: come utilizzare indici climatici in estate

Le condizioni climatiche outdoor sono prevedibili, con buona approssimazione qualche giorno prima, grazie a modelli matematici sempre più evoluti, ma a differenza degli ambienti indoor, poco si può fare per “regolarle”.

Il datore di lavoro deve essere consapevole dei rischi da esposizione ad ambienti severi, deve valutarli correttamente e deve mettere in atto delle azioni di prevenzione per proteggere la salute dei lavoratori.

Anche i lavoratori debbono avere cura della propria salute evitando di esporsi a condizioni termo igrometriche severe. Durante la stagione estiva è necessario riorganizzare il lavoro, adottare un corretto stile di vita, curare l’alimentazione, ed indossare un vestiario adeguato.

 

LEGGI ANCHE: Valutazione di ambienti di lavoro termicamente moderati

  

Cambiamenti climatici in Europa

Anche nelle nazioni europee a maggiore latitudine, le temperature massime registrate durante le ultime stagioni estive, hanno raggiunto valori tali da esporre i lavoratori a rischi da surriscaldamento.

 

Temperature estreme misurate nell’anno 2022 in Europa rispetto al periodo 1991-2020.
Figura 1 - Temperature estreme misurate nell’anno 2022 in Europa rispetto al periodo 1991-2020. (Fonte Copernicus (Programma di osservazione della Terra dell'Unione europea)

 

I datori di lavoro del nord Europa si sono trovati ad affrontare un nuovo rischio, mentre al sud dell’Europa il rischio è diventato ancora più gravoso

  

Fisiologia

Lo scambio termico tra il corpo umano e l’ambiente circostante avviene attraverso quattro vie principali: conduzione (contatto con corpi più freddi), irraggiamento (scambio di energia attraverso onde elettromagnetiche), convezione (moti convettivi che si generano nell’aria quando quella riscaldata dal contatto col corpo va verso l’alto e lascia il posto ad aria fredda proveniente dal basso) ed evaporazione (attraverso la sudorazione o l’emissione di vapore acqueo durante la respirazione).

Per contrastare le variazioni delle temperature ambientali il corpo umano è dotato di un sistema di termoregolazione.

Esso è attivato da recettori della pelle che percepiscono le condizioni termiche ambientali e le comunicano all’ipotalamo che attiva i meccanismi necessari per il controllo della temperatura interna.

Mediante la vasodilatazione una maggiore quantità di sangue viene indirizzata verso la periferia del corpo dove lo scambio con l’ambiente esterno si completa con la sudorazione, quando le condizioni di umidità dell’aria lo permettono, perché se l’ambiente è già saturo di umidità il processo di evaporazione dell’acqua presente sulla pelle non può avvenire e si ottiene solo una perdita di liquidi.

Il sistema di termoregolazione non è sempre efficace in particolare in soggetti troppo giovani o anziani, soggetti con specifiche patologie, e quando le condizioni ambientali sono troppo severe. Vanno inoltre considerati singoli soggetti affetti da patologie specifiche.

   

Indici di valutazione

Esistono numerosi indici in grado di prevedere le condizioni in cui un soggetto può essere esposto al rischio di ipertermia. I più diffusi sono quelli basati sull’analisi dei parametri climatici e che normalmente sono utilizzati per comunicare alla popolazione, in base alle previsioni meteo, il verificarsi di condizioni termiche severe, pericolose soprattutto per i soggetti fragili come gli anziani.

Essi stimano la percezione del caldo/freddo come funzione dei soli parametri ambientali: temperatura e umidità.

Alcune norme tecniche forniscono invece metodi di valutazione specifici per i lavoratori che tengono conto anche dell’impegno metabolico associato all’attività svolta e del vestiario utilizzato.

 

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Heat Index

Questo indice è basato sul lavoro originale di Steadman (1979). L’elemento di base è rappresentato dal fatto che in presenza di una elevata umidità la sensazione termica del soggetto esposto corrisponde a quella che avrebbe in presenza di una temperatura dell’aria più elevata. La Figura 2 - mostra l’esistenza di cinque categorie che vanno dalla categoria 1 (bianco = comfort buono) fino alla categoria 5 (rosso = condizioni ambientali pericolose).

 

Categorie di rischio Heat Index.
Figura 2 – Categorie di rischio Heat Index. (Fonte NOAA-National Oceanic and Atmospheric Administration)

  

Humidex

L’Humidex è un indice sviluppato nel 1965 da alcuni meteorologi canadesi e più formalmente codificato da Masterton e Richardson nel 1979. Questo è un indice a due parametri e rappresenta una temperatura “apparente”, risultante dalla combinazione delle sensazioni dovute alla temperatura dell’aria e alla umidità. Alcune criticità legate all’uso di indici semplificati temperatura-umidità sono state rimarcate da d’Ambrosio et al. in un lavoro del 2011.

 

Classificazione di un ambiente moderabile secondo l’indice Humidex. Fonte Occupational healt clinic Ontario (Canada).
Figura 3 - Classificazione di un ambiente moderabile secondo l’indice Humidex. (Fonte Occupational healt clinic Ontario (Canada).)

  

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  • Metodo PHS (Predicted Heat Strain)
  • Azioni di prevenzione

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