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Valorizzazione del processo di trattamento dei rifiuti da C&D attraverso la marcatura CE dei prodotti e recupero dei fanghi di lavaggio

I rifiuti derivanti da attività di demolizione e costruzione di edifici o da scavi di manti stradali sono considerati rifiuti speciali (art. 184 D.Lgs 152/2006) e devono pertanto essere smaltiti o recuperati senza recare danni all’ambiente e alla salute dell’uomo.

INTRODUZIONE ALLA GESTIONE E ALLA CLASSIFICAZIONE DEI RIFIUTI DA C&D

I rifiuti derivanti da attività di demolizione e costruzione di edifici o da scavi di manti stradali sono considerati rifiuti speciali (art. 184 D.Lgs 152/2006) e devono pertanto essere smaltiti o recuperati senza recare danni all’ambiente e alla salute dell’uomo.
Il principale problema dei rifiuti da costruzione e demolizione (C&D) non è legato alla loro pericolosità, relativamente bassa, ma alla quantità di materiale prodotto. Per questo motivo, negli ultimi anni si sta affermando la pratica del riciclaggio che permette di ridurre i materiali da destinare alle discariche autorizzate, lasciando spazio ad altre tipologie di rifiuti per i quali non esiste una procedura consolidata di recupero alla fine del ciclo di vita.
L’impiego di aggregati riciclati nelle costruzioni civili ha portato a numerosi vantaggi da un punto di vista sia economico, sia ambientale. Il riutilizzo di scarti edilizi e stradali, infatti, permette di ridurre le attività estrattive da cave e il conseguente consumo di risorse naturali, le quali presentano costi più elevati rispetto agli aggregati riciclati, pertanto definiti: Materia Prima Seconda (MPS) [1].
Nella classificazione CER (Catalogo Europeo dei Rifiuti) i prodotti da attività di C&D sono elencati nel capitolo 17 come “rifiuti delle operazioni di costruzione e demolizione (compresi i terreni di bonifica)”.

Impatto economico-gestionale dei rifiuti da C&D in Italia
Il Ministero dell’Ambiente, nel 2009, ha introdotto un sistema informatico di controllo della tracciabilità dei rifiuti (SISTRI) in grado di monitorare e acquisire i dati sulla produzione e gestione dei rifiuti speciali in breve tempo. In realtà, dopo numerosi rinvii, il sistema è divenuto operativo soltanto a partire dal 1 ottobre 2013, per le imprese che trattano rifiuti pericolosi, e il 3 marzo 2014, per tutte le altre [2].
In figura 1 sono riportati i quantitativi di rifiuti prodotti sul territorio nazionale tra il 2006 e il 2010. Nel 2010 la produzione totale di rifiuti risulta essere pari a circa 170 Mton, mostrando un incremento del 2,2% rispetto all’anno precedente. Nonostante ciò, i valori riscontrati in quest’ultimo anno risultano essere inferiori a quelli registranti nel 2008 (-2,8%) [3].
Un’analisi più dettagliata dei dati rileva che, nel 2010, i materiali ottenuti da attività di costruzione e demolizione risultano essere pari a 57,4 Mton, rappresentando la maggior aliquota dei rifiuti speciali prodotti. In figura 2 è riportata la produzione totale dei rifiuti speciali prodotti ripartita per i diversi capitoli del CER. Si può osservare come i rifiuti afferenti al capitolo 17, ovvero i rifiuti da C&D, risultano essere pari al 42,3% della produzione totale.
Quanto detto è confermato anche dall’elaborazione dei dati ISPRA in conformità al Regolamento CE n. 2150/2002, in cui i rifiuti speciali prodotti vengono suddivisi in base alle loro caratteristiche merceologiche, senza tener conto della loro provenienza (figura 3). I rifiuti speciali maggiormente prodotti sono i rifiuti da C&D con 35,7 Mton, seguiti dalle terre con un quantitativo prodotto pari a 15,1 Mton [4].






Per quanto concerne la gestione dei rifiuti, nel 2010 la quantità di rifiuti trattati in Italia risulta essere pari a 145 Mton, di cui circa 83 Mton sono avviati a operazioni di recupero (allegato C, parte IV del D.Lgs.152/06), oltre 37 Mton a operazioni di smaltimento e oltre 22 Mton sono
destinate a impianti di deposito preliminare e di messa in riserva (allegato B, parte IV del D.Lgs.152/06). Tra le operazioni di recupero, la tipologia di trattamento prevalente risulta essere quella di “riciclo/recupero di altre sostanze inorganiche” (definita R5 dall’allegato C alla parte IV del D.Lgs.152/06), che rappresenta il 56,6% del totale di rifiuti recuperati, mostrando, rispetto al 2009, un incremento dello 0,7% [3].
Dal Rapporto Rifiuti Speciali elaborato dall’ISPRA, quindi, emerge che dei 57,4 Mton di rifiuti da C&D, prodotti nel 2010, 46,9 Mton sono stati condotti a operazioni di riciclo del tipo R5, per un tasso di recupero pari a 65%.
I dati riportati nei rapporti ufficiali presentano molte incertezze sia riguardo agli aspetti quantitativi che quelli qualitativi e per questo l’Italia, a differenza degli altri paesi europei che presentano annualmente un tasso di riciclaggio medio accertato pari a 50%, mostra una capacità di recupero di materiale da C&D reale che, secondo la maggior parte degli esperti, non è superiore al 10% [5].
Nel caso della Regione Campania, la quantità di rifiuti speciali prodotti nel 2009 risulta essere pari a circa 5,6 Mton. In figura 4 il quantitativo totale è ripartito secondo i codici CER. Dal diagramma si evince che, anche a livello regionale, i rifiuti maggiormente prodotti sono quelli da C&D.

All'interno dell'articolo completo si trovano i capitoli:
- LA MARCATURA CE PER IL CONTROLLO DELLA QUALITA’
- DESCRIZIONE TECNICA DEI PROCESSI DI TRATTAMENTO E RECUPERO DEI RIFIUTI DA C&D
- INDAGINI SPERIMENTALI PER IL RECUPERO INNOVATIVO E SOSTENIBILE DEI FANGHI DA FILTROPRESSAGGIO
- SVILUPPI FUTURI

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