Materiali Isolanti | Rifiuti | Sostenibilità | Economia Circolare | Isolamento Acustico | Riciclo
Data Pubblicazione:

Vademecum per il recupero e riciclo dell'EPS

L’ EPS, Polistirene Espanso Sinterizzato, è oggi uno dei materiali più utilizzati sia per isolamento termico e sia per imballaggio. Dispone di una robusta filiera di aziende a supporto dell’ Economia Circolare utilizzando tutte le tecnologie oggi disponibili per rendere i manufatti ambientalmente sostenibili.

Recupero e riciclo di materie plastiche: gli obiettivi UE indicano il 50% di quanto immesso sul mercato entro il 2025

Il crescente interesse per l’impatto ambientale ha favorito lo sviluppo di una sensibilità rivolta alla gestione dei materiali, sostenendo così un approccio sinergico di tutta la filiera legata all’EPS, rivolto all’economia circolare.
Gli obiettivi comunitari indicano un’evoluzione precisa per il recupero e il riciclo delle materie plastiche, che dovranno raggiungere nel 2025 il valore del 50% dell’immesso nel mercato.

Anche l’EPS dovrà fare la propria parte e assumersi la propria responsabilità sino alla consapevolezza che l’EPR – responsabilità estesa al produttore, possa rappresentare la carta vincente di tutto il comparto industriale.
La situazione contingente richiede invece la risoluzione di una problematica legata all’utilizzo di riciclato nei manufatti di nuova produzione legati in modo particolare ai settori afferenti ai CAM, come, ad esempio, CAM arredi e CAM edilizia.
Il vademecum intende essere una guida semplice e precisa per tutti coloro siano coinvolti nelle pratiche dichiaratorie e gestionali del riciclo – recupero – rifiuto dell’EPS.

 

Sottoprodotti

La definizione di “rifiuto” è fondata sul concetto del “disfarsi”, che costituisce la condizione necessaria e sufficiente perché un oggetto, un bene o un materiale, sia classificato come rifiuto e, successivamente, codificato sulla base del vigente elenco europeo dei rifiuti (CER). L’Art. 183 del D. Lgs. 3 aprile 2006 n. 152, definisce infatti rifiuto “qualsiasi sostanza od oggetto di cui il detentore si disfi o abbia l’intenzione o abbia l’obbligo di disfarsi”.

Gli sfridi di lavorazione e i ritagli che si generano dal processo di trasformazione, nonché i prodotti eventualmente non conformi, vengono riutilizzati nel ciclo di trasformazione stesso rappresentando nuova materia prima, più propriamente definiti nella legislazione vigente “sottoprodotti”.

La trasformazione dell’EPS non comporta un’automatica produzione di rifiuti.

Questi scarti pre-consumo derivanti dalla produzione possono quindi anche essere immessi direttamente sul mercato senza pretrattamenti, salvo l’eventuale macinazione o altre operazioni di riduzione volumetrica per via meccanica, poiché già rispondenti ai requisiti merceologici del settore per ulteriori attività di produzione/trasformazione delle materie plastiche, essendo “materie prime secondarie all’origine” che non subiscono nessuna contaminazione e che non contengono sostanze estranee.

Sia che questi scarti vengano impiegati all’interno dello stesso ciclo produttivo che li ha generati, sia che vengano commercializzati eventualmente con un valore di mercato attraverso un circuito esterno, l’operatore che li produce, li trasporta, li riceve e li utilizza non è tenuto a sottostare alla disciplina che regola la gestione dei rifiuti in quanto non sono considerati tali.

 

Rifiuti e non rifiuti

 

(Crediti: AIPE)

Decreto 13 ottobre 2016, n. 264

Regolamento recante criteri indicativi per agevolare la dimostrazione della sussistenza dei requisiti per la qualifica dei residui di produzione come sottoprodotti e non come rifiuti.

Il presente decreto si applica ai residui di produzione, come definiti dall’articolo 2, comma 1, lettera b) e non si applica:

  • a) Ai prodotti, come definiti all’articolo 2 comma 1 lettera a);
  • b) Alle sostanze e ai materiali esclusi dal regime dei rifiuti ai sensi dell’articolo 185 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152;
  • c) Ai residui derivanti da attività di consumo.

Restano ferme le disposizioni speciali adottate per la gestione di specifiche tipologie e categorie di residui, tra cui le norme in materia di gestione dellel terre e rocce da scavo.

 

Certezza dell’utilizzo

Ai fini e per gli effetti dell’articolo 4, comma 1, lettera b), il requisito della certezza dell’utilizzo è dimostrato dal momento della produzione del residuo fino al momento dell’impiego dello stesso. A tali fini il produttore e il detentore assicurano, ciascuno per quanto di propria competenza, l’organizzazione e la continuità di un sistema di gestione, ivi incluse le fasi di deposito e trasporto, che, per tempi e modalità, consente l’identificazione e l’utilizzazione effettiva del sottoprodotto.

Resta ferma l’applicazione della disciplina in materia di rifiuti, qualora, in considerazione delle modalità di deposito o di gestione dei materiali o delle sostanze, siano accertati l’intenzione, l’atto o il fatto di disfarsi degli stessi.
Fatti salvi gli accertamenti delle specifiche circostanze di fatto, da valutare caso per caso, la certezza dell’utilizzo è dimostrata dall’analisi delle modalità organizzate del ciclo di produzione, delle caratteristiche, o della documentazione relative alle attività dalle quali originano i materiali impiegati ed al processo di destinazione, valutando, in particolare, la congruità tra la tipologia, la quantità e la qualità dei residui da impiegare e l’utilizzo previsto per gli stessi.

La certezza dell’utilizzo di un residuo in un ciclo di produzione diverso da quello da cui è originato presuppone che l’attività o l’impianto sia individuato o individuabile già al momento della produzione dello stesso.
Ai fini di cui riportato precedentemente, costituisce elemento di prova l’esistenza di rapporti o impegni contrattuali tra il produttore del residuo, eventuali intermediari e gli utilizzatori, dai quali si evincano le informazioni relative alle caratteristiche tecniche dei sottoprodotti, alle relative modalità di utilizzo e alle condizioni della cessione che devono risultare vantaggiose e assicurare la produzione di una utilità economica o di altro tipo.

In mancanza della documentazione riportata sopra, il requisito della certezza dell’utilizzo e l’intenzione di non disfarsi del residuo sono dimostrati mediante la predisposizione di una scheda tecnica contenente le informazioni indicate, necessarie a consentire l’identificazione dei sottoprodotti dei quali è previsto l’impiego e l’individuazione delle caratteristiche tecniche degli stessi, nonché del settore di attività o della tipologia di impianti idonei ad utilizzarli.

Nella scheda tecnica sono, altresì, indicate tempistiche e modalità congrue per il deposito e per la movimentazione dei sottoprodotti, dalla produzione del residuo, fino all’utilizzo nel processo di destinazione. In caso di modifiche sostanziali del processo di produzione o di destinazione del sottoprodotto, tali da comportare variazioni delle informazioni rese, deve essere predisposta una nuova scheda tecnica.

Le schede tecniche sono numerate, vidimate e gestite con le procedure e le modalità fissate dalla normativa sui registri IVA. Gli oneri connessi alla tenuta delle schede si intendono correttamente adempiuti anche qualora sia utilizzata carta formato A4, regolarmente vidimata enumerata. Le schede sono vidimate, senza oneri economici, dalle Camere di commercio territorialmente competenti.

 

...Continua la lettura nel PDF.

 

Indice della trattazione:

  1. Premessa;
  2. Definizioni dei termini, delle operazioni e dei trattamenti;
  3. Sottoprodotti: il rispetto dei CAM e FAQ;
  4. Le procedure normate per recuperare, riciclare e gestire;
  5. La classificazione dei rifiuti in EPS;
  6. Tecniche di trasformazione dei rifiuti in EPS;
  7. Sbocchi di utilizzo ed esempi di riciclo.

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