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Utilizzo del calcestruzzo autocompattante (SCC) nel MOSE

Il Mose è un’opera di alta tecnologia e come tale è stato utilizzato un materiale all’avanguardia come il calcestruzzo autocompattante (SCC: Self Compacting Concrete). Per le sue strutture sono state utilizzati calcestruzzi e malte preconfezionate di diversa qualità ed il calcestruzzo SCC è stato utilizzato in particolare per costruire le pareti dei cassoni cellulari che costituiscono la fondazione prefabbricata delle paratoie mobili.

INTRODUZIONE
Per la difesa di Venezia e della sua laguna dalle acque alte viene realizzato il sistema Mose, che rappresenta l’ultimo e fondamentale tassello di un ampio programma di interventi per la salvaguardia fisica e ambientale del territorio lagunare, attuato dallo Stato (Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti – Magistrato alle Acque di Venezia) attraverso il Consorzio Venezia Nuova.
Il MOSE, oggi completato per circa l’80%, consiste in un sistema di barriere mobili poste alle bocche di porto di Lido, Malamocco e Chioggia e rappresenta la soluzione definitiva in grado di coniugare la difesa dalle acque alte con la tutela dell’ambiente.
Il Mose è un’opera di alta tecnologia e come tale non poteva esimersi dall’utilizzo di materiali all’avanguardia quali i calcestruzzi autocompattanti (SCC: Self Compacting Concrete).
Nel realizzare le sue strutture si sono utilizzate molte quantità di calcestruzzi e malte preconfezionate di diversa qualità ed il calcestruzzo SCC è stato utilizzato in particolare per costruire le pareti dei cassoni cellulari che costituiscono la fondazione prefabbricata delle paratoie mobili. Detti cassoni, che cubano fino a 20.000 mc l’uno, ovvero come un palazzo a 5 piani, sono stati costruiti all’asciutto e successivamente varati in mare con diversi sistemi: allagamento del bacino di prefabbricazione in un caso; utilizzo di una piattaforma denominata Syncrolift ® nell’altro.


IL MOSE

Per ogni bocca di accesso alla laguna di Venezia viene realizzata una barriera di paratoie mobili in grado di creare uno sbarramento alle acque alte provenienti dal mar Adriatico quando queste superano un livello di soglia di sicurezza. Le paratoie sono mobili perché quando non necessarie saranno abbassate e poste a riposo nei fondali delle bocche di porto, questo è un aspetto fondamentale in quanto l’opera non interferisce con lo scambio tra mare e laguna. Inoltre, non ostacola la navigazione, anche grazie alla presenza in tutte e 3 le bocche porto, di porti rifugio e conche di navigazione, che consentono il transito delle imbarcazioni anche a paratoie in esercizio.
I cassoni di fondazione servono proprio ad alloggiare le paratoie mobili. Su di essi le paratoie sono incernierate e, a comando, vengono sollevate semplicemente inserendo aria compressa al loro interno. Per il principio di Archimede le paratoie saliranno fino a fuoriuscire di circa 3 metri oltre il l.m.m..
Le paratoie sono elementi larghi 20 m e sono tutte indipendenti tra loro, libere di muoversi e “fluttare” separatamente. Quando sono tutte alzate però realizzano uno sbarramento continuo in grado di contrastare maree fino a 3 metri. Questa caratteristica del sistema ne garantisce anche una gestione flessibile poiché le chiusure possono essere differenziate e modulate in funzione dell’evento di marea (infatti è possibile chiudere anche solo parte delle barriere).


Le acque alte che si verificano a Venezia sono sempre comunque la somma di più cause, di cui l’elemento costante è la marea lunare che notoriamente ha un ciclo di 12 ore. Pertanto, anche l’innalzamento delle barriere seguirà la legge temporale della luna ed una volta invertita la marea le barriere potranno essere abbattute ripristinando la navigazione nei canali.