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Urbanizzazione e Tecnologia: come le smart City affrontano le sfide del domani

Che cosa è una smart city? un luogo ipertecnologico in cui efficienza e qualità rendono felice la vita di un cittadino. O qualcosa di più? riflessioni sulle città intelligenti e sostenibili e un finale di Italo Calvino.

Nelle ultime settimane mi sono ritrovato più volte a scrivere delle riflessioni sul tema delle smart city, e in particolare di come spesso si sia abusato nell’uso di questo termine confondendo due concetti: città intelligente con città tecnologica.

Non si tratta di una banalità, ne ho parlato nell’articolo “Le smart city non hanno grattacieli scintillanti”.

Perchè è sicuramente vero che le smart city sono città che utilizzano tecnologie avanzate come sensori, intelligenza artificiale e dati per migliorare i servizi, la sostenibilità e la qualità della vita dei cittadini.

Ma non basta la tecnologia, non basta l’efficienza per definire una città intelligente.

Per esempio una città che è efficiente sui tempi ma inquina e non è sostenibile non può intendersi intelligente, quindi il requisito della sostenibilità è sicuramente importante, ma anch’esso a mio parere insufficiente.

Per capire questo concetto ho più volte richiamato nei miei articoli lo splendido libro di Giuliano Dall’ò, “In viaggio con Alisha”, che abbiamo ripreso in una intervista “Vauban, Kronsberg e Bo01: l'esperienza degli Ecoquartieri per progettare ambienti urbani sostenibili” in cui emerge la necessità che ogni ricostruzione urbana parta dal basso, dal cittadino, dal bisogno di felicità che insito in ognuno di noi e non è solo fatto di efficienza ed efficacia, ma anche di empatia, di socialità, di libertà.

Perchè se mancano questi elementi poi il processo può fatalmente incagliarsi, bloccarsi, diventare inapplicabile. La storia di Quayside, il quartiere intelligente di Toronto, ci insegna molto in tal senso.

Ne ho parlato nell’articolo “Quale modello di città intelligente desideriamo”.

Il quartiere Quayside di Toronto doveva diventare il concept di smart city. A Sidewalk, la società dedicata al tema delle città intelligenti di Google, era stato affidato il progetto di riqualificazione. Ma a meno di cinque anni i cittadini di Toronto ci hanno ripensato, chiudendo il progetto e puntando su un nuovo modello.

Uno degli elementi magici che compare spesso nell’immaginario collettivo quando oggi si affronta il tema delle smart city è quello del cosiddetto Digital Twin. Anche ieri (23 agosto 2023), nel corso di un evento al Meeting dell’amicizia di Rimini in un intervento si è fatto questo tipo di parallelo: la città intelligente è quella che si realizza attraverso la creazione di un digital twin. 

Il digital twin, che nella sua concezione è un utile strumento di gestione e che consente attraverso l’intelligenza artificiale e la creazione di modelli predittivi di poter migliore l’organizzazione urbana, diventa da strumento ad obiettivo. Le informazioni, i dati e metadati diventano i nuovi sensi di un organismo che attraverso il calcolo sempre più potente ed evoluto li elabora e li trasforma in decisioni.

Una meritocrazia diffusa in cui ogni scelta si basa sull’efficienza, sul miglior risultato, e non più su parametri umani. La perfezione diventa il parametro di valutazione e di fronte a questo scenario l’uomo, imperfetto, reagisce negativamente.

Ho più spesso invitato i lettori a leggere il libro del sociologo Michael Young, nel suo libro “The Rise of Meritocracy 1870-2033” (L’avvento della meritocrazia), tradotto in italiano nel 1962 dalle edizioni di Comunità di Adriano Olivetti.

Ne ho parlato anche nell’articolo “Gli uomini si distinguono non per l’eguaglianza, ma per l’ineguaglianza delle loro doti”.

Il racconto si snoda nel corso di un secolo e mezzo, il lungo periodo nel quale alcune riforme fondate sull’eguaglianza delle opportunità – in particolare nel campo dell’istruzione – promuovono una selezione basata esclusivamente sull’intelligenza. Un’intelligenza che insita già nei bambini e quindi deve essere individuata per consentire poi di poter differenziare le modalità di istruzione: i bambini sono indirizzati verso scuole diverse, organizzate gerarchicamente sulla base delle capacità individuali.

Non esiste più una differenziazione in nobili e plebei, borghesi e operai, ma si fa strada una sorta di nuovo ordine sociale, in cui si crea una nuova classe, l’“aristocrazia dell’ingegno”, e la stratificazione sociale si fa ancora più netta. 

Lascio al lettore la scoperta del finale.

Questo concetto mi porta a pensare a un’altra dicotomia su cui spesso vi è una involontaria e volontaria confusione: diseguaglianza - diversità.

Se la prima è un elemento negativo, che però ha il pregio di fare da stimolo per il miglioramento, come la storia ci insegna, la seconda è un elemento positivo, che favorisce lo sviluppo di nuove idee.

E sul tema della diseguaglianza e della diversità ha fatto uno splendido articolo il professor e amico Marcello Balzani “Identità e sostenibilità: Riconoscibilità e rappresentazione del progetto” in cui il tema della città viene affrontato in riferimento a uno dei valori fondamentali, la sostenibilità, ma che può essere esteso al concetto di città intelligente.

Marcello Balzani scrive “Un contesto in cui non sono solo le biologie a creare i confini e le determinazioni quanto piuttosto le modellazioni esperienziali ed ambientali, in cui protezione e minaccia, ricchezza e povertà, modalità e criteri di visualizzazione del sociale rispetto all’individuo (e viceversa) prendono il sopravvento.”

La città è intelligente e sostenibile nel momento in cui il tema dell’esperienza, della carnalità, è presente, è vivace, è caratterizzante.

Queste città mettono quindi al centro dell'attenzione l'equità, la sostenibilità e il coinvolgimento attivo dei cittadini ma anche la biodiversità, l’identità, l’esperienza, la libertà.

Il placemaker … non agisce solo sugli spazi fisici ma anche sui comportamenti imani e sulla natura, sui sentimenti e gli stili di vita perché sa che è in gioco la nostra convivenza e la nostra salute collettiva.

Che cosa quindi caratterizza una città che si definisce intelligente? quella che punta al benessere dei suoi cittadini?

Il santo JOSEMARIA ESCRIVÀ DE BALAGUER fondatore dell’OPUS DEI disse: “Ciò che rende veramente infelice una persona - e persino un’intera società - è la ricerca, affannosa ed egoistica, del benessere: lo sforzo di eliminare tutto ciò che arreca fastidio.”

Il fastidio, l’imperfezione, il “non successo” rappresentano fattori dell’ umano che non possono essere giudicati solo come elementi negativi e quindi eliminati, come farebbe una macchina, ma rientrano nella nostra natura.

Un’auto a guida autonoma che si trova al bambino che ricorrendo il pallone attraversa improvvisamente la strada e che per evitarlo dovrebbe buttarsi con un muro di cemento, con il rischio di ammazzare chi si trova all’interno del veicolo cosa deciderà di fare? che cosa prevederà l’algoritmo scritto da un’altra macchina con l’intelligenza artificiale con l’ausilio del codice della strada e del codice civile? 

Siamo pronti a lasciare questa decisione all’algoritmo?

Il digital twin è quindi uno strumento, un potente ERP di gestione e analisi dei dati, ma non può essere il decisore politico del nostro futuro.

Alla ricerca del sentiero che porta alle Smart City

Per cercare di comprendere quale possa essere l’evoluzione attuale del concetto di smart city e la sua applicazione ovviamente con INGENIO affrontiamo un aggiornamento continuo attraverso la lettura di alcuni testi e saggi e, giorno dopo giorno, de gli articoli pubblicati in sede internazionale sull’argomento, e i più interessanti cerchiamo di commentarli e riportarli su INGENIO.

La sensazione che ho maturato da questa attività di approfondimento è che mentre i libri entrino sempre più spesso sui temi sociali e quindi con un approccio filosofico cerchino di interpretare e individuare i sentieri che portano alla città del futuro, la parte giornalistica sia più attratta dagli aspetti tecnologi, che probabilmente richiamano più l’attenzione del pubblico.

Questa attività di narrazione tecnologica è comunque utile - torno a ripeterlo per evitare malintesi - perchè consente di capire come grazie ai nuovi strumenti sia possibile migliorare la qualità “materiale” della vita dei cittadini. Ecco perchè continuiamo a rilanciarli con i nostri commenti e approfondimenti su INGENIO.

Tra gli ultimi letti ne segnalo due sicuramente interessanti.

"What Are Smart Cities And Why Do We Need Them?" di Matthew Britt su Forbes

La rapida urbanizzazione globale evidenziata da Britt sottolinea un punto cruciale: le città del futuro avranno bisogno di risorse e strumenti innovativi per garantire la sicurezza, l'efficienza e la sostenibilità.

Il dato che prevede che il 68% della popolazione mondiale vivrà nelle aree urbane entro il 2050 è impressionante, e con esso emergono sfide logistiche, energetiche e infrastrutturali.

L'accento posto sull'importanza delle "smart cities" è pertinente.

Le tecnologie basate sull'Intelligenza Artificiale (AI) e sull'Internet delle Cose (IoT) sono strumenti che, come evidenziato nell'articolo, possono fornire soluzioni efficaci. Questi sistemi integrati non solo rendono le operazioni quotidiane più efficienti, ma possono anche migliorare le risposte in situazioni di emergenza, ottimizzando ad esempio i tempi di intervento di soccorso.

Britt fa notare come la piattaforma di una smart city possa anche migliorare la mobilità urbana, regolando il traffico e gestendo il trasporto pubblico. In un'epoca in cui la congestione stradale e l'inquinamento sono problemi sempre più pressanti, soluzioni di questo tipo potrebbero avere un impatto significativo.

L'energia, in particolare la resilienza energetica, è un altro punto cardine. La capacità delle smart cities di "isolarsi" dalla rete elettrica principale e operare come microgrid è una risposta innovativa ai frequenti blackout e alle interruzioni del servizio. Inoltre, l'uso dell'AI per monitorare e ottimizzare il consumo energetico potrebbe avere enormi benefici economici per le città.

Infine, è essenziale sottolineare l'importanza delle partnership pubblico-private nella realizzazione di queste ambiziose iniziative. L'investimento finanziario da parte dei governi è certamente fondamentale, ma sarà l'interesse e l'impegno del settore privato a garantire la sostenibilità e il successo a lungo termine delle smart cities.

In conclusione, l'articolo di Britt offre una panoramica approfondita e ben argomentata sul perché le smart cities sono essenziali per il nostro futuro. La combinazione di tecnologia avanzata e collaborazione tra settori sarà la chiave per affrontare le sfide dell'urbanizzazione crescente.

“Understanding the future of smart cities through data science” di Noami Woods su DataScience

L’articolo “Understanding the future of smart cities through data science” pubblicato su datasciencecentral.com offre una panoramica approfondita di come le città del futuro stiano evolvendo grazie alla scienza dei dati. Noami Woods esplora il modo in cui la tecnologia avanzata viene sfruttata per rendere la vita urbana più agevole e, come già accennato, l’accento viene posto sul tema tecnologico: le città stanno diventando sempre più "intelligenti", e alla base di questa trasformazione c'è la scienza dei dati.

Come nel precedente articolo che ho commentato anche questo articolo quando parla di città intelligenti, lo fa immaginando metropoli in cui la tecnologia avanzata viene sfruttata per rendere la vita urbana più agevole, riducendo il traffico, gestendo meglio i rifiuti e migliorando complessivamente la qualità della vita delle persone.

E ovviamente la scienza dei dati gioca un ruolo cruciale in questo contesto.

Con l'avvento di analisi dei dati sempre più avanzate, le città hanno l'opportunità di diventare luoghi più sostenibili, resilienti e vivibili. Le autorità di gestione possono ora attingere a un'enorme quantità di dati per prendere decisioni informate, che vanno dal miglioramento del flusso del traffico, alla gestione dell'energia, fino alla pianificazione di infrastrutture più intelligenti. Queste informazioni in tempo reale permettono di rispondere prontamente alle sfide emergenti e di adattarsi alle esigenze in continua evoluzione delle metropoli.

A questo punto però l’autore solleva una questione critica, pone un punto di discontinuità: la crescente dipendenza dalla tecnologia e dai dati porta con sé nuove preoccupazioni.

Una delle principali è la sicurezza. Ad esempio, mentre le connessioni WIFI giocano un ruolo fondamentale nelle città intelligenti, emergono problemi come il blocco del traffico DNS cifrato, che potrebbe compromettere la sicurezza e la privacy dei dati degli utenti. Queste sfide richiedono un approccio olistico, considerando soluzioni innovative come l'uso di VPN o la modifica delle credenziali di connessione.

Problema che deve essere affrontato e risolto perchè i benefici di una città guidata dalla scienza dei dati sono innegabili. Oltre alla riduzione delle emissioni di CO2, i cittadini possono aspettarsi una serie di miglioramenti nella loro vita quotidiana. Questo va dalla maggiore efficienza energetica, un'aria più pulita, fino a trasporti più efficienti e una gestione dei rifiuti più sostenibile. E con l'introduzione di tecnologie come le telecamere azionate dall'IA, la sicurezza pubblica può essere notevolmente potenziata. Naturalmente, con la crescente quantità di dati generati, emergono sfide significative, tra cui problemi di archiviazione e il rischio di cyberattacchi. E c'è anche la questione delle normative in evoluzione riguardanti la privacy e la condivisione dei dati.

Anche in questo articolo opportunità e problemi vengono quindi sempre visti da un punto di vista tecnologico, i dati sono uno strumento di efficienza e il problema è la loro sicurezza. Sono le basi che hanno portato al fallimento del progetto di Quayside: gli abitanti non volevano telecamere intelligenti, sicure o meno che fossero!.

Che cosa è la Smart City

Che cosa è quindi una Smart City ? ho provato a chiederlo a ChatGPT, ecco la risposta:

Una "Smart City" è una città che integra soluzioni tecnologiche avanzate nei suoi servizi e infrastrutture per migliorare la qualità della vita dei suoi abitanti. Facendo leva su tecnologie come l'Internet delle Cose (IoT), l'intelligenza artificiale e la big data analytics, mira a ottimizzare la gestione delle risorse, ridurre l'inquinamento, migliorare la mobilità e la sicurezza urbana, e promuovere lo sviluppo sostenibile, offrendo al contempo una piattaforma di interazione e partecipazione per i cittadini.

ChatGPT, chissà dove si è formato per dare questa definizione, unisce la parte tecnologica a quella umana, in un contesto in cui il concetto di miglioramento è connesso a quello di successo: più servizi efficienti, meno inquinamento, meno confusione, più pulizia, più partecipazione.

Torniamo al libro sulla meritocrazia, in cui l’imperfezione è il nemico, lo sconfitto è sempre l’esempio negativo. E’ l’anti-Iliade, in cui Ettore e Achille tornano a confrontarsi ma per l’autore e il lettore è Achille ad essere l’esempio positivo perchè è il vincitore.

La città intelligente non può essere questo, non può essere il luogo tecnologico per i soli vincitori.

E’ l’accadere dell’imprevedibile che ci cambia la vita, che ci fa incontrare la persona e giusta ed innamorare, che ci fa vivere il momento che resta nella nostra memoria, che ci fa nascere nuovi sogni e ci spinge al sacrificio per raggiungerli.

L’innovazione non nasce più dal centro ma dalla frontiera delle conoscenze, la dove i sistemi so sovrappongono, si mescolano e si integrano in forme nuove es equilibri instabili.


Cosa è quindi una città intelligente.

Cito una frase di un autore che ci ha parlato in modo diverso delle città, Italo Calvino “D’una città non godi le sette o le settantasette meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda.

E allora, nel momento in cui la città diventa intelligente quando sa dare risposta alla nostra domanda, ciò che va al centro, ciò che conta, è “la domanda”.

E se la tecnologia sarà uno strumento utile per migliorare l’efficienza di una città ricordiamoci che il vero tema di ogni smart city non sarà la città stessa ma il cittadino, e la qualità della domanda che saprà porre.

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