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"Una rivoluzione che ci pone all’avanguardia in Europa”. Ma veramente?

Intervista sul nuovo sistema previdenziale di Inarcassa ai Delegati Mario Sbrozzi (Modena) e Enrico Oriella (Vicenza), fondatori, con altri Delegati, del Movimento culturale SALVAinarCASSA

La riforma produrrà un taglio delle pensioni? Sì o no? Se sì, di quanto?
La risposta è un drammatico sì, purtroppo: ci sarà un taglio delle pensioni di oltre il 40%. Negli anni scorsi, prima dell’approvazione di questo nuovo regolamento, i bilanci di Inarcassa prevedevano un’aliquota di equilibrio - tra prestazioni (assistenza e pensioni) e contributi raccolti - pari ad un rendimento del patrimonio reale netto del 3,4%. Attualmente (ottobre 2012), Inarcassa ha adottato un obiettivo di rendimento reale netto nel lungo periodo e per l'insieme di tutti gli investimenti - di circa l'1%. Prendendo in esame qualsiasi ipotesi di futura carriera degli associati, ci rendiamo conto che la differenza in meno tra le possibili prestazioni - da prima a dopo - non può essere inferiore al 40%. A meno che non si disponga di un albero, come nella favola di Pinocchio, capace di far fruttare i soldi, ma che comunque viene tenuto nascosto, visto che il Consiglio d’Amministrazione afferma pubblicamente che il rendimento del patrimonio non è più determinante per il calcolo della pensione futura.

La riforma è sostenibile?
Ci dobbiamo capire. La sostenibilità di un fondo pensione si basa sulla capacità di gestire con efficienza il patrimonio versato dagli iscritti. Pagare i contributi, tenerli vincolati per qualche decina d’anni, con l'aspettativa di vederseli restituire con un rendimento massimo dell'1%, non può generare un sistema stabile nel lungo periodo. Come reagiranno i giovani e i futuri iscritti, quando si renderanno conto della pessima resa attribuita ai loro versamenti? Si chiederanno perché devono iscriversi obbligatoriamente ad Inarcassa?