Un laboratorio sempre aperto alla qualità e all’innovazione: storie di realtà di successo
I segreti del successo di Polistudio, studio di progettazione integrata dal DNA romagnolo
Polistudio è una società a cavallo tra architettura e ingegneria fondata a Riccione 45 anni fa e che nonostante i tanti impegni ormai concentrati nelle grandi aree urbane come Roma e Milano ha deciso di rimanere bene ancorata alle sue origini, alla sua bella Riccione. C’è quindi un segreto che lega Riccione, Polistudio e il successo? Lo abbiamo chiesto all’arch. Domenico La Gioia, Amministratore Delegato della società.
Ingredienti per realtà di successo
Il complesso dell’ex Ospedale a Mare al Lido di Venezia è al centro di una grande operazione di recupero e riqualificazione. Il complesso storico, infatti, è pronto a diventare un albergo luxory gestito dal Gruppo Th Resorts e un resort della serie “Exclusive Collection” gestito da Club Med, per un totale di 525 camere. Il progetto prevede un investimento di oltre 132 milioni, 17 dei quali tra oneri di urbanizzazione e opere di interesse pubblico, interamente sostenuto dal Cassa Depositi e Prestiti. A regime si stima un giro di affari di 14 milioni l’anno, e un impatto occupazionale di 500 nuovi posti di lavoro. Nel gruppo di progettisti, con lo studio King&Roselli architetti, CZ Studio Architects Associati e Proges Engineering c’è Polistudio AES di Riccione, vero outsider dell’architettura italiana che nonostante sia uno tra i primi 50 studi di architettura in Italia, ha scelto di restare ancorato alle sue origini e non ha lasciato Riccione, dove è nato oltre 45 anni fa. Una scelta che ha bisogno di una piccola spiegazione. Ne parliamo con Domenico La Gioia, Amministratore Delegato di Polistudio AES.
Concept Passeggiata Goethe Riccione
Perché questa scelta di restare a Riccione, nonostante i vostri impegni siano ormai concentrati nelle grandi aree urbane come Roma e Milano?
Mi sono reso conto per la prima volta di quanto il nome “Riccione” evocasse fantastiche emozioni, quando facevo il servizio militare (a Cuneo, ovviamente!). I miei commilitoni mi guardavano come si guarda uno che arriva dal paradiso terrestre, con quel mix di invidia e sottointesi che ti mette sulla faccia un’espressione ammiccante fra l’incredulo e l’ammirato.
Sono passati alcune decenni, molto è cambiato, ma la percezione che si ha di Riccione, sembra sostanzialmente la stessa. Anzi l’interesse è cresciuto. E noi che a Riccione viviamo e ci lavoriamo, spesso ce ne dimentichiamo. Polistudio è una società a cavallo tra architettura e ingegneria fondata a Riccione 45 anni fa, senza calcoli di strategia commerciale, ma solo perché qui un gruppetto di neolaureati ha provato a fare impresa nel campo della progettazione. Ingegneri e architetti, ma soprattutto amici, che hanno scommesso su questo territorio e sul suo potenziale di crescita. Il gruppetto è cresciuto e oggi siamo circa 70. Poi succede che pubblicano il “Rapporto 2018 sulle società italiane di architettura e ingegneria” e ti trovi, fra le prime 150, al 29° posto!
Noi! Che siamo a Riccione!! Ma dai!! Con davanti nomi come One Work di Milano, Renzo Piano, Lombardini 22, Pininfarina, Mario Cucinella, per citare i più noti. E con dopo di noi Fuksas, Stefano Boeri! Per dire! Siamo sicuramente un’anomalia rispetto al panorama nazionale delle società di progettazione. Allora cominci a farti delle domande, pensi all’aria di mare, al carattere romagnolo, alla piada stracchino e rucola. E ci sta. Ma non può essere tutto.
C’è quindi un segreto che lega Riccione, Polistudio e il successo?
Abbiamo lavorato sodo questi anni, puntando su progettazione integrata, innovazione, e sostenibilità. Abbiamo stretto i denti negli anni della crisi più profonda, assistendo alla desertificazione intorno a noi. Imprese sparite, colleghi sfiduciati, opportunità ridotte al lumicino. Eppure abbiamo tenuto duro, puntando sulla qualità del progetto e sulla competenza.
Oggi l’essere basati a Riccione non è più un difetto.
Le distanze si sono accorciate, c’è Internet, il Frecciarossa aiuta e i meeting di lavoro si possono fare anche qui, anzi, spesso la cosa suscita un certo gradimento: la location è invitante. Ed è anche diventata occasione per portare in riviera tanti soggetti che poi si guardano intorno e scoprono una realtà con una grande attrattiva, anche dal punto di vista del business. Investitori, sviluppatori di grandi progetti che trovano in questa città condizioni che non sempre, tutte insieme, si trovano altrove: un brand di tendenza, la rinomata ospitalità romagnola, natura, sole, buona cucina e tanto altro. Un mix virtuoso che c’entra anche col nostro mestiere, anche se non siamo albergatori, bagnini o ristoratori.
Progetto Riccione Terme
Nel tempo dell’identitarismo, anche l’architettura può quindi acquisire un significato etico diventando un presidio delle proprie specificità culturali?
Il DNA ereditato dai nostri nonni e dai nostri padri, contamina la nostra attività, innestando nel lavoro di architetti e ingegneri alcuni elementi tipici della gente di Romagna: la capacità di lavorare insieme, di fare squadra, una certa apertura mentale che ci consente di captare quello che di buono incrociamo per svilupparlo ed esaltarlo, la centralità della persona, decisiva per costruire relazioni, immaginare soluzioni e spazi a giusta misura. Non vendiamo solo progetti, ma coinvolgiamo i nostri clienti in un’esperienza di interrelazione, ci implichiamo con loro per fare insieme un percorso che, con competenza e professionalità, possa soddisfare le loro esigenze, per il loro spazio abitativo, di lavoro, di cura, di relax, di vacanza. Tutto questo mentre da Riccione, lungo la via Emilia, strada di collegamento fra bacini di grandi patrimoni economici e industriali (Bologna, Modena, Milano), stiamo trovando opportunità di business grazie a imprenditori lungimiranti, in grado di apprezzare le qualità tipiche dell’indole romagnola. Così abbiamo inanellato esperienze professionali nella Food Valley (Fico Bologna), nella Motor Valley (Ferrari Maranello), ma anche in building di uffici e data center sull’appennino bolognese fino al grattacielo della Regione Lombardia e agli uffici per Feltrinelli e Microsoft a Milano.
Per concludere, oltre alla sua spiccata riccionesità, cosa fa di Polistudio l’outsider dell’Architettura italiana?
Crediamo in noi stessi (forse eccediamo in autostima), ma non vogliamo perderci il meglio del nostro lavoro: un laboratorio sempre aperto alla qualità e all’innovazione, disponibili a contaminare e ad essere contaminati da chiunque, per migliorare, crescere e affrontare nuove sfide.