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Turchia: la pianificazione dei sopralluoghi e una prima lettura dei rilievi post sisma

La gestione e la pianificazione dei sopralluoghi in Turchia: un’esperienza non semplice, ma la sinergia con i colleghi turchi ha fatto la differenza. Integrazione e confronto, anche per chi, come il professor e ha coordinato i sopralluoghi a L’Aquila. Ogni territorio ha le sue difficoltà, ne abbiamo parlato con il capomissione Marco Di Ludovico.

Un rilievo post danno che ha coinvolto oltre 200 edifici scolastici

Il Dipartimento di Protezione Civile si è fatto promotore di un’importante attività tecnico scientifica nelle aree colpite dai terremoti avvenuti in Turchia e Siria a partire dal 6 Febbraio 2023.

La missione degli ingegneri coinvolti è consistita nel rilievo post danno di 200 edifici scolastici.

Prima della partenza, ma anche durante la missione, è stata ovviamente necessaria una pianificazione integrata tra Turchia e Italia che ha coinvolto molteplici aspetti: territorio straniero, comunicazione, integrazione, movimentazione e gestione delle squadre.

24 ricercatori di ReLUIS ed Eucentre, sono stati suddivisi in squadre secondo una disciplina tecnico – organizzativa, coinvolgendo sia colleghi che avevano partecipato ad attività similari di sopralluogo, ma anche ricercatori alla loro prima esperienza, dando alla missione anche un carattere formativo.

Ne abbiamo parlato con il professore Marco Di Ludovico, dell’Università Federico II (ReLUIS), capomissione ed organizzatore sul campo dell’attività delle diverse squadre.


Le difficolta e gli obiettivi della missione

In qualità di capo missione: quali sono state le difficoltà organizzative, gli obiettivi prefissati ed i risultati ottenuti?

Il nostro obiettivo primario, era stato concordato con i colleghi turchi, ovvero il rilievo di circa 200 strutture scolastiche spalmate sul territorio e localizzate su un’ampia area territoriale nelle province di Hatay, Maras, Antep e Adana.

Alcuni di questi fabbricati erano stati oggetto di interventi strutturali e non strutturali in era pre-Covid, per altri invece era stato progettato l’intervento, ma non eseguito, ed infine restavano quelli né consolidati né oggetto di progetto di retrofitting.

L’obiettivo era quindi, a partire dal rilievo del danno, comprendere il beneficio dell’intervento, laddove eseguito, e valutare la risposta globale di tali edifici in funzione delle loro caratteristiche.

Il primo giorno abbiamo acquisito dai colleghi turchi l’elenco definitivo delle scuole oggetto di rilievo. Il secondo passo è consistito quindi nella localizzazione dei plessi scolastici e nella suddivisione degli stessi in macroaree, ciascuna da attribuire ad una squadra.

Figura 1 - Localizzazione degli edifici scolastici da ispezionare assegnati ai 7 gruppi di lavoro e raggruppati per area geografica.
Figura 1 - Localizzazione degli edifici scolastici da ispezionare assegnati ai 7 gruppi di lavoro e raggruppati per area geografica.


A questo punto mi sono preoccupato di creare le diverse squadre per l’esecuzione dei sopralluoghi. Queste solitamente erano così composte: 2 o 3 ricercatori di ReLUIS e/o Eucentre coadiuvati da un collega turco, la cui presenza era fondamentale non solo per aspetti tecnici ma anche perché quasi mai vi era la possibilità di dialogare in inglese con i referenti dei plessi scolastici.

L’intervista ai presidi o ai referenti della scuola, costituiva, infatti, il primo e fondamentale tassello del sopralluogo, per acquisire informazioni preziose sia sulla storia dell’edificio che su quanto accaduto a valle degli eventi sismici.

Sono state organizzate 8 squadre di tecnici organizzate in 7 gruppi di lavoro, in quanto due squadre hanno operato insieme sul campo. Qui di seguito riporto i diversi gruppi (Figura 1):

  • Gruppo A: Marta Del Zoppo, Romina Sisti, e Antonio Grella;
  • Gruppo B: Piero Colajanni, Jennifer D’Anna, e Marielisa Di Leto;
  • Gruppo C: Antonio Mannella, Domenico Ninni Lazzaro, Giorgio Baltzopoulos, e Francesca Ferretti ;
  • Gruppo D: Vincenzo Manfredi, Roberta D’Apuzzo, Marco Gaetani d’Aragona, e Luigi Di Sarno;
  • Gruppo E: Marco Di Ludovico, Carlo Del Gaudio, e Marco Giulivo;
  • Gruppo F: Davide Belotti , Stefano Bracchi, e Numan Eren;
  • Gruppo G: Gabriele Guerrini, Silvia Pinasco , e Gianni Blasi.

Rispettivamente accompagnati dai colleghi Turchi che si sono alternati: Güney Özcebe, Erturk Tuncer, Mehmet Firat Aydin, Cem Akguner, Ömer Can Pamuk, Erdem Canbay, Yunus Işikli, Fırat Yurtseven, Yalın Arici, Ozan Cem Çelik, Norgen Muka).

A ciascuna squadra era attribuita una zona al cui interno ricadeva un gruppo di circa 30 scuole, ciò significava minimizzare gli spostamenti giornalieri, anche se di fatto era possibile che il tragitto dal campo base al sito di sopralluogo prevedesse una durata di un’ora e mezza – due e mezza.

La nostra base era Adana, avremmo voluto trovare delle sistemazioni più vicine alle zone epicentrali, ma non è stato possibile, ciò ha influito sul numero possibile di sopralluoghi giornalieri (Figura 1).
Dal secondo giorno, ciascuna squadra sapeva dove andare ed aveva un riferimento locale a cui affidarsi, c’era quindi una propria autonomia.

Tra gli obiettivi della missione ci siamo posti anche quello di soffermarsi, visti comunque i luoghi percorsi da una scuola all’altra, sull’interpretazione di meccanismi di danno ricorrenti sul costruito, non solo scolastico, al fine di documentare in maniera più ampia l’effetto del sisma su diverse tipologie costruttive.

Sisma Turchia: il report finale della prima missione italiana di ricognizione dei danni su edifici in c.a.
Attraverso il terremoto Siria – Turchia si aggiunge un altro tassello verso la conoscenza del comportamento degli edifici in c.a., in particolare un’analisi di come i rinforzi operati negli ultimi decenni abbiamo o meno mitigato il quadro di danneggiamento del fabbricato
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Le caratteristiche degli edifici scolastici

Quali sono le caratteristiche degli edifici scolastici che avete rilevato?

Le caratteristiche degli edifici scolastici sono in breve così riassumibili:

  • Fabbricati in cemento armato tendenzialmente isolati, con un ampio spazio intorno.
  • Costituiti da 3 – 4 piani fuori terra.
  • Tipicamente regolari in pianta ed elevazione.
  • Con presenza di porzioni giuntate, e in taluni casi, di sopraelevazioni in acciaio o legno leggere non adeguatamente collegate alla struttura in c.a.
  • Con interventi di adeguamento impiantistico e consolidamento strutturale prevalentemente eseguiti mediante inserimento di setti in c.a. nella maglia strutturale in sostituzione delle tamponature/tramezzature.

Il rilievo del danno ha mostrato che l’inserimento di setti ha sensibilmente migliorato la risposta sismica, conferendo alle strutture una maggiore rigidezza e conseguentemente riducendo gli spostamenti; ciò ha, evidentemente, impattato sul quadro fessurativo, riducendo entità e diffusione del danno e, soprattutto, garantendo spesso l’operatività degli impianti.

Figura 2 – Squadra composta da Marco Di Ludovico, Carlo Del Gaudio e Marco Giulivo, - Città di Antiochia: edifici residenziali in cemento armato con setti severamente danneggiati o collassati (in molti casi demoliti a causa di danni non riparabili) lungo una delle arterie principali della città ora completamente disabitata.
Figura 2 – Squadra composta da Marco Di Ludovico, Carlo Del Gaudio e Marco Giulivo, - Città di Antiochia: edifici residenziali in cemento armato con setti severamente danneggiati o collassati (in molti casi demoliti a causa di danni non riparabili) lungo una delle arterie principali della città ora completamente disabitata.


Evidente è stato il beneficio degli interventi in alcune zone, quali ad esempio quella di Antiochia (Figura 2), in cui il danno nelle zone circostanti gli edifici scolastici rilevati è risultato di gran lunga più severo, con molti casi di collassi strutturali.

Laddove è stata riscontrata l’esecuzione dell’intervento di rafforzamento sismico mediante l’inserimento di setti in c.a., si è però anche potuto spesso osservare un danno nelle zone di interfaccia con la struttura originaria, a testimonianza di un carente sistema di ancoraggio tra porzione nuova ed esistente (Figura 3).

Diversamente alle missioni italiane, a cui ho partecipato, gli interventi provvisionali erano già stati messi in opera, pertanto, non siamo stati noi a dare prescrizioni in tal senso.

Abbiamo riscontrato due situazioni di intervento: nel caso di fessure di lieve entità, queste erano state già riparate (Figura 4); nel caso invece di danno alle sopraelevazioni, strutture leggere realizzate con l’obiettivo di rendere fruibile il lastrico solare, queste dovevano talvolta essere ancora rimosse (Figura 5).

In altri casi i danni agli elementi strutturali o non strutturali sono risultati severi e pertanto la scuola è stata dichiarata inagibile (Figura 6).

Figura 3 – Edificio scolastico in provincia di Hatay rinforzato mediante inserimenti di setti in c.a. nella maglia strutturale (a) e con danni lievi all’interfaccia tra setto e struttura originaria (b).
Figura 3 – Edificio scolastico in provincia di Hatay rinforzato mediante inserimenti di setti in c.a. nella maglia strutturale (a) e con danni lievi all’interfaccia tra setto e struttura originaria (b).
Figura 4 – Edificio scolastico in provincia di Hatay con lesioni di minima entità riparate.
Figura 4 – Edificio scolastico in provincia di Hatay con lesioni di minima entità riparate.
Figura 5 – Edificio scolastico in provincia di Hatay con danni severi alle strutture e collasso della sopraelevazione in acciaio (a) Edificio scolastico in provincia di Hatay con collasso della sopraelevazione in legno (b).
Figura 5 – Edificio scolastico in provincia di Hatay con danni severi alle strutture e collasso della sopraelevazione in acciaio (a) Edificio scolastico in provincia di Hatay con collasso della sopraelevazione in legno (b).
Figura 6 –   Edificio scolastico in provincia di Hatay dichiarato inagibile a causa di danni severi sui pilastri (a) e danni severi alle parti non strutturali.
Figura 6 – Edificio scolastico in provincia di Hatay dichiarato inagibile a causa di danni severi sui pilastri (a) e danni severi alle parti non strutturali.


Quello che mi ha colpito è che molto spesso l'edificio scolastico sorgeva in un'area abbastanza isolata, con un’area aperta a disposizione, e con la presenza nella quasi totalità dei casi di campi sportivi all’aperto.

Tale configurazione delle scuole ha una duplice impatto: da un lato, sulla gestione delle operazioni di soccorso ed evacuazione, dall’altro sull’aspetto strutturale di consolidamento.

Inserire un setto in c.a. e, contestualmente, rinforzare le fondazioni in un edificio isolato, che non ha interazione con corpi adiacenti, costituisce un intervento di consolidamento realizzabile in modo semplice e veloce. Tale situazione non è evidentemente spesso riscontrabile in aree densamente urbanizzate. Da quanto emerso nelle conversazioni con i responsabili dei plessi scolastici, tali interventi sono stati tipicamente realizzati in circa sei mesi e sono risultati economicamente sostenibili.

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