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Transizione verde: l'incredibile storia del Texas sulle energie rinnovabili

Nello Stato forse più famoso nel mondo per il tema del petrolio i sostenitori delle energie rinnovabili hanno sconfitto i sostenitori dei combustibili fossili. Ecco per che cosa.

La sfida per la sostenibilità in ambito energetico è sicuramente una delle più complesse non dico da vincere ma addirittura da combattere.

Abbiamo di recente scritto di quanto stia accadendo in India per quanto riguarda l'uso del carbone, che di sicuro non appare una buona notizia.

Ecco perchè siamo sorpresi dalla notizia che oggi è uscita sul New York Times: "In the Legislature, renewable energy supporters defeated fossil fuel supporters".

In sostanza è riportato che nelle ultime settimane, in Texas si è consumata una parabola impensabile fino a poco tempo fa riguardante la transizione verde, proprio nello Stato rosso che è stato per lungo tempo un simbolo dell'intransigenza verso i combustibili fossili. I legislatori amici del settore petrolifero e del gas hanno intrapreso una lotta disperata contro il mercato, e hanno perso.

Si tratta di una battaglia in una legislatura statale, ma segna un cambiamento di fase molto più ampio.

Le energie pulite hanno fornito circa il 25-30% dell'energia elettrica in Texas l'anno scorso, rispetto a meno dell'1% nel 2002.

Quindi, i repubblicani nella legislatura statale, seguendo l'esempio del governatore scettico sul clima Greg Abbott, hanno lanciato una controffensiva, presentando una serie di proposte di legge per indebolire le energie rinnovabili, sostenere la produzione di combustibili fossili e di fatto eliminare l'energia pulita nello Stato.

Inizialmente sembrava che si trattasse della solita storia - i conservatori che combattono l'energia verde - con una conclusione apparentemente inevitabile. Ma poi?

"Una notevole coalizione di ambientalisti, organizzazioni industriali e gruppi commerciali, tra cui più di 50 camere di commercio, produttori, generatori, sostenitori del petrolio e del gas e altri, ha posto in atto sforzi concreti per chiudere l'industria delle energie rinnovabili in Texas", ha scritto l'esperto energetico Doug Lewin quando la legislazione è stata sconfitta, elogiando il rappresentante statale repubblicano "pro-business, anti-nonsense" Todd Hunter di Corpus Christi per il suo incessante focus sulla questione di quanto il frenare le energie rinnovabili avrebbe costato ai consumatori texani.

Hunter sapeva che minare l'energia verde avrebbe portato a bollette energetiche più alte e a una crescita economica più lenta.

E aveva dalla sua la storia recente.

Lo scorso anno, secondo un'analisi di Idea Smiths, le energie eolica e solare esistenti hanno ridotto le spese energetiche all'ingrosso dello Stato di circa 11 miliardi di dollari, quasi tre volte i risparmi dell'anno precedente.

Secondo una ricerca di Energy Innovation, i crediti fiscali per le energie verdi previsti nell'Inflation Reduction Act potrebbero creare oltre 100.000 posti di lavoro in Texas entro il 2030, aggiungendo più di 15 miliardi di dollari all'economia dello Stato nel corso di quel periodo.

I benefici sono stimati essere simili in Florida, dove Energy Innovation prevede più di 85.000 nuovi posti di lavoro e guadagni di 10 miliardi di dollari nel PIL statale entro il 2030. Ma non si tratta solo di un paio di Stati rossi: la logica della transizione energetica si è trasformata in tutto il paese.

Dieci anni fa, dopo il fallimento del disegno di legge Waxman-Markey sul commercio delle emissioni, sembrava intuitivo per la maggior parte degli americani che senza costose ingerenze politiche e manipolazioni di mercato, le forze di mercato e le preferenze dei consumatori avrebbero mantenuto i combustibili fossili dominanti in America, lasciando le energie verdi ai moralisti e ai santi.

Era una caricatura, già allora, ma comune: che i combustibili fossili avessero tutti i vantaggi competitivi e che le energie verdi non potessero prosperare nell'ambiente dello status quo, richiedendo invece ingerenze politiche e manipolazioni di mercato per aprirsi una strada verso la sostenibilità.

Solo un paio di anni fa, quando la progressista Squad al Congresso ha cominciato a promuovere un Green New Deal, gli argomenti dei conservatori erano gli stessi: una rivoluzione delle energie verdi avrebbe impoverito gli americani e per realizzarla sarebbero state necessarie distorsioni considerevoli e pesanti nel mercato energetico.

Nel suo libro del 2021, "Come evitare un disastro climatico", Bill Gates ha affermato che una delle sfide centrali era superare l'onere economico delle alternative pulite, ciò che ha definito "il premio verde". Ha dedicato gran parte del libro alla questione di come pagarlo o superarlo.

Sono passati pochi anni e molto è cambiato.

Non è più l'energia pulita a richiedere interventi politici per sopravvivere. E sempre più i combustibili fossili cercano disperatamente di ottenere aiuti politici per ostacolare le forze di mercato. In parte a causa degli interventi progressisti sulla questione climatica del disegno di legge sulle infrastrutture e dell'Inflation Reduction Act, e in parte a causa di un impulso di mercato e culturale molto più ampio rispetto alla legislazione energetica americana, lo status quo è stato ribaltato in modo efficace.

La tendenza precede gli effetti dell'Inflation Reduction Act. Secondo un'analisi dello scorso anno, l'energia solare negli Stati Uniti è già fino al 33% più economica dell'energia a gas; l'energia eolica a terra potrebbe essere quasi il 45% più economica.

E quando gli investitori americani cercano opportunità, si trovano in gran parte negli Stati rossi come il Texas.

L'Inflation Reduction Act ha potenziato queste dinamiche. Il disegno di legge inizialmente stimato a 370 miliardi di dollari potrebbe infine generare un trilione di dollari o più in sussidi federali, e il risultato è già un boom manifatturiero senza precedenti, con alcune misure di nuove costruzioni quasi raddoppiate anno dopo anno e proiezioni che suggeriscono un trend in crescita. Sono stati annunciati quasi cento nuovi impianti di produzione di energia pulita o espansioni di fabbriche dal momento dell'approvazione del disegno di legge, per un valore di oltre 70 miliardi di dollari, secondo Canary Media.

Il cambio di paradigma: l'energia rinnovabile può costare meno

Quanto sta accadendo negli Stati Uniti è di utile riflessione anche per il nostro Paese e per l'Europa.

Fino ad oggi le rinnovabili, da un punto di vista economico, sono state viste in Italia come un "conto da pagare"  inserito nelle bollette degli utenti, un investimento a lunghissimo termine a carico del cittadino. Eh sì, perchè il messaggio è sempre stato quello che le Energie Rinnovabili non sono competitive dal punto di vista economico, sopravvivono solo grazie agli incentivi, e non hanno sufficienti potenzialità da un punto di vista delle quantità.

Ho voluto riprendere l'articolo del NYT proprio per evidenziare il cambio di paradigma: nel momento in cui i costi dell'energie fossili diventano estremamente instabili, in cui si considerano anche i costi accessori, a cominciare da quelli relativi alla CO2, i fondi finanziari cominciano a dare più importanza agli ESG che ai profitti attuali, e questo ovviamente pesa sugli investimenti, ecco che allora il paradigma cambia e le energie rinnovabili possono costare meno di quelle fossili.

Si tratta di una riflessione che ho l'impressione nel nostro Paese non sia stata fatta ancora a tutto tondo, prova ne è l'attenzione che è stata dedicata agli approvvigionamenti di gas e la disattenzione che ha riguardato gli incentivi energetici.

Ma se in Texas accade questo ... chissà che un giorno anche nel nostro Paese possa avvenire questa rivoluzione.

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