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Trame e Tessuti nella Digitalizzazione del Settore delle Costruzioni

Recentemente, in maniera ufficialmente riconosciuta, la Commissione Europea ha, di fatto, affiancato agli ormai numerosi mandati governativi e ad alcune piattaforme nazionali o regionali (come Bauen Digital Schweiz, BIM Alliance e Visegrad 4 BIM), lo EU BIM Task Group, nel quale, peraltro, il Nostro Paese è rappresentato sin dalla sua costituzione ufficiosa, avvenuta nel 2014 su impulso dello HMG UK BIM Task Group, dimostrando come, in definitiva, le nozioni di «arretratezza» e di «ritardo» debbano, comunque, essere adoperate con estrema cautela.

D'altra parte, su una tematica in cui, negli Stati Uniti, molte Entità si erano già mosse dai primi Anni Duemila, così come, in Europa, aveva fatto la Finlandia, i principali Stati Comunitari hanno progressivamente seguito l'intento Britannico a livello governativo che, come è noto, risale al 2011, grazie all'intuizione di Paul Morrell, già, come chartered quantity surveyor, senior partner di Davis Langdon sino al 2007 e, in seguito, dal 2009 al 2012 Chief Construction Adviser del Governo di Sua Maestà, prima di Peter Hansford.

In realtà, particolare non trascurabile, Paul Morrell, già nel 2010, all'interno dello UK Government, Innovation and Growth Team, aveva prodotto un importante rapporto, denominato Low Carbon Construction, propedeutico alla Government Construction Strategy dell'anno seguente, sulla scia di una serie di precedenti rapporti ufficiali, di cui i più celebri sono quelli denominati Egan e Latham.

Occorre, però, considerare come il Regno Unito vanti una forte presenza sui Mercati Internazionali in termini di Servizi.

Lo EU BIM Task Group (di cui fa parte per l'Italia l'ing. Pietro Baratono - NdR) proprio dal Governo Britannico guidato, si propone di mettere a punto dei riferimenti operativi che possano essere disseminati all'interno della Unione, così da assicurare una certa omogeneità dei livelli qualitativi dei Mercati Domestici e, in ultima analisi, da fare assurgere il Mercato Comunitario a benchmark internazionalmente riconosciuto, accanto alla realtà Statunitense, che sul tema della Digitalizzazione è ben nota nel Settore sui diversi Mercati.

Parimenti, la Modellazione Informativa è stata menzionata nella Legge 11/2016 di trasposizione delle Direttive Comunitarie 23 e 24 del 2014, in virtù della menzione originaria in essa contenuta (come, ad esempio, sta accadendo in Francia e in Germania) e presumibilmente essa sarà dettagliata ulteriormente nel successivo Decreto atteso per l'Aprile 2016.

In realtà, sarebbe utile intendersi sul significato di Strategia Nazionale, nel senso che laddove scadenze temporali, più o meno cogenti, vi possano essere, con riferimento ad altri Membri Stati della UE-28 (riguardando il breve o il medio periodo) e ai loro Mandati Governativi, rimane, comunque, l'interrogativo relativamente a che cosa significhi, in concreto, adottare la Modellazione Informativa.

E una volta ciò chiarito, ci si deve domandare in che modo tale implementazione possa avvenire capillarmente. Ed è questo, in effetti, il tema più rilevante.

Se, infatti, si intende la Modellazione Informativa come una Metodologia in grado di supportare il Programme e il Project Management tramite la Digitalizzazione della Gestione dell'Informazione all'interno dell'Integrazione tra diversi Sistemi Gestionali, ebbene, essa sarebbe, provocatoriamente, già obbligatoria almeno dal 1994, con la Legge 109.

Sotto questo profilo, infatti, la strumentazione non fa altro, o per lo meno non farebbe altro, che potenziare saperi e prassi assolutamente consolidati, ma non sempre radicatisi nel Nostro Paese. Non dimentichiamo, appunto, che nel caso Britannico i temi della Collaborazione e dell'Informazione godevano di una robusta tradizione, a prescindere dalla Digitalizzazione.

Semmai, in un contesto maturo da questo punto di vista, ci si dovrebbe impegnare a riflettere sull'adeguatezza del corpo disciplinare sul quale si certificano internazionalmente le competenze dei Project Manager, alla luce dei Fenomeni propri della Digitalizzazione. Ancora una volta, è proprio allo University College London che si è condotta una riflessione critica sul corpus dottrinale di origine statunitense, mentre all'Imperial College le Knowledge-Based Organization come Arup e Atkins sono state attentamente studiate.

Parimenti, la diffusione del Data-Driven & Digitally-Enabled Programme and Project Management dovrebbe avvenire a partire dalla Committenza Pubblica, per estendersi allo Sviluppo Immobiliare Privato, è così via. Sotto questo punto di vista, in altri contesti nazionali sia le Grandi Committenze Private (come Roche, UBS o Volkswagen Financial Services) sia i Grandi Sviluppatori Immobiliari (come Great Portland Estates o Canary Wharf) stanno adottando approcci digitali sempre più strutturati, evidenziando come le Politiche Istituzionali, riguardanti in prima istanza le Committenze Pubbliche, possano avere effetti propagativi non secondari sull'intero Comparto.

In realtà, la diffusione della Metodologia presso la Domanda Privata costituirebbe proprio la miglior dimostrazione della sua efficacia. Il tema, pertanto, che si pone come prioritario è una riforma, una riqualificazione, profonda degli assetti e delle competenze della Domanda Pubblica che, ovviamente, intercetta la riforma, più ampia, della Amministrazione Pubblica: esattamente come la riforma della Scuola si intreccia con quella dell'Edilizia Scolastica.

La questione principale, tuttavia, riguarda ciò che avverrà a valle dell'operato, senz'altro encomiabile, delle Istituzioni Competenti, poiché evidentemente nessun dettato legislativo, pur eccellente, ha il potere di trasformare la realtà senza un conseguente processo di maturazione del Mercato.In altri termini, il dilemma che occorre porsi riguarda, come accennato, le modalità con cui, non solo sul versante della Domanda, ma anche su quello dell'Offerta, le prassi della Gestione del Programma e del Progetto, nonché la sua Digitalizzazione, possano avere successo.

Si contrappongono, in effetti, due condizioni assai differenti: sulla prima sponda si trovano le prospettive epocali di Digitalizzazione della Società e del'Economia (animate da IoT, Smart City, e molto altro), sull'altra sponda, risiedono le altrettanto importanti Microprofessionalità e Microimprenditorialità Analogiche del tessuto minuto degli Operatori Economici. Le prime, peraltro, richiedono competenze originali, di cui vi è scarsità, mentre le seconde non sembrano agevolmente riconvertibili alle prime.

Per l'Accademia, così come per le Rappresentanze Professionali e Imprenditoriali, ben oltre i provvedimenti legislativi, pur ottimi che possano essere, si pongono, pertanto, alcuni obiettivi:

  1. utilizzare la Modellazione Informativa come pretesto per introdurre i paradigmi della Collaborazione e dell'Integrazione nella Formazione Universitaria e in quella Professionale, vale a dire, iniziare a ragionare sui processi aggregativi a scala domestica e sulle loro prospettive di internazionalizzazione;
  2. rivisitare, alla luce dei principî della Connettività e della Predittività, la nozione di Construction as a Service, così come introdurre l'uso delle Data Analytics nel Cognitive Housing;
  3. creare Service condivisi a livello territoriale tra gli Operatori o tra le Rappresentanze, in grado di investire sulle tecnologie hardware e software ma anche sulla Conoscenza;
  4. immaginare un percorso di progressiva Digitalizzazione dell'intera Catena di Fornitura entro un Ecosistema Digitale che contempli il ricorso ad app per ricomprendere coloro che non possono essere utenti diretti degli applicativi informatici principali.

Lo scopo principale è, in effetti, quello di far transitare il Settore delle Costruzioni nell'Agenda Digitale Italiana e nelle corrispondenti Politiche Comunitarie.

Non vi ha dubbio, peraltro, che la Circolarità sia la figura ricorrente: Ciclo di Vita, Iteratività delle Scelte Progettuali, Ciclo di Co-Working, Circolarità del Riciclo, Ciclo delle Migrazioni, ecc.

È del tutto evidente, allora, come si debba disgiungere la dimensione, per così dire «lineare», dall'obbligatorietà di un requisito, anzitutto per le Stazioni Appaltanti e per le Amministrazioni Aggiudicatrici (che, per ciò che attiene alla Modellazione Informativa, non dovrebbe assolutamente, peraltro, risolversi esclusivamente nella adozione di Strumenti: come, peraltro, già previsto nella Legge Delega, ove si antepongono, non a caso, i Metodi agli Strumenti) da quella di implementare e di rafforzare una Metodologia Gestionale, pre-esistente, utilizzando tutte le potenzialità offerte dalla Digitalizzazione (come accennato in precedenza, dall'Immersive Reality all'Additive Manufacturing).

Di conseguenza, l'obbligo, per le Strutture di Committenza e di Sviluppo Immobiliare diventa, per primissima cosa, quello di impostare e di governare Processi Digitalizzati al proprio interno, dalla redazione dello Studio di Fattibilità alla configurazione del Documento Preliminare alla Progettazione.

In ispecie, l'insidia principale che si prospetta, in stretta similitudine a quanto accaduto per l'adozione delle norme della serie UNI EN ISO 9000, è che gli Employer's Information Requirements (Capitolati Informativi) e i BIM Execution Plans (Piani di Gestione Informativa) divengano sovrastrutture da iniziati, disgiunte dai Project Execution Plans, utili solo a legittimare la figura del cosiddetto BIM Manager.

Tutto ciò, pur in presenza di tendenze aggregative presso le Amministrazioni Pubbliche, non potrebbe richiedere poco tempo, ma è palese che il maggior portato della Digitalizzazione risiede nel conferire alla Committenza, tanto più qualora essa detenga la Gestione del Cespite, una capacità di assoluto Pilotaggio e Controllo dell'Investimento in Conto Capitale e come Spesa Corrente.

D'altra parte, proprio l'assenza diffusa, anche se non generale, di una graduale cultura organizzativa e gestionale della Domanda Pubblica rende improbabile qualsiasi tentativo di sapore miracolistico.

Analogamente, le Rappresentanze Professionali e Imprenditoriali dovrebbero parallelamente compiere un percorso di maturazione culturale e operativa di tutta la Filiera e di tutte le Catene di Fornitura, ancor più impegnativo, potendo agire sulle Grandi Organizzazioni, ma, sopra a tutto, dovendo intervenire sulle Piccole.
Del resto, laddove si decanti la potenzialità degli applicativi informatici non si deve dimenticare che in essi i contenuti discendono dalle capacità degli Operatori e che, di conseguenza, gli esiti delle Sperimentazioni e dei Prototipi della Modellazione Informativa non possono che riflettere la natura dei Saperi esistenti.

Orbene, se per le prime, le Grandi Organizzazioni, la sfida consiste nel cogliere la valenza sistemica della Digitalizzazione quale leva per la riconfigurazione degli assetti organizzativi e dei processi gestionali (ragion per cui si prospettano ingenti oneri a fronte di ritorni sull'investimento non immediati), per le seconde, le Piccole Organizzazioni, la sfida appare ancora più immane, improba senza una Politica Professionale e Industriale determinata.

La questione è che le Rappresentanze e i Mondi Professionali e Imprenditoriali avvertono, alla fine della Grande Crisi, i sintomi di un cambio di paradigma, ma, allo stesso tempo, la base degli Operatori risulta trovarsi assai lontana da quegli approcci. E non si tratta certo di una specificità del caso Italiano né si pensi che le resistenze altrove siano state o siano ancora minori.

Nella sostanza, ciò che lascia molti Attori perplessi è il divario, da taluni definito come ingente, che sussiste tra le Promesse (ovvero le Minacce) che l'Innovazione, qualunque cosa essa significhi, evoca e una lunga tradizione e storia alla medesima refrattaria tipica del Settore.

Si può, dunque, ben comprendere come l'utilizzo dell'acronimo BIM sia problematico, debba essere adoperato con prudenza e, soprattutto, non debba essere «strument(alizz)ato», ridotto alla mera strumentazione.

È proprio il fatto che l'interazione immediata degli Operatori con la Modellazione Informativa avvenga sugli applicativi informatici, sulla strumentazione, che probabilmente non contribuisce a chiarire la portata del passaggio, della transizione.
Con ciò non si vuole ovviamente intendere che gli Strumenti non siano decisivi, bensì che essi vadano intesi al cospetto di alcune considerazioni:
a) a livello tecnologico, in definitiva, il Modello Informativo Multi-Dimensionale diverrà sempre meno rilevante rispetto alla possibilità di essere visualizzato come ologramma, di essere esperienziato in un ambiente immersivo multi-sensoriale o direttamente in sito, di dare adito a produzioni additive di pezzi unici, di essere collegato ai sensori (recettori e attuatori) presso un Cespite o indossati da una persona;
b) a livello processuale, in ultima analisi, la Modellazione Informativa non può attuarsi efficacemente in assenza di flussi di lavoro collaborativi, di formule contrattuali relazionali, di un contesto, insomma, a essa favorevole.

Se pure ci si limitasse a qualche annotazione sui software di BIM Authoring, si dovrebbe rilevare che:
1) la logica per Assembly, pur attenuata dai più recenti applicativi di Digital Sketching, richiede una impostazione sistematica piuttosto lontana da quella abituale del Computer Aided Design;
2) l'organizzazione del lavoro, anche se limitata, alla tridimensionalità geometrica, è pur sempre parametrica e, dunque, sistemica;
3) il corredo informativo alfanumerico, cifra peculiare, tende a far sì che l'aggregazione dei Dati in Informazioni strutturate prescinda progressivamente dal supporto documentale;
4) l'Interoperabilità delle Informazioni ne dilata il campo di applicazione e la sfera di responsabilità, evidenziando la necessità di Validazione del Dato medesimo.

Che cosa, infatti, richiede un investimento nel Digitally-Enabled Programme & Project Management?

Perlomeno esso implica:
I) un importante piano di riqualificazione della Domanda Pubblica, accompagnato dalla realizzazione di protocolli relativi ai Workflow, condivisi dalle Parti, supportato dalla normativa nazionale e internazionale;
II) un disegno complessivo di riconfigurazione dell'Offerta, impostato su criteri reticolari che promuovano parziali aggregazioni multi-disciplinari tra Professionisti, Produttori e Costruttori.

Incrementare la Conoscenza comporta il ridurre il Rischio, ma ciò vuol dire reperire ingenti risorse aggiuntive.
La Quarta Rivoluzione Industriale, in effetti, non può essere attuata senza uno sforzo del Sistema Paese.