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Tipologie e distribuzione delle fonti di approvvigionamento idropotabile in Italia

Da quasi venti anni è stata introdotta nel sistema legislativo italiano la Legge 36 del 1994, il cui scopo era la realizzazione, anche in Italia, di un sistema integrato di gestione delle risorse idriche ad uso civile. Da allora ad oggi il tempo per una compiuta attuazione di questo provvedimento legislativo avrebbe potuto essere sufficiente. Diversamente, al 2008, dopo quasi quindici anni, quando ancora l’idea del referendum legislativo del giugno 2011 non era nemmeno stata concretizzata, l’ampia e dettagliata analisi ricognitiva svolta dall’ISTAT, per mezzo del proprio Servizio Ambiente, e pubblicata in uno specifico Rapporto, riferisce che su 184 Autorità d’Ambito Ottimale previste, solo il 70% registravano la esistenza di un gestore operativo del servizio idrico integrato. La trattazione di tutte le problematiche inerenti le difficoltà che ha incontrato la Legge 36 del 1994, e le successive modifiche ed integrazioni che ha subito nel tempo, esula evidentemente dalla possibile trattazione in un articolo, oltre che dalle competenze dello scrivente. In questa sede però si intende dare conto della peculiarità della distribuzione delle fonti di approvvigionamento idrico nel nostro territorio, come una delle possibili chiavi di interpretazione della difficoltà incontrata in Italia nella attuazione del sistema idrico integrato. Da un lato, come si vedrà la distribuzione dei punti di approvvigionamento idropotabile riflette l’assetto idrogeologico del nostro paese, mettendo in evidenza come, storicamente, la tipologia di fonte di approvvigionamento fra sorgenti, pozzi, acque superficiali e serbatoi artificiali sia logica funzione delle caratteristiche geologiche ed idrogeologiche del nostro territorio. Dall’altro lato, però, la lettura delle tipologie di fonti di approvvigionamento racconta anche un po’ la storia della evoluzione dell’approvvigionamento idropotabile nel nostro paese, nel senso che, per esempio, nell’Italia Centro Meridionale i territori, che non sempre coincidono con le regioni, amministrati, fino alla propria estinzione, dalla Cassa del Mezzogiorno, presentano un grado di pianificazione dei sistemi di adduzione e di sfruttamento delle risorse idriche a scopo potabile, ben più elevato, rispetto a territori, non molto lontani, nei quali lo sfruttamento della risorsa è avvenuto in modo frastagliato ed intermittente, spesso anche a causa della non esauriente conoscenza delle potenzialità di essa. Per questo in questa sede sarà presentata l’articolazione della distribuzione delle fonti di approvvigionamento idropotabile, nel territorio italiano, evidenziandone le peculiarità sia dal punto di vista del confronto con l’assetto idrogeologico sia dal punto di vista dell’eccessiva polverizzazione delle stesse sul territorio.

Giuseppe Sappa

Professore Associato di Idrogeologia Applicata, Dipartimento di Ingegneria Civile, Edile Ambientale, Facoltà di Ingegneria, Sapienza, Università di Roma

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