Efficienza Energetica
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Testo Unico Efficienza Energetica, la proposta AiCARR

L’obiettivo del Testo Unico, oltre a fornire un contributo di semplificazione (nessuna nuova legge o dispositivo normativo!) permette di garantire un accordo interpretativo, direi comparato, tra ciò che esiste ora e ciò che è in fase di completamento.

Negli ultimi anni il panorama legislativo/normativo si è molto modificato, con il recepimento delle tre principali direttive europee. Inizialmente con la direttiva 2001/91/CE e il suo successivo recast nel 2010 con la direttiva 2010/31/UE (EPBD - Energy Performance Building Directive), poi con la direttiva 2009/28/EU inerente l’utilizzo delle fonti rinnovabili, per arrivare alla recente 2012/27/UE sull’efficienza energetica recepita dall’Italia a luglio 2014 con il D.lgs 102:2014.
Sul tema efficienza energetica, tutti sono d’accordo: il settore produttivo, che la considera anticiclica rispetto alla crisi imperante, la politica, che elenca i vantaggi sull’occupazione e sulla crescita, ed infine la società, che sogna un modello diverso, libero da laccioli e gabelle inutili.
L’Europa si è posta negli ultimi anni obiettivi importanti inerenti l’efficienza energetica, ovvero di superare il target 2020 (comunque l’unico dei tre del 20-20-20 che non sarà raggiunto) e magari intensificare l’impegno per il 2030.
Questo avrebbe il risultato di ridurre le importazioni di metano da Ucraina e Libia (qualcuno dice fino al 30%), che è un problema di sicurezza energetica, per non parlare dei conseguenti minori esborsi per le importazioni e della inevitabile riduzione dei prezzi dei combustibili, la razionalizzazione delle spese per alcune infrastrutture di trasporto del gas forse avventate, lo stimolo per ricerca e produzione di tecnologie innovative, con concrete nuove opportunità di sviluppo e occupazione.
Di conseguenza la domanda giunge spontanea: il sistema regolatorio comunitario e nazionale appare coerente?
In base al piano clima-energia della UE varato recentemente, l’efficienza energetica continua a essere un obiettivo non vincolante e il suo target è sceso a un timido 27%, quasi un obiettivo business as usual. In Italia, per non smentirci, le detrazioni fiscali sulle riqualificazioni edilizie (confermate per il 2015) continuano a essere riproposte solo alla fine dell’anno, in un clima di incertezza perenne, e il recepimento della direttiva sull’efficienza sembra complicare le cose, con farraginosità nei meccanismi, sovrapposizione di competenze diverse (più di dieci gli enti coinvolti), assenza di coordinamento dei vari settori produttivi e soprattutto nessuna responsabilità concreta per l’attuazione.
Nel nostro settore, quello della efficienza energetica in edilizia, sarebbe facile, lo sappiamo, ridurre i consumi del parco edilizio del 30-40%, ma come si fa senza semplificazione e sostegno? Ci si aspetterebbe una decisione sul tema delle risorse e la necessità di avviare soluzioni di finanza innovativa, perché le detrazioni fiscali non bastano (anche se sarebbe già un bel risultato renderle stabili negli anni), occorrerebbero nuovi strumenti che consentano di coinvolgere risorse private, con fondi rotativi rialimentati dai risparmi energetici ottenuti. Pensate che la programmazione europea per il periodo 2014-2020 stanzia su questo tema 4 miliardi.
Come si sfruttano tali risorse? Tanto per fare un esempio, le Regioni non sono coinvolte nella programmazione della riqualificazione del 3% della superficie, né dei propri edifici, oggi prevista dal recepimento della direttiva sull’efficienza energetica solo per gli edifici governativi, e neanche per questi ultimi, che invece attraverso i Provveditorati dei Lavori Pubblici potrebbero trovare un soggetto attivo. Per non parlare del loro ruolo per il finanziamento della diagnosi energetica per le PMI: dire che sono all’oscuro del tema non è così lontano dalla realtà.
Altro aspetto importante è considerare in tutti gli interventi di efficienza e riqualificazione energetica di edifici esistenti (anche quelli vincolati), una compensazione su scala territoriale di infrastrutture energetiche rinnovabili o ad elevata efficienza energetica integrate con il tessuto urbano. Solo cosi una trasformazione urbana può essere ambito per politiche molto interessanti: si esce quindi dalla logica di intervento sul singolo edificio per entrare in un innovativo intervento sulla città. La stessa generazione distribuita può entrare con forza all'interno della trasformazione urbana, dando significato concreto al tema delle smart city, che invece in quel testo viene citato solo marginalmente.
Che la strada sia anche lunga e sconnessa lo dimostra lo scarso impegno del legislatore nei confronti dei regolamenti edilizi comunali, essi stessi obbligatoriamente da riformare perché concepiti in tempi antichi, mentre oggigiorno devono essere anche strumenti per promuovere efficienza energetica e utilizzo delle rinnovabili.
In tutto questo rientra anche l’attività, complessa perché tenta di associare due discipline storicamente agli antipodi, che AiCARR svolge a fianco del Ministero dei Beni Culturali, prima e dopo la pubblicazione delle Linee Guida AiCARR “Efficienza Energetica negli Edifici Storici”. I tempi sono maturi per affermare che l’efficienza energetica deve essere considerata una forma di tutela, del singolo edificio o di un insieme di edifici, del paesaggio, anche urbano ma non solo, addirittura della stessa identità culturale di una comunità. Tale affermazione “hard” si inserisce nell’interpretazione della Convenzione Europea del Paesaggio del 2000, che definisce e supera i limiti del rapporto tra sostenibilità e paesaggio, precedentemente tenuti rigorosamente ed orgogliosamente autonomi nei mondi separati dell’urbanistica e dell’ecologia. Interpretazione oggi assolutamente lecita perché il carattere proprio dell’ambiente in cui viviamo deriva dall’azione di fattori naturali e umani e dalle loro interazioni, ed il territorio deve essere tutelato così come percepito dalla sua popolazione.
La trasformazione urbana è un ambito di sperimentazione di politiche del territorio in linea con gli obiettivi di salvaguardia ambientale, ma se viene espropriata della parte energetica si riduce a ricalcare schemi ormai obsoleti, inutili e addirittura controproducenti.
In assenza di una modifica radicale del modo di affrontare e risolvere antiche convinzioni, quelle di un tempo da lasciare ormai definitivamente alle spalle, non dobbiamo meravigliarci se il Paese non cresce: perché mai dovrebbe farlo, se continuiamo a fare le stesse cose nello stesso modo?
Forse il paradosso dell’efficienza energetica si spiega con una mancanza di cultura, la cultura dell’efficienza ed è qui che AiCARR deve intervenire. Infatti basta pensare all’evoluzione normativa e legislativa degli ultimi dodici anni, che ha portato ad avere un quadro legislativo nazionale in tema di efficienza energetica degli edifici talmente (e inutilmente) complesso da comportare un problema serio agli operatori del settore, dai progettisti ai certificatori, ma anche ai produttori e agli installatori. Abbiamo considerato nella maniera più involuta le Direttive europee in tema di efficienza energetica e fonti rinnovabili: emanate una dopo l’altra e spesso di difficile interpretazione, sono caratterizzate da recepimenti in Italia tardivi, tautologici, contraddittori e a volte inutili. L’esempio della legislazione che ha riguardato la certificazione energetica è emblematico: il processo di recepimento è stato completato dopo ben 12 anni dalla pubblicazione della Direttiva EPBD.
La questione normativa non è da meno. Il mandato 343 assegnava al CEN il compito di definire norme tecniche a supporto della direttiva EPBD, tali norme sono uscite in ritardo rispetto ai tempi previsti per il recepimento della Direttiva stessa, ma hanno dovuto comunque essere interpretate nella loro trasposizione a livello nazionale: l’intenso lavoro del Comitato Termotecnico Italiano (CTI) ha reso disponibile il meritorio pacchetto UNI-TS 11300 in tempi brevi, tali però da richiedere aggiornamenti successivi. Per non parlare poi della questione non ancora definita degli edifici a energia quasi zero che dovrebbero essere realizzati con le nuove regole a partire dal 2018.
È in questo quadro che nasce la decisione di AiCARR, l’associazione culturale che meglio rappresenta i progettisti e le aziende del settore impiantistico, di proporre ai propri soci e alla politica un Testo Unico sull’efficienza energetica negli edifici, con lo scopo di fare chiarezza, di semplificare e di rendere più omogenea la regolamentazione legislativa dell’efficienza energetica del patrimonio edilizio nazionale.
Con questa proposta, AiCARR si candida con più forza, ed in modo più operativo, a supportare tecnicamente il mondo istituzionale, sia a livello centrale sia locale. La semplicità legislativa permette alle istituzioni di esercitare in modo univoco e chiaro le attività di progetto, verifica e controllo, ma soprattutto restituisce agli utenti una maggiore certezza sulle prestazioni energetiche dichiarate di edifici e impianti. L’obiettivo del Testo Unico, oltre a fornire un contributo di semplificazione (nessuna nuova legge o dispositivo normativo!) permette di garantire un accordo interpretativo, direi comparato, tra ciò che esiste ora e ciò che è in fase di completamento.
Sociologi come Baumann e Touraine sono d’accordo nell’affermare che ormai la fiducia delle persone, nel settore di proprio interesse, si ottiene lavorando per un futuro diverso, radicalmente diverso, dove ognuno può riappropriarsi di un ruolo finalmente attivo nella propria vita. L’idea stessa di questo futuro, come dice George RR Martin, si basa sulla condivisione di un bisogno collettivo. AiCARR può esercitare un ruolo importante in questo senso.

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