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Tecnologie immersive: il motore silenzioso della rivoluzione digitale

Le tecnologie immersive stanno trasformando il settore delle costruzioni, ridefinendo i processi di progettazione attraverso simulazioni interattive e la connessione tra spazio fisico e virtuale. Tuttavia, la mancanza di standard condivisi e metodologie strutturate rappresenta una sfida per la loro adozione su larga scala.

Evoluzione delle realtà immersive: ripensare spazi e percezioni nel costruito

L'evoluzione delle realtà immersive nel contesto dei processi costruttivi rappresenta un campo di studio complesso, che va oltre la mera innovazione tecnologica. Le tecnologie immersive non si configurano come soluzioni definitive, ma pongono interrogativi significativi sulla natura della rappresentazione e sulle modalità di interazione con gli spazi.

Questo articolo non vuole essere una soluzione definitiva all’applicazione delle tecnologie immersive, ma rappresenta un primo passo verso la strutturazione di un nuovo approccio, visionario ma realistico, esaminando sia le potenzialità che i limiti di un paradigma che ridefinisce i confini tra esperienza virtuale e percezione fisica.

 

Un nuovo linguaggio per il futuro delle costruzioni: oltre la visualizzazione tradizionale

Osservando l'attuale panorama delle costruzioni, è impossibile non notare la velocità con cui le tecnologie stanno ridisegnando l'intero ecosistema professionale. Quello che un tempo sembrava essere un settore metodico e tradizionale si sta trasformando in un campo di innovazione dirompente, dove l'evoluzione tecnologica non è più un'opzione, ma una necessità strategica.

Il viaggio tecnologico è iniziato con strumenti come il CAD, che hanno digitalizzato i primi progetti, e sta oggi evolvendo verso orizzonti che appena pochi anni fa sarebbero sembrati fantascientifici. Blockchain, Metaverso, Realtà Immersive e Intelligenza Artificiale non sono più concetti astratti, ma realtà operative che stanno ridefinendo ogni aspetto della progettazione e della gestione del costruito.

Discipline un tempo considerate marginali – come LCA, Digital Twin , IoT e Robotica – stanno diventando componenti centrali nei processi progettuali. Questa evoluzione non è casuale, ma segue un principio dinamico di azione e reazione: ogni innovazione genera nuove esigenze, che a loro volta stimolano ulteriori sviluppi tecnologici. È un circolo virtuoso che accelera costantemente la complessità e le potenzialità del settore.

A mio avviso uno dei punti di svolta più affascinanti riguarda le realtà immersive. Stiamo assistendo a un cambiamento sostanziale nella concezione stessa della progettazione e dell’esecuzione. Non più relegati a rappresentazioni bidimensionali statiche, oggi i professionisti possono immergersi letteralmente nei loro progetti, interagendo con ambienti tridimensionali ricchi di dettagli e possibilità di simulazione.

Nel mio attuale progetto di ricerca, sto esplorando proprio questa frontiera: come le tecnologie emergenti possono integrarsi con approcci consolidati come il BIM, generando nuove opportunità di collaborazione e analisi. L'obiettivo non è rimpiazzare i metodi esistenti, ma arricchirli, creando un ecosistema tecnologico più dinamico e intelligente.
Riflettendo su questi cambiamenti, diventa sempre più chiaro che l'innovazione non riguarda solo gli strumenti, ma il modo stesso in cui pensiamo, progettiamo e interagiamo con gli spazi che costruiamo.

 

Foto che ritrae l'utente mentre cammina all'interno del teatro virtuale.
Figura 1 - Foto che ritrae l'utente mentre cammina all'interno del teatro virtuale. (Simone Balin)

  

Il ruolo delle tecnologie immersive nella trasformazione digitale

Nonostante il potenziale rivoluzionario, questo percorso di innovazione si trova ad affrontare sfide strutturali significative che rallentano l'adozione sistemica.

La principale criticità risiede nella mancanza di standard applicativi condivisi, una problematica evidenziata da diversi studi in letteratura e nel settore. A differenza di ambiti come medicina e gaming, dove le tecnologie immersive hanno trovato percorsi di integrazione definiti, il mondo AEC sperimenta un ritardo metodologico significativo. Questo gap non è semplicemente tecnico, ma investe dimensioni più profonde di comprensione e applicazione strategica.

 

Foto che ritrae due utenti durante una simulazione di gioco
Figura 2 - Foto che ritrae due utenti durante una simulazione di gioco. (Simone Balin)

 

Tale contesto di frammentazione metodologica rende particolarmente complessa l'integrazione tra metodologie strutturate come il BIM e le nuove tecnologie immersive. Eppure, proprio questa integrazione rappresenta un punto di svolta potenziale che potrebbe trasformare radicalmente i processi progettuali. Immaginiamo la possibilità di valutare rapidamente fasi progettuali e di esecuzione attraverso ambienti virtuali interattivi, abbattendo le barriere comunicative tra progettisti, costruttori e committenti.

La congiunzione tra BIM e tecnologie immersive non è quindi una mera sovrapposizione tecnologica, ma un processo di ridefinizione degli approcci progettuali.

Le barriere all'implementazione vanno oltre i limiti tecnici: richiedono una riconfigurazione degli standard operativi, delle competenze professionali e dei modelli di comunicazione nel settore delle costruzioni.

La mia riflessione personale converge su un punto cruciale: l'innovazione non può essere un processo imposto dall'alto, ma deve emergere da una collaborazione strategica tra tecnologi, professionisti del settore e istituzioni. L'obiettivo non è sostituire le metodologie esistenti, ma arricchirle, creando collegamenti tra tradizione e innovazione.

La definizione di uno standard applicativo completo rappresenta un obiettivo rilevante per il settore. Tale standard dovrebbe essere sufficientemente flessibile da adattarsi alle diverse esigenze progettuali, mantenendo al tempo stesso un livello di rigore adeguato a garantire qualità, precisione e interoperabilità tra gli attori coinvolti. Credo che nel prossimo futuro le tecnologie immersive non saranno un optional, ma una necessità evolutiva per il settore delle costruzioni. La sfida non è se implementarle, ma come farlo in modo strategico, consapevole e strutturato.

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Tecnologie immersive sotto la lente normativa

Il quadro normativo attuale, sia a livello nazionale che internazionale, presenta alcune lacune che possono rappresentare una sfida sia per i clienti, che trovano difficile definire richieste basate su standard consolidati, sia per gli offerenti, che necessitano di linee guida più chiare per la raccolta e la condivisione dei dati.

Gli standard correnti si focalizzano prevalentemente sulla strutturazione dei dati in ambienti digitali tradizionali, ma non sempre tengono conto delle specifiche esigenze delle rappresentazioni immersive. Queste ultime richiedono infatti flussi informativi e strutture dati più adatti a contesti esperienziali. Rafforzare il quadro normativo in questo ambito potrebbe favorire un'adozione più ampia ed efficace delle tecnologie immersive, promuovendo una maggiore interoperabilità e chiarezza tra i diversi attori coinvolti.

Un ulteriore problema riguarda la difficoltà nel distinguere e classificare le differenze tra tecnologie immersive e tecnologie digitali tradizionali. L'adozione di tecnologie immersive nel settore AEC non si limita a far comprendere i dati, ma consente agli utenti di percepirli attivamente attraverso strumenti come attuatori e simulatori. Questo suggerisce la necessità di integrare l’attuale architettura di flusso informativo, con requisiti e categorie specifiche che potrebbero ampliare le attuali tecnologie digitali tradizionali.

Le normative e gli standard attuali, come quelli definiti dall'IEEE 2888 e ISO IEC 23005, rappresentano un'avanguardia in questo campo, proponendo degli standard di integrazione tra mondi reali e virtuali. Tuttavia, non si concentrano specificamente sul settore delle costruzioni e tendono a focalizzarsi principalmente sui flussi informativi relativi agli strumenti, trascurando l’approccio sensoriale e percettivo delle tecnologie immersive, che rimane soggetto a interpretazioni individuali.

Analizzando le normative in ambito costruttivo, alcuni accenni sono presenti nelle ISO 19650 e nelle normative nazionali UNI 11337, che si concentrano sulla definizione e strutturazione di approcci per la gestione delle informazioni in ambito BIM . Queste norme si limitano a ipotizzare possibili estensioni per le simulazioni immersive, senza fornire una concreta implementazione. Anche la recente ISO 7817-1 rappresenta un importante passo avanti nella gestione dei livelli informativi, fornendo specifiche dettagliate per la documentazione e la gestione delle informazioni nel contesto della progettazione e costruzione con tecnologie digitali tradizionali. Tuttavia, non affronta in modo diretto le peculiarità legate all’uso delle tecnologie di realtà virtuale (VR) e aumentata (AR), lasciando aperte opportunità per ulteriori sviluppi normativi che possano integrare queste dimensioni innovative.

Il Nuovo Codice Appalti (D.lgs. n. 36/2023) , nell'Allegato I.9, riconosce la possibilità per le stazioni appaltanti e gli enti concedenti di definire requisiti informativi specifici. Inoltre, l'articolo 43 sottolinea l'importanza dell'uso di dispositivi digitali per la modellazione informativa multidimensionale, aprendo la strada all'integrazione di soluzioni tecnologiche avanzate, tra cui la realtà aumentata e immersiva.

LEGGI ANCHE:  BIM, articolo 43 e allegato I.9 nel Correttivo al Codice dei Contratti Pubblici

 

Estratto del Nuovo Codice Appalti n.362023– Allegato 43.
Figura 3 – Estratto del Nuovo Codice Appalti n.362023– Allegato 43. (Simone Balin)

 

Tuttavia, sorge spontanea una domanda cruciale: come può una stazione appaltante richiedere questo tipo di servizio agli offerenti in assenza di una struttura consolidata di requisiti?

Consideriamo un esempio pratico. Una stazione appaltante decide di richiedere l'uso di nuove tecnologie immersive in un progetto. In assenza di normative o standard specifici, gli offerenti potrebbero adottare approcci molto diversi. Si consideri:

  • Offerente 1: dopo aver realizzato i modelli digitali, prepara una serie di rendering 360 visualizzabili con un visore VR.
  • Offerente 2: dopo la realizzazione del modello digitale, predispone un modello virtuale condiviso e interoperabile in ambiente virtuale.

In questo scenario, risulterebbe impossibile stabilire quale approccio sia il migliore o più adeguato. Entrambe le soluzioni potrebbero essere considerate valide o, al contrario, inadeguate.

Questa riflessione nasce dal fatto che, allo stato attuale, l'assenza di una chiara consapevolezza sulla struttura necessaria per l'integrazione di queste tecnologie rende impossibile definirne l'applicazione "corretta".

 

Oltre il BIM: le tecnologie immersive e il futuro delle costruzioni

Immaginate di camminare in un cantiere dove le pareti prendono vita, o di trovarvi in un ufficio virtualizzato in cui i progettisti possono vedere attraverso i materiali e gli ingegneri possono simulare scenari complessi con un semplice gesto. Questo non è più un sogno futuristico, ma una realtà in fase di esplorazione nelle tecnologie per le costruzioni.
D'altra parte, ciò che spesso osservo sono software house e aziende che adottano queste tecnologie con un mix di entusiasmo e confusione. Spesso, questo approccio è motivato più dalla paura di rimanere indietro che da una visione strategica ben definita.

Ma cosa le rende così speciali? La capacità di abbattere le barriere tra il digitale e il fisico. Pensate a un architetto che può camminare dentro un progetto ancora prima che venga costruito, o a un project manager che può simulare scenari di rischio in un ambiente completamente virtuale. Sono questi i momenti in cui la tecnologia diventa davvero trasformativa.

Il BIM in questo scenario non è un competitor, ma un alleato prezioso. Rappresenta la spina dorsale informativa che può dare senso e struttura a questi nuovi strumenti. È come un regista che orchestra un'opera complessa, dove ogni tecnologia immersiva diventa un attore con un ruolo specifico.

 

Sinergia delle Tecnologie Immersive e BIM.
Figura 4 - Sinergia delle Tecnologie Immersive e BIM. (Simone Balin)

 

Ricordate quando Internet e le e-mail hanno rivoluzionato la comunicazione in meno di due decenni?

Le tecnologie immersive stanno percorrendo una traiettoria simile: dal prodotto di nicchia a funzione. Ma questo passaggio richiede pazienza, visione strategica e soprattutto, una comprensione profonda del loro reale valore.

La vera sfida non è possedere la tecnologia più avanzata, ma saperla integrare in modo intelligente. Non si tratta di sostituire l'esperienza umana, ma di ampliarla, di darle nuovi occhiali attraverso cui guardare la complessità del mondo costruito.

Nei prossimi anni, chi saprà combinare sensibilità tecnologica e visione progettuale farà la differenza. Non saremo più solo costruttori o progettisti, ma registi di esperienze spaziali sempre più interconnesse e intelligenti.

 

Come le tecnologie immersive possono ridefinire i processi BIM?

Nel settore AEC, la progettazione e gestione di edifici e infrastrutture si fondano su solide basi tecniche: normative, regolamenti, standard di sicurezza e tecniche progettuali, insieme alla conoscenza approfondita dei materiali e delle tecnologie costruttive. Tuttavia, il cuore pulsante di ogni progetto non risiede solo nei dati e nelle informazioni raccolte, ma anche nella capacità di interpretarli e tradurli in esperienze concrete.

Il fabbisogno informativo, cruciale in ogni fase del processo, è molto più di una semplice raccolta di dati. È un ecosistema di conoscenze tecniche e percettive, dove ogni elemento – dalla ricerca tecnica alla consultazione di linee guida – si intreccia con l’esperienza sensoriale e immersiva. Pensate alla vista, all’udito, al tatto: queste dimensioni percettive non sono accessorie, ma fondamentali per migliorare la comprensione e la qualità complessiva dell’opera.

Il BIM, in questo contesto, agisce come un asse portante che collega e organizza flussi informativi. Tuttavia, non basta. Gli strumenti BIM attuali, per quanto evoluti, mostrano limiti significativi. Non riescono a definire in modo completo i requisiti di carattere immersivo, lasciando scoperti aspetti chiave come il comportamento degli oggetti (statico o dinamico), le relazioni tra utenti e oggetti, o le caratteristiche multisensoriali delle rappresentazioni.

 

Struttura Immersiva raffigurante un Metaverso con spazi expo espositivi per il gaming.
Figura 5 - Struttura Immersiva raffigurante un Metaverso con spazi expo espositivi per il gaming. (Simone Balin)

 

Ed è qui che le tecnologie immersive entrano in gioco, non come semplici strumenti ma come catalizzatori di una trasformazione più profonda. Immaginate di poter "entrare" in un progetto prima ancora che sia costruito, di percepire lo spazio, di interagire con esso, di sperimentare le scelte progettuali in tempo reale. Questo livello di coinvolgimento sensoriale ed emotivo è ciò che trasforma un flusso di dati in un’esperienza vivida, concreta e collaborativa.

Ma c’è ancora strada da fare. La classificazione attuale dei livelli di immersione, basata principalmente sugli strumenti utilizzati, è riduttiva. È necessario ridefinire questi livelli integrando requisiti informativi e geometrici specifici per ambienti immersivi, sviluppando procedure che guidino la selezione e l’uso dei dati in relazione al grado di immersività richiesto.

 

Il potenziale di un approccio strutturato all'immersività

Nell’evoluzione delle tecnologie per il settore AEC, emerge un’idea fondamentale che sta rivoluzionando il nostro modo di concepire le interazioni digitali: la distinzione tra fabbisogno informativo e fabbisogno immersivo. L’immersività, infatti, ha le sue radici più profonde nell’esperienza umana. Per quanto avanzate siano, le macchine non possono riprodurre l’immersione come esperienza sensoriale ed emotiva completa; possono solo facilitarla. La vera sfida tecnologica è proprio questa: tradurre un’esperienza percettiva, multisensoriale e complessa in parametri strutturati e applicabili.

 

Piramide informativa e immersiva per umani e macchine.
Figura 6 - Piramide informativa e immersiva per umani e macchine. (Simone Balin)

 

La conoscenza si sviluppa attraverso una gerarchia articolata: dai dati grezzi si passa alle informazioni elaborate, fino alla conoscenza che algoritmi sofisticati possono utilizzare per generare intuizioni. Tuttavia, al vertice di questa piramide si trovano due elementi esclusivamente umani: la coscienza, e l’immersività, capaci di integrare percezioni sensoriali, emozioni e contesti ambientali in un’esperienza unica e irripetibile.

In questo scenario, il fabbisogno informativo e il fabbisogno immersivo si pongono come due dimensioni complementari ma distinte.

  • Il primo si occupa della quantità e qualità di informazioni necessarie per analizzare una situazione, adattandosi a contesti che vanno da panoramiche generali ad analisi iper-dettagliate.
  • Il secondo, invece, riguarda il coinvolgimento sensoriale e percettivo, che aggiunge valore alla mera acquisizione di dati, trasformandola in un’esperienza profonda e immersiva.

Nel contesto del BIM, queste due prospettive si intrecciano, trasformando il modello digitale in molto più di un contenitore di informazioni: un ecosistema dinamico e interattivo, capace di coinvolgere l’utente su diversi livelli sensoriali. Questa trasformazione permette un’esplorazione fluida e immersiva del progetto, aprendo nuove possibilità di comprensione e partecipazione.

 

 ..Continua la lettura nel PDF.

Nel PDF si continua parlando di:

  • Verso un modello strutturato di immersività: strategie e approcci
  • Un framework innovativo per simulazioni immersive
  • Una nuova struttura spaziale
  • Una nuova consapevolezza del progetto
  • Esempi di simulazioni immersive strutturate
  • USD vs IFC: la nuova grammatica degli spazi digitali
  • Visioni future attraverso un percorso di trasformazione consapevole

Articolo integrale in PDF

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