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Tecnologia Idroponica per l’Agricoltura Urbana

Negli ultimi anni stiamo assistendo alla diffusione dell’Agricoltura Urbana, ovvero “il fenomeno per cui all’interno della città si ha un processo di coltivazione, trasformazione, distribuzione e vendita di prodotti alimentari agricoli, nella città per la città” . Nella storia la produzione agricola all’interno delle città è sempre stata una presenza importante, anche se intermittente; dall’hortus conclusus, passando per la Garden City di Howard, fino agli orti operai e agli orti di guerra nei periodi di crisi economica e sociale, e ritrova oggi un nuovo ruolo. Il concetto, conosciuto con il termine Urban Agriculture fu popolarizzato negli anni Settanta dall’urbanista anglo-americano Jac Smit, il quale sosteneva che, tramite la pratica della produzione alimentare in ambito urbano le città potessero passare da essere al contempo, consumatrici di risorse a preservatrici di risorse, perseguendo sostenibilità, qualità della vita e benessere per i cittadini. Seguono la stessa impostazione le successive riflessioni, come quella di Luc J.A Mougeot, adottata anche dalla FAO, che definisce questa come una filiera di attività legata alla alimentazione (produzione, trasformazione, vendita) che si svolge entro i limiti urbani; definizione che incontra anche quella del Council on Agriculture Science and Technology CAST . Risulta allora immediatamente evidente come tale locuzione sia usata per indicare una molteplicità di azioni e comprenda una varietà di sfumature e significati, fino a costituire un “ombrello” sotto cui è possibile inserire tutte la attività che ruotano intorno alla produzione alimentare.`

Ad oggi, la pratica della produzione di alimenti in spazi urbani, trova seguito e consenso in molti contesti, con valenze ed espressioni diverse ed in risposta ad esigenze differenti. Nelle grandi città del cosiddetto “nord del mondo”, in Nord America e in Europa, tale fenomeno si sviluppa arricchendosi di valenze quali sostenibilità e modelli alimentari alternativi. In questi contesti la diffusione di pratiche di produzione di alimenti a livello urbano, caratterizzata da multifunzionalità e creazione di servizi eco-sistemici, nasce da esigenze condivise: riduzione delle filiere, riavvicinamento tra consumatore e produzione, educazione ambientale e alimentare, convivialità, partecipazione, qualità ambientale delle città, cura del territorio, benessere, salute, riqualificazione urbana, aiuto a categorie svantaggiate. Le città contemporanee sono infatti grandi consumatrici e fanno parte di un sistema alimentare non sostenibile, caratterizzato da importazioni, trasporti, e consumi che hanno un forte impatto sull’ambiente e sull’economia.

Se in passato il tema dell’ alimentazione è stato affrontato da politiche agricole, oggi, l’agricoltura urbana si inserisce come una delle strategie degli emergenti Urban Food Plans (Piani Alimentari Urbani), come nella città di Vancouver o Portland ma anche nella città di Pisa nel nostro paese, basati sulla consapevolezza dell’importanza del legame tra città, alimentazione e produzione. L’agricoltura urbana diventa quindi una delle strategie per l’innesco di una rete di attività sociali, commerciali e ricreative, benefici ambientali legati all’inverdimento della città e alla gestione di risorse.
Da alcune analisi di casi studio ed esperienze nazionali ed internazionali, risulta evidente come l’Agricoltura Urbana si declini all’interno della città alle diverse scale: dalla pianificazione, alla progettazione di nuove tipologie di spazi aperti (community gardens, parchi agricoli, orti scoalstici, pocket vegetable gardens) alla progettazione dell’integrazione tra produzione agricola e ambiente costruito, con forme di Building Integrated Agriculture per le coperture verdi (rooftop farms) o con sistemi di serra integrati, fino alla progettazione di componenti tecnologici per rispondere a questa nuova esigenza e trend.

Il fenomeno, dal punto di vista dell’architettura, non implica dunque meramente la produzione di ortaggi, ma coinvolge la progettazione di nuovi spazi con nuove funzioni e servizi, nei luoghi all’aperto e integrati nell’ambiente costruito, sfruttando il trasferimento tecnologico dalle discipline dell’agronomia verso l’architettura. Alcune interessanti esperienze in questa direzione si avvalgono di quelle tecnologie di coltivazioni “fuori suolo” dove la terra viene sostituita da un substrato inerte, irrigato da soluzioni nutritive necessarie per apportare tutti gli elementi per la crescita, conosciute con il termine “idroponica”. Si tratta della stessa tecnologia conosciuta nel mondo delle costruzioni, poiché utilizzata dai sistemi di verde verticale tipo living walls dove si mescolano architettura, ingegneria e botanica.

Il termine “idroponica” deriva dal Greco “idros” (acqua) e “ponos” (lavoro); letteralmente: “acqua che lavora”, questa tecnica si è sviluppata in risposta alla ricerca di sistemi di coltivazione più sostenibili, grazie all’impiego dei sistemi di automazione e computerizzazione per il controllo della soluzione nutritiva e per il recupero dell’acqua. Con questa definizione si intendono quindi metodi di coltivazione in cui le piante sono alloggiate in substrato inerte o liquido, ed i nutrienti (macro e micro elementi) sono forniti in soluzione.

ALL'INTERNO DELL'ARTICOLO INTEGRALE UN APPROFONDIMENTO SUL TEMA PIU UNA SERIE DI ESEMPI DI CUI SE NE RIPORTANO ALCUNI