Tadao Andō: geometria e luce per spazi meditativi e iconici nel mondo dell'architettura contemporanea
Tadao Andō, architetto giapponese vincitore del Premio Pritzker, ha creato nella sua carriera spazi meditativi e iconici. I suoi progetti, basati su geometrie pure e materiali come il cemento a vista, esplorano la relazione tra luce e natura, offrendo un’esperienza unica e riconciliante.
Tadao Andō: architettura tra geometrie semplici, luce e natura
Biografia
Tadao Andō, nato nel 1941 a Osaka in Giappone rappresenta una delle figure più importanti dell'architettura contemporanea.
Da bambino, l'architetto giapponese trascorreva il suo tempo soprattutto nei campi e per le strade. Dai 10 ai 17 anni, si dedicò anche alla costruzione di modelli di navi, aerei e stampi in legno, apprendendo il mestiere da un falegname. Dopo un breve periodo come pugile, Andō iniziò la sua formazione da architetto come autodidatta facendo apprendistati presso diverse figure rilevanti, come designer e urbanisti, per brevi periodi.
Negli anni 60' l'architetto ha raccontato di aver conosciuto la figura di Le Corbusier leggendo un libro a Osaka. Nello stesso periodo fece viaggi di studio in Europa e negli Stati Uniti per osservare e analizzare i grandi edifici della civiltà occidentale, mantenendo un quaderno di schizzi dettagliato come "diario di viaggio".
Quando visitò Marsiglia, Andō ricorda di aver visto l'Unité d'Habitation di Corbusier e di essere rimasto affascinato dall'uso dinamico del cemento.
Ha assimilato gli spazi attraverso l'osservazione. Nel 1969, alcuni anni dopo i suoi viaggi, ha aperto la propria agenzia a Osaka, concentrandosi inizialmente sulla progettazione di case private.
Sebbene il cemento (insieme all'acciaio e al vetro) sia il materiale preferito dell'architetto, ha utilizzato il legno in alcuni progetti rari, incluso il Padiglione Giapponese per l'Expo '92 in Spagna.
Nel 1995, gli è stato ufficialmente conferito il Premio Pritzker per l'architettura all'interno delle mura del Grand Trianon a Versailles in Francia.
Le sue opere realizzate principalmente in cemento armato, definiscono gli spazi in modi unici e innovativi, consentendo a luce e vento di creare schemi mutevoli in tutte le sue strutture, dalle abitazioni e complessi residenziali ai luoghi di culto, musei pubblici e centri commerciali. Le sue convinzioni sul ritorno alla semplicità geometrica, ispirate ai concetti degli antichi Greci, gli forniscono una base teorica solida.
Andō ha saputo cogliere un elemento magico nell'architettura, accessibile a tutti, e ha dedicato la sua carriera a esplorarne le infinite sfumature e possibilità.
Cemento effetto "liscio" grazie alle casseforme a tenuta stagna e carpenteria esperta
Il cemento di Andō è spesso descritto come “liscio come seta”. Spiega che la qualità della costruzione non dipende dalla miscela stessa, ma piuttosto dalla cassaforma in cui il cemento viene colato. Grazie alla tradizione dell'architettura in legno in Giappone, il livello artigianale della carpenteria è molto elevato. Le casseforme in legno a tenuta stagna sono essenziali. Altrimenti, possono comparire fori e la superficie può creparsi.
Le sue opere si basano profondamente sull'esplorazione delle forme primitive. Forme semplici come triangoli, quadrati e cerchi, che lasciano un'impronta formale unica e riconoscibile nel paesaggio. I suoi progetti mirano ad astrarre lo spazio, offrendo ai visitatori un'esperienza unica e riconciliante.
Le sue casseforme, o impalcature in legno come vengono chiamate in Giappone, sono persino verniciate per ottenere una finitura liscia come seta per il cemento. I fori equidistanti nel cemento, che sono diventati quasi un marchio di fabbrica dell'architetto, sono il risultato dei bulloni che tengono insieme le casseforme. Il cemento di Andō è sia struttura che superficie, mai camuffato o intonacato.
Sebbene Ando preferisca il cemento, non fa parte della tradizione edilizia giapponese. “La maggior parte delle case giapponesi sono costruite con legno e carta,” spiega, “inclusa la mia. Ci vivo da quando ero bambino. È come una caverna, mi sento molto a mio agio lì.”
L'architetto ha spiegato che la sua principale sfida consiste nel progettare spazi capaci di preservare la tranquillità umana senza risultare esclusivamente isolanti. Ritiene che l'obiettivo dell'architettura sia creare ambienti in cui le persone possano mantenere indipendenza e intimità. L'essenza distintiva dello stile dell'architetto si riflette in due elementi chiave: la modulazione della luce e una marcata presenza della natura.
Sebbene l'architettura di Ando sia fortemente influenzata dal ritorno formale agli archetipi della geometria descrittiva, rimane strettamente legata al concetto di engawa, preservando l'individualità degli spazi e rendendoli autonomi nel loro contesto. Questa caratteristica della cultura giapponese è realizzata da Ando attraverso la progettazione di una relazione particolare tra interno ed esterno, ottenuta studiando e controllando gli spazi d'ingresso interstiziali. Attraversare la soglia diventa un “rito di passaggio” tra spazi pubblici e privati, che richiede un'attenzione particolare.
Engawa
L’engawa è un elemento architettonico tradizionale giapponese, tipico delle abitazioni in stile washitsu. Consiste in una sorta di veranda o corridoio esterno coperto, che corre lungo i lati della casa, posizionato tra l’interno e l’esterno dell’edificio. L'engawa è generalmente realizzato in legno e si trova subito oltre le porte scorrevoli di carta (shoji), creando un ambiente intermedio che collega l’interno della casa al giardino o all’ambiente naturale circostante.
L'engawa ha una funzione sia pratica che simbolica: permette la ventilazione e la luce, protegge la casa dagli agenti atmosferici e diventa uno spazio di transizione che incarna l’armonia tra abitazione e natura, favorendo un contatto più diretto con l’ambiente esterno e una continuità visiva con il giardino.
Freddezza dei materiali e solennità della luce valorizzata da un calcestruzzo "liscio"
John Morris Dixon di Progressive Architecture scrisse nel 1990: “La geometria dei piani interni di Ando, che solitamente coinvolge sistemi rettangolari attraversati da pareti curve o angolate, può sembrare a prima vista piuttosto arbitraria e astratta. Ciò che si trova negli edifici reali sono spazi attentamente adattati all'occupazione umana.” Inoltre, descrive il lavoro di Ando come riduzionista, ma “… l'effetto non è quello di privarci della ricchezza sensoriale. Tutt'altro. Tutta la sua moderazione sembra mirata a focalizzare la nostra attenzione sulle relazioni tra i suoi ampi volumi, il gioco della luce sulle pareti e le sequenze processionali che sviluppa.”
Per raggiungere questo risultato, l'architetto utilizza l'impersonalità e la freddezza dei materiali e la solennità della luce, spesso proveniente dall'alto come elemento drammatico. Il calcestruzzo liscio, sapientemente gettato, cattura i fasci di luce che si muovono continuamente, creando una celebrazione rituale di spazio e ombre.
L'architettura di Andō si configura come uno spazio di meditazione e serenità, indipendentemente dalla funzione programmatica. Egli sostiene che ogni spazio progettato potrebbe servire come abitazione privata. L'atto umano implica scegliere un luogo, comprenderlo, studiarlo e avviare o rinnovare un dialogo con il contesto naturale o artificiale. Dobbiamo ricordare che, materialmente, ciò che costruiamo un giorno scomparirà, ma il messaggio e l'idea che vogliamo trasmettere rimarranno, ammirati o criticati a seconda del nostro successo.
Relazione tra mondo orientale e minimalismo, semplici geometrie, artigianalità e natura
La relazione tra mondo orientale e Minimalismo in architettura ha origini molto antiche e fra le figure più rappresentative c'è Tadao Andō che fu nostro per il suo stile essenziale e monumentale che sembra apprendere dalla lezione di Louis Kahn attraverso i filtri della cultura giapponese.
Il contrasto tra la luce e i materiali e l'adozione di semplici geometrie che entrano in contatto con gli elementi naturali attraverso aperture e corti interne rappresentano le caratteristiche principali della sua architettura. La vera novità è la sensazione di entrare all'interno degli edifici dell'architetto, lo spazio risulta freddo introverso e contemplativo. Questo si vede in diversi progetti dalle abitazioni individuali realizzate a Osaka e Hyōgo e nel sistema residenziale Rokko I a Kobe, dove Tadao Andō accresce il livello di complessità (ripetendo lo stesso modulo per creare una grande varietà di alloggi e spazi pubblici) e si adatta al contesto collinare.
L'artigianalità, la materialità, i dettagli tipici della tradizione nipponica vengono tradotti in maniera moderna attraverso l'uso di un materiale in particolare, il cemento a vista che perde l'aspetto grezzo e brutalista del bèton brut di Le Corbusier e diventa invece elegante, levigato ed è il risultato di una ricetta particolare versata poi in casseforme che si basano sulla dimensione del tatami giapponese.
La Row House di Sumiyoshi, costruita nel 1976, è una rappresentazione diretta della concezione architettonica di Ando ed è una delle sue prime opere a ottenere riconoscimento internazionale. Questo progetto sostituisce una tradizionale villa giapponese con una scatola ermetica e indipendente di cemento, enfatizzando la vita privata all'interno di uno spazio protetto. La casa è divisa in tre sezioni in una sequenza longitudinale: chiuso, aperto, chiuso, con un cortile centrale che riceve luce dall'alto, interrotto solo da un piccolo ponte che collega le due sezioni chiuse.
Nel 1987, l'isola di Naoshima, nella Prefettura di Kagawa fu scelta come sede di un museo d'arte contemporanea. Ando progettò sette interventi che hanno trasformata in maniera incisiva il paesaggio, rispettandone al contempo la bellezza naturale. Molti di questi interventi sono sotterranei, nascosti per preservare la bellezza del paesaggio circostante. Ando mira a creare “un luogo dove arte, natura ed esseri umani possano incontrarsi e arricchirsi reciprocamente”. Le sue forme geometriche pure, scavate nel terreno, sono parte di un'architettura invisibile che vuole onorare l'ambiente naturale preesistente. Ancora una volta, la luce diventa la vera protagonista dell'esperienza.
Nella Chiesa sull'Acqua a Hokkaido e nella Chiesa della Luce di Osaka costruite da 1988-89 l'utilizzo dei materiali si fa ancora di più astratto e purista, nella prima c'è l'uso di una grande vetrata che si apre su un lago in mezzo del quale è piantata una grande croce, nella seconda questa rappresenta l'unico punto d'ingresso della luce all'interno del volume di cemento.
Nella Chiesa della Luce (1989, Ibaraki) una delle sue opere più iconiche, la luce assume un ruolo cruciale. Lo spazio è semplice, geometrico, solenne e freddo, ma la luce che filtra attraverso due fenditure incrociate sulla facciata principale crea un'esperienza complessa e immersiva, che cambia ogni volta.
Nel suo “Vocabulaire de l’Architecte”, scritto poco prima della progettazione della chiesa, Ando ha espresso il desiderio di “costruire spazi che, a un primo sguardo, sembrano semplici ma che rivelano la loro complessità una volta vissuti”. La luce è l'elemento più ambito poiché simboleggia la vita e la comunità, permettendoci di apprezzare appieno gli spazi che abitiamo. La natura è trattata con profondità, dove il paesaggio e l'acqua diventano lo sfondo per le funzioni religiose.
Altrettanto mistico è il Water Temple (1991) sull'isola di Awaji, tempio buddista Shingon progettato come giardino acquatico dove si trova un letto di fiori di loto, il luogo di culto si trova al di sotto della grande vasca ovale, affiancata da due quinte scenografiche di cemento (un setto curvilineo e un setto lineare) e vi si arriva attraverso una scalinata che taglia in quasi due parti la superficie dell'acqua. Dopo il successo come architetto a livello internazionale grazie alla realizzazione del padiglione giapponese dell'Expo di Siviglia del 1992, a Tadao Andō furono affidati diversi progetti di musei, dove lo stesso perfeziona il tema dell'essenziale, della relazione con il paesaggio, lo specchio d'acqua e la modulazione della luce.
Il Museo D'Arte Moderna a Fort Worth (2002) rappresenta poi l'occasione di misurarsi con il Kimbell Art Museum di Kahn (sempre a Foth Worth). Parliamo di un edificio emblematico per la sequenza di gallerie coperte da volte a botte dalla quale una fessura, accoppiata a due elementi riflettenti curvi trasmette e diffonde la luce all'interno dello spazio.
I progetti in Italia
In Italia, Tadao Andō ha realizzato alcuni progetti iconici, che riflettono il suo stile unico e il connubio tra modernismo e tradizione giapponese. Ecco una panoramica:
- Centro di Ricerca Fabrica, Benetton – Villorba (TV)
Progettato per il Gruppo Benetton, questo centro di ricerca e comunicazione si trova a Lancenigo di Villorba, in provincia di Treviso. Ando ha saputo fondere architettura moderna e paesaggio, creando spazi che favoriscono la creatività e l’innovazione. - Punta della Dogana – Venezia
Ando ha curato il progetto di ristrutturazione di questo storico edificio veneziano per la Fondazione François Pinault. Il risultato è un'armoniosa fusione tra il patrimonio architettonico e la sua estetica minimalista, che valorizza l'arte contemporanea e lo spazio espositivo con il suo uso sapiente del cemento e della luce. - AB-House (Casa Invisibile) – Ponzano Veneto (TV)
Conosciuta anche come la "Casa Invisibile", questa residenza privata per Benetton è immersa nella natura e ha un design che combina cemento, trasparenze e paesaggio, rendendola integrata nell’ambiente circostante. - Sede e Teatro Armani – Milano
A Milano, per Giorgio Armani, Ando ha progettato la sede della maison e il Teatro Armani, un elegante spazio per sfilate e presentazioni. Il design essenziale e raffinato riflette l’estetica di Armani, creando uno spazio sobrio e sofisticato che trasmette lusso senza ostentazione. - Flagship Store e Showroom Duvetica – Milano
Sempre a Milano, Ando ha progettato il flagship store e lo showroom per il brand Duvetica. Questo spazio commerciale si distingue per l'uso del cemento a vista e l’attenzione ai dettagli, elementi che caratterizzano il suo approccio stilistico.
Fonti:
- The Pritzker Architecture Prize/Tadao Andō
- Wikipedia/Tadao Andō
- Tadao Ando Architect & Associates
- Virgili M.C., Istant Architettura Contemporanea- Dalla rivoluzione industriale al fenomeno delle archistar per capire il passato, il presente e il futuro del mondo che ci circonda, Gribaudo, 2022
- Werner Blaser, Tadao Ando Sketches, Birkhauser Verlagm, Basel, 1990, pp. 176 – Matthew Hunter, Tadao Andō, Conversations with students, Princeton Architectural Press, New York, 2012, pp. 96
Architettura
L'architettura moderna combina design innovativo e sostenibilità, mirando a edifici ecocompatibili e spazi funzionali. Con l'adozione di tecnologie avanzate e materiali sostenibili, gli architetti moderni creano soluzioni che affrontano l'urbanizzazione e il cambiamento climatico. L'enfasi è su edifici intelligenti e resilienza urbana, garantendo che ogni struttura contribuisca positivamente all'ambiente e alla società, riflettendo la cultura e migliorando la qualità della vita urbana.
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