Superbonus e il suo impatto economico: 110% Monitor di Nomisma analizza gli effetti dell'incentivo
Secondo la recente analisi di Nomisma è stato rilevato che l’impatto economico totale del 110% sull’economia nazionale è stato pari a 195,2 miliardi di euro, con un effetto diretto di 87,7 miliardi, 39,6 miliardi di effetti indiretti e 67,8 miliardi di indotto. Dopo lo stop del Governo, sono necessari soluzioni per poter intervenire su tutti gli edifici esclusi dal Superbonus.
110%: l'impatto sull'economia nazionale
Grazie al Superbonus c'è stato un calo del 50% delle emissioni di CO2 e un risparmio economico con gli interventi di efficientamento energetico:
- 30,9% (salto di 2 classi):
- 46,4% (salto di 3 classi).
Lo stop della cessione del credito da parte del Governo è stato un colpo molto duro, è sempre inevitabile ristabilirlo in ottica di direttive europee, come la missione carbon free entro il 2050 e l'inserimento delle abitazioni in classe minima D entro il 2033.
Sicuramente il provvedimento è comprensibile per le spese molto elevate che gravavano sullo Stato, una cifra intorno ai 71,8 miliardi euro, ma la soppressione della cessione del credito e di conseguenza del 110% porta a raccogliere una serie di dati utili a definire l'impatto di come è stato applicato il Superbonus.
110% Monitor: interventi pari a 65,3 miliardi di euro
Il «110% Monitor» divulgato periodicamente da Nomisma guardando al patrimonio informativo proprietario e dell’analisi di fonti terze, segnala che nella rilevazione resa disponibile a gennaio dall’Enea relativamente alle Detrazioni Fiscali, il totale complessivo dei lavori avviati per l’efficientamento energetico nel nostro Paese risultava pari a 65,3 miliardi di euro, con un investimento medio di 175.234 euro.
Gli interventi applicati sono stati:
- 24,5 miliardi degli edifici unifamiliari (113.846 euro di media);
- 10,3 miliardi relativi a edifici funzionalmente indipendenti (96.878 euro di media);
- 30,5 miliardi dei condomini (594.892 euro di media).
Grazie all'analisi effettuata da Nomisma si è potuto rilevare l’impatto economico totale del Superbonus 110% sull’economia nazionale è stato 195,2 miliardi di euro con:
- effetto diretto di 87,7 miliardi,
- 39,6 miliardi di effetti indiretti e
- 67,8 miliardi di effetti indotti.
Le asseverazioni nel 2022
In totale, durante l'anno 2022 ci sono state 372.297 asseverazioni e 49,7 miliardi di euro di interventi completati.
Rispetto al numero totale:
- 51.247 sono interventi su condomini, sui quali dover intervenire maggiormente;
- 215.105 sugli edifici unifamiliari;
- 105.945 sulle unità funzionalmente indipendenti.
I dati ENEA rivela che di un totale di asseverazioni:
- 27.000 sono in Piemonte;
- 29.600 in Toscana;
- 30.700 in Emilia Romagna;
- 31.500 in Lazio;
- 46.500 in Veneto e
- 58.355 in Lombardia.
Guardando ai cantieri ultimati si arriva in Italia a un totale di 232.000 che però non riescono a intervenire sul patrimonio immobiliare residenziale solo del 2%.
L’impatto economico e ambientale complessivo del Superbonus 110%
Già nel 2021 il CNI aveva fatto una ricerca sul Superbonus, stimando che le eccedenze delle uscite sul bilancio dello Stato si sarebbero equilibrate in 4/5 anni con la nascita di PIL ed effetti di crescita economica.
Ci sarebbe una crescita del valore immobiliare di 7 miliardi di euro se i fabbricati oggetto di interventi di efficientamento energetico avessero abbassato la propria classe energetica. Intervenire a livello energetico sugli immobili permette un risparmio economico anche per le famiglie di circa 29 miliardi. Un risparmio per chi ha fatto dei lavori con il Superbonus è di 964 euro all'anno.
Dall'analisi effettuata altro pregio degli incentivi è stato a livello ambientale, infatti intervenire sull'efficienza energetica degli immobili ha permesso di ridurre le emissioni di Co2 in atmosfera.
La transizione ecologica attraverso il 110 è di 59 euro per tonnellata Co2, mentre 95 per l'Industria e 52 euro per Trasporti.
Altro vantaggio dato dall'introduzione del Superbonus è stato l'aumento dei posti di lavoro nel mondo dell'edilizia:
- 641.000 settore costruzioni;
- 351.000 settori paralleli.
La ricerca di Nomisma ha determinato inoltre dei coefficienti di attivazione per determinare l'impatto economico del Superbonus.
Infatti se si produce 1 miliardo in più:
- +16.402 unità di lavoro, 5800 in aree collegate e 10.602 nel settore costruttivo.
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Ricerca Nomisma: coefficienti di attivazione/fabbisogno indiretto, diretto e indotto
L'indagine effettuata da Nomisma è partita realizzando le Tavole Input-Output, ossia un’analisi di equilibrio economico che c'è all'interno di un preciso settore produttivo, ossia i flussi di servizi e beni che si scambia chi opera all'interno. Questo metodo permette di conoscere i collegamenti che si creano tra gli operatori del settore, sia quelli produttivi, che quelli finali e di rappresentare la struttura economica della misura.
Le tavole simmetriche permettono di calcolare i coefficienti di attivazione o di fabbisogno diretto, indiretto e indotto, così catalogati:
- effetto diretto, la spesa aggiuntiva in un settore genera una produzione nel settore stesso ed in tutti i settori che devono attivarsi per produrre semilavorati, prodotti intermedi e servizi necessari al processo produttivo;
- effetto indiretto, ogni settore attivato direttamente né attiva altri in modo indiretto (una catena di azioni e reazioni indotta dalla produzione del prodotto inziale);
- effetto indotto, le produzioni dirette ed indirette remunerano il fattore lavoro con redditi che alimentano una spesa in consumi finali che a sua volta richiede maggiori produzioni.
Questi coefficienti sopracitati sono serviti per valutare l’impatto prodotto sul sistema economico nazionale dagli investimenti statali nella misura Superbonus 110%, conteggiati fino al 31 ottobre 2022 (Fonte: Elaborazioni Nomisma, Report detrazioni fiscali Enea).
Superbonus e cessione del credito: no stop, ma necessarie modifiche
“Il Superbonus ha avuto l’indubbio merito di contribuire al rilancio della nostra economia in una situazione drammatica come quella pandemica – commenta Luca Dondi, Amministratore Delegato di Nomisma -. La misura emergenziale andava, tuttavia, corretta per attenuarne l’eccessiva onerosità, oltre agli evidenti tratti di iniquità e alle conseguenze distorsive che ha generato sul costo dei fattori di produzione. La mancata adozione di modifiche sostanziali ha portato alle drastiche conseguenze degli ultimi giorni, con l’adozione di misure di salvaguardia che, se non emendate, rischiano di decretare l’epilogo di iniziative imprescindibili per il rinnovamento del patrimonio immobiliare italiano. La strategia dei bonus, e con essa la possibilità di cessione dei crediti, non va archiviata, ma solo ripensata e per farlo occorrono competenze ed equilibrio. Occorre fare tesoro di un’esperienza straordinaria per definire una politica di rinnovamento che non abbia il fiato corto dell’emergenza”.
Se il provvedimento viene confermato anche per il 2023 ci sono 10,3 milioni di famiglie che devono realizzare interventi di riqualificazione energetica sulle proprie residenze.
Chi si è interessato maggiormente sono le famiglie con un reddito sopra i 3.000 euro al mese e possiede una seconda abitazione. Però molte famiglie con reddito medio-basso sono riuscite ad accedere all'incentivo, questo vuol dire che grazie al Superbonus sono stati realizzati interventi altrimenti inaccessibili.
All'interno della stima rilevata, 1.5 milioni di famiglie aveva dichiarato che aveva già iniziato i lavori o che li aveva finiti.
Chi ha beneficiato del 110
I beneficiari del Superbonus sono:
- impiegati (28%),
- residenti in comuni con un numero di abitanti compreso tra 40.000 e 100.000 abitanti (15%)
- proprietari di un appartamento in condominio composto al massimo da 8 unità abitative (25% del totale).
Prospettive future
Sicuramente, l'introduzione del Superbonus ha creato molte criticità nel mondo delle costruzioni e tra i professionisti, oltre a un aumento dei prezzi dei materiali, ciononostante l'incentivo ha portato anche a effetti positivi sull'economia.
Sicuramente le disposizioni adottate hanno l'obiettivo di non gravare sul bilancio dello Stato, ma è necessario non toglierlo, ma ripensarlo e applicarlo in modo corretto.
Basti pensare che la maggior parte del patrimonio immobiliare italiano è in classe energetica D e inferiore, quindi in contrasto con gli obbiettivi delle direttive europee in merito agli edifici green.
Lo stop della cessione del credito rappresenta un duro colpo nel mondo dell'edilizia e non potrà essere sostituito soprattutto nel caso dei lavori di efficientamento energetico sui condomini, gli immobili più bisognosi di di interventi di riqualificazione energetica le panorama immobiliare italiano.
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