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Superbonus, Capaccioli (ASACERT): “strumento da rivedere non da abolire"

Il commento di Fabrizio Capaccioli, AD di Asacert, sul prossimo futuro del Superbonus.

Milano, 29 dicembre 2022 - “Il Superbonus 110 ha rappresentato una grande opportunità per il sistema-paese. Nella sua fase centrale ha il merito di aver rilanciato il settore edile, contribuendo alla crescita economica delle imprese e di aver rigenerato una parte, purtroppo ancora minoritaria, del vecchio patrimonio edilizio italiano”. Lo afferma Fabrizio Capaccioli, AD di Asacert e vicepresidente di Green Building Council Italia.

Fabrizio Capaccioli, AD di Asacert e vicepresidente di Green Building Council Italia

Superbonus, salvo nel 2023 per i soli condomini

Nella manovra finanziaria di fine anno, il governo ha deciso di avviare una fase transitoria del Superbonus, salvandolo nel 2023 per i soli condomìni che entro il 18 novembre abbiano approvato la delibera sui lavori ed entro il 31 dicembre depositato la Cilas. Stesso trattamento, ma con date diverse, per i condomìni che abbiano approvato la delibera tra il 19 e il 24 novembre e depositato la Cilas entro il 25 novembre. Del futuro più lontano non c’è alcuna certezza. Anzi, le forze della maggioranza attuale sembrano orientate ad un superamento di questo tipo di agevolazione.

“È comprensibile l’atteggiamento dell’esecutivo viste le problematiche che l’applicazione dell’incentivo ha portato con sé. Il sistema della cessione del credito è arrivato al collasso e la spesa pubblica destinata al Superbonus è ormai considerata eccessiva da molta parte dell’opinione pubblica (fatti salvi i beneficiari delle agevolazioni). Tuttavia, le problematiche che abbiamo osservato e vissuto oggi rischiano di archiviare un’idea che ha valide fondamenta. Se si getta via l’intero impianto del Superbonus si rischia di perdere l’unica occasione concreta di rigenerare il patrimonio abitativo degli italiani”, continua Capaccioli.

Servono misure come il Superbonus per rigenerare il patrimonio edilizio

“Circa il 60% degli immobili è in classe energetica G o F e non è stato, quindi, interessato da interventi di riqualificazione energetica. Un’evidenza che mette in risalto, qualora ce ne fosse ancora bisogno, l’inadeguatezza del parco edilizio esistente, composto per oltre il 25% da edifici realizzati negli anni ‘60 e il 4% prima del 1919, con consumi annuali da un minimo di 160 kWh/m2 anno a oltre 220 kWh/m2. Il più corposo e determinante passaggio alla transizione ecologica, o meglio energetico-ambientale che si deve compiere in Italia passa, necessariamente, attraverso la rigenerazione del costruito. Ecco perché occorrono misure come il Superbonus, che rappresentano un impegno determinante per una rivoluzione ecologica non più rinviabile”, afferma l’AD di Asacert.

“Conosciamo bene le problematiche emerse nell’applicazione reale dell’incentivo, come l’impossibilità delle banche di far fronte all’enorme mole di cessioni del credito e il gran numero di frodi emerse, le imprese e i cantieri fantasma, il crescente numero di infortuni anche gravi sul lavoro. Tutti problemi reali ma con possibilità di soluzione. Si pensi ad esempio all’importanza della rendicontazione realmente praticabile attraverso l’applicazione di strumenti già presenti ed operanti come i protocolli di sostenibilità energetico-ambientali”.

“Strumenti di cui lo stesso apparato Pubblico, già oggi in molti casi, pretende per poter intervenire sul proprio patrimonio immobiliare. Si pensi ai nuovi CAM che valorizzano di fatto i protocolli di certificazione energetico-ambientale come strumento di progettazione e verifica per le costruzioni sostenibili. Da tempo le Associazioni di categoria delle società di certificazione ed ispezione, categoria a cui ho l’onore di appartenere, chiedono al legislatore maggiori controlli a monte del sistema”.

“È possibile, lo abbiamo ripetuto molto spesso durante gli ultimi anni, normare meglio e con rigorosa attenzione tutte le fasi dell’applicazione del Superbonus per renderlo davvero uno strumento capace di produrre innovazione nella più totale trasparenza. In questa via gli obiettivi dell’agenda ONU 2030/2050, sottoscritti anche dal nostro Paese, potranno essere forse realmente perseguiti ed in parte raggiunti”, conclude Capaccioli.

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