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Superbonus 110%: un’occasione per impermeabilizzare e coibentare le nostre coperture

Gli interventi di manutenzione e riqualificazione delle coperture sono tra le opere più comuni in quanto necessarie a contrastare il deterioramento di questi elementi posizionati nelle aree più esposte agli agenti atmosferici.

Impermeabilizzare e coibentare l’involucro opaco orizzontale e/o inclinato è fondamentale per il corretto funzionamento dell’elemento, per garantire durabilità all’immobile, per aumentare il comfort abitativo sia in termini di umidità relativa che di temperatura ed infine per ridurre il fabbisogno energetico dell’immobile.

Nell’articolo si presentano le possibilità per incentivare tali interventi prendendo in considerazione le ultime novità introdotte con la Legge di Bilancio 2021 e gli strumenti introdotti con l’art. 121 del DL 34/2020, utili a sostenere le spese per i lavori di riqualificazione. Infine, all’interno del testo tutti i dettagli per la corretta progettazione dell’intervento (secondo normativa) e per la scelta del materiale da utilizzare.

 

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Impermeabilizzazione e isolamento: le componenti fondamentali delle coperture

L'acqua è una tra le principali cause di degrado negli edifici, in particolare sotto forma di infiltrazioni dalla copertura. In quest’ottica, si può comprendere facilmente quanto l’impermeabilizzazione rivesta un ruolo cardine all’interno degli strati funzionali di questo elemento tecnico. Una impermeabilizzazione errata o scorrettamente posata può causare gravi danni non solo alle finiture, ma anche strutturali.

A seconda della tipologia di copertura vi sono diversi elementi di vulnerabilità, ad esempio per i tetti a falde inclinate lo spostamento o rottura accidentale di uno o più parti del manto di copertura (specialmente se in scandole di legno, coppi, tegole marsigliesi, lastre di pietra), per le coperture piane la zona in corrispondenza di bocchettoni e passafuori per lo smaltimento delle acque piovane, o ancora camini, displuvi e abbaini a causa del deterioramento o della totale mancanza di converse e scossaline di metallo.

Una corretta impermeabilizzazione è in grado di proteggere tutti i punti vulnerabili ed ovviare alle criticità finora presentate.

Oltre ai problemi di durabilità e prestazione tecnica, ricopre un ruolo importantissimo la coibentazione della copertura ai fini del comfort abitativo e del fabbisogno energetico dell’immobile stesso. Difatti, una copertura priva di isolamento può incidere fino a circa il 30% sulle dispersioni globali di un edificio. Proprio per tali ragioni, coibentare un tetto serve non solo a migliorare il comfort abitativo, ma anche a ridurre il consumo energetico ed economico garantendo, al contempo, a garantire una maggiore sicurezza del costruito in caso di calamità naturali.

Una copertura dotata di isolamento termico assicura il contenimento delle dispersioni termiche in inverno e la limitazione del flusso termico entrante nel periodo estivo. Questo innesca un circolo virtuoso che limita notevolmente il contributo richiesto all’impianto di riscaldamento e/o raffrescamento presenti nell’edificio. 

A questa breve premessa aggiungiamo quanto sia importante combinare correttamente i due strati funzionali di impermeabilizzazione ed isolamento all’interno di un pacchetto di copertura ben progettato, affinché concorrano al miglioramento dell'efficienza energetica dell'edificio.

La corretta progettazione (e posa) dello strato impermeabilizzante garantisce infatti la durabilità dello strato coibente. 

 

Le novità del Bonus 110%: le condizioni ambigue ancora rimaste aperte

Nell’ambito dell’agevolazione fiscale così detta Ecobonus, il DL Rilancio 2020 aveva stabilito tra gli interventi che possono godere della detrazione ad aliquota maggiorata proprio gli interventi di isolamento termico delle superfici opache orizzontali che interessino l'involucro dell'edificio con un'incidenza superiore al 25% della superficie disperdente lorda dell'edificio medesimo (c.d. interventi trainanti).

Questa definizione ha suscitato non pochi dubbi negli ultimi mesi, poiché spesso accade che il tetto, in quanto struttura alla sommità di un edificio che separa lo stesso dall’ambiente esterno, sovrasti una zona denominata sottotetto, di uso e proprietà comune, spesso privo di impianto di riscaldamento.

Questa caratteristica, peculiare di diversi immobili, ha portato la Legge di Bilancio 2021 ad integrare la definizione contenuta nell’art.119 del DL Rilancio e quindi ad introdurre una importante novità concernente gli interventi sulle coperture.

Per avvalersi della detrazione sulla coibentazione di un tetto non è più necessario che il sottotetto eventualmente presente sia abitabile e riscaldato. La legge, infatti, interviene ampliando il comma 1, lettera a) dell’art. 119 del DL Rilancio inserendo, dopo il primo periodo, il seguente: “Gli interventi per la coibentazione del tetto rientrano nella disciplina agevolativa, senza limitare il concetto di superficie disperdente al solo locale sottotetto eventualmente esistente.

Si precisa che, da una mera interpretazione letterale della norma, si evince che tale ampliamento sia consentito solo in presenza di un intervento trainante di isolamento termico che interessi l’involucro dell’edificio con un’incidenza superiore al 25% della superficie disperdente lorda dell’edificio, come specifica il sopracitato comma 1, lettera a). 

La definizione si presta, però, a diverse interpretazioni tra loro contrastanti, tra i dubbi ad oggi irrisolti riportiamo la casistica di possibilità di incentivare al 110% gli interventi di coibentazione della copertura nel caso in cui si voglia procedere con un recupero del sottotetto.

Ad oggi il punto rimane poco chiaro e saranno necessarie ulteriori specifiche da parte dell’Agenzia delle Entrate, tale volume recuperato infatti da una parte potrebbe essere considerato quale ampliamento volumetrico (e pertanto espressamente escluso dal legislatore dalle spese agevolabili in quanto non ristrutturazione sull’esistente) dall’altro potrebbe comunque configurarsi nello scenario prospettato dal comma 1, lettera a) dell’articolo 119 in particolare nel immagine di “senza limitare il concetto di superficie disperdente al solo locale sottotetto eventualmente esistente”. É opportuno altresì specificare che resta ferma la regola che possono essere oggetto di lavori solo le parti già riscaldate. Pertanto, l’eccezione stabilita si applica solo alla copertura e non si estende alle pareti verticali del sottotetto non riscaldato, le quali non potranno essere oggetto di coibentazione con spese agevolate; (ne tanto meno alle pareti verticali delle zone per la quale si procede con azioni volte al recupero del sottotetto).

Oltre alla possibilità di incentivare le opere sulla copertura tramite azioni volte all’efficientemento energetico che vanno ad intercettare l’agevolazione di Ecobonus (sia nella forma dell’aliquota tradizionale al 65% che nella forma dell’aliquota maggiorata al 110%) è possibile pensare di incentivare le spese relative alla messa in sicurezza statica o al miglioramento strutturale della copertura con l’incentivo di SuperSismabonus 110%

É opportuno riportare però che parlando di Sismabonus, sia nella versione ordinaria che in quella con aliquota maggiorata al 110%, bisogna però precisare che esistono alcune limitazioni alla sua fruizione negli edifici contigui strutturalmente.

La Commissione di Monitoraggio costituita dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti presso il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici ha chiarito che, ai fini dell’applicazione di tale bonus, più che all'unità funzionalmente indipendente, bisogna fare riferimento all'unità strutturale (Us), così come individuata dalle Norme Tecniche per le Costruzioni approvate con D.M. 17/01/2018 (Ntc 2018):  essa è caratterizzata da continuità da cielo a terra per quanto riguarda il flusso dei carichi verticali e di norma e delimitata da spazi aperti, da giunti strutturali o da edifici contigui strutturalmente ma, almeno tipologicamente, diversi.

La circolare del MIT n. 7/2019 specifica che l'unità strutturale è caratterizzata da comportamento strutturale unitario nei confronti dei carichi orizzontali e verticali per cui, nell’individuarla si tiene conto della tipologia costruttiva e del permanere di elementi caratterizzanti, anche al fine di definire interventi coerenti con la configurazione strutturale. Ricordiamo che il tecnico abilitato dovrà asseverare un effettivo miglioramento del comportamento sismico dell’edificio. In questo quadro complesso, la fruizione del Superbonus sarebbe a rischio quindi nelle case a schiera e in tutti i palazzi dei centri storici costituiti da edifici contigui strutturalmente, come accade per i fabbricati edificati “in appoggio”.

 

Quali sono le lavorazioni detraibili

Ma quali sono le spese agevolabili? In applicazione dei principi generali validi anche per le altre agevolazioni simili, e come confermato anche dalla Circolare 08/08/2020, n. 24/E, punto 5, rientrano fra le spese ammissibili tutti i costi strettamente funzionali alla realizzazione degli interventi, nello specifico:

  • le spese sostenute per l’acquisto dei materiali, la progettazione e le altre prestazioni professionali connesse, comunque richieste dal tipo di lavori (ad esempio, l’effettuazione di perizie e sopralluoghi, il rilascio dell’attestato di prestazione energetica e delle previste asseverazioni);

  • gli altri eventuali costi strettamente collegati alla realizzazione degli interventi (ad esempio, le spese relative all’installazione di ponteggi, allo smaltimento dei materiali rimossi per eseguire i lavori, l’Iva qualora non ricorrano le condizioni per la detrazione, l’imposta di bollo e i diritti pagati per la richiesta dei titoli abilitativi edilizi, la tassa per l’occupazione del suolo pubblico pagata dal contribuente per poter disporre dello spazio insistente sull’area pubblica necessario all’esecuzione dei lavori, e simili).

Vale in ogni caso il principio generale secondo il quale l'intervento di categoria superiore assorbe quelli di categoria inferiore ad esso collegati necessari al completamento dell’opera.

A titolo puramente indicativo e non esaustivo possiamo elencare, per quanto riguarda i lavori di rifacimento della copertura: rimozione totale o parziale e ripristino del manto di copertura, dell’orditura principale e secondaria, dei cordoli perimetrali, posa di manto impermeabile, barriera al vapore, primer, materiale isolante, converse, scossaline, canali di gronda, dispositivi anticaduta etc.

 

Le diverse soluzioni per isolare ed impermeabilizzare un tetto secondo la normativa

Si riportano di seguito le soluzioni tecnologiche più comunemente utilizzate per l’intervento in copertura con particolare riferimento sia al caso della copertura piana che al caso della copertura a falde.

La normativa UNI 8178-1:2019, dal titolo “Edilizia – Coperture – Parte 1: Analisi degli elementi e strati funzionali delle coperture discontinue”, fornisce istruzioni per la progettazione e la scelta di elementi e strati dei sistemi di copertura discontinua, e sostituisce la norma UNI 8178:2012.

La UNI 8178-2:2019, intitolata “Edilizia - Coperture - Parte 2: Analisi degli elementi e strati funzionali delle coperture continue e indicazioni progettuali per la definizione di soluzioni tecnologiche”, fornisce istruzioni per la progettazione e la scelta di elementi e strati dei sistemi di copertura continua, e sostituisce la UNI 8178:2012.

Le tecniche utilizzate per isolare ed impermeabilizzare una copertura possono essere raggruppate in tre grandi categorie, in funzione della posizione dello strato di isolante. Naturalmente le diverse tecniche variano a seconda che vengano applicate su coperture piane o su coperture a falde e, per queste ultime, nel caso siano ventilate o non. Le riepiloghiamo qui di seguito. Precisiamo, inoltre, che la tipologia di impermeabilizzante più adatto vada scelta in funzione dei materiali, delle caratteristiche e dei carichi ai quali è sottoposta la copertura.

Isolamento dall’esterno (estradosso) nel caso di coperture piane e coperture a falde

L'isolamento all’estradosso di una copertura piana è la soluzione più opportuna per eliminare i ponti termici e il conseguente rischio di condense. Per scongiurare questo secondo problema spesso si ricorre anche ad una barriera al vapore, specialmente nel caso in cui l'isolante possieda una forte permeabilità al vapore.

Dal punto di vista tecnologico, il sistema consiste nell’applicare, al di sopra della struttura esistente, lo strato isolante, il nuovo manto impermeabile e lo strato protettivo.

Nei tetti piani la guaina di impermeabilizzazione ha ovviamente un ruolo fondamentale, perché ad essa è interamente demandata la protezione dalle infiltrazioni d’acqua.

Nel caso di lastrico solare praticabile, lo strato protettivo finale sarà caratterizzato da massetto di rinforzo e pavimentazione in materiale poco poroso come gres o clinker. Quest’ultima può essere direttamente incollata sulla guaina oppure galleggiante, ovvero sospesa grazie ad appositi supporti in modo da essere facilmente rimovibile per l’ispezione dello strato sottostante.

Nel caso di tetto non praticabile, lo strato protettivo sarà costituito da ghiaia ed argilla espansa.

Ancora, in presenza di un tetto verde, la guaina impermeabilizzante dovrà essere sempre a doppio strato, in modo da garantire maggiore resistenza alla forza di penetrazione delle radici delle piante. Questa solitamente è sormontata poi da uno strato drenante in ghiaia, da un elemento di separazione in tessuto non tessuto ed, infine, dal terreno con vegetazione.

Per isolare dall'esterno una copertura a falde, lo strato isolante viene posto sotto le tegole, i coppi o le lastre di copertura, sostenuto dalle falde inclinate del tetto.
Per quel che concerne le solette piene in c.a. o laterocemento, l’isolante va posto sull’estradosso della falda, tra listelli di legno posati in senso longitudinale nel verso della pendenza, a distanza di 50-60 cm l’uno dall’altro, con spessore uguale o maggiore a quello dello strato isolante stesso. Al di sopra deve essere poi fissata una seconda orditura di listelli in senso normale alla prima, per consentire l’appoggio del manto impermeabile. Questo perché nel caso di un tetto a falde la guaina di impermeabilizzazione svolge invece un ruolo più marginale, entrando in azione soltanto in caso di scivolamento o rottura di alcuni elementi del manto di copertura.

La scelta del tipo di guaina impermeabilizzante può ricadere sia su guaine bituminose monostrato, più sottili e flessibili rispetto a quelle doppie, sia su quelle in materiali plastici. Nel caso di orditura strutturale in legno occorre un’ulteriore accortezza per prevenire il rischio di incendio dato dalle guaine che richiedono di essere ammorbidite con la fiamma. È consigliabile, quindi, scegliere un modello auto-adesivo oppure applicabile a freddo con mastice o collanti. È opportuno, inoltre, come nel caso delle coperture piane, che al di sotto vi sia una barriera al vapore.

Generalmente, le coperture a falde con isolamento in estradosso possono essere di due tipi:

  • Isolamento all’estradosso di coperture ventilate:

Le coperture con ventilazione sottotegola sono caratterizzate da un' intercapedine d'aria al di sotto del manto di tegole. Grazie ad essa si viene a creare una corrente continua che favorisce lo smaltimento  della quantità in eccesso di vapore acqueo. 

Dal punto di vista tecnologico l’intervento prevede l’applicazione di uno strato continuo di pannelli isolanti e la realizzazione di un’intercapedine ventilata a ridosso dell’isolamento. L'installazione dell'isolante può avvenire dall'alto, rimuovendo temporaneamente il manto di copertura: l'accesso completo permette una perfetta collocazione dell'isolante, ma la necessità di smontare il manto di copertura esterno e di montare impalcature per lo smantellamento e il sostegno della copertura dal basso è molto costosa. In alternativa si può optare per la spinta dell’isolamento dal basso: isolante viene inserito spingendolo nell’intercapedine ventilata senza sollevare il manto di copertura. Si ottiene una riduzione dei costi e un intervento contenuto rispetto al precedente, ma una difficoltà maggiore nel posizionamento e il rischio di rovinare la struttura.

  • Isolamento all’estradosso di coperture non ventilate:

Le coperture non ventilate non presentano alcuna intercapedine d'aria tra l'isolante e le tegole. L’isolamento in estradosso avviene attraverso l'applicazione di uno strato continuo di pannelli isolanti protetti all’esterno da uno strato di finitura

Inoltre, a seconda della posizione dello strato isolante rispetto agli altri strati che compongono la copertura, è possibile operare una ulteriore scomposizione delle tipologie di isolamento dall’esterno: tetto freddo, tetto caldo e tetto rovescio

L’isolamento dall’interno: intradosso per coperture piane e a falde

Quando ci si trova ad operare su coperture piane per le quali sia impossibile eseguire la coibentazione sull’estradosso del solaio, si procede con l’isolamento del suddetto dall’interno. 

La posa in opera è molto semplice e prevede l’incollaggio dei pannelli isolanti direttamente all’intradosso della soletta, opportunamente pulita con asportazione delle tinteggiature. 

Passando invece agli interventi di coibentazione di una copertura a falde all’intradosso è maggiormente impiegata in edifici dotati di sottotetto abitabile e per la ristrutturazione delle coperture in legno delle abitazioni civili.

La posa in opera dell’isolante avviene direttamente sulla struttura della falda, che può essere in listelli di legno, ferro o travetti prefabbricati o laterocemento. Al fine di evitare la formazione di condensa interstiziale, nonché la perdita delle caratteristiche del materiale, è opportuno che l’isolante sia protetto verso l'interno da una barriera al vapore continua. 

Il materiale viene fissato ad una struttura e, se l’ambiente è abitato, viene apposta una finitura interna, ad esempio pannelli in cartongesso, perlinatura, etc.

In questo caso è fondamentale che, oltre a garantire prestazioni termiche adeguate, il materiale isolante, abbia una buona caratteristica di resistenza al fuoco.

I principali vantaggi offerti da questa soluzione sono la facilità di posa e i costi contenuti.

Uno svantaggio è rappresentato dalla non reversibilità dell'intervento: la futura rimozione potrebbe causare perdita del tessuto originario e, inoltre, lo spessore aggiuntivo dell'isolante limita l'altezza da terra e può interferire con la presenza di porte e finestre.

 

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Nell'articolo in pdf, i principali requisiti e le regole per beneficiare degli incentivi fiscali previsti, nonché alcuni suggerimenti circa la scelta dei materiali per l'isolamento termico e l'impermeabilizzazione delle coperture.

  


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