Territorio | Mobilità | Economia Circolare | Cambiamenti climatici | Rigenerazione Urbana | Urbanistica | Dissesto Idrogeologico | Abuso Edilizio
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Strategie rigenerative per territori multirischio: il caso di Destra Volturno in Campania

In linea con l'obiettivo 11 dell'Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile e basato su un approccio integrato ai temi della riduzione del rischio, della progettazione paesaggistica e della rigenerazione degli insediamenti abusivi, il presente contributo delinea una strategia di rigenerazione in grado di ridurre i danni attesi in caso di gravi alluvioni e mareggiate, migliorando al tempo stesso la qualità della vita delle comunità locali, nonché la qualità ambientale e paesaggistica del quartiere Destra Volturno nel Comune di Castel Volturno: un insediamento abusivo densamente urbanizzato, situato in un'area soggetta sia ad alluvioni pluviali che fenomeni di erosione costiera.

Rigenerazione dei territori dell'abusivismo secondo un approccio integrato ai temi della riduzione dei rischi

Il tema della messa in sicurezza della popolazione esposta a rischio, può offrile la possibilità di configurare un nuovo paesaggio. Un paesaggio sia attento alla messa in sicurezza della popolazione esposta, sia sensibile ai temi della sostenibilità ambientale.

L’ambito territoriale su cui si sofferma questa ricerca è l’area prossima alla foce destra del Volturno, nel Comune di Castel Volturno (CE), in Campania. Un territorio soggetto non solo al fenomeno del rischio idrogeologico ma anche ad erosione costiera, aggravato dal fenomeno dellabusivismo edilizio incontrollato che ha depauperato ed irrigidito sia l’ansa destra del fiume, sia una parte del litorale domizio.

In linea con l’obiettivo 11 dell’Agenda 2030 e sulla base di un approccio integrato ai temi della riduzione dei rischi, del progetto di paesaggio e della riqualificazione urbanistica dei territori dell’abusivismo, il contributo delinea una possibile strategia di rigenerazione in grado di ridurre i danni attesi in caso di eventi alluvionali e mareggiate, migliorando nel contempo la qualità di vita dei residenti e la qualità ambientale e paesaggistica della vasta area del delta fluviale.

Più specificamente, la prima parte del contributo sintetizza gli esiti di un approfondito percorso di conoscenza delle caratteristiche demografiche, urbanistiche e di rischio dell’area di studio; la seconda delinea uno scenario di trasformazione in grado di accrescerne la resilienza ai fenomeni alluvionali e garantire la riqualificazione del paesaggio costiero e fluviale attraverso la creazione di un’infrastruttura verde a funzioni multiple.

La rinaturalizzazione degli ecosistemi naturali più fragili – la fascia fluviale e l’area dunale costiera oggi contraddistinte da degrado e abbandono – consente di incrementare la biodiversità e di creare un attrattore per la promozione di forme di turismo sostenibile.

La realizzazione di un vasto parco lineare nell’area più densamente edificata consente di accrescerne la permeabilità e incrementare la dotazione di spazi verdi pubblici, sicuri e accessibili, in un contesto privo di spazi di aggregazione e delle attrezzature minime di servizio alla residenza.

Il ridisegno delle sezioni stradali contribuisce a garantire la fruibilità della rete viaria in caso di eventi alluvionali favorendo, nel contempo, la mobilità pedonale e ciclabile.

Infine, il complesso e non secondario tema della demolizione viene affrontato con riferimento ai principi dell’economia circolare, proponendo un riuso dei materiali di demolizione nel progetto di paesaggio ed esempi di buone pratiche per la messa in sicurezza dei manufatti edilizi non assoggettati a demolizione.

Destra Volturno: la complessa relazione tra abusivismo edilizio, rischi e paesaggio

L’area Destra Volturno nel Comune di Castel Volturno è caratterizzata da fenomeni di erosione costiera ed elevati livelli di rischio idrogeologico e da un denso tessuto edificato – sviluppatosi in assenza di qualsivoglia norma urbanistica lungo il corso del fiume Volturno fino alla costa – oggi interessato da diffusi fenomeni di degrado fisico, funzionale e di marginalità sociale (Fucile e Di Figlia, 2017).

Castel Volturno è uno dei comuni del sistema territoriale Litorale Domitio (Piano Territoriale Regione Campania, 2012), per il quale solo recentemente, dopo anni di speculazione e incuria, il Masterplan del Litorale Domitio-Flegreo del 2019 ha delineato una strategia di rigenerazione ambientale ed economica.

Negli anni Cinquanta Castel Volturno era caratterizzato da elevati livelli di qualità ambientale e paesaggistica: la costa bassa e sabbiosa lunga 25 km; il tratto dunale caratterizzato dalla macchia mediterranea e da una vasta pineta; il corso del fiume Volturno; vaste terre coltivabili bonificate durante gli anni Quaranta. Vent’anni dopo, l’interesse di alcuni speculatori determinò una prima e significativa alterazione di questo tratto di costa: è nota, in particolare, la storia di “Villaggio Coppola” dove furono realizzati numerosi edifici su aree demaniali, radendo al suolo parte della pineta, nonostante quest’ultima fosse stata assoggettata a vincolo paesistico e dichiarata bellezza d’insieme (De Jaco, 1972).

In seguito al terremoto dell’Irpinia del 1980, Castel Volturno fu tra i comuni individuati per offrire ospitalità alle popolazioni evacuate, divenendo progressivamente un luogo caratterizzazione da fenomeni di marginalità sociale ed economica: rifugio per persone in condizioni economiche precarie, asilo di un numero crescente di immigrati irregolari, che secondo un’inchiesta del quotidiano “La Repubblica” ammontavano nel 2019 a circa 20.000, sede operativa della mafia nigeriana oltre che territorio d’azione di quella locale.

Sicuramente, l’insieme delle condizioni di disagio sociale ed economico, la mancanza di attenzione alla tutela dell’habitat fluviale e costiero, la rilevante urbanizzazione della foce fluviale, hanno depauperato il paesaggio naturale, aggravato anche da una serie di interventi infrastrutturali che hanno “irrigidito” il litorale (D’Ambra et al., 2009).

Il territorio comunale appare oggi come una continua e disordinata distesa di cemento che si sviluppa secondo due direttrici principali: la prima lungo il fiume Volturno, in questo tratto largamente artificializzato e che in caso di piogge intense, ormai sempre più frequenti, tende ad invadere l’area golenale, coincidente con il quartiere di Destra Volturno; la seconda lungo la costa tirrenica, dove l’ urbanizzazione ha quasi interamente distrutto l’ecosistema costiero, che costituiva un’importante barriera naturale ai fenomeni di erosione e una protezione dalle frequenti mareggiate.

Il territorio è dunque oggi esposto a differenti fattori di pericolosità, alluvioni fluviali, mareggiate ed erosione costiera, tutti fenomeni che nell’attuale scenario di cambiamento climatico possono presentarsi con più elevata frequenza e severità.

Il fiume Volturno “gonfio e torvo” (Granata, 1969) è il principale fiume per portata dell’Italia meridionale (3.600 m³/s durante la piena centennale) (Piano di Gestione del Rischio di Alluvioni, 2015): a causa della velocità delle acque, esso “(…) cammina con sommo impeto, e rumore (…)” (Granata, 1969) e già in epoca romana fu definito da Stazio come Volturnus rapax o Volturnus celer. Proprio per questa sua caratteristica, già l’Imperatore Domiziano fece realizzare degli argini affinché “il Volturno vagabondo e sdegnoso non uscisse dal proprio alveo e proprie ripe lo costrinse nel retto corso e vietò che innanzi per le sue gonfiezze e sboccamenti le vicine campagne inondasse” (Rinaldo, 1753). Tuttavia, il problema dell’innalzamento della portata fluviale nelle stagioni piovose è tutt’oggi irrisolto. Ciò è in parte riconducibile all’incompletezza e alla mancanza di manutenzione dello scolmatore Lavapiatti: un grande canale realizzato proprio con l’intento di alleggerire la portata fluviale nel tratto terminale del Volturno.

Nel corso dei secoli, quando i fenomeni meteorologici estremi erano meno frequenti rispetto a oggi, si sono ripetute ciclicamente delle piene, che in alcuni casi hanno fatto registrare un’altezza delle acque anche superiore ai 4 metri.

Oggi, la crescente ricorrenza di eventi pluviali improvvisi ed estremi determina un aumento della frequenza e della severità delle esondazioni fluviali. Negli ultimi anni (novembre 2014 e 2019) si sono verificati fenomeni di esondazione durante i quali il livello dell’acqua nel centro abitato di Destra Volturno ha raggiunto il metro di altezza. Come indicato nel Piano di Gestione del Rischio di Alluvioni (Relazione P.G.R.A., 2015) e negli elaborati cartografici del Piano Stralcio vigente (PSAI-bav, 2004), l’intero quartiere Destra Volturno ricade all’interno della fascia A, ovvero nell’area a più elevata pericolosità alluvionale, mentre la restante parte del territorio comunale ricade all’interno della fascia R di “retro argine”. In base a questa classificazione, all’intera area di Destra Volturno viene attribuita la più alta classe di rischio idraulico. L’area di Destra Volturno è caratterizzata anche da un progressivo impoverimento dell’apporto solido del fiume Volturno al mare.

Il Piano Stralcio Erosione Costiera evidenzia che l’intero litorale nel territorio comunale è interessato da fenomeni erosivi, che richiedono strategie di risanamento e rigenerazione dell’ecosistema marino e dunale, specie nelle aree in cui i fenomeni di abusivismo edilizio, come nel caso del quartiere Destra Volturno, risultano più consistenti.

In sintesi, l’area in esame presenta oggi rilevanti criticità e un paesaggio urbano altamente degradato e sempre più vulnerabile. A fronte di tali criticità, appare improrogabile la definizione e l’implementazione di strategie rigenerative in grado di restituire qualità, vivibilità e sicurezza all’area Destra Volturno, una delle aree maggiormente compromesse dell’intero litorale Domitio.

Una strategia integrata per la rigenerazione del quartiere Destra Volturno

Una strategia di rigenerazione in grado di affrontare le complesse e interconnesse criticità che caratterizzano l’area di Destra Volturno deve basarsi, in coerenza con l’obiettivo 11 dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, su un approccio integrato ai temi della riduzione dei rischi, del progetto di paesaggio e della rigenerazione dei territori abusivi, delineando un sistema di azioni in grado di ridurre i danni attesi in caso di eventi alluvionali e mareggiate e di migliorare nel contempo la qualità di vita dei residenti oltre a quella ambientale e paesaggistica.

La strategia proposta trova il suo elemento cardine nella realizzazione di un’infrastruttura verde a funzioni multiple che, garantendo la rigenerazione degli ecosistemi fluviale e dunale, accresce la resilienza territoriale ai diversi fattori di pericolosità cui è esposta e diventa elemento propulsore di una capillare rigenerazione del tessuto edilizio, che prevede la realizzazione di nuove centralità e servizi di base, l’introduzione di misure attive e passive per la messa in sicurezza degli edifici e il ridisegno del sistema della viabilità, specie quella dolce, rendendola fruibile e sicura anche in caso di eventi alluvionali. Inoltre, la parziale demolizione degli edifici più prossimi all’alveo fluviale e alla linea di costa viene affrontata secondo principi di economia circolare, prevedendo il completo riciclo degli inerti, e le aree più idonee ad accogliere parte della popolazione attualmente residente in quest’area vengono individuate utilizzando criteri di prossimità e sicurezza e tenendo conto del principio di riduzione del consumo di suolo.

L’infrastruttura verde a funzioni multiple

Come evidenziato in precedenza, il quartiere Destra Volturno ricade interamente in una zona esposta a fenomeni sia di carattere alluvionale che di erosione costiera. La distruzione di un delicato ecosistema fluviale e costiero ha determinato, inoltre, una netta riduzione dell’originaria biodiversità dell’area e la quasi totale impermeabilizzazione del suolo, la scarsa qualità edilizia e l’elevata aliquota di popolazione esposta, contribuiscono ad accrescere significativamente il rischio alluvionale.

Le risposte progettuali alle complesse ed eterogenee fragilità di quest’area sono necessariamente articolate, ma trovano il loro fulcro nell’immediata demolizione dei manufatti edilizi ricadenti all’interno delle fasce protette e nella creazione di un’infrastruttura verde (Demuzere et al.,2014, Carter et al., 2018) che si articola in due tratti principali: un’estesa riforestazione in destra orografica del fiume Volturno e una rigenerazione del sistema dunale costiero, in coerenza con le linee guida del Masterplan del Litorale Domitio-Flegreo del 2019.

Nel primo tratto, la realizzazione dell’infrastruttura verde può contribuire sia alla rinaturalizzazione dell’ecosistema fluviale, sia a ridurre l’impatto delle esondazioni fluviali, facilitando l’assorbimento e il deflusso delle acque (John et al., 2019). Questo intervento lungo il corso fluviale diventa il luogo d’inserimento di una fascia ripariale e camporile, che è di fondamentale importanza anche per una migliore gestione delle acque e quindi per la riduzione dell’apporto di sostanze inquinanti di origine antropica nelle acque superficiali e sotterranee, proveniente dai residui suoli agricoli presenti (Autorità di Bacino, 2004). La rinaturalizzazione dell’alveo fluviale, affiancata alla realizzazione di percorsi di mobilità dolce (percorsi pedonali, ciclabili ed equestri), può anche rappresentare, come è avvenuto per l’Oasi Naturale dei Variconi in sinistra Volturno, un importante elemento di attrazione turistica, con conseguenti benefici economici e sociali per l’area.

Nel secondo tratto l’estesa urbanizzazione lungo un tratto di costa di circa 5 Km ha distrutto il preesistente ecosistema dunale, accentuando i fenomeni erosivi e gli impatti delle frequenti mareggiate. Il ripristino delle dune costiere è sicuramente una soluzione naturale per garantire una più efficace protezione dell’abitato retrostante in caso di mareggiate, ma anche per ridurre i fenomeni di erosione costiera e incrementare la biodiversità dell’area. Anche in questo caso, il tratto di spiaggia con il suo sistema di dune potrebbe configurarsi quale elemento di attrazione di un turismo balneare basato su principi di sostenibilità.

Questi due interventi configurano la prima parte di una più estesa infrastruttura verde a pettine che penetra il tessuto edificato attraverso: una fascia paludosa per l’allevamento delle bufale (lungo l’alveo dello scolmatore Lavapiatti) e fasce destinate ad attività agricole o alla realizzazione di orti urbani (entrambe orientate alla promozione di un’economia locale sostenibile); un parco urbano attrezzato che amplia le dotazioni di verde pubblico e accoglie parte delle attrezzature di quartiere, diventando così anche un importante polo di aggregazione sociale.

Dalla demolizione al riciclo degli inerti per la realizzazione di una ‘safe area’

La realizzazione dell’infrastruttura verde comporta un esteso intervento di demolizione, che interessa il 47% degli edifici preesistenti. La rilevante aliquota di materiale edile da demolizione e le difficoltà del loro smaltimento hanno spinto verso un’applicazione dei principi dell’economia circolare (Mahpour, 2018): riuso, recupero e riciclo sono cruciali, infatti, per trarre dei benefici dagli scarti derivanti dalle demolizioni (Martinelli, Savino, 2017).

Si è dunque effettuata una stima approssimativa dei materiali di scarto: a partire dai dati ISTAT 2011 per ciascuna sezione censuaria e da indagini in situ sono stati definiti numero e caratteristiche degli edifici soggetti a demolizione (epoca di costruzione, numero di piani, tipologia, ecc.) come base per il calcolo della quantità di inerti da smaltire. Una volta definiti questi dati, ipotizzando un tipo di fondazione a platea di 40 cm di altezza, considerando una struttura in cemento armato con pilastri e travi emergenti di dimensioni 30 cm per 50 cm, solaio in laterocemento di 22 cm di altezza, e valutando l’incidenza del ferro nelle corrispettive sezioni, si è effettuata una stima complessiva dei dati riportati per un edificio tipo di due piani di altezza (essendo questa la tipologia maggiormente ricorrente).

Tabella 1- Quantità degli inerti (cemento armato, mattoni, acciaio) risultanti da una demolizione totale (3661edifici) e parziale (1757 edifici) dei manufatti esistenti.

Gli inerti derivanti dalla demolizione (cemento, mattoni forati, ecc.) così come già accaduto nelle esperienze inglesi dell’Olympic Park e del Northala Fields Park, sono stati quindi totalmente riusati per la realizzazione di un sistema di colline artificiali (Luo et al., 2018), cuore del nuovo parco urbano che rappresenta il “dente” centrale dell’infrastruttura verde a pettine.

Il parco, in posizione baricentrica rispetto al quartiere, grazie alle colline artificiali e ad un sistema di percorsi in quota, si configura anche come una ‘safe area’, ovvero un’area sicura e accessibile per l’attesa e il ricovero in caso di allerta metereologica, oltreché come spazio di aggregazione sociale che, in tempo di pace, accoglie gran parte delle nuove dotazioni di servizio alla residenza.

Il sistema infrastrutturale

Il quartiere Destra Volturno è oggi caratterizzato da una maglia viaria frammentaria e priva di manutenzione: strade interrotte, cieche, strette, spesso privatizzate e rese inaccessibili da cancelli che cercano di offrire quel senso di sicurezza oggi quasi del tutto assente. Il manto di asfalto è discontinuo e, specie nei pressi della costa, addirittura sabbioso; inoltre, lungo gli assi viari esistenti non sono previste soluzioni per lo smaltimento delle acque meteoriche. Del tutto assenti sono infine non solo i percorsi pedonali e ciclabili ma anche il trasporto pubblico.

L’ipotesi progettuale fonda sull’introduzione di un servizio di trasporto pubblico su gomma e sul potenziamento della mobilità dolce attraverso una rete di percorsi pedonali, ciclabili ed equestri. L’idea è quella di offrire differenti opportunità di spostamento mirate a contrastare il traffico veicolare privato, oggi dominante, e a ridurre conseguentemente l’inquinamento acustico e le emissioni di gas serra (UN, 2012).

Il nuovo sistema di mobilità è caratterizzato da alcuni assi centrali, carrabili, che mettono in relazione i punti strategici del quartiere, mentre la viabilità interna è resa completamente pedonale /ciclabile. Lungo gli assi centrali, destinati alla coesistenza tra trasporto pubblico, auto private e mobilità pedonale su marciapiedi rialzati, saranno realizzati sistemi drenanti e barriere verdi. Infine, una pista ciclabile sopraelevata si configura, in tempo di pace, come un circuito turistico che connette l’area ripariale, l’area rurale e le colline artificiali e, in caso di allerta meteorologica, diviene un camminamento pedonale protetto, utilizzabile per raggiungere le aree di attesa/ricovero localizzate sulle colline artificiali.

Edifici resilienti

Considerando che l’ipotesi progettuale avanzata prevede la demolizione solo del 47% dei manufatti edilizi esistenti, è indispensabile definire indirizzi e buone pratiche per ridurre la vulnerabilità del tessuto edilizio a fronte di eventi alluvionali. Ad oggi sono presenti numerose “buone pratiche” che potrebbero essere integrate nel redigendo strumento di piano urbanistico comunale. Le possibili soluzioni di adattamento degli edifici alle dinamiche alluvionali possono essere di tipo attivo e passivo (Autorità di Bacino del fiume Po, 2009).

Le misure attive includono azioni volte a impedire l’ingresso dell’acqua, quali il posizionamento di barriere in apposite guide sulle soglie e davanti alle finestre, sacchi di sabbia, barriere gonfiabili, la movimentazione manuale di valvole per evitare l’ingresso delle acque di piena dai sanitari o dagli impianti, lo spostamento di beni deteriorabili ai piani alti. La scelta di soluzioni di tipo attivo può dare benefici immediati, non richiede elevati investimenti economici e può essere applicata a singoli manufatti. Tali soluzioni sono però adottabili solo quando il tempo di allerta è tale da consentire di porre in essere le azioni necessarie a rendere efficienti le misure di sicurezza (Greater London Authority, 2008).

Tra le misure passive, oltre alla delocalizzazione, è possibile prevedere interventi di:

  • elevazione su pali; questi ultimi vengono inseriti nel terreno per rendere i manufatti meno suscettibili agli effetti della velocità della piena, delle scorie e dell’impatto dei detriti. I pali possono essere infissi fino a incontrare uno strato solido di terreno, oppure penetrare nel terreno abbastanza da trasmettere i carichi al sottosuolo grazie all’attrito laterale;
  • impermeabilizzazione, obiettivo di questi interventi è rendere le pareti e le altre parti esterne impermeabili al passaggio dell’acqua di piena mediante la creazione di una membrana che include il rivestimento della muratura, con composti impermeabili, guaine bituminose o pareti supplementari impermeabili come ad esempio cemento armato gettato in opera;
  • inserimento di barriere: consiste nel costruire barriere che allontanino la corrente in piena. I rilevati in terra possono essere costruiti in varie altezze in funzione dei costi, dell’estetica, degli accessi, della spinta idraulica e dello spazio occupato. È preferibile realizzare rilevati solo in zone in cui l’altezza di piena è minore di 1.5 m.
La proposta di rigenerazione dell’area Destra Volturno, Comune di Castel Volturno.

La delocalizzazione

La vasta rinaturalizzazione dell’area e la conseguente demolizione di una parte dell’edificato esistente implica la riallocazione della popolazione attualmente ospitata in questi edifici, attraverso interventi di delocalizzazione verso aree sicure e sufficientemente prossime nel territorio regionale. In particolare, un possibile ambito di accoglienza dei circa 900 abitanti da riallocare è stato individuato nel Comune di Villa Literno, in un’area di circa 9 ettari, che limitrofa al centro abitato preesistente e già individuate come area di espansione o di riqualificazione urbana dal PUC del 2007, ad oggi inedificata.


Considerazioni finali sull'ipotesi progettuale

Lo studio proposto delinea una possibile strategia di rigenerazione per un’area, il quartiere Destra Volturno nel Comune di Castel Volturno, ad elevato rischio alluvionale, caratterizzata da una densa urbanizzazione e da diffusi fenomeni di degrado fisico, funzionale e di marginalità sociale, ma anche da permanenze di un paesaggio fluviale e costiero originariamente di elevato pregio.

Pur riconoscendo che il quartiere in esame, per il suo sviluppo in assenza di regole urbanistiche in un territorio ad elevata pericolosità, richiederebbe interventi drastici di demolizione e ridistribuzione della popolazione, si è ritenuto in questo studio che una totale demolizione degli alloggi esistenti, il conseguente smaltimento dei rifiuti, e la riallocazione della popolazione di un quartiere che conta oltre 2.000 abitanti risulterebbe difficilmente sostenibile, non solo in termini economici, ma anche in termini ambientali e sociali, considerando che il quartiere, come evidenziato, è prevalentemente abitato da famiglie disagiate e immigrati spesso irregolari.

Si è dunque avanzata un’ipotesi progettuale che, in coerenza con le linee guida del Masterplan del litorale Domitio-Flegreo, prova a coniugare obiettivi di mitigazione dei fenomeni alluvionali e di erosione costiera, con obiettivi di rigenerazione ambientale e paesaggistica del delta fluviale e di innalzamento della qualità della vita degli abitanti, in un’area ad oggi priva delle dotazioni minime di servizi alla residenza.

In relazione a tali obiettivi, la strategia proposta è incentrata sulla realizzazione di una infrastruttura verde a pettine, che circonda e attraversa l’edificato, determinando un significativo innalzamento sia della sicurezza che della qualità ambientale e paesaggistica dell’area.

La realizzazione di una “safe area” in posizione baricentrica rispetto al quartiere, di una rete di percorsi pedonali e ciclabili utilizzabili anche per il raggiungimento della “safe area” in condizioni di emergenza, l’incremento delle dotazioni di servizi alla residenza, gli indirizzi per la messa in sicurezza del patrimonio edilizio concorrono ad accrescere la sicurezza del tessuto edificato e, soprattutto, la qualità della vita dei suoi abitanti.

Si ricorda, infine che, all’interno del Masterplan, la Regione Campania ha già individuato fondi diretti (FSE, FESR, FEASR, ecc.) ed indiretti (LIFE+, ecc.), che potrebbero garantire la copertura finanziaria per una effettiva realizzazione della prevista infrastruttura verde.


ndr. L'articolo è stato redatto con il fine di presentare l'oggetto di studio della Tesi di Laurea terza classificata alla sesta edizione del Premio Ilaria Rambaldi.
Note e riferimenti bibliografici sono contenuti nel PDF in allegato.

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