Storia e restauro della Chiesa degli Eremitani a Padova: la soluzione alle problematiche di umidità
L'articolo descrive le vicende storiche della chiesa, inclusi i danni subiti durante la Seconda Guerra Mondiale, e i successivi interventi di restauro volti a preservare le opere d'arte e l'integrità strutturale dell'edificio. Il testo offre un'analisi dettagliata dei metodi e delle tecniche impiegate nei lavori di conservazione, sottolineando l'importanza culturale e storica del monumento.
Cenni storici sulla Chiesa degli Eremitani a Padova
La chiesa fu fondata nel XIII secolo, intorno al 1276, dall’ordine degli Eremitani di Sant’Agostino.
Il progetto iniziale della chiesa fu affidato all’architetto bolognese Niccolò degli Agostini. La chiesa è nota per la sua struttura gotica e per la ricca decorazione artistica.
Gli affreschi nella Cappella degli Scrovegni, realizzati da Giotto negli stessi anni in cui lavorava agli affreschi dell’Arena Chapel, sono uno dei punti salienti della chiesa. Questi affreschi narrano storie della vita della Vergine Maria e di Cristo.
Altri grandi artisti, quali Andrea Mantegna e Guariento Da Arpo, hanno lavorato nella chiesa. Gli affreschi della Cappella Ovetari, completati dal Mantegna tra il 1448 e il 1457 rappresentano le storie della vita di San Giacomo.
Durante la Seconda Guerra Mondiale, la chiesa subì gravi danni a causa di bombardamenti. Nel 1944, un bombardamento alleato distrusse gran parte degli affreschi del Mantegna nella Cappella Ovetari.
Il restauro e la ricostruzione successivi hanno cercato di preservare e ripristinare quanto possibile dell’opera d’arte originale.
Le problematiche legate all’umidità
Negli anni ‘90 la Soprintendenza ai Beni Architettonici del Veneto, decise di porre rimedio ai fenomeni di umidità di risalita capillare che danneggiavano gli affreschi e le opere lapidee che insistevano sulle murature stesse.
Ciò nonostante precedenti interventi di deumidificazione effettuati negli anni ‘60 con sifoni areatori Knapen che non avevano prodotto i risultati sperati.
Nel 1998 vennero appaltati dalla Regione Veneto alla Tecnored di Verona i lavori specialistici per la realizzazione di una barriera idrofobizzante in grado di bloccare definitivamente i fenomeni di umidità ascendente.
Negli anni successivi, ad avvenuta asciugatura, fu possibile completare il restauro delle superfici affrescate e delle opere lapidee a ridosso delle murature.
La Chiesa degli Eremitani è un simbolo della ricca tradizione artistica e culturale di Padova che conserva una parte pregevole e significativa del suo immenso patrimonio artistico.
Analisi dello stato di fatto
Nel febbraio del 1997 è stata condotta un’indagine approfondita relativa ai fenomeni di umidità di risalita capillare presenti in una serie di murature. La documentazione grafica e fotografica di tali indagini è stata accuratamente realizzata, con una precisa individuazione delle zone colpite da questo fenomeno. Le murature esaminate erano costituite sia da mattoni pieni sia da una muratura mista di pietra e mattoni, con uno spessore variabile tra i 50 e i 140 centimetri.
Al piano terra, è stato constatato che tutti gli intonaci preesistenti dovevano essere conservati. Inoltre, alcune delle murature erano affrescate, con opere di Andrea Mantegna e Guariento di Arpo. Per prevenire distacchi e/o fessurazioni sugli intonaci antichi e affrescati, è stato necessario predisporre dei presidi protettivi, come velatini fissati con Paraloid B72.
Tra gli altri interventi preventivi, è stato previsto il preconsolidamento degli intonaci più deboli mediante iniezioni di calce e Primal CM 330. Si è rilevata anche la presenza di efflorescenze saline superficiali, probabilmente composte da nitrati e solfati, che dovranno essere rimosse successivamente agli interventi di deumidificazione tramite impacchi specifici. La quota interessata dal piano campagna raggiungeva un massimo di 2,80 metri.
Per le misurazioni delle percentuali di umidità presenti nelle murature, sono state utilizzate diverse strumentazioni elettroniche e a carburo di calcio. Le misurazioni diffuse sono state effettuate ad un metro di altezza con un Hydromette HTR300, mentre quelle mirate a 50 centimetri di altezza sono state eseguite con uno strumento Hoechst. Le percentuali di umidità rilevate a 50 centimetri di altezza variavano dall'8,5% al 15,5%, espresse in peso kg/acqua materiale, con una tendenza a degradare verso l’alto.
Le efflorescenze avevano un’altezza media variabile, oscillante tra i 10 e i 230 centimetri dal piano della pavimentazione interna. In alcune zone, come quella dell’altare in pietra arenaria del Mantua Benavides, le superfici non erano perforabili. Sono stati riscontrati interventi precedenti per mitigare i fenomeni di risalita capillare, con l’installazione di sifoni di areazione Knapen in molte murature.
È stata rilevata anche la presenza di un impianto di riscaldamento ad aria calda che interessava quasi tutto il perimetro della chiesa, anche in prossimità delle superfici affrescate. Questo impianto provoca un aumento dell’evaporazione dell’acqua di risalita capillare dalle superfici, accelerando il degrado degli affreschi a causa dell’accumulo di sali igroscopici disgregativi sulle stesse.
Soluzione delle varie problematiche
Gli interventi sono stati realizzati a marzo del 1998. I lavori hanno riguardato l'eliminazione della risalita d’acqua per capillarità nelle murature tramite la creazione di una barriera idrofobizzante a lenta diffusione, utilizzando il sistema Dry Kit con il formulato TRF 135, specificamente sviluppato per murature affrescate. Questo prodotto monocomponente ADR, a base di silani in solventi super rettificati e bilanciati con tensioattivi, consente il successivo ritocco pittorico delle superfici affrescate, come descritto nelle schede tecniche allegate.
Prima di procedere con gli interventi di risanamento, è stato necessario adottare alcuni presidi. Le superfici affrescate in prossimità della zona di perforazione sono state messe in sicurezza mediante l’applicazione di “velatini” con Paraloid B72. Inoltre, è stato consolidato l’intonaco cartellato e affrescato vicino alla zona di perforazione attraverso microiniezioni di “farina fossile” e Primal AC33.
Il programma dei rilievi igrometrici ha previsto la misurazione del grado di umidità residua nelle murature fino al raggiungimento di valori inferiori al 4%, espressi in peso acqua/materiale. Le misurazioni sono state effettuate con strumenti Hoechst a carburo di calcio e Hydromette HTR 300, con una tabella delle misurazioni allegata per documentare i risultati.
Un intervento specifico è stato realizzato sul complesso monumentale dell’altare del Mantua Benavides, dove l’eliminazione della risalita d’acqua per capillarità è stata eseguita tramite idrofobizzazione con la tecnica del "sotto vuoto dinamico" e il formulato TRF 135. Questa tecnica ha permesso di creare una barriera idrofobizzante senza la necessità di perforare il prezioso manufatto, evitando così qualsiasi danno.
Successivamente all’asciugatura delle murature affrescate, sono stati raccomandati alcuni presidi e opere di restauro. Le efflorescenze saline superficiali di nitrati e solfati dovranno essere rimosse tramite impacchi specifici di polpa di cellulosa e bicarbonato di ammonio. Nel tempo, eventuali nuove efflorescenze saline dovranno essere rimosse con spazzole morbide e/o aspiratori. Anche le superfici esterne in “mattoni faccia a vista” dovranno essere desalinizzate tramite impacchi adsorbenti da applicare successivamente all’asciugatura delle murature. La protezione successiva dei mattoni a vista sarà garantita dall’applicazione dell’idrofobizzante eteropolare idroalcolico a base silanica TRF 500.
Infine, è stata prevista la modificazione dell’impianto di riscaldamento ad aria calda, sostituendolo con termoconvettori ad acqua, utilizzando il vano tecnico ricoperto dalle griglie in ferro.
Zone di misurazione
IN ALLEGATO LA TABELLA DEI TEMPI E DEI VALORI DI ASCIUGATURA
Documentazione fotografica del cantiere: lavorazioni esterne
Documentazione fotografica del cantiere: lavorazioni interne
L’impregnazione sottovuoto nel restauro
L’impregnazione con la tecnica del sottovuoto dinamico consente di impregnare in profondità materiali lapidei e da costruzione senza la necessità di perforazioni o altri sistemi invasivi.
Generalmente viene impiegata per il consolidamento con silicato d’etile di elementi lapidei degradati in pietra arenaria o calcarea.
Si effettua utilizzando teli di polietilene che vengono sigillati al manufatto mediante cordoli adesivanti. La volumetria che può essere interessata dall’impregnazione risulta in funzione della potenza delle pompe a vuoto a disposizione.
Sulla superficie in polietilene vengono applicate delle “gronde” di aspirazione sigillate sempre con altro polietilene e
cordoli sigillanti. Con tubazioni armate le gronde di aspirazione vengono collegate ad una centralina di distribuzione munita di manometri per il controllo della quantità di vuoto che deve essere raggiunto. Tra la centralina e la pompa a vuoto vengono quindi collegate “in parallelo” una serie di 7 “trappole” per impedire l’ingerimento di resine e/o liquidi da parte della pompa aspirante.
Al raggiungimento di una percentuale di vuoto non inferiore all’80% su tutta la zona rivestita con polietilene, sempre con l’ausilio di cordoli sigillanti, si potranno collegare dei tubicini ai contenitori del formulato o della resina prevista che inizieranno a trasferire e impregnare in profondità la massa interessata.
Nel caso specifico dell’altare del Mantua Benavides, questa tecnica è stata impiegata per idrofobizzare lo stesso con il formulato specifico TFR 135 per impedire la risalita d’acqua per capillarità e bloccarne il degrado causato dall’azione meccanica demolitiva dei sali che si depositavano sulla superficie a seguito dell’evaporazione continua
dell’umidità. La quantità di formulato impiegata è stata calcolata sulla base della massa impregnata.
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