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Stai troppo tempo a progettare ? significa che non sei efficiente

Nell'era della nuvola del lavoro e delle ridefinizione dei principi che regolano la professione è giunto il momento di rimettere mano all'organizzazione del lavoro professionale

"Qui avere una famiglia è considerata una scelta positiva. Se passi troppo tempo in ufficio pensano che tu non sia in grado di concludere il lavoro nel tempo stabilito". E' quanto ha affermato l'ing. Arianna Minoretti, Senior Engineer italiana che in Norvegia si sta occupando a Trondheim della costruzione del "ponte galleggiante" per risalire la costa occidentale e che attraversa il Bjornefjord. Nell'intervista che appare oggi sul Corriere della Sera - e di cui suggeriamo la lettura - oltre a soffermarsi su alcune considerazioni tecniche l'ingegnere originaria di Como evidenzia come in Norvegia non ci sia un problema per la maternità: "per una mamma Italia e Norvevigia non potrebbero essere più distanti. Qui la paternità è obbligatoria per 10 settimane. Il Datore di lavoro non trova svantanggi nell'assumere una donna".

In un momento in cui in Italia si discute molto della parità di genere, delle offerte di lavoro per ingegneri a 600 euro al mese, di disoccupazione giovanile e post laurea sono parole che invitano a riflettere.

Nell'era della nuvola del lavoro e delle ridefinizione dei principi che regolano la professione è giunto il momento di rimettere mano all'organizzazione del lavoro professionale. Le Società tra Professionisti hanno fallito, basta vedere lo scarso successo numeri che hanno ottenuto, e prosegue nel frattempo lo scontro tra liberi professionisti e società di ingegneria. Nel frattempo l'ipocrisia frena il dibattito sul tirocinio professionale, uno strumento che a parere di chi scrive è fondamentale per il completamento della formazione professionale ma che andrebbe regolamentata per evitare fenomeni di schiavismo giovanile o caporalato tecnico. Anche perchè si affaccia sul nostro paese un altro tipo di pericolo - che purtroppo ha già le sue prime radici - quello dell'esportazione del lavoro tecnico nei paesi a basso costo. Società di servizi di ingegneria che acquisicono il lavoro in Italia e poi lo fanno fare in parte da professionisti in paesi a basso costo, nel pieno disprezzo delle regole deontologiche ed etiche della nostra professione. E presto questo protrebbe avvenire direttamente nel nostro Paese, e così come succede a Forlì dove ormai non c'è più un italiano che cuce un divano, e chi firma i divani made in italy spesso li fa interamente in Italia ma con mani cinesi: così potrebbero nascere le "BIM factory" indiane o cinesi a casa nostra in grado di realizzare una parte progettuale a costi non accettabili per chi è abituato al nostro tenore di vita e organizzazione del lavoro.

Ecco perchè quindi le parole dell'ing. Minoretti sono preziose per una riflessione della professione, perchè è necessario difendere non solo le tariffe orarie ma anche la qualità della vita: dobbiamo tornare ad essere padroni del nostro tempo. E per farlo occorre un progetto che ci porti molto distante dalla situazione di oggi.

In questo processo potrà svolgere un ruolo molto importante INARCASSA e le altre casse professionali: un gruppo di studio congiunto potrebbe essere utile per fissare le basi per salvare il futuro della nostra professione.