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Spazi del lavoro ibridi: il nuovo modello di uffici fluido di DEGW (Lombardini 22) pensato per il gruppo Sanofi

Il progetto di rinnovamento degli spazi interni del distretto direzionale di Milano Bodio Center del gruppo farmaceutico Sanofi grazie a DEGW brand di Lombardini 22. Spazi fluidi contornati dalla vegetazione che si possono facilmente modificare grazie alla loro flessibilità che risponde alle nuove esigenze di lavoro.

Spazio direzionale: artefice di dinamiche fondamentali

DEGW ha collaborato con Sanofi, branch italiana del gruppo farmaceutico globale, in un progetto integrato nato dalla volontà di modificare il modello organizzativo dell’attività lavorativa.

Il progetto di rinnovamento degli spazi – aperti, flessibili, pensati per favorire la collaborazione e l’interazione tra team –rappresenta un’opportunità per ripensare le modalità di lavoro, i comportamenti e le abitudini.

La società ha scelto di rimanere all’interno del distretto direzionale di Milano Bodio Center, recentemente rinnovato per diventare sempre più flessibile, vivace e piacevole da vivere.

Sanofi ha scelto di rinnovare gli spazi di lavoro in un ambiente agile, orientato al work-life balance, dove le persone lavorano in modalità mista in smart working e in presenza, pensato per stimolare a lavorare in maniera sempre più flessibile e sempre meno vincolata alla scrivania fissa. È stato quindi introdotto un alto livello di sharing (40%) con postazioni libere, non assegnate, distribuite integralmente in open space: 300 posti a sedere per 530 dipendenti circa.

Per ogni postazione di lavoro si è previsto uno spazio di 12,5 metri quadrati. Non vi sono armadi, ma archivi di piano e numerosi lockers distribuiti in tutto l’ufficio.

Distretto direzionale di Milano Bodio Center, Senafi, Lombardini 22.
Distretto direzionale di Milano Bodio Center, Sanofi, Lombardini 22.
(©Dario e Carlos Tettamanzi)

Enfatizzare lo spazio direzionale: luogo di dinamiche e incontri

Focus del progetto è stata inoltre la capacità di enfatizzare lo spazio come artefice di dinamiche fondamentali nei luoghi di lavoro: la fisicità degli incontri e la trasmissione, più o meno informale e spontanea, di informazioni, competenze, consigli.

Lo conferma Alessandro Adamo, director di DEGW e partner di Lombardini22, spiegando che quello intrapreso è stato “Un progetto pilota per Sanofi, che rappresenta il cambiamento in corso nell’azienda farmaceutica. Il ruolo di DEGW è stato quello di collaborare nella guida e nel percorso di questa evoluzione radicale. I modi di lavorare cambiano, si evolvono, sono in continuo movimento. Siamo sempre più collaborativi, ibridi, informali e flessibili. DEGW lo sa e per questo dà vita a progetti attrattivi, catalizzatori di benessere per le persone”.

La distribuzione interna degli uffici

La superficie in open space a forma di C rovesciata è scandita da zone riconoscibili, ognuna concepita per rispondere a necessità diverse. Le postazioni hub sono pensate per il lavoro individuale o informale su tavoli che facilitano il confronto e lo scambio di idee.

La zona co-working centrale è composta di scrivanie dalle forme diverse. All’interno della library sono state previste postazioni silent, dove non si possono utilizzare i device mobili e la voce alta.

Distretto direzionale di Milano Bodio Center, Senafi, Lombardini 22.
Distretto direzionale di Milano Bodio Center, Sanofi, Lombardini 22.
(©Dario e Carlos Tettamanzi)

Il ricco menu di spazi di supporto occupa il 30% della superficie di lavoro. Nei tre piani degli uffici di Sanofi si trovano 60 meeting room, spazi chiusi dotati di monitor e attrezzature per videoconferenze.

Distinte per dimensioni e allestimento per assecondare i diversi gradi di formalità dei meeting, permettono di ospitare riunioni da 2 fino a 20 persone.

Le informal meeting, con tavoli alti o bassi, divani, pouf e poltroncine, sono create per favorire interazione informali tra
colleghi in un ambiente rilassato in cui collaborare, trovare ispirazione o semplicemente lavorare in una modalità diversa dalla classica scrivania. Sono le tre le principali tipologie di queste aree: i green garden, veri e propri spazi immersi nel verde, le co-working lounge arredate con divani e poltrone e per stimolare un clima produttivo e rilassato insieme, e le social step, allestite come un anfiteatro con gradonate e lavagne mobili per brainstorming e appunti.

Le tre project area sono spazi collaborativi perfetti per riunioni informali in un ambiente riconfigurabile con arredi leggeri e mobili. Distribuiti su tutta la superficie i chat sofa – divani-alcove, leggermente insonorizzati per incontri informali – e le 17 piccole stanze chiuse tra phone booth e focus room.

Le aree break non sono isolate ma integrate nello spazio funzionale e flessibile. A livello estetico e progettuale, la caffetteria, al quarto piano in prossimità della terrazza, riprende la tipologia della classica trattoria italiana: la tipica sedia cadrega in legno, color cotto del bancone bar, piastrelle in sfondati dei corner.

Quarto e ultimo piano: integrazione tra spazi di lavoro e verde

Il quarto e ultimo piano è quello più rappresentativo del progetto: qui si trovano per esempio lo spazio reception votato all’accoglienza, la caffetteria, una grande sala riunione e le terrazze esterne di 1140 mq attrezzate da DEGW con pergole, salottini, varie composizioni di arredo. Della stretta integrazione tra spazi di lavoro e verde fa parte anche la scelta di dedicare parte della superficie esterna agli orti curati dai dipendenti.

Gli arredi, alcuni con verde integrato, sono stati tutti disegnati su misura da DEGW per conformarsi alla perfezione al variegato paesaggio lavorativo di Sanofi.

Infine, nell’adeguamento degli impianti i lavori effettuati sono stati fondamentali per garantire il massimo comfort ambientale alle persone in tutti gli spazi a disposizione.

Alessandro Adamo conclude ringraziando “Sanofi per aver rinnovato la fiducia nei nostri confronti. Dopo 15 anni dal primo progetto realizzato con la società farmaceutica, ora il rapporto cresce e si rafforza. Sanofi ci ha scelto ancora una volta per accogliere le sfide dei prossimi 15 anni. Mi rende felice segnalare la continuità, la coerenza e l’evoluzione che unisce i due progetti: Eva Birch all’epoca era una giovane architetta, ora è stata la designer leader che ha condotto il progetto in stretta collaborazione con il cliente e con tutti gli attori coinvolti, Korus e CBRE in primis”.

Immagini

©Dario e Carlos Tettamanzi

©Dario e Carlos Tettamanzi

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