Sostenibilità, digitalizzazione e prospettive future: 10 quesiti a Lorenzo Orsenigo (Presidente ICMQ e AIS)
L'analisi sui progressi nel 2023 e le sfide future per l'Italia, dalla necessità di infrastrutture sostenibili all'importanza della finanza etica, il contesto globale si intreccia con la visione nazionale, delineando una roadmap per il futuro. Tuttavia, emergono ancora dubbi sulla piena comprensione politica su questi temi. Leggi l'intervista dell' Ing.Dari a Lorenzo Orsenigo, Direttore e Presidente di ICMQ e AIS.
Sostenibilità e digitalizzazione: stato dell'arte e prospettive future sviscerate in 10 quesiti
L'editore di Ingenio, Ing.Dari ha posto 10 quesiti a Lorenzo Orsenigo, Presidente e Direttore Generale ICMQ SpA Società Benefit e Presidente AIS – Associazione italiana per la Sostenibilità delle Infrastrutture.
L'intervista si focalizza sui temi della sostenibilità e la digitalizzazione, evidenziando i progressi verso le infrastrutture sostenibili e la crescente importanza della finanza etica. Tuttavia, emergono ancora dubbi sulla piena comprensione politica di tali temi fondamentali per il futuro del Paese.
Transizione ecologica e fondo contro i danni ai cambiamenti climatici: presa di coscienza urgente
Ing. Dari
Il 2023 è stato un anno memorabile per…?
Lorenzo Orsenigo
Non so se si possa definire memorabile, ma sicuramente quanto avvenuto in occasione dell’ultima COP 28 sulla necessità di una transizione dai combustibili fossili costituisce un passo avanti molto significativo sulla strada verso concreti obiettivi di sostenibilità. Se leggiamo questa risoluzione unitamente alla istituzione del fondo per le perdite e i danni subiti dai paesi a causa del cambiamento climatico, si può dedurre, a mio avviso, che c’è stata una generale presa di coscienza dell’urgenza di affrontare la crisi climatica con maggiore concretezza per il raggiungimento di precisi e irrinunciabili obiettivi.
A questo proposito va sottolineato il ruolo da protagonista assunto dall'UE e dai suoi Stati membri per il raggiungimento di un accordo globale sostenuto da indicativi impegni finanziari così come per quanto riguarda l’individuazione di nuovi obiettivi globali in materia di energia. La sensibilità dell’Europa e la sua capacità di influenza su queste tematiche sono fondamentali affinché si raggiungano obiettivi concreti sul fronte della lotta ai cambiamenti climatici.
Sostenibilità e business di pari passo nel progresso
Ing. Dari
Ci avviciniamo al 2030, termine fissato nella Conferenza di Parigi del 2015 per il raggiungimento di obiettivi globali di sostenibilità. Quanto progresso è stato fatto finora verso un futuro sostenibile?
Lorenzo Orsenigo
Ritengo che un notevole progresso sia stato fatto in termini culturali. Dal mio osservatorio posso dire che le aziende e il mercato sono sempre più attenti a incorporare criteri di sostenibilità - intesa nelle sue tre dimensioni ambientale, sociale ed economica - nelle proprie attività e nello sviluppo dei propri prodotti e servizi.
Si inizia a comprendere che business e sostenibilità vanno di pari passo e questo è, a mio avviso, un fattore importantissimo. Se infatti riusciamo a far sì che la sostenibilità produca valore, allora avremo un mondo migliore.
Molti hanno compreso che la sostenibilità non è un costo ma una opportunità. La vera prossima sfida sarà quella di mettere a disposizione del mercato degli strumenti di misura della sostenibilità che siano affidabili, credibili e comparabili. La presenza del greenwashing è il vero pericolo e in questo contesto l’Infrastruttura Qualità, intesa come normazione, accreditamento e certificazione di terza parte, può svolgere un ruolo strategico di primo piano.
Evoluzione tecnologica ed etica: sviluppo in termini globali
Ing. Dari
Nella discussione sull’ambiente, si fronteggiano due visioni: da un lato, la preoccupazione che l’evoluzione tecnologica possa comportare rischi imprevedibili per il pianeta; dall’altro, la convinzione che la tecnologia sia essenziale per contrastare i cambiamenti climatici. Qual è la tua opinione al riguardo?
Lorenzo Orsenigo
L’evoluzione tecnologica e il progresso hanno sempre portato dei benefici per il miglioramento delle condizioni di vita e ritengo che questo concetto sia valido ancora oggi. In passato però abbiamo assistito a delle sperequazioni, tra paesi che hanno beneficiato del progresso e altri che ne sono stati esclusi o addirittura sono stati sfruttati a questi fini. Egualmente per quanto i benefici ricevuti dalle diverse generazioni: alcune a scapito di quelle che si sono succedute.
Questi comportamenti non sono più accettabili: dobbiamo ragionare in termini globali sia nella dimensione spaziale che in quella temporale.
Quindi l’evoluzione tecnologica va bene, purché contribuisca in modo equilibrato allo sviluppo di tutti i paesi del mondo e non sia a favore solo di pochi. Similmente lo sviluppo della tecnologia va esaminato su tutto il ciclo di vita della sua esistenza in un’ottica circolare, evitando di scaricare sulle generazioni future problemi ben maggiori dei benefici che possiamo ricavare oggi.
Intelligenza artificiale: necessari limiti etici all’utilizzo di queste tecnologie
Ing. Dari
Nel 2023, l’intelligenza artificiale, in particolare con ChatGPT, ha iniziato a influenzare la società e la politica. Stabilire regole in questa fase iniziale di sviluppo tecnologico favorirà uno sviluppo etico o limiterà le potenzialità dell’IA?
Lorenzo Orsenigo
Le potenzialità dello sviluppo delle tecnologie informatiche che possano interagire con l’uomo con l’utilizzo di sensoristica sempre più avanzata e raffinata, così come il progredire degli algoritmi che possano auto apprendere e proporre soluzioni, sono sicuramente fattori che nei prossimi anni cambieranno il nostro stile di vita.
Non ho utilizzato volutamente la parola “intelligenza” perché, a mio avviso, la componente intellettiva è composta di molti altri aspetti che travalicano la pura disciplina scientifica. Per questo ritengo sia fondamentale stabilire sin d’ora dei limiti etici all’utilizzo di queste tecnologie: al centro deve rimanere l’Uomo nella sua piena identità e la tecnologia deve rimanere al servizio dell’essere umano e non viceversa.
I 60 anni dell'Autostrada del Sole, quali lezioni in tema di infrastrutture
Ing. Dari
Quest’anno si celebra il 60° anniversario dell’Autostrada del Sole, emblema del progresso e della rivoluzione industriale in Italia. A sessant’anni di distanza, quali lezioni abbiamo appreso in tema di infrastrutture e quali insegnamenti ci restano ancora da acquisire?
Lorenzo Orsenigo
Negli anni Sessanta l’Italia ha avuto uno sviluppo infrastrutturale che l’ha posta tra i primi paesi in Europa. C’è stato poi un lento declino dovuto alla forte contrazione degli investimenti con l’effetto che oggi scontiamo un notevole divario infrastrutturale con gli altri paesi europei. Secondo il Global Infrastructure Outlook del G20, dal 2020 al 2040 ci mancano almeno 373 miliardi di euro di investimenti per soddisfare i reali bisogni del Paese; vale a dire oltre 18 miliardi di euro all’anno. Il nostro gap rispetto agli altri paesi europei è notevole: Germania solo 36,4 milioni di euro l’anno, Francia 500 milioni, Spagna 3 miliardi, Gran Bretagna 7,4 miliardi e Polonia 4,5 miliardi.
C’è però un risvolto interessante: per gli investitori privati, oggi il mercato delle infrastrutture italiane è quello di maggior interesse. Secondo un’analisi di EY il 44% dei 56 interlocutori rappresentativi dei maggiori fondi globali (come ad es. Macquarie, BlackRock, Blackstone, Brookfield, ecc.) sta facendo piani per investire di più in Italia in infrastrutture nei prossimi anni. Quindi massima attenzione perché è priorità assoluta creare le condizioni per rendere possibili questi investimenti. E qui l’esperienza dell’Autostrada del Sole ci dice che diventa strategica una capacità di governare le diverse esigenze tecniche ma anche sociali, coinvolgendo gli stakeholder fina dalla fase di individuazione delle soluzioni. Saper condividere e gestire al meglio le diverse esigenze ed interessi può fare la differenza in termini di tempi e costi. Egualmente risulta determinante il livello delle competenze messe in campo.
Linee guida europee sulle infrastrutture secondo precisi criteri di sostenibilità
Ing. Dari
Spesso le infrastrutture sono considerate un problema per l’ambiente. Pensiamo alla Torino-Lione, alla Venezia-Ravenna, al raddoppio della ferrovia in Puglia. È possibile integrare infrastrutture e sostenibilità in una visione unica?
Lorenzo Orsenigo
Non è solo possibile ma è anche imprescindibile. Con l’implementazione del PNRR l’Europa ci ha fornito alcune chiare direttive per la realizzazione delle infrastrutture secondo precisi criteri di sostenibilità. Con effetti importanti come nel caso della pubblicazione nel 2021 delle Linee Guida per il PFTE delle opere del PNRR grazie alle quali per la prima volta nell’ordinamento italiano la Relazione di Sostenibilità è diventata parte del progetto dell’opera. E lo stesso contenuto è stato poi riportato anche nel nuovo Codice Appalti ed ora è lo standard per tutti i progetti. Bisogna anche dire che l’Italia è sicuramente all’avanguardia nella progettazione e realizzazione di opere infrastrutturali attraverso una sempre maggiore utilizzo del protocollo Envision.
Già nel 2018 è stato certificato il primo progetto e ora le più importanti stazioni appaltanti (RFI, APSI, Terna, ...) lo stanno adottando per lo sviluppo delle proprie opere. Nel 2023 in Italia sono stati certificati ben 6 progetti, a fronte dei 12 certificati nel resto del mondo! Così come alla fine dell’anno scorso nel nostro Paese risultano certificati oltre 200 Envision Sustainability Professionals, ovvero specialisti nell’utilizzo del Protocollo Envision. Siamo pertanto di fronte a una sempre maggiore richiesta di mercato per questo tipo di competenze che apre anche a nuove professionalità nel settore delle infrastrutture sostenibili.
Settimo progetto italiano certificato con Envision:
Riqualificazione ed economia circolare: la nuova BioPiattaforma di Cap Holding certificata Envision Platinum
Il progetto nasce per l'esigenza di minimizzare gli impatti sul territorio e dare un forte impulso alla raccolta differenziata.
Finanza etica: necessari strumenti affidabili, credibili e trasparenti
Ing. Dari
La finanza sembra aver iniziato a focalizzarsi sulla sostenibilità. Il 2024 sarà l’anno in cui chi gestisce grandi patrimoni inizierà a considerare seriamente e concretamente i criteri di sostenibilità negli investimenti?
Lorenzo Orsenigo
La finanza è il motore dell’economia e indubbiamente non può non essere determinante anche per quanto riguarda le scelte e i criteri con cui procedere sul piano degli investimenti rispetto ai processi di uno sviluppo sostenibile. Il Regolamento 852/2020, cosiddetto della Tassonomia, è un chiaro segno di indirizzo, al quale si è poi aggiunta nel 2022 la nuova Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) e nel 2024 stiamo attendendo la Corporate Sustainability Due Diligenze Directive (CSDDD), che coinvolgerà anche tutte le filiere di fornitura. I criteri ESG sono diventati parte delle valutazioni delle organizzazioni e degli investimenti ad esse connesse. In questo contesto però oggi riscontriamo due ordini di problemi. Il primo riguarda le valutazioni ESG delle organizzazioni: ci sono diversi rating sul mercato, ma solitamente basati su autovalutazioni, su metriche non conosciute, senza alcuna verifica nelle aziende di quanto dichiarato.
Tutto ciò presta il fianco all’aleatorietà e alla mancanza di comparabilità su dati oggettivi e verificati. Ad oggi l’unico strumento che risponde ai requisiti normativi e di accreditamento è lo schema Get It Fair che è anche citato nei CAM quale strumento premiale. Il secondo problema riguarda la valutazione del cosiddetto sottostante nei fondi green. Non è infatti sufficiente che la tipologia di opera sia considerata rispettosa dell’ambiente (impianto eolico o fotovoltaico, mobilità elettrica, …) ma è fondamentale che l’opera stessa sia realizzata con criteri di sostenibilità oggettivati e misurati, per esempio secondo il Protocollo Envision .
Paradossalmente, infatti, si potrebbe realizzare un parco eolico senza raggiungere un livello sufficiente di sostenibilità ambientale e sociale. Ne consegue che se la finanza ambisce a diventare sostenibile deve darsi degli strumenti affidabili, credibili e trasparenti che permettano al cittadino e all’investitore di avere certezza che il titolo acquistato abbia davvero la connotazione “green”. Ed oggi non ci siamo ancora.
Digitalizzazione in Italia: certificazioni e gestione BIM efficienti, ma ritardi delle PA
Ing. Dari
In merito alla digitalizzazione, c’è chi sostiene che l’Italia sia troppo indietro nell’organizzazione e nei processi per evolvere digitalmente. Qual è il tuo punto di vista sulla preparazione del nostro Paese in questo ambito, in vista dell’adozione del BIM in tutti gli appalti pubblici sopra il milione di euro dal 1 gennaio 2025?
Lorenzo Orsenigo
Ancora una volta ritengo che si abbia una sottovalutazione della situazione italiana rispetto a quella di altri paesi. Siamo stati i primi in Europa ad avere, già nel 2016, gli unici schemi di certificazione degli esperti Bim e del sistema di gestione Bim delle organizzazioni.
Oggi in Italia abbiamo oltre 3.000 esperti Bim certificati in conformità alla norma UNI 11337-7 sotto accreditamento, un esempio unico in Europa. Le società di progettazione, per la maggior parte, sono attrezzate e competenti e le imprese di costruzione si stanno adeguando. Dove invece si riscontra un certo ritardo è nell’amministrazione pubblica, che dovrebbe essere la prima ad attrezzarsi adeguatamente.
In ambito pubblico andrebbe fatto un significativo investimento, soprattutto nell’inserimento di persone giovani, maggiormente predisposte alla digitalizzazione, da integrare, con un processo non semplice, con coloro che hanno maggiore esperienza nella gestione dell’appalto pubblico.
L'Ordine professionale non deve diventare un operatore di mercato
Ing. Dari
Le professioni stanno iniziando a certificare direttamente i professionisti specializzati in BIM. Credi che questo rappresenti un passo avanti significativo nel favorire questo processo?
Lorenzo Orsenigo
Non ritengo che sia una buona scelta che gli ordini professionali certifichino direttamente i loro associati per attestarne la competenza Bim. L’Ordine professionale è un soggetto istituzionale di emanazione del Ministero di Grazie e Giustizia e, come tale, dovrebbe occuparsi di contribuire a definire le regole, partecipare al controllo delle attività di normazione, accreditamento e certificazione, ma non operare come soggetto in prima persona. Diventare un operatore di mercato ne svaluta la funzione istituzionale. Se ci si butta nella mischia non si può fare l’arbitro.
Azioni culturali e formative necessarie in tema sostenibilità
Ing. Dari
Per concludere, ritieni che la politica abbia una visione sufficientemente chiara sui temi discussi in questa intervista?
Lorenzo Orsenigo
L’attuale mondo politico non credo abbia pienamente compreso che la sostenibilità e la digitalizzazione possano costituire due fattori chiave per lo sviluppo del Paese. C’è anche da dire che le sensibilità sono diverse a seconda delle persone e quindi non bisogna far di tutta l’erba un fascio.
A volte si ha la percezione che la sostenibilità venga vista come un ostacolo allo sviluppo, un fattore di rallentamento per l’esecuzione delle opere del PNRR, così come si ritiene che il coinvolgimento delle parti interessate possa essere un fattore di disturbo e di allungamento dei tempi. Non è così e lo sviluppo di progetti che hanno ottenuto il massimo riconoscimento con il Protocollo Envision, come la tratta ferroviaria Napoli-Bari, ne sono una prova.
Per questo diventa fondamentale che esistano soggetti che promuovano una azione culturale e formativa, come ad esempio l’Associazione Infrastrutture Sostenibili, che interagendo anche con i soggetti istituzionali possa portare innovazione e progresso nello sviluppo sostenibile e digitale del Paese.
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