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Sostenibilità: 11 proposte per accelerare la transizione ecologica in Italia e ottimizzare il rapporto costi/benefici

Online le 11 proposte nella guida presentata dagli Stati Generali della Green Economy in occasione della fiera Ecomondo. All'interno misure da seguire per cercare di accelerare il processo di transizione green italiana in linea con gli obiettivi ambientali dell'Europa. Il documento è in fondo all'articolo nella sezione Allegati.

Transizione green in Italia: su cosa puntare per essere più ecologici

Come si riscontra da diversi dati e analisi, l'Italia è in ritardo rispetto agli obiettivi ambientali prefissati dall'Europa. Ed è questo il motivo che ha spinto ad elaborare, durante la sessione inaugurale degli Stati Generali della Green Economy a Ecomondo, 11 proposte per accelerare la transizione ecologica e rendere l'Italia più sostenibile. L'evento ha coinvolto 68 organizzazioni aziendali in collaborazione con il MASE e la Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile.

Si parla della consumo e della tutela del suolo, della mobilità all'economia circolare, passando per i cambiamenti climatici e l'energia, queste idee mirano a colmare il divario tra gli obiettivi della green economy e la situazione attuale del nostro paese.

Gli Stati Generali della Green Economy sono un processo di analisi strategica, inclusivo e aperto che coinvolge i principali attori della sostenibilità in Italia.
Promossi dal Consiglio Nazionale della Sostenibilità, composto da 68 organizzazioni aziendali, in collaborazione con il Ministero per l'Ambiente e la Sicurezza Energetica, i Forum si trovano quest'anno alla loro dodicesima edizione. L'obiettivo è innescare una nuova direzione per l'economia italiana, orientandola verso la sostenibilità per creare nuove opportunità di sviluppo duraturo e responsabile, indicando così una via di uscita dalla crisi economica e climatica.

Qui di seguito le 11 proposte presentate dagli Stati Generali della Green Economy.

  1. Semplificare, rendere brevi e certi i tempi per le autorizzazioni. La durata e la complessità delle procedure amministrative rappresentano fattori rilevanti di costo e ostacolo allo sviluppo degli investimenti per la realizzazione e l’esercizio degli impianti per la transizione ecologica.
  2. Approvare anche in Italia una legge per il clima. In un cambiamento di vasta portata come la transizione climatica ed ecologica, serve un quadro legislativo – certo, stabile, pluriennale.
  3. Approvare una legge per la tutela del suolo con misure di adattamento. L’aumento della frequenza e dell’intensità degli eventi meteorologici estremi (alluvioni e siccità) causato dalla crisi climatica, genera ingenti, e crescenti, danni con enormi costi economici e sociali.
  4. Attuare una riforma della fiscalità in direzione ecologica. I prelievi e gli incentivi fiscali hanno un impatto rilevante sui costi delle misure e degli investimenti per la transizione ecologica.
  5. Accelerare la produzione di energia da fonti rinnovabili e l’elettrificazione nei trasporti, negli usi civili e nell’industria. È urgente arrivare almeno a 10 GW di nuovi impianti per rinnovabili elettriche.
  6. Introdurre un sistema efficace di incentivazione per l’efficienza energetica degli edifici. Negli edifici (residenziali, del commercio e dei servizi) si consuma la quota maggiore di energia, circa il 45%.
  7. Rafforzare la circolarità di produzioni e consumi. L’utilizzo più efficiente dei materiali, pilastro fondamentale di un’economia più circolare, non genera solo benefici ambientali, ma un rilevante vantaggio economico e competitivo per l’Italia.
  8. Rafforzare le imprese nazionali con un Piano Nazionale di sviluppo delle filiere produttive per la transizione ecologica.
  9. Aumentare la quantità e migliorare la qualità del lavoro e aggiornare le competenze.
  10. Migliorare l’accesso ai finanziamenti e l’attrazione degli investimenti.
  11. Potenziare la ricerca e l’innovazione. L’Italia investe troppo poco in ricerca e sviluppo, l’1,6% del Pil, molto meno delle grandi economie europee.

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In linea con gli obbiettivi del Green Deal europeo, ecco quali possono essere gli elementi su cui puntare per ottenere processi di costruzione sostenibili e realizzare edifici sempre più intelligenti e smart in tutto il ciclo della loro vita.

Efficienza energetica: +33,5% di consumi, grande la sfida per la decarbonizzazione

Il consumo energetico negli edifici, che includono residenze, strutture commerciali e servizi, rappresenta circa il 45% del totale del consumo nazionale di energia. Questo settore ha anche registrato l'incremento maggiore nei consumi di energia, passando da 34 Mtep nel 1990 a 45,4 Mtep nel 2022, con una crescita del 33,5%. Per affrontare la sfida della decarbonizzazione, ridurre i costi delle sempre più onerose bollette energetiche e mitigare l'importazione di gas, è imperativo in Italia concentrarsi sulla riduzione dei consumi energetici negli edifici.

Un'opportunità da non lasciarsi sfuggire è la riqualificazione annuale di almeno il 3% degli edifici pubblici e almeno il 2% di quelli privati. Per raggiungere questo obiettivo, è essenziale introdurre un sistema di incentivazione efficace e duraturo, con una durata di almeno 10 anni. Questa strategia mira a evitare corsi frenetici e effetti distorsivi, come quelli riscontrati con il Superbonus 110%.

La dipendenza italiana alle importazioni delle materie prime: + del doppio della media europea (22,4%)

L'economia italiana mostra una notevole dipendenza dalle importazioni di materie prime, con una percentuale del 46,8% rispetto ai consumi diretti di materiali nel 2022, più del doppio della media europea del 22,4%. Ottimizzare l'uso efficiente dei materiali, essenziale per un'economia più circolare, non solo comporta vantaggi ambientali, ma costituisce anche un notevole beneficio economico e competitivo per l'Italia.

L'economia italiana vanta una buona produttività delle risorse, generando nel 2022 ben 3,26 euro di PIL per ogni chilogrammo di risorsa consumata, in confronto alla media europea di 2,1.

Inoltre, il paese registra un elevato tasso di riciclo dei rifiuti, pari al 72% nel 2020, il più alto dell'UE, mentre la media europea si attesta al 58%. Anche il tasso di utilizzo di materia proveniente dal riciclo è positivo, raggiungendo l'18,4% nel 2021, superiore alla media europea dell'11,7%.

L'Italia investe solo l'1,6% del Pil in ricerca e sviluppo

Nonostante un’elevata propensione all’innovazione di processo e di prodotto delle imprese italiane che si traduce in buoni livelli di efficienza nell’uso dei materiali e dell’energia e in una buona qualità delle produzioni ad alto valore aggiunto, l’Italia investe poco in ricerca e sviluppo: 1,6% del PIL nella media 2019- 2020, molto meno delle Germania (3,1%) e della Francia (2,3%). Particolarmente bassa è la componente privata: nel 2020, le imprese italiane hanno investito 15 miliardi in R&S, contro i 35 in Francia e i 71 in Germania.

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