SOS Acqua! I consumi e la necessità di una gestione sostenibile delle risorse idriche
L’acqua è vita, è energia, è una risorsa dal valore inestimabile senza la quale non può esserci vita. Lo stato attuale delle risorse idriche evidenzia la necessità di interventi finalizzati a una gestione sostenibile ed equa delle risorse idriche. La disponibilità, i consumi, il susseguirsi dei fenomeni che determinano il ciclo dell’acqua unitamente ai consumi considerati nella più ampia accezione da un punto di vista dell’utilizzo globale, così come quantificabile dall’impronta idrica, sono gli elementi oggetto del presente articolo.
La risorsa acqua: solo lo 0,3% è dolce
Nel 1972, a una distanza di 45.000 km, la terra completamente illuminata dal sole fu fotografata dall’equipaggio dell’Apollo 17 e in quelle condizioni il pianeta assomigliava a una biglia blu, particolare che le fruttò il soprannome "Blue Marble": marmo blu.
Tale colorazione è conseguenza della predominanza dell’acqua sulla superficie del globo. Infatti la presenza di acqua sulla Terra è dell’ordine di 1.400 milioni di km3 di cui circa il 97% è salata. Della parte restante, circa 42 milioni km3, trascurando quella trattenuta nei ghiacciai, nelle nevi permanenti, nelle profondità̀ della terra e nell’atmosfera, risulta che solamente lo 0,3%, pari a circa 0,1 milioni di km3, è la quantità di acqua dolce di superficie.
Se si considera la distribuzione dell’acqua dolce a livello mondiale, risulta evidente perché questo bene pubblico naturale fondamentale per la vita umana, animale e vegetale, sia stato soprannominato “l’Oro Blu del XXI secolo”.
L’acqua è una risorsa limitata, fonte di vita alla base di ogni attività antropica, la cui disponibilità, sempre più condizionata dai cambiamenti climatici, richiede che sia utilizzata senza sprechi e senza pregiudicarne la qualità e l’accessibilità presente e futura sia per i singoli individui che per le attività agricole e industriali.
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Consumi: negli ultimi 100 anni l'uso dell'acqua aumentato sei volte
L’utilizzo dell’acqua è cresciuto di circa sei volte a livello globale negli ultimi cento anni e continua a lievitare in maniera costante con un incremento annuo medio attorno all’1%, dagli anni ’80, valore che è destinato a aumentare ulteriormente in futuro principalmente in funzione dello sviluppo demografico e del progresso economico.
Ogni giorno, a livello mondiale, l’acqua attinta dalle riserve d’acqua dolce viene ripartita fra agricoltura (70-72%), industria (20-22%), impieghi pubblici e domestici (8-10%).
L’area coltivata del mondo è cresciuta del 12% negli ultimi cinquanta anni e l’area globale irrigata è raddoppiata nello stesso periodo. Contemporaneamente la produzione agricola è notevolmente aumentata grazie al significativo maggior rendimento delle principali colture.
Ma il degrado dei suoli e la crescente scarsità d’acqua sono la conseguenza della difficile capacità di sfamare l’umanità e preservare gli ecosistemi nei prossimi decenni. Uno studio della FAO evidenzia che per sfamare la futura popolazione, che entro il 2050 si prevede prossima ai 10 miliardi di esseri umani, la produzione di cibo dovrà crescere del 50%: in questo contesto l’acqua sarà una risorsa sempre più contesa.
Le proiezioni evidenziano che la domanda per uso domestico e industriale crescerà più rapidamente di quella per l’uso agricolo con un conseguente forte antagonismo.
La distribuzione geografica dell'acqua
A livello mondiale i Paesi più ricchi di acqua si trovano in Sud America, Oceania, Asia Settentrionale e Nord America dove il Canada rappresenta il gigante idrico, mentre il Nord Africa, con la regione del Sahara, l'Africa orientale, l’Africa meridionale, il Medio Oriente, la Cina, il Messico e l’India sono i Paesi più poveri di acqua.
L’Italia è il Paese dell’Europa meridionale con maggiore disponibilitá di acqua per la presenza delle Alpi, uno dei principali bacini di risorse idriche in Europa. In Italia però si osservano grandi diseguaglianze tra il Nord, ricco di acqua potabile e il Sud povero e a rischio di stress idrico durante la stagione calda.
L’ accesso universale all’acqua è un aspetto essenziale del mondo, così come affermato dall’Obiettivo 6 dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, un programma d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità, sottoscritto nel settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri dell’ONU da perseguire nell’arco dei 15 anni dalla sottoscrizione con l’impegno di raggiungere gli obiettivi entro il 2030.
Il programma si prefigge 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile in un grande programma d’azione per un totale di 169 traguardi. Tra i 17 Obiettivi uno in particolare riguarda i servizi idrici. Si tratta dell’Obiettivo 6 "Garantire a tutti la disponibilità e la gestione sostenibile dell’acqua e delle strutture igienico-sanitarie" che comprende, oltre all’accesso all’acqua potabile e ai servizi igienico-sanitari, anche ulteriori traguardi, tra i quali, ad esempio la protezione e la riabilitazione di ecosistemi legati all’acqua incluse le montagne, le foreste, le zone umide, i fiumi, le falde acquifere e i laghi. Sono contemplate anche azioni mirate al miglioramento della qualità dell’acqua eliminando le discariche, riducendo l'inquinamento e il rilascio di prodotti chimici e scorie pericolose e programmi finalizzati a incrementare l'efficienza idrica, il trattamento delle acque reflue e le tecnologie di riciclaggio e reimpiego.
La salvaguardia della risorsa acqua è il filo conduttore, dell’Obiettivo 14 che si prefigge di proteggere gli ecosistemi marini e costieri, riducendo la contaminazione marina e l’acidificazione degli oceani per mezzo della diffusione di pratiche ittiche sostenibili e della ricerca scientifica e l’Obiettivo 15 che concorre indirettamente a preservare l’acqua e a salvaguardare la biodiversità tramite la protezione e il ripristino degli ecosistemi terrestri.
Il ciclo dell’acqua
L’acqua dolce utilizzabile ha origine dal susseguirsi dei fenomeni di flusso e circolazione dell’acqua all'interno dell'idrosfera attraverso i suoi cambiamenti di stato dovuti ai continui scambi di massa idrica tra atmosfera e crosta terrestre.
Sono questi i fenomeni che danno origine al ciclo dell’acqua, conosciuto tecnicamente come ciclo idrologico, inteso come il susseguirsi dei processi fisici di evaporazione, condensazione, precipitazione, infiltrazione, scorrimento e flussi sotterranei che assicurano la continua rigenerazione dell’acqua.
Il ciclo idrologico non ha un punto di partenza ma, per il susseguirsi delle varie fasi, il ruolo fondamentale spetta al sole che attiva il ciclo riscaldando le acque superficiali e alla forza di gravità. La massa totale d'acqua rimane pressoché costante, così come l'ammontare d'acqua in ciascuna riserva alimentata dalle precipitazioni al suolo.
Mediamente le precipitazioni sulla terra ammontano a circa 119.000 km3/y, dei quali 74.000 km3/y tornano nell’atmosfera per evaporazione e i rimanenti 45.000 km3/y si riversano nei laghi, bacini e fluiscono o penetrano nel terreno alimentando gli acquiferi. Di quest’ultimo volume, indicato come “risorsa idrica”, si stima che solamente 12.000 km3/y siano tutto ció di cui l’uomo puó disporre a costi accettabili.
Annualmente l’uomo preleva circa 3.600 km3/y d’acqua. Se a questa si somma l’ammontare minimo necessario per la salvaguardia del complesso ecosistema dei fiumi e dei laghi, che è dell’ordine dei 2.400 km3/y, risulta che delle risorse d’acqua dolce facilmente accessibili annualmente ne risultano già impegnate circa 6.000 km3/y, quantità che equivale a quella ancora disponibile. La Fig. 1 illustra il grafico a imbuto costruito con i volumi delle masse d’acqua sopra citate.
Figura 1 – Ciclo idrogeologico: volumi di acqua in gioco (x1.000 km3)
A integrazione a questa situazione si riporta che il National Center for Atmospheric Research ha condotto uno studio, sulla base dei dati elaborati utilizzando i valori delle precipitazioni dell’ultimo secolo (1921-2015), da cui risulta che sono state registrate importanti variazioni nella quantità delle precipitazioni che hanno interessato l’intero emisfero nord del pianeta, Eurasia e Nord America, con regioni dell’Eurasia settentrionale e del Nord America dove le piogge sono notevolmente aumentate mentre nelle aree centrale degli USA e del sud dell’Eurasia si sono registrate significative diminuzioni. Lo studio pubblicato su Geophysical research Letters evidenzia che, a livello globale, mediamente si ha un aumento delle precipitazioni dell'1-2% per ogni grado in più di temperatura dell'atmosfera a seguito della maggiore evaporazione degli oceani però, a seguito del complesso sistema della circolazione atmosferica, le precipitazioni non sono uniformi ovunque, al punto che in alcune regioni del mondo la quantità potrebbe diminuire anche notevolmente.
Questo fenomeno è stato rilevato anche in Italia dove sono state registrare diminuzioni delle precipitazioni rispetto ai valori storici nelle Alpi occidentali, in Emilia Romagna, nel Lazio, in Campania, in Calabria e Sicilia, con punte negative dell’80%.
Altrove, invece, il riscaldamento globale ha avuto come conseguenza un incremento della piovosità media: sull’arco alpino centrale e orientale (parte della Lombardia e soprattutto Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia), Piemonte, Liguria e il primo tratto dell’Appennino tosco-emiliano. In particolare l’alto Piemonte e la Liguria hanno visto in questi ultimi anni eventi con punte eccezionali (anche 511 mm in 24 ore) in provincia di Verbania e Savona. Le isole sono invece quelle più colpite dalla siccità dove l’indice di siccità “Consecutive Dry Day (CDD)”, che rappresenta il numero massimo di giorni asciutti consecutivi nell’anno, ha fatto registrare i valori più alti in Sardegna e in Sicilia con punte fino a 90 giorni secchi consecutivi.
Questi cambiamenti dei regimi di precipitazione possono essere considerati causa di alluvioni e periodi prolungati di siccità con conseguenze nei settori socio-economici.
Tutto ciò evidenzia ancor di più l’urgenza dell’attuazione di politiche finalizzate a adottare soluzioni mirate a perseguire risparmi nel settore idrico in stretta concomitanza all’attuazione di politiche di mitigazione delle emissioni antropiche di gas a effetto serra sul clima. Tra gli strumenti che si possono utilizzare per una valutazione, quanto più possibile ad ampio spettro, finalizzata a migliorare la gestione dell’acqua, la conoscenza e l’utilizzo delle informazioni desumibili dai valori dell’impronta idrica, relativi ai beni e servizi quotidianamente utilizzati, possono essere di valido aiuto.
Che cosa è l’impronta idrica
Il concetto di "impronta idrica" è stato introdotto nel 2002 da Arjen Hoekstra e Ashok Chapagain dell’Università di Twente con lo scopo di disporre di un indicatore dell'utilizzo globale di acqua per fornire ulteriori dettagli a integrazione dei valori provenienti dal settore produttivo.
La valutazione dell’impronta idrica non si attiene solamente alla quantità totale di acqua utilizzata, ma fa riferimento anche al tempo e al luogo del suo impiego e all’eventuale restituzione all'ambiente. Ad esempio, l’acqua attinta dalle falde profonde per irrigare i campi va altrove per circa il 50%. E quando la velocità con la quale si allontana da dove è stata emunta è superiore a quella con la quale è sostituita, i terreni agricoli perdono fertilità e le zone desertiche si espandono.
La valutazione dell’impronta idrica si sviluppa in tre fasi.
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