Calcestruzzo Armato
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Smart Dynamic Concrete: un passo innovativo verso un processo di costruzione razionale

Da In Concreto n.84

Si stima che più del 50% del calcestruzzo strutturale usato negli elementi prefabbricati è ora autocompattante. Ma lo scenario nell’industria del preconfezionato è molto differente, infatti meno dell’1% del calcestruzzo prodotto è autocompattante. Perché questa grande differenza?

Introduzione

Self-Compacting Concrete è stato introdotto nel Mercato Europeo nella metà degli anni ‘90 guadagnando rapidamente consensi. Molte Linee Guida e Raccomandazioni che
sono state pubblicate, hanno dato pratici consigli sul suo utilizzo. Le “Raccomandazioni per il Self Compacting Concrete” della Japanese Society of Civil Engineers (1999) prevedono 3 tipi di calcestruzzo: il tipo “P” basato sul contenuto di fini (Powder Type), il tipo “V”, basato sull’utilizzo di un agente modificatore di viscosità (Viscosità Type) ed il tipo “C” basato sulla combinazione dei due precedenti (Combination Type). Il requisito di autocompattazione del tipo “P” si basa su due concetti: il rapporto volumetrico W/P tra il contenuto d’acqua e quello delle polveri (intese come materiale passante a 0.125 mm), che regola la resistenza alla segregazione; l’utilizzo di additivi superfluidificanti e agenti aeranti usati per ottenere la deformabilità desiderata. L’SCC del tipo “V” è proporzionato in modo che il VMA fornisca la viscosità appropriata all’impasto per la resistenza alla segregazione e gli additivi superfluidificanti e agenti aeranti usati per ottenere la deformabilità desiderata. Questo tipo di calcestruzzo è normalmente utilizzato per getti subacquei. Self-Compacting Concrete è utilizzato largamente nell’industria del prefabbricato, dove i suoi vantaggi sono facilmente verificabili, portando ad un miglioramento dell’estetica e della durabilità degli elementi prefabbricati.

Self-Compacting Concrete in Europa

Self-Compacting Concrete, anche se ha le stesse proprietà nel suo stato fresco (slump flow, t50 e tempo d’efflusso al V-Funnel) e nel suo stato indurito (resistenza a compressione), varia nella composizione da un impianto all’altro e da un paese all’altro. Wallevik (2003) riporta che il contenuto di polveri e d’acqua nelle miscele di SCC, variano significativamente da un paese all’altro. In Svezia ed in Olanda, il contenuto di fini è normalmente superiore a 550 kg/m3, lo sforzo di taglio iniziale varia da 0 a 30 Pa e la viscosità plastica è tra 50 e 120 Pa*s.
All’estremo opposto troviamo Danimarca, Norvegia ed Islanda dove il contenuto di fini è inferiore a 450 kg/m3, lo sforzo di taglio iniziale compreso tra 10 e 60 Pa, mentre la viscosità plastica tra 20 e 45 Pa*s. Un SCC con un alto contenuto di fini possiede un’alta viscosità plastica ed è utilizzabile per strutture fortemente armate, cioè che possiedono più di 350 kg/m3 di ferroe che rientrano nella “Categoria 1” secondo le “Raccomandazioni” della JSCE. Anche in Giappone, dove l’SCC è stato inventato, il suo uso è molto limitato (circa 1 milione di metri cubi per anno). L’SCC a basso contenuto di fini sono caratterizzati da un alto sforzo di ta glio iniziale e da una bassa viscosità plastica e sono utilizzati per strutture lievemente armate, dove l’ammontare d’armatura è inferiore a 100 kg/m3 e questo tipo di SCC è classificato nella “Categoria 3” nelle “Raccomandazione” della JSCE.
Questo calcestruzzo è tipico per strutture che richiedono una classe di resistenza tra 25 e 30 MPa e queste caratteristiche meccaniche ricoprono la maggior parte del 325 milioni di metri cubi (88% approssimativamente) della produzione europea di calcestruzzo preconfezionato (statistiche ERMCO 2005). Perciò, se la diffusione di SCC vuole essere incrementata, allora è questo il settore dove l’industria potrebbe focalizzare le risorse per trovare un approccio innovativo.

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