Le Smart city e i quasi-oggetti di Latour
L'innovazione delle smart city e la teoria dei quasi-oggetti di Latour si intrecciano nell'idea che la tecnologia è parte di reti complesse. Le tecnologie diventano quasi-oggetti, interconnessi con contesti sociali ed economici, sfidando la visione isolata e promuovendo un'analisi relazionale dell'innovazione urbana. L’approfondiamo in questo breve articolo.
Cos'è esattamente una Smart City?
Non si tratta solo di una metropoli ipertecnologica dove la raccolta dati si traduce in efficienza massima. Su Ingenio, ci siamo già addentrati in questo argomento, soprattutto con l’articolo “Urbanizzazione e Tecnologia: come le Smart City affrontano le sfide del domani”, che sintetizza le nostre recenti riflessioni.
Una Città Intelligente va oltre una semplice replica digitale. Essa non incarna solo efficienza e innovazione, ma è un ambiente dove, come ho evidenziato nell’articolo, le esigenze umane trovano risposta. Non è solo il luogo di grattacieli scintillanti. Non è solo il mito del tram che arriva puntuale. È l'essenza dell'esperienza umana che rimane al cuore di tale intelligenza, sfidando chi progetta e gestisce la smart city a integrare analisi e comportamenti cognitivi lineari e non lineari.
Qui, servizio e oggetto convergono verso una visione rinnovata, la cultura riflessiva pone in ogni istante indubbio i valori acquisiti e impone un nuovo approccio all’innovazione urbana, tecnologica, sociale. Una complessità in cui l’oggetto assume un ruolo diverso e la sua interazione sul soggetto, l’uomo, va compresa e indagata.
A tal proposito, la teoria dei Quasi-Oggetti del sociologo Bruno Latour offre spunti preziosi per ulteriori riflessioni.
Proverò di seguito a inoltrarmi in questo difficile percorso, per offrire ulteriori spunti di riflessione. Gli esperti, perdonandomi per le semplificazioni, potranno supportare Ingenio con loro approfondimenti.
La Teoria dei Quasi-Oggetti di Bruno Latour: un’introduzione
Nel vasto panorama delle teorie sociali e delle scienze umane, emerge una prospettiva unica e influente: la teoria dei “quasi-oggetti” elaborata dal sociologo francese Bruno Latour.
Questo concetto sfida le tradizionali nozioni di soggetto e oggetto, suggerendo una visione più sfumata e interconnessa del mondo che ci circonda.
La teoria dei quasi-oggetti di Latour affronta la complessità delle interazioni tra umani e non umani. Contrariamente alla separazione netta tra soggetto (umano) e oggetto (non umano), Latour propone l’idea che molte entità esistano in una sorta di zona d’ombra, come “quasi-oggetti”, in cui le linee di demarcazione si sfumano.
Un esempio chiaro di un quasi-oggetto è l’automobile. Questo oggetto fisico non è semplicemente una creazione meccanica isolata; invece, il suo significato emerge dalle complesse interazioni tra gli individui che lo guidano, le strade che percorre, l’industria automobilistica che lo produce e persino le norme sociali legate all’uso dell’automobile. L’automobile diventa un quasi-oggetto, un nodo di relazioni che si estendono ben oltre la sua forma fisica.
La teoria dei quasi-oggetti sfida le tradizionali gerarchie di potere e autorità tra umani e non umani. Latour sostiene che non dovremmo concentrarci solo sugli esseri umani come agenti attivi, ma riconoscere che gli oggetti e le idee hanno un ruolo altrettanto importante nell’orientare il nostro mondo. Questa prospettiva richiede di esaminare attentamente come gli oggetti vengono costruiti, interpretati e influenzano le nostre interazioni quotidiane.
Inoltre, la teoria dei quasi-oggetti invita a considerare come le reti di relazioni possano creare fenomeni più ampi.
Un edificio, ad esempio, non è solo la somma dei mattoni e del cemento che lo costituiscono, ma è anche influenzato dalle dinamiche sociali, dalle leggi urbanistiche, dalle pratiche architettoniche e molto altro.
Questa prospettiva aiuta a evitare una visione limitata e atomistica del mondo, incoraggiando una comprensione più approfondita delle connessioni che danno forma alla realtà.
La teoria dei quasi-oggetti di Bruno Latour ci offre quindi un nuovo modo di pensare alle relazioni tra umani e non umani. Attraverso questa prospettiva, possiamo esplorare il tessuto complesso delle interazioni che formano il nostro mondo e sfidare le categorie rigide di soggetto e oggetto. La teoria dei quasi-oggetti ci invita a esaminare la trama intricata delle connessioni che permeano la nostra esistenza e a considerare come queste connessioni influenzino la nostra comprensione della realtà.
Chi è Bruno Latour
Bruno Latour (Beaune, 22 giugno 1947 – Parigi, 9 ottobre 2022) è stato un influente sociologo, antropologo e filosofo francese. Notoriamente riconosciuto per la sua “Teoria dell’Actor-Network”, Latour ha esplorato la relazione tra esseri umani e oggetti nella costruzione sociale della scienza. Il suo lavoro ha trasformato gli studi sulla scienza e la tecnologia, evidenziando il contesto sociale della ricerca scientifica.
Dai quasi-oggetti alla Smart City
L'innovazione delle smart city e la teoria dei quasi-oggetti di Bruno Latour possono essere quindi collegati in modo significativo attraverso il concetto di interconnessione complessa e l'idea che gli oggetti e le tecnologie non esistono in isolamento, ma emergono da una rete di relazioni.
Nel contesto delle smart city, in cui la tecnologia viene utilizzata per ottimizzare l'efficienza urbana e migliorare la qualità della vita dei cittadini, i quasi-oggetti giocano un ruolo chiave.
Ad esempio, consideriamo un sistema di raccolta dati e sensori che monitora il flusso del traffico nelle strade. Questi dati non sono semplicemente numeri astratti, ma diventano quasi-oggetti quando interagiscono con i cittadini, le infrastrutture, le politiche di pianificazione urbana e persino le decisioni di mobilità individuale.
Un altro esempio è quello delle APP MaaS: Un messaggio della applicazione intelligente legato al traffico può farci cambiare percorso o addirittura destinazione. Oppure in futuro il collegamento fra utenti diversi potrà consentire di influenzare le scelte interconnettendo più persone e più soluzioni.
La teoria dei quasi-oggetti invita a considerare come la tecnologia all'interno delle smart city non sia semplicemente un insieme di dispositivi, ma sia intrinsecamente collegata a una rete di relazioni.
Gli oggetti tecnologici diventano nodi in una complessa rete di interazioni umane e non umane, influenzando e influenzati da diverse dinamiche. Questo cambiamento di prospettiva può aiutare a evitare l'illusione di una tecnologia isolata e autonoma, spingendo invece a considerare l'ecosistema più ampio in cui opera.
Le smart city sono un esempio tangibile di come le tecnologie e gli oggetti possano diventare quasi-oggetti nel tessuto urbano. Le reti di sensori, le piattaforme digitali e le infrastrutture tecnologiche sono intrecciate con il contesto sociale, economico e ambientale delle città. Le decisioni prese in base ai dati raccolti influenzano la vita quotidiana dei cittadini, la pianificazione urbana e persino le politiche pubbliche. Questa complessità richiama direttamente la prospettiva dei quasi-oggetti, poiché implica che l'innovazione tecnologica non può essere considerata isolata, ma deve essere analizzata all'interno del suo contesto relazionale.
In sintesi, la teoria dei quasi-oggetti di Latour può arricchire la nostra comprensione dell'innovazione delle smart city, spingendoci a considerare le tecnologie come parte integrante di reti complesse di relazioni e interconnessioni.
Questo collegamento può aiutare a evitare una visione riduzionista delle tecnologie e a promuovere una prospettiva più approfondita e consapevole dell'interazione tra umani, oggetti e tecnologie all'interno dell'ambiente urbano moderno.
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