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Sistemi anticalpestio: tipologie di intervento e indicazioni sulla corretta posa in opera

Intervenire acusticamente sui solai interpiano di edifici adibiti ad abitazioni, uffici o con altra destinazione d’uso è di fondamentale importanza per evitare la trasmissione dei rumori impattivi che si propagano attraverso le strutture del fabbricato. L’articolo si propone di descrivere le principali tecniche per il contenimento del rumore da calpestio e le indicazioni per una corretta posa in opera del sistema a pavimento galleggiante.

Principi generali: genesi e propagazione del fenomeno

Il rumore da calpestio viene generato dall’insieme dei rumori causati da urti, impatti e sollecitazioni meccaniche all’interno di un edificio.

La maggior parte dei rumori impattivi interessano le partizioni orizzontali (solai): sono infatti quelli provenienti dai passi, movimentazione di mobilio o altri contatti con le superfici del locale.

Essi vengono trasmessi per via strutturale: quando un solaio è sollecitato da un urto è posto in vibrazione e irradia energia sonora non solo agli ambienti direttamente adiacenti o sottostanti, ma anche in ambienti lontani dalla sorgente le cui strutture siano vincolate rigidamente con la struttura sollecitata.

 

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In questo articolo si descrive come avviene la propagazione del rumore e le differenti tipologie di rumori all’interno dei sistemi edilizi.

 

Si possono distinguere quindi: un percorso di trasmissione diretta e numerosi percorsi di trasmissione laterale.

    

Figura 1 – Percorsi di trasmissione diretta e laterale
Figura 1 – Percorsi di trasmissione diretta e laterale (Crediti: A. Rossi)

  

Interventi per limitare il rumore da calpestio

Il rumore impattivo si propaga in tutto l’edificio attraverso gli elementi strutturali con molta facilità in quanto la velocità di propagazione del suono è notevolmente superiore nelle strutture in calcestruzzo, acciaio, ecc. rispetto alla propagazione in aria. La trasmissione di questa tipologia di rumore rappresenta uno dei problemi principali legati all’insonorizzazione degli edifici.

Nel caso dei rumori impattivi, la sola massa del solaio non garantisce, il rispetto del limite normativo riguardante in calpestio.

I principali interventi attualmente in uso per il controllo di questa tipologia di rumore sono sostanzialmente di quattro tipologie:

  • l’utilizzo di superfici di rivestimento resiliente/elastomeriche;
  • la realizzazione del sistema costruttivo denominato “pavimento galleggiante”;
  • pavimenti “sopraelevati”;
  • rivestimento delle superfici del locale ricevente mediante controsoffitti e contropareti.

La migliore soluzione per la risoluzione della propagazione del rumore solido è quella di riuscire ad avere la completa disconnessione strutturale evitando quindi che gli elementi portanti su cui poggiano tutti gli altri componenti edilizi siano tra loro fisicamente collegati.

A seguire in termini di efficacia, vi è la realizzazione del pavimento galleggiante che oramai è diventata una tecnica comune. Poco applicabile a causa dei costi sostenuti e di eventuali vincoli architettonici, è il trattamento del locale ricevente mediante rivestimenti. La combinazione congiunta di diversi metodi porta ad ottenere risultati maggiormente performanti. In generale la scelta del metodo non è solamente acustica ma normalmente condivisa ed a volte vincolata ad altri aspetti costruttivi.

   

Superfici resilienti/elastomeriche

Queste tipologie di materiale presentano la capacità di deformarsi con una certa facilità se sottoposte ad una forza esterna.

La deformazione permette di assorbire l’energia in ingresso al sistema e di dissiparla, trasformandola in un'altra forma di energia non vibro-acustica. Tra i principali materiali di finitura utilizzati per rivestire i solai vi sono i materiali tessili (esempio moquette), gomme e derivati (linoleum). Alcuni di questi materiali hanno necessità di specifici materassini “smorzanti” da posizionare al di sotto di essi.

  

Figura 2 – Esempi di materiali resilienti ed elastomerici
Figura 2 – Esempi di materiali resilienti ed elastomerici (Crediti: A. Rossi)

  

Pavimento galleggiante

È la tecnica costruttiva probabilmente più utilizzata che consiste nel disaccoppiare il solaio portante dal pavimento calpestabile mediante uno strato di materiale elastico posto al di sotto del massetto di supporto alla pavimentazione, e lungo il perimetro del locale.

Attraverso l’interposizione dello strato resiliente, si crea una “vasca” di contenimento del massetto di supporto, in cui questo è libero di galleggiare, non risultando vincolato rigidamente alle strutture laterali. Si crea così un sistema oscillante che assorbe e dissipa l’energia provocata dall’impatto.

L’obiettivo della tecnica a “pavimento galleggiante” è di confinare la vibrazione alla massa rigida colpita dall’impatto del calpestio, evitando che tale vibrazione venga trasmessa agli elementi edilizi contigui e da questi ai locali circostanti, generando successivamente rumore. In linea di massima lo strato anticalpestio può essere posato: al di sotto del massetto copri – impianti, al di sotto del massetto di pavimento o direttamente al di sotto lo strato di finitura.

La scelta del materiale resiliente per l’isolamento acustico dai rumori di calpestio deve essere fatta considerando due aspetti importanti:

  • le prestazioni tecniche proprie del materiale
  • e il peso del massetto di ripartizione dei carichi.

La caratteristica tecnica cardine del materiale isolante da considerare è la rigidità dinamica s’ (MN/m³) che rappresenta il suo comportamento elastico sotto carichi variabili ciclicamente.

NOTA
Dal punto di vista pratico, significa che più un materiale è elastico, più il valore di rigidità dinamica sarà basso e, quindi, maggiore sarà l’isolamento dai rumori di calpestio del pavimento.

Inoltre, è importante verificare la costanza nel tempo di tale prestazione. Bisogna considerare anche che, a parità di materiale isolante e quindi di rigidità dinamica, l’isolamento acustico dei pavimenti dipende dal peso del massetto che grava sul materiale resiliente. In generale all’aumentare del peso del massetto (kg/m²) aumenta anche l’isolamento acustico del pavimento.

  

Figura 3 – Stratigrafia generica del sistema costruttivo a pavimento galleggiante
Figura 3 – Stratigrafia generica del sistema costruttivo a pavimento galleggiante (Crediti: A. Rossi)

  

Pavimento sopraelevato

Molto spesso in edifici adibiti ad uso uffici o similari sono utilizzati pavimenti sopraelevati i quali permettono di avere un agevole passaggio di impianti al di sotto di essi ed una flessibilità elevata nella distribuzione.

Anche per questa tecnologia è importante predisporre di un corretto trattamento anticalpestio da applicare sotto i piedini, per i quali normalmente il fissaggio avviene con resine e colle specifiche e più raramente con fissaggi meccanici. È importante che il fissaggio meccanico non interferisca con il corretto funzionamento del materassino sottostante la base del piedino.

A sua volta al materassino andrà fissato il piedino mediante collante che non deve eccedere la base per poi ricollegare il piedino al solaio portante. Poiché questo tipo di resine sono particolarmente “rigide” la posa non corretta potrebbe peggiorare la prestazione complessiva del trattamento anticalpestio.

CONSIGLIO
È fortemente consigliato scegliere sottopiedini di dimensioni leggermente maggiori rispetto alla base del piedino per ridurre al minimo gli errori di posa in opera da parte degli installatori. I sottopiedini possono essere di differenti materiali, tra i più utilizzati vi sono quelli in granuli di gomma oppure in polietilene espanso.

In presenza di questi tipi di sistemi occorre fare molta attenzione al potenziale ponte acustico che si genera al disotto di essi, prevedendo, se necessari, setti acustici che possono essere di natura fibrosa, al di sotto delle partizioni verticali divisorie tra locali della stessa unità immobiliare. Quando sono richiesti livelli di isolamento acustico al rumore aereo elevato, è fortemente consigliato prevedere delle partizioni continue da estradosso del solaio fino all’intradosso del solaio successivo andando a compartimentare le zone di potenziale collegamento.

 

Figura 4 – Esempio di un pavimento sopraelevato
Figura 4 – Esempio di un pavimento sopraelevato (Crediti: A. Rossi)

  

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L'articolo continua con la trattazione: 

  • Rivestimento del locale ricevente mediante controsoffitti e contropareti
  • Criteri di corretta posa in opera ed errori da evitare

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