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SISMICA: da ISI due interessanti Quaderni Tecnici per il professionista

Pubblicati da ISI due interessanti Quaderni Tecnici per il professionista su pratiche strutturali, normativa tecnica

Temi dei documenti tecnici: le PRATICHE STRUTTURALI e la NORMATIVA TECNICA

Ne parliamo con l’ing. Paolo Segala, Presidente dell’Associazione Ingegneria Sismica Italiana

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A marzo come Associazione ISI avete realizzato due Quaderni dedicati rispettivamente alle Pratiche Strutturali e alla Normativa Tecnica, ci può dire qualcosa di più sui contenuti dei due documenti?

Il Quaderno Tecnico n.°1, è intitolato “La pratica strutturale: mappatura delle differenti procedure regionali”.
Con il termine “pratica strutturale” si intende l’insieme di Relazioni di Calcolo a carico del Progettista Strutturale della Costruzione, richieste dalle Norme Tecniche NTC 2008 e dalle Leggi e Norme in vigore, che viene depositata agli Organi del Territorio competenti (dai Geni Civili, ai Comuni, alle Autorità preposte in virtù delle singole normative regionali).
In effetti ogni Regione, ha stabilito nel tempo una propria “legge sul governo del territorio”, seguita di solito da una formalizzazione della “Disciplina generale sulla tutela e l’uso del territorio”, da leggi sul “Governo e riqualificazione solidale del territorio”, e da opportune “Norme per la riduzione del rischio sismico”. Si noti che la Regione ha la responsabilità per la pianificazione territoriale e urbanistica per concorrere alla riduzione e prevenzione del rischio sismico, fissa le soglie di criticità, i limiti e le condizioni per la realizzazione degli interventi di trasformazione. L’entrata in vigore di una Legge Regionale serve a rafforzare il concetto della prevenzione del rischio sismico eventualmente introducendo misure “premiali” per incentivare l’adeguamento del patrimonio edilizio esistente alle Norme Tecniche (vedi il caso della Regione Emilia-Romagna), favorendo la realizzazione di studi di microzonazione sismica per la pianificazione territoriale e urbanistica” e stabilendo i contenuti e le modalità di approvazione degli strumenti di pianificazione territoriale e urbanistica .
Ai fini della sua attuazione, una legge regionale prevede di solito una serie di atti, quali:
• l’istituzione del Comitato Tecnico Scientifico al fine di supportare la Regione nell’attuazione della legge stessa;
• l’istituzione di un Comitato regionale per la riduzione del rischio sismico.

L’unione di aspetti quali la sismicità diffusa, i ruoli specifici delle Regioni e la complessità dei calcoli introdotta dalle NTC, ha stimolato una proliferazione di procedure e pratiche sismiche che nel tempo hanno assunto svariate forme e livelli di complessità da Regione a Regione.
In questo panorama è chiaro che il progettista che si trova ad operare nel tempo in differenti siti (e quindi in diverse Regioni) deve conoscere quali documenti produrre, secondo quale livello di dettaglio; inoltre tenuto conto del proliferare dell’uso delle tecnologie informatiche nella gestione dei documenti nel settore delle Costruzioni il progettista deve anche sapere se una determinata Regione ha introdotto un certo meccanismo telematico di gestione delle pratiche e se questa “gestione” riguarda solo il “deposito” della pratica o se esiste una qualche forma di informatizzazione dei dati
L’esperienza comune e consolidata da anni di lavoro è che il progettista debba spendere molto tempo per avere un quadro chiaro ed esaustivo della gestione delle “pratiche strutturali”.
Nel Quaderno Tecnico ISI vengono passate in rassegna le modalità ed i documenti necessari per la compilazione delle “pratiche strutturali” per alcune Regioni italiane.
Il Quaderno Tecnico ha anche l’obiettivo di capire il “reale” livello di informatizzazione (o digitalizzazione) delle diverse procedure: facendo riferimento ad un progettista che fa uso di un programma di calcolo, il Quaderno Tecnico descrive l’impatto che le diverse procedure possono avere nella fase di elaborazione e preparazione dei dati derivati dal modello di calcolo. Si è cercato anche di verificare se sussistono procedure “particolari” che si “aggiungono” in termini di richieste di dati a ciò che la norma cogente NTC2008 già richiede. Infine è stata indagato se le diverse Regioni, nelle pratiche precisano aspetti inerenti l’attività di valutazione dell’affidabilità dei risultati, tema descritto nel Capitolo 10.2 dell’NTC2008.

L’evoluzione delle Norme Tecniche dal 2008 ad oggi” è raccolto nel Quaderno Tecnico n.°2. Il documento tecnico è un lavoro di comparazione accurata tra le NTC (Norme Tecniche per le Costruzioni) attualmente in vigore ( D.M. 14/01/2008) e la versione approvata a maggioranza dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici nella seduta del 14/11/2014.
Un commento che ci sentiamo di anticipare, rivolto in primo luogo ai professionisti, è che il nuovo testo (per altro ancora in discussione) non presenta sostanziali novità rispetto all’edizione del 2008. Come ricordiamo il cambiamento normativo prodotto dalle NTC 2008 era stato straordinario ed erano stati introdotti, sulla falsariga egli Eurocodici, principi e metodologie di calcolo totalmente innovative per la tradizione progettuale italiana. Fra l’altro nelle NTC 2008 spazio significativo era stato riservato, per la prima volta, al tema del recupero statico e sismico degli edifici esistenti, argomento questo totalmente assente, fino ad allora, nel panorama tecnico normativo italiano. In Italia il problema della sicurezza delle costruzioni esistenti è cruciale ed è accentuato dal fatto che gran parte del territorio italiano, fino al 2003, non era considerato sismico e di conseguenza le costruzioni venivano progettate ignorando gli effetti dei terremoti. Dal 2003, prima con le OPCM emanate dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri e poi dalle NTC 2008, in vigore dal 2009, tutto il territorio nazionale è stato considerato sismico. Un altro elemento di complessità del problema risiede nella notevole varietà delle tipologie strutturali presenti sul territorio e nella difficoltà intrinseca di realizzare indagini dettagliate, premessa indispensabile per avere un quadro sufficientemente preciso per produrre un’analisi di vulnerabilità sismica verosimile. Naturalmente anche il patrimonio storico ha un valore tale da giustificare un’attenzione specifica e prioritaria. Non ci si può quindi stupire che nella preparazione delle nuove norme molto impegno sia stato dedicato al tema degli “edifici esistenti”, poco sviscerato nel tempo e quindi a maggior ragione meritevole di approfondimenti innovativi ed importanti. Proprio rispetto a questo tema gli incaricati della scrittura della Norma si sono affrontati con visioni molto diverse, tanto da produrre un significativo ritardo nel rilascio della bozza NTC, una cui versione, per il resto molto prossima all’attuale, era già stata approvata dall’Assemblea del CSLLPP ben due anni prima, peraltro con approvazione che era legata all’effettuazione di alcune modifiche. La discussione sul tema degli “edifici esistenti” non si è ancora sopita: risulta infatti che moltissime osservazioni siano già pervenute sul tavolo del Ministero delle Infrastrutture, dove è da poco approdata la bozza nel suo lungo iter verso l’approvazione definitiva. Da parte nostra osserviamo come, esaminando letteralmente il capitolo 8, non si riesca a riconoscerne i grandi elementi di novità che il legislatore avrebbe inserito. Dalla lettura del testo appare che l’intento sia quello di far “slittare” la maggior parte degli interventi verso le categorie del “miglioramento” o della “riparazione”, i quali godono di notevoli riduzioni nell’entità delle azioni sismiche applicate e consentono quindi economie significative. Nel caso invece di “adeguamento”, esso viene sostanzialmente equiparato ad alle nuove costruzioni, nel senso che si richiede alla costruzione prestazioni equivalenti ad una struttura realizzata ex novo. Ne consegue che l’intento del legislatore sarebbe quello di distribuire le risorse economiche su una più larga parte di edifici esistenti, accettando un rischio più alto in cambio di ottenere un livello minimo di sicurezza più elevato; se, al contrario, si fissassero dei criteri di maggior sicurezza, il numero di costruzioni coinvolte sarebbe molto più contenuto, anche considerando che i costi dell’intervento aumentano in modo molto più che proporzionale.
Segnaliamo comunque che, come avvenuto nel 2008, la Circolare che accompagnerà le norme, che ancora una volta si è deciso di tenere esterna alla Norma, potrebbe essere in grado di aggiustare il tiro con precisazioni non secondarie sugli argomenti in questione.

Da cosa nasce questa iniziativa?

Nell’ambito della Sezione Software è nata l’idea di riassumere le tematiche discusse in alcuni Documenti ispirandosi a quanto fatto da alcune Associazioni nel passato. Molti documenti sono stati effettivamente importanti per l’attività professionale di molti ingegneri. ISI è una associazione nata da poco ed in fase di strutturazione, non possiamo pretendere di realizzare veri e propri studi nei settori di nostra competenza, cosa che ambiamo a fare nel futuro. Per ora il senso dei nostri Quaderni Tecnici è quello di offrire degli “instant book” di rapida consultazione su argomenti che speriamo siano di estrema attualità.

Nel primo quaderno si affronta la complessa materia delle pratiche strutturali, che, purtroppo per il Professionista, differiscono da Regione a Regione e non sempre prevedono procedure informatizzate. Sulla base della vostra indagine qual è la situazione italiana sul livello di informatizzazione delle pratiche? Può essere davvero la soluzione per una maggiore trasparenza e superare dubbi interpretativi?

Il Quaderno Tecnico analizza il livello di informatizzazione del “sistema informatico” applicato alla pratica strutturale che fa riferimento ad una serie di documenti dei quali una parte viene ormai praticamente sempre prodotta tramite un programma di calcolo strutturale, con l’indubbia utilità legata alla possibilità di ridurre la gestione cartacea della documentazione (la cosiddetta la de-materializzazione) oltre che la possibilità di avere ogni pratica su di un database consente anche il migliore tracciamento di un pratica, e di conseguenza una maggiore trasparenza nella gestione. Definiamo tale informatizzazione “lato deposito”. Tuttavia un sistema “informatizzato” potrebbe (meglio dire dovrebbe) anche voler “gestire” i dati elaborati con un programma di calcolo strutturale. Il Quaderno Tecnico investiga la capacità di gestione dei dati da parte dei sistemi informatici regionali valutando le diverse tipologie di costruzioni che il sistema consente di gestire, dati geometrici relativi alla struttura, i dati sismici e i dati caratteristici di vulnerabilità degli edifici esistenti, i quali non vi è dubbio che possano essere “informatizzabili” . Ma in che modo lo sono? Ed ancora, i dati ed i risultati in questione che in una certa parte sono soggetti ad interpretazioni, come vengono gestiti? Il maggiore problema non ancora risolto risiede sul fatto che le procedure “informatizzate” hanno a che fare con dati non di univoca interpretazione. In tale contesto le Software House potrebbero creare opportuni sistemi per elaborare i dati ed i risultati come richiesto dalle Norme e tale procedura dovrebbe ovviamente essere estesa a tutte le Regioni, altrimenti il rischio è che questa procedura debba essere rifatta per ogni regione o addirittura per ogni Ente Locale di livello inferiore.
Una procedura di gestione di una pratica sismica deve consentire di ricevere informazioni “non informatizzabili” o non classificabili ma non per questo poco utili. In questo ambito risiede la richiesta eventuale di produrre una “relazione sintetica” (indispensabile per un collaudatore come unica via per comprendere il lavoro del progettista) e la richiesta di svolgere una “validazione” sia dei codici di calcolo sia dei modelli di calcolo. In merito alla validazione dei modelli è bene precisare che produrre una valutazione dell’affidabilità dei codici di calcolo, oltre che essere fuorviante data la infinita variabilità delle applicazioni, risolve solo la parte minore del problema.
Se la validazione dei codici di calcolo è a carico del produttore, la “validazione del modelli di calcolo” è totalmente a carico dell’utente. Questa attività non è certo informatizzabile, ovvero automaticamente eseguibile da una procedura informatica. Il requisito per una attività di validazione dei modelli è che i dati delle analisi siano accessibili in modo da poter effettuare le opportune rielaborazioni.

Prevedete di realizzare altri Quaderni? E su quali temi?

Sicuramente la Sezione Software intende approfondire il legame tra “pratica strutturale digitale” e modello informativo, questione che trova alcune risposte nel Building Information Modeling ed in alcune applicazioni BIM quali il formato COBie che è nato e si è diffuso nei Paesi anglosassoni. Anche le altre Sezioni dell’Associazione ISI stanno elaborando degli approfondimenti. Contiamo molto sull’apporto della Sezione più frequentata dai professionisti, grazie a un costante dialogo con loro. L’associazione ISI è aperta a suggerimenti da parte dei Professionisti e dell’Industria, mentre il nostro Comitato Scientifico, rappresentato da Professori universitari di chiara fama nel settore dell’ingegneria sismica, ci suggerisce ogni anno tematiche di approfondimento nelle riunioni del Comitato Scientifico stesso.