Sismabonus
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Sismabonus e linee guida classificazione sismica: procedura veloce entro i 20 mila euro

Sismabonus: nel decreto di attuazione in ultimazione prevista una procedura di verifica del rischio sismico veloce e a basso costo, da utilizzare per gli interventi entro un tetto di 20mila euro di detrazione (poco più di 28mila euro di spese)

Il testo sulle linee guida per le verifiche sismiche degli edifici, messo a punto dal Consiglio superiore dei Lavori Pubblici e all'esame del Governo, contiene alcune interessanti novità che poi daranno il via al Decreto del MIT di attuazione del Sismabonus, per ora ancora 'sospeso' e che, lo ricordiamo, prevede detrazioni dal 70 all'85% per la realizzazione di interventi di miglioramento sismico (riduzione del rischio sismico, per la precisione) con passaggio a una o più classi di rischio inferiori ed, eventualmente, la maggiorazione ulteriore per interventi su parti comuni di edifici condominiali.. Vediamo le principali novità contenute nelle bozze.

  1. Procedura di verifica del rischio sismico veloce, a basso costo, per gli interventi 'minori', di ammontare massimo 28.500 euro, corrispondenti a 20 mila euro di detrazione per il Sismabonus. La procedura 'semplificata' può essere impiegato per le operazioni più semplici di "rafforzamento locale", fino a un massimo di 70 euro al metro quadro e 20 mila euro di detrazione. Esempi di intervento: ristrutturazione del tetto di un piccolo immobile, rafforzamento di una trave con elementi in acciaio o in carbonio, fasciatura di un pilastro;
  2. Detrazione al 65% per gli investimenti in diagnosi sismica pur senza effettuazione dei lavori;
  3. Istituzione di una nuova banca dati nazionale degli edifici mappati;
  4. Istituzione di un sistema di classi da A a F per la classificazione dello stato di salute degli edifici e l'individuazione dei 'livelli' di miglioramento a scalino;
  5. Inserimento, in allegato alle linee guida, di una guida pratica per i progettisti, per verificare di aver compiuto tutti i passaggi giusti.

La diagnosi
Riguardo alle diagnosi, il meccanismo sarà molto semplice: un tecnico eseguirà le diagnosi sull'immobile, inserendolo in una determinata classe di rischio (da A a F). In seguito, verranno progettati gli interventi di messa in sicurezza, e successivamente alla loro effettuazione, si misurerà il nuovo livello di rischio della struttura per verificare il 'salto' di classe e, di conseguenza, l'accesso al sismabonus di riferimento.

Saranno pertanto analizzate la situazione del sito di costruzione e la vulnerabilità dell'edificio: la classe dipenderà da una stima economica, poiché lo scopo delle linee guida è consentire di misurare il costo medio annuo da sostenere per riparare i danni e coprire le perdite causate da possibili eventi sismici.

La tabella con le classi
La classe A è la migliore, dove il rischio è minimo e non migliorabile, quindi; la F è la peggiore, dove il rischio sismico è massimo. Nel decreto sarà inserita comunque una tabella che consente di capire, con una certa approssimazione, in quale classe di rischio si colloca 'casa nostra'. Per ogni materiale, viene considerata una classe nella quale si solito si colloca quella tipologia di edificio: i più a rischio, quindi, sono ad esempio gli edifici in pietra a secco e in mattoni in terra cruda (classe F). La muratura in mattoni con con solai in cemento armato, invece, va collocata più in alto e può arrivare alla classe C, così come si sale ulteriormente per la muratura rinforzata.

Per gli edifici in calcestruzzo armato (ne fanno parte telai ed edifici con pareti portanti in c.a.), si va dalla classe A alla D a seconda del livello di progettazione antisismica. La classe D è la più gettonata in Italia: vi rientrano sia i fabbricati in muratura di mattoni che quelli in calcestruzzo armato senza accorgimenti antisismici particolari.
 

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