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Se ti scappa in città

Che cos’è un bagno pubblico e perché è così importante per il benessere collettivo? Dall’antica Roma alle città moderne che puntano su tecnologia e design inclusivo, i servizi igienici urbani hanno attraversato secoli di storia, trasformandosi in presidi di civiltà, sicurezza e accessibilità per tutti i cittadini. Studiarne l’evoluzione svela appieno come le comunità si prendano cura dei propri membri.

Perché i bagni pubblici sono un diritto indispensabile, tra storia, innovazione e casi esemplari

Un “bagno pubblico” è uno spazio aperto all’uso della collettività, progettato per rispondere ai bisogni fisiologici di chiunque ne abbia necessità, senza vincoli legati all’acquisto di prodotti o servizi. Dotato di sanitari, lavabo e possibilmente accessori come specchi, distributori di sapone e asciugamani, può trovarsi in luoghi come stazioni, parchi, centri commerciali o strade urbane. Oltre a garantire igiene e comfort, rappresenta un presidio di inclusività, offrendo una soluzione ai bisogni primari dell’individuo e favorendo la vivibilità dello spazio pubblico. In Italia questo termine ha una declinazione diversa: un bagno pubblico è il bagno di un bar ...

Premessa: la pipì e la pupù, un bisogno sottovalutato

In Italia, quando scappa un bisogno fisiologico improvviso, ci si affida spesso a bar o ristoranti, magari ordinando un caffè “al volo” per poter accedere al bagno.

È una soluzione di comodo ormai radicata nella nostra cultura, ma non è né ottimale né inclusiva: non sempre è semplice o accogliente chiedere un bagno in un locale affollato, e soprattutto non tutti hanno la possibilità economica di consumare qualcosa.

In altre nazioni, invece, l’accesso ai servizi igienici pubblici viene considerato un diritto fondamentale.

Il tema tocca diverse questioni: dall’igiene alla salute pubblica, dall’accessibilità per persone con disabilità, famiglie con bambini o anziani, fino alla sicurezza di tutte le fasce della popolazione, comprese quelle più vulnerabili.

   

Le radici antiche: i bagni pubblici nell’antica Roma

La storia dei bagni pubblici affonda le sue radici proprio nel nostro territorio, dove l’idea di servizi igienici collettivi era strettamente legata alla cultura urbana.

Nell’antica Roma, l’uso delle terme e delle foricae (le latrine pubbliche) non rispondeva solo a un’esigenza igienica ma rappresentava una vera e propria occasione di vita sociale. Le maestose terme – come quelle di Caracalla, Diocleziano o Traiano – erano centri polifunzionali, dotati di sale per bagni caldi e freddi, palestre, biblioteche e perfino giardini, dove le persone potevano discutere di affari, politica o intrattenersi con amici e filosofi.

Accanto ai grandi complessi termali, le foricae erano disseminate in tutta la città e si trovavano spesso vicino a mercati, fori o luoghi molto frequentati.

Queste latrine collettive erano di solito costituite da sedute affiancate, spesso ricavate in pietra o marmo, senza divisori, e la condivisione del momento era considerata del tutto normale. Alcuni ritrovamenti archeologici mostrano persino incisioni o piccoli disegni sulle pareti, a testimonianza di una certa convivialità (si discuteva, si leggevano graffiti o si scambiavano pettegolezzi) mentre si espletavano i bisogni.

Dal punto di vista tecnico, la civiltà romana vantava conoscenze avanzate: la costruzione di acquedotti (come l’Aqua Claudia o l’Anio Novus) e la realizzazione della Cloaca Maxima – un sistema di drenaggio e fognatura tra i più antichi al mondo – garantivano un ricambio d’acqua costante, riducendo gli odori e il rischio di malattie.

Il deflusso era assicurato da canalette che convogliavano i reflui verso il Tevere, mentre una piccola canalina di acqua pulita passava davanti ai sedili, permettendo di sciacquare la spugna (montata su un bastoncino) che fungeva da carta igienica dell’epoca.

Naturalmente, l’idea di “privacy” differiva molto da quella moderna: i concetti di pudore erano diversi e gran parte dei cittadini romani – uomini e donne, purché liberi – non sembrava turbarsi di fronte alla condivisione dello spazio.

Ciononostante, c’erano eccezioni: i comandanti militari, gli imperatori e i personaggi di più alto rango disponevano spesso di latrine private più confortevoli, alcune perfino riscaldate, che rispecchiavano il loro status elevato. Nel complesso, il sistema idrico ben congegnato e la mentalità romana improntata alla socialità fecero del bagno pubblico uno dei simboli più rappresentativi della grandezza di Roma e del suo modo di vivere comunitario.

   

I "Cessi" pubblici: dall’età moderna all’uso della tecnologia

Il concetto di bagno pubblico subì una lunga fase di declino dopo la caduta dell’Impero Romano: nel Medioevo, la maggior parte delle avanzate infrastrutture romane fu abbandonata e l’igiene pubblica regredì sensibilmente.

Soltanto con la Rivoluzione Industriale e l’urbanizzazione ottocentesca emerse nuovamente l’urgenza di servizi igienici comuni, soprattutto nelle grandi città dove si concentravano lavoratori e famiglie in quartieri sovraffollati. È in questo periodo che in numerose metropoli europee vennero installati i cosiddetti vespasiani (urinali pubblici maschili), mentre in altri contesti iniziarono a diffondersi le prime comfort stations, strutture dotate di spazi separati per uomini e donne: un primo passo verso la tutela di un minimo di privacy e decoro.

Con l’avvento del Novecento, l’attenzione verso la salute pubblica e la normazione igienico-sanitaria portarono diverse amministrazioni a potenziare i servizi, introducendo moderni sistemi di scarico e layout più funzionali. Tuttavia, dagli anni Settanta in poi, a causa di tagli ai bilanci e problemi di vandalismo, in molte città occidentali si assistette a un progressivo abbandono dei bagni pubblici. Negli ultimi decenni, però, si è risvegliata la consapevolezza di quanto siano fondamentali per la vivibilità urbana, rilanciando sperimentazioni tecnologiche e progettuali in tutto il mondo: da Berlino a Londra, fino a molte città cinesi e giapponesi, si punta su toilette di nuova generazione, dotate di dispositivi anti-vandalo, materiali facilmente sanificabili e soluzioni “smart” (sensori di presenza, lampade UV per la disinfezione, sistemi di pagamento contactless quando previsto).

Oltre alla sicurezza e all’igiene, un obiettivo cruciale è l’inclusività. Sempre più spesso si realizzano toilette unisex singole, ideali per persone con disabilità, genitori con bambini piccoli o per chiunque non si riconosca nel binarismo di genere. Un esempio particolarmente emblematico è il “Tokyo Toilet Project”: nella capitale giapponese, architetti di fama internazionale hanno progettato strutture futuristiche, perfettamente integrate in parchi e piazze. Tra le soluzioni più celebri figurano cabine in vetro trasparente, che si opacizzano una volta occupate, e sistemi di illuminazione e ventilazione avanzati, il tutto sostenuto da partnership pubblico-private che ne garantiscono la regolare manutenzione. Questo approccio innovativo e attento all’estetica mostra come la tecnologia possa trasformare il bagno pubblico in un vero elemento di prestigio urbano, al servizio del benessere collettivo.

   

Sicurezza e inclusività: le nuove sfide dei bagni pubblici

La progettazione di bagni pubblici si è evoluta non solo in termini di igiene e funzionalità, ma anche – e soprattutto – in rapporto a sicurezza e inclusività. Oggi si è sempre più consapevoli di come questi spazi possano influenzare la dignità, il comfort e la protezione delle persone che li utilizzano. In particolare, alcuni gruppi – tra cui donne, anziani, comunità LGBTQ+ e persone con disabilità – sono più soggetti a barriere architettoniche, discriminazioni o episodi di violenza verbale e fisica. Nasce così l’esigenza di trovare soluzioni progettuali e gestionali che garantiscano privacy, protezione e accessibilità per tutti.

L’importanza della sicurezza: dalle molestie alla tutela della privacy

Donne e anziani. Molte donne provano un senso di vulnerabilità se il bagno è angusto, poco illuminato o scarsamente manutenuto. Per gli anziani, invece, la percezione di insicurezza può riguardare sia la paura di scippi o aggressioni, sia la difficoltà motoria (ad esempio, il rischio di cadute senza un adeguato corrimano o un pavimento antiscivolo).

Persone transgender e non binarie. La scelta tra “bagno per uomini” o “bagno per donne” può mettere in pericolo chi non si riconosce nella divisione binaria, esponendolo a molestie o commenti ostili. Alcuni paesi, come l’Australia e gli Stati Uniti, hanno visto accese polemiche sull’accesso alle toilette in base all’identità di genere. Ne è derivata la richiesta di soluzioni “gender-neutral” (bagni unisex singoli o con cabine chiuse e lavabi comuni) per prevenire episodi di discriminazione.

Persone con disabilità. Spesso i bagni accessibili esistono solo sulla carta, ma di fatto sono mal progettati o usati come sgabuzzino. Garantire realmente lo spazio di manovra per sedie a rotelle, sistemi di allarme in caso di caduta o malore, e un’adeguata segnaletica è cruciale per la sicurezza.

Strategie architettoniche: layout e materiali

Spazi unisex singoli. Sempre più città stanno optando per piccoli moduli autonomi, dotati di porta a chiusura completa e lavandino interno. Questa soluzione aiuta chiunque desideri maggiore privacy e riduce i rischi di molestie legate alla divisione binaria.

Cabine chiuse fino al pavimento. In alcune realtà si prediligono cabine che garantiscano l’isolamento visivo e acustico, migliorando il comfort e la sensazione di sicurezza. Le aree comuni (ad esempio con lavabi) possono essere condivise in modo da incentivare la vigilanza reciproca e diminuire comportamenti illeciti.

Materiali anti-vandalo e facili da sanificare. Per ridurre atti vandalici o depositi illeciti di droga e rifiuti, si scelgono superfici resistenti (ad esempio acciaio inossidabile, ceramica ad alta densità) e vernici antimacchia. Questo facilita i controlli e abbassa i costi di manutenzione, favorendo la continuità del servizio.

Illuminazione e trasparenze. Un’illuminazione ben studiata (possibilmente naturale, affiancata da luci artificiali a sensore) aumenta la percezione di sicurezza. In Giappone, il Tokyo Toilet Project ha mostrato esempi di cabine in vetro speciale che diventa opaco quando il bagno è occupato: una soluzione che, oltre a essere tecnologica, rassicura gli utenti sullo stato di pulizia e sulla presenza o meno di qualcuno all’interno.

Strumenti di gestione e manutenzione per la sicurezza

Presidi di sorveglianza. In alcune città (es. San Francisco con il programma “Pit Stop”) i bagni pubblici sono custoditi da personale addetto, sia per pulire costantemente le strutture sia per disincentivare atti illeciti. Ciò aumenta la fiducia dell’utenza, specialmente in quartieri con tassi di criminalità più elevati.

Sistemi di allarme e controllo. Alcuni bagni sono dotati di pulsanti di emergenza, videocamere puntate solo sulle aree d’ingresso (per tutelare la privacy nelle cabine) o sensori in grado di rilevare l’occupazione prolungata di uno spazio, allo scopo di prevenire incidenti o usi impropri.

Manutenzione costante. Buona parte del senso di insicurezza deriva da sporcizia, cattivi odori o degrado. Una manutenzione programmata, con interventi periodici di pulizia e sostituzione tempestiva di parti danneggiate (maniglie, specchi, dispenser), non solo migliora l’esperienza d’uso ma riduce il vandalismo, poiché un ambiente curato scoraggia gli abusi.

Inclusività e “potty parity”

Equità di genere e tempi di attesa. Il concetto di “potty parity” – originario di alcuni studi nel Regno Unito e negli Stati Uniti – evidenzia che le donne impiegano mediamente più tempo in bagno (anche per motivi biologici o d’abbigliamento), con code più lunghe. Perciò, in alcuni progetti si dà maggiore metratura o più cabine alla sezione femminile, o si introducono moduli unisex, evitando lunghe attese e situazioni di disagio.

Spazi per famiglie e caregiver. Bagni più larghi, con fasciatoi o sedili aggiuntivi, aiutano genitori con bambini piccoli o persone che assistono anziani e disabili. Questo aspetto è cruciale per rendere la città a misura di tutti, evitando che la ricerca di un bagno diventi un ostacolo alla vita pubblica.

Persone LGBTQ+. Integrare bagni neutri non elimina quelli separati per genere, ma offre una terza opzione sicura. In contesti come scuole e università, questa scelta riduce bullismo e violenze, creando un ambiente più accogliente e rispettoso.

Perché è decisivo investire in sicurezza e inclusività?

Le toilette pubbliche non sono semplici servizi di supporto alla città, ma presidi di benessere collettivo. Offrire spazi sicuri e inclusivi significa permettere a ciascuno di muoversi liberamente senza ansie o impedimenti, incoraggiando la partecipazione alla vita sociale e culturale.

Riduzione dello stress. Chi ha necessità di andare in bagno (specie donne incinte, persone con stomie o con patologie particolari) non deve temere di dover affrontare un ambiente ostile.

Rispetto della dignità umana. Un bagno pulito e sicuro salvaguarda la salute e la dignità di chiunque, indipendentemente dall’età, dal genere o dalla condizione fisica.

Valore per la comunità. Dove le amministrazioni investono in toilette all’avanguardia e ben mantenute, l’area circostante ne beneficia in termini di percezione di decoro e vivibilità, con ricadute positive anche sul turismo e sul commercio. In definitiva, la sicurezza e l’inclusività nei bagni pubblici sono diventate parametri fondamentali nella progettazione e gestione degli spazi urbani. Si tratta di un tema al tempo stesso di diritti civili, di politiche sociali e di buona architettura, che plasma il modo in cui viviamo le nostre città e che richiede azioni congiunte tra progettisti, amministratori e comunità locali.

   

Casi interessanti nel mondo: buone pratiche e innovazione firmata da grandi architetti

Nella ricerca di soluzioni sempre più efficienti e inclusive, molte città nel mondo hanno avviato progetti sperimentali o consolidato iniziative di lungo corso. Questi esempi virtuosi non solo rispondono a esigenze igienico-sanitarie, ma mirano a trasformare il bagno pubblico in un vero e proprio spazio di design, con effetti positivi sulla percezione della città e sul benessere collettivo. Ecco alcune esperienze significative, comprese quelle che coinvolgono nomi di spicco dell’architettura contemporanea.

San Francisco – Programma “Pit Stop”

La città californiana affronta da tempo problemi di degrado e igiene in alcune aree ad alta densità di persone senza fissa dimora. Per rispondere all’emergenza, il “Pit Stop Program” ha installato bagni pubblici mobili e presidiati da personale, dotati di acqua corrente e distributori di sapone per incentivare l’igiene, contenitori per rifiuti speciali come siringhe e per deiezioni canine, e sorveglianza costante, che ha ridotto notevolmente atti vandalici e microcriminalità. Il successo del progetto si deve anche alla collaborazione tra amministrazione comunale e organizzazioni no-profit, che garantiscono la manutenzione quotidiana e la sicurezza dell’ambiente.

Berlino – Espansione e partnership pubblico-private

Berlino è nota per aver sviluppato, in modo pionieristico, un modello di collaborazione con aziende private per installare toilette autopulenti e unisex. Tra gli elementi distintivi figurano cabine compatte, realizzate in materiali anti-vandalo e facilmente sanificabili, sistemi di autopulizia che si attivano automaticamente dopo ogni utilizzo, e localizzazione strategica presso fermate di autobus, piazze e vie commerciali. Questa sinergia ha permesso alla capitale tedesca di ampliare la rete di bagni pubblici, migliorando la qualità urbana e l’immagine turistica.

Londra – Community Toilet Scheme

Nella capitale britannica, la scarsità di servizi igienici pubblici è stata affrontata con un’idea semplice ma efficace: il Community Toilet Scheme. Pub, ristoranti e negozi mostrano un’apposita vetrofania per segnalare al pubblico la possibilità di usufruire dei propri bagni senza obbligo di consumazione. L’amministrazione comunale corrisponde un rimborso simbolico agli esercenti aderenti, ampliando in modo capillare la disponibilità di servizi. Questo sistema, oltre a ridurre i costi di costruzione di nuove strutture, migliora il senso di accoglienza della città.

Giappone – “The Tokyo Toilet Project” e le firme archistar

Uno dei casi più noti a livello globale è il “Tokyo Toilet Project”, promosso dalla Nippon Foundation in collaborazione con l’amministrazione di Shibuya. L’iniziativa coinvolge alcune tra le più grandi firme dell’architettura e del design, con l’obiettivo di creare bagni pubblici innovativi e accessibili a tutti. Shigeru Ban ha progettato cabine in vetro trasparente che diventa opaco quando il bagno è occupato, offrendo al contempo sicurezza e privacy. Tadao Ando ha realizzato un padiglione circolare con una grande apertura centrale, puntando su cemento a vista ed essenzialità formale. Kengo Kuma ha scelto materiali naturali e strutture leggere, ispirandosi al tradizionale uso del legno nella cultura giapponese. Toyo Ito e Fumihiko Maki hanno firmato soluzioni altrettanto avveniristiche, con sistemi di ventilazione evoluti, illuminazione a basso consumo e spazi accessibili anche a persone con disabilità motorie o sensoriali. Questi bagni, disseminati in vari punti di Shibuya – dai parchi alle aree commerciali – sono presidi di pulizia, sicurezza e bellezza. La manutenzione è garantita da un piano pubblico-privato che assicura interventi rapidi e regolari, mentre la forte connotazione di design valorizza l’ambiente urbano, trasformando l’atto di “andare in bagno” in un’esperienza quasi artistica.

Vancouver e il “Portland Loo”

Pur essendo originario di Portland (Oregon), il modello “Portland Loo” ha trovato spazio anche a Vancouver e in altre città nordamericane. Si tratta di una toilette pubblica compatta, anti-vandalo e facilissima da pulire, grazie a pareti in acciaio inossidabile e a un sistema di ventilazione costante. Il design favorisce la privacy interna ma, grazie a fessure elevate, consente un minimo di controllo esterno per prevenire usi impropri e garantire sicurezza.

Il valore simbolico e culturale del design d’autore

Il coinvolgimento di “archistar” nelle opere pubbliche non è solo un’operazione di immagine: aumenta la consapevolezza sull’importanza di servizi spesso trascurati, promuove la qualità costruttiva e l’innovazione nei materiali e negli impianti, e stimola l’orgoglio urbano e il senso di appartenenza. Trasformare una semplice toilette in un punto d’interesse architettonico e turistico permette di comprendere come investire in bagni pubblici sia in realtà un contributo fondamentale alla vivibilità, al decoro e all’immagine complessiva di una città.

E in Italia?

Le sperimentazioni non mancano. Alcuni comuni hanno installato toilette automatiche, spesso a pagamento, in zone turistiche o piazze principali, e si cerca di estendere la mappatura delle toilettes con app e segnaletica dedicata. Tuttavia, i fondi scarseggiano e manca una strategia nazionale che promuova standard di pulizia, sicurezza ed effettiva inclusività. Resta radicata l’abitudine di “rifugiarsi al bar”, ma questa soluzione rischia di escludere chi non può o non vuole consumare. Inoltre, rappresenta un costo extra per gli esercenti, spesso riluttanti ad aprire i propri bagni a tutti.

Se ti scappa a Napoli

Se ti scappa è il primo spazio nel centro storico di Napoli dedicato esclusivamente ai servizi igienici: due aree separate per uomini e donne, con due o tre WC rispettivamente, che garantiscono massima privacy e comfort. C’è anche un distributore automatico di accessori per l’igiene personale, tra cui spazzolino, dentifricio e salviette umidificate. Situato in Via Atri, l’ambiente climatizzato unisce tecnologia all’avanguardia e rifiniture curate, offrendo un’esperienza piacevole a residenti e turisti. Ideato dal giovane napoletano Mario Pesce, che ha rilevato l’aumento del turismo nella sua zona, Se ti scappa colma un vuoto, fornendo un indispensabile servizio pubblico.

Se ti scapperà a Milano

Il Comune di Milano installerà 110 nuovi bagni pubblici gratuiti entro il 2026, sostituendo 49 impianti preesistenti e aggiungendone 61 in nuove sedi. Questi servizi igienici, automatizzati e aperti 24 ore su 24 – salvo limitazioni nei parchi chiusi di notte – saranno dotati di chiusura temporizzata e fasciatoi per bambini. Metà delle unità avrà anche un defibrillatore. Grazie a un contratto di sponsorizzazione pubblico-privato, per i primi 18 anni la società incaricata gestirà la manutenzione, finanziandola con 97 totem pubblicitari installati in città. Nei successivi sei anni, continuerà a garantire la gestione sempre gratuita senza usufruire degli spazi pubblicitari. 

Conclusioni: i bagni pubblici, una priorità per le smart city

I bagni pubblici non sono un semplice dettaglio urbano né un lusso da concedersi solo in casi di emergenza: rappresentano invece un elemento strutturale che incide sul benessere collettivo, sull’accessibilità e sul diritto di ciascuno a vivere pienamente la città.

Se ripercorriamo il cammino che va dalle foricae romane fino ai più recenti progetti smart, vediamo come la cura dei servizi igienici riflette il grado di civiltà, inclusione e attenzione sociale di una comunità.

Le tecnologie contemporanee e la collaborazione tra pubblico, privato e designer di fama possono garantire standard elevati di pulizia, sicurezza e manutenzione.

Eppure, nessuna innovazione può avere successo senza un deciso cambiamento culturale e amministrativo: occorre riconoscere che “il bisogno di un bagno” è universale e che ogni persona, indipendentemente da età, genere o condizione, merita di trovare uno spazio dignitoso e accogliente.

In fondo, realizzare bagni pubblici di qualità significa investire sulla qualità della vita, contribuendo a città più vivibili, eque e ospitali per tutti.

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