Resina | Pavimenti Industriali
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“Se sai cosa avverrà SOPRA, sai come fare SOTTO!”

L’ultimo elemento costitutivo di un pavimento è lo strato superficiale, spesso chiamato “rivestimento” più correttamente “pavimentazione”. Il pavimento è l’insieme costituito dal supporto, piastra portante, pavimentazione.

L’ultimo elemento costitutivo di un pavimento è lo strato superficiale, spesso chiamato “rivestimento” più correttamente “pavimentazione”.
Il pavimento è l’insieme costituito dal supporto, piastra portante, pavimentazione.
La piastra portante in calcestruzzo armato, ha il compito di sopportare i carichi statici e dinamici.
E allora, perché preoccuparsi d’altro?
Accade, in ambito industriale, che per particolari richieste prestazionali o esigenze igieniche sanitarie, la superficie in calcestruzzo non è idonea per le attività che su di essa si svolgeranno e quindi non è in grado di fornire quelle adeguate prestazioni, generalmente di resistenza chimica, di resistenza all’usura o caratteristiche di planarità superficiale molto severe. Necessita quindi un ulteriore strato superficiale che sia in grado di soddisfate tali esigenze prestazionali.
Tra le varie possibili soluzioni, i rivestimenti resinosi sono quelli che possono, più di altre, garantire tali ulteriori prestazioni, consentendo, anche, di adeguare le proprie caratteristiche meccaniche e chimiche alle richieste prestazionali, in altre parole potendoli progettare e conformarli caso per caso in relazione alle specifiche esigenze e condizioni.
La progettazione, o semplicemente, la scelta del tipo di pavimentazione, è spesso fatta sulla sola base di regole e convinzioni dettate dall’esperienza, piuttosto che dal risultato di una attenta e completa analisi e valutazione di tutte le variabili connesse alla realizzazione del rivestimento. Chiarisco subito questo concetto non vorrei essere frainteso. L’esperienza, come vedremo tra poco, è importantissima, ma se mal gestita può degenerare in routine e quindi dare spazio alla “superficialità”.
Esperienza, dal latino “ex-perientia” derivante dal verbo “ex-perior”, provare, tentare, quindi si basa sulla propria conoscenza, acquisita attraverso prove, tentativi, contatti diretti .
Spesso però, i risultati delle esperienze quotidiane di lavoro, se non sottoposti a vaglio critico scientifico, sono fuorviati da preconcetti, anche inconsci, che inducono a privilegiare, in modo superficiale, solo ciò che conferma l’idea di partenza, evitando, quindi, ogni valutazione critica , col risultato di ripetere gli stessi errori. La propria esperienza diviene, quindi, “abitudine”. Si ripetono scelte abituali, soluzioni ripetitive, che sono state efficaci una volta, forse anche più di una volta, soluzioni acquisite anche in termini di processo esecutivo, da parte delle proprie maestranze, ma che in effetti potrebbe non essere le soluzioni più idonee, sia in termini prestazionali sia in termini economici. Il diagramma riporta ciò che è positivo (scritto nero) e ciò che può indurre in errore (scritto rosso), quando ci si affida solo alla propria esperienza. Il diagramma potrebbe essere compendiato con la vecchia frase: “non si finisce mai di imparare”.

 

Una pavimentazione va progettata o più semplicemente “scelta” seguendo una chiara e logica sequenza di operazioni che ha come punto di partenza, l’acquisizione di dati e informazioni relative alle problematiche ed alle esigenze prestazionali richieste.

Nella fattispecie sappiamo che la pavimentazione di un magazzino, è il piano su cui avviene tutta l’attività di carico e scarico merci. Il traffico non è uniforme su tutta la pavimentazione, anzi spesso è concentrato in alcuni “passaggi forzati”, come le corsie all’interno delle scaffalature, o presso le pedane di carico.
I carichi, cioè le merci giacenti direttamente sulla pavimentazione (cataste) o posizionate sulle scaffalature, trasmettono alla pavimentazione sollecitazioni statiche attraverso le superfici di contatto, che sono:

  • Le piastre d’acciaio alla base dei montanti delle scaffalature;
  • Le ruote dei mezzi di movimentazione (muletti, transpallets, carrelli, ecc.) che possono essere gommate o piene;
  • Le basi dei pallets, o di altra tipologia d’imballaggio o confezionamento (fusti, scatole, ecc.)

Oltre ai carichi statici concentrati, è opportuno tener presente anche le sollecitazioni dinamiche che si determinano durante la movimentazione delle merci in relazione alla frequenza giornaliera e alla entità dei pesi spostati.

 

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