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Salvaguardia delle risorse idriche attraverso una gestione efficace, efficiente e sostenibile dei servizi idrici

Un'analisi approfondita sulla gestione sostenibile delle risorse idriche, con focus su strategie innovative per ridurre le perdite nella rete idrica, ottimizzare l’uso delle acque reflue e meteoriche, e migliorare l’efficienza idrica in vari settori.

L’acqua è una risorsa fondamentale per la vita, per la salute e per lo sviluppo economico insidiata dalla crisi idrica che coinvolge sempre più Paesi.

L’Italia, benché non sia tra le regioni a alto rischio, rientra comunque tra le zone sensibili: infatti, nonostante una disponibilità di acqua relativamente abbondante, sono in crescita le premesse di uno stato di elevati problemi idrici.

La distribuzione non omogena delle risorse idriche sul territorio, lo stato di degrado e di vetustà della rete idrica, le situazioni di gestione non sempre ottimale, i prelievi di acqua potabile per usi agricoli e industriali, sono alcuni dei fattori alla base della situazione di crisi idrica verso la quale sta andando l’Italia in relazione anche ai recenti cambiamenti climatici.

Queste sono alcune delle conclusioni che risaltano dal rapporto Istat presentato in occasione della Giornata mondiale dell’acqua. Questi argomenti rientrano anche tra i programmi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).

 

La gestione sostenibile dell'acqua

L'argomento, già trattato in precedenti articoli (si veda infondo l'articolo) da diversi punti di vista, viene di seguito riproposto prendendo spunto dai temi discussi in occasione della Giornata mondiale dell’acqua, manifestazione istituita dalle Nazioni Unite nel 1992 e celebrata ogni anno il 22 marzo.

La salvaguardia dell’acqua, che rientra tra i 17 obiettivi (Goals) oggetto dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, è anche uno degli obiettivi del PNRR.

Per quanto concerne i punti fissati nell’Agenda 2030, si fa riferimento al Goal 6 (Garantire a tutti la disponibilità e la gestione sostenibile dell’acqua e delle strutture igienico sanitarie) e al Goal 14 (Conservare e utilizzare in modo sostenibile gli oceani, i mari e le risorse marine per uno sviluppo sostenibile), ai quali si aggiungono altri Goals, come il Goal 13 (“Adottare misure urgenti per combattere il cambiamento climatico e le sue conseguenze”).

Il PNRR rappresenta un’opportunità per rafforzare la resilienza del sistema idrico, obiettivo per il quale sono stati stanziati 4,38 miliardi di euro per effettuare interventi di restauro, ammodernamento e digitalizzazione della rete di distribuzione e di trattamento delle acque reflue.

L’obiettivo del governo è quello di finanziare il potenziamento, il completamento, la manutenzione, l’adeguamento delle strutture di fornitura e di stoccaggio. Il programma di interventi con ammodernamento delle reti di fognatura e la realizzazione di nuovi impianti di depurazione per il trattamento delle acque reflue, per consentire il riutilizzo delle acque depurate per scopi irrigui e industriali, rappresentano un obiettivo importante dal momento che la rete fognaria e di depurazione italiana è obsoleta, talvolta assente e spesso non conforme alle direttive europee.

  

Strategie e tecniche per la conservazione dell’acqua

Il raggiungimento di questo obiettivo trova sul suo percorso la presenza di ostacoli significativi, quali ad esempio infrastrutture inadeguate e inefficienze nella gestione delle risorse idriche, con il risultato che l'acqua potabile, teoricamente abbondante, può diventare così una risorsa limitata.

Un’analisi quanto più realistica possibile richiede approfondite investigazioni e valutazioni su un ampio campione sviluppate su molteplici fronti di ricerca.

Quest’anno, l'Istat ha pubblicato un report che raccoglie i risultati conseguenti a elaborazioni e analisi dei dati raccolti con le recenti indagini con il fine di divulgare informazioni e statistiche sulle acque con riferimenti agli aspetti legati al territorio e alla popolazione. Sono dettagli complementari a quelli presentati nella stessa giornata dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale che, per il 2023, hanno confermato un andamento negativo, anche se, come mostrato dalle stime del BIGBANG (il modello idrologico nazionale realizzato dall’ISPRA), il 2023 può essere considerato un anno con una migliore situazione rispetto al 2022.

Partendo da alcuni dei dati contenuti nel rapporto dell’Istat di seguito viene fatta un’analisi con considerazioni relative ad alcuni degli argomenti trattati con l’obiettivo di approfondire l’indagine su alcuni degli elementi che possono interagire con i fattori correlati alla conservazione dell’acqua.

L’attenzione viene focalizzata in particolare sui seguenti punti:

  • prelievi idrici
  • perdite idriche nelle reti di distribuzione
  • gestione e valorizzazione delle acque reflue, meteoriche e depurate.

  

Prelievi e perdite nelle reti di distribuzione idrica

Nel 2022, in Italia, la quantità di acqua potabile prelevata e distribuita attraverso una fitta rete di approvvigionamento ed erogazione è stata di 9,14x109 m3. È stata destinata a soddisfare le esigenze idriche sia per la popolazione, che per i fabbisogni dei settori economici le cui utenze risultano collegate alla rete idrica urbana.

Il prelievo medio giornaliero è stato di 25,0 x106 m3, pari a circa 424 l/abitante.

Dai dati resi dall’Istat risulta che dell’acqua prelevata, mediamente, solo il 57,6% giunge a destinazione, in quanto il 42,4% viene disperso prima di arrivare al consumatore finale.

Si tratta di un dato leggermente in crescita rispetto al 2020, quando le perdite si attestavano al 42,2%, ma soprattutto molto distanti dai valori riscontrati in altri paesi della comunità europea, come evidenziato nella Tabella 1 che riporta i valori percentuali di dispersione idrica per alcuni paesi europei.

 

Tabella 1 - Valori percentuali medi delle perdite nelle reti idriche di alcuni paesi europei
Tabella 1 - Valori percentuali medi delle perdite nelle reti idriche di alcuni paesi europei

  

Le perdite rilevate in Italia son dell’ordine dei 157 l/d per abitante. Occorre precisare che le perdite sono fattori fisiologici comuni a tutte le infrastrutture idriche, dal momento che una frazione minima di perdite è sempre presente in quanto non esiste un sistema a perdite zero.

Nel caso in esame però i valori riscontrati sono nettamente superiori a quelli fisiologici comunque presenti in tutte le linee dal momento che gioca un ruolo importante la vetustà delle condotte: oltre il 60% delle tubature hanno una vita superiore ai 30 anni e addirittura un 25% oltrepassa i 50 anni con conseguenti fenomeni di corrosioni, deterioramento, rotture per usura o per giunzioni difettose con fuoriuscite di acqua che si disperde nel suolo sottostante. A queste situazioni si aggiungono fattori amministrativi, dovuti a errori di misura dei contatori, impieghi non autorizzati conseguenti agli allacci abusivi, scarico dai serbatoi per troppo pieno, perdite per rotture accidentali durante interventi stradali, acque perse per manutenzione e servizi agli impianti.

A livello nazionale le perdite hanno un andamento molto variabile con forti variazioni tra Nord e Sud come risulta dai valori riportati nella Tabella 2.

  

Tabella 2 - Valori percentuali medi delle perdite nelle reti idriche per distretti idrografici
Tabella 2 - Valori percentuali medi delle perdite nelle reti idriche per distretti idrografici (Fonte ISTAT)

      

Un’indicazione più dettagliata della situazione delle perdite nelle reti idriche la offre la Fig.1 dove sono riportate tutte le provincie italiane; l’area occupata da ciascuna di esse è riempita con colori con gradazioni differenti ai quali corrispondono percentuali medie delle perdite idriche. Per l’interpretazione delle gradazioni di colore si rimanda alla scala di riferimento che rappresenta le perdite con valori percentuali che vanno dal 9,2% al 71%. La suddetta suddivisione è un risultato delle elaborazioni Istat dei dati raccolti.

  

Fig. 1 – Perdite percentuali nelle reti idriche per ciascuna provincia
Fig. 1 – Perdite percentuali nelle reti idriche per ciascuna provincia (Fonte ISTAT)

 

Dall’analisi della suddetta figura si possono individuare le province con i valori massimi e quelle con i valori minimi di perdite nelle reti idriche.

Le prime, con le maggiori perdite percentuali (con valori > 65%), sono:

  • Potenza (71,0%);
  • Chieti (70,4%);
  • L’Aquila (68,9%);
  • Latina (67,7%);
  • Cosenza (66,5%);
  • Campobasso (66,4%);
  • Massa (65,3%);
  • Siracusa (65,2%);
  • • Vibo Valentia (65,0%).

Le seconde, con le minori perdite percentuali (con valori <15%), sono:

  • Como (9,2%)
  • Pavia (9,4%)
  • Monza (11,0%)
  • Lecce (12,0%),
  • Pordenone (12,1%)
  • Milano (13,4%)
  • Macerata (13,9%).

  

Perdite idriche reali e apparenti

Le perdite nelle reti idriche, oltre a intaccare le riserve naturali, possono avere come conseguenza la messa a rischio della sostenibilità di interi sistemi urbanistici, alimentari, economici e occupazionali. Possono essere di tipo apparente o reale.

Le perdite di tipo apparente sono quelle dovute a errori di misura causati ad esempio da:

  • volumi autorizzati e non misurati (idranti, bocche antincendio, lavaggi strade, fontane, ecc.);
  • volumi di servizio, utilizzati per il corretto funzionamento del sistema idrico (lavaggi della rete, pulizia dei serbatoi, ecc.);
  • volumi dovuti a errori di misura (contatori dell’utenza o misuratori di portata in ingresso alla rete mal funzionanti);
  • volumi prelevati illegalmente.

Le perdite reali o fisiche, sono quelle conseguenti alla non integrità o alla mancanza di tenuta dei componenti che costituiscono la rete idrica. Possono essere di tipo evidente o occulto.

Le perdite evidenti, sono frutto di dispersioni di acqua visibili e quindi segnalabili. Le perdite occulte generalmente sono dovute alla rottura di tubi collocati nel sottosuolo o sotto la pavimentazione che danno luogo a dispersioni idriche nel terreno, senza evidente manifestazione visiva. Sono individuabili solo mediante specifiche attività di ricerca.

Le perdite idriche reali non possono essere eliminate completamente, ma possono essere ridotte al massimo fino ad un minimo livello fisiologico di perdita reale (Unavoidable Annual Real Losses o UARL), valore valutabile in funzione di definiti parametri di calcolo.

Negli ultimi anni da parte dei gestori del servizio idrico è stata avviata una politica con iniziative finalizzate a permettere una più attenta misura dei consumi idrici e un contenimento delle perdite in rete.

 

La gestione delle perdite reali

La gestione delle perdite reali può essere fatta seguendo un approccio correlato alle problematiche di quantificazione e di controllo delle perdite idriche.

Questa attività può essere condotta con interventi aventi come obiettivo lo sviluppo di azioni quali ad esempio:

  • mappatura delle reti e con relativo stato di conservazione e di efficienza
  • programmazione strategica e relativi piani di manutenzione
  • attento e costante controllo delle perdite per mezzo di azioni di monitoraggio in campo;
  • gestione della pressione con l’accortezza di considerare che valori sotto una determinata soglia possono incidere negativamente sull’efficienza degli impianti antincendio;
  • rapidità e qualità delle riparazioni attuando azioni di rapidi interventi per tamponare guasti e rotture;
  • sostituzione dei misuratori di portata esistenti e obsoleti con nuovi e tecnicamente migliorati.

Le perdite nella rete idrica italiana rappresentano una sfida complessa e urgente che richiede una responsabilità e un’operatività congiunta di governi, autorità locali, operatori del settore idrico e cittadini attraverso un impegno collettivo con azioni concrete finalizzate a preservare questa risorsa vitale per le generazioni future attuando una gestione sostenibile delle risorse idriche.

Gli interventi finalizzati a ridurre ogni tipo di perdita di acqua, sia di tipo amministrativo (perdite apparenti) che di tipo fisico (perdite reali), lungo il percorso che la porta dal punto di prelievo fino alle utenze finali, hanno come conseguenza un duplice vantaggio: la tutela della preziosa risorsa e il risparmio sui costi di gestione in virtù della riduzione dei consumi energetici.

Strumenti utili per ridurre le perdite

Un aiuto ai gestori delle reti di distribuzione può essere offerto adottando metodologie derivate dalle linee guida dell’ARERA (Autorità di Regolazione per Energia, Reti e Ambiente), dell’Unione Europea e dell’IWA (International Water Association).

Per una gestione accurata delle perdite è necessario calcolare il bilancio idrico, ovvero il bilancio tra l’acqua immessa in rete dal punto di prelievo e quella effettivamente fatturata risultante dalla lettura dei contatori.

Questo calcolo è complesso, ma può aiutare ad individuare le priorità di intervento, le zone geografiche che necessitano di lavori più urgenti e le tipologie di intervento da effettuare.

Per affrontare efficacemente questo problema, è necessario un approccio interdisciplinare con il coinvolgimento del maggior numero di elementi che possono interagire: dall’adozione di pratiche finalizzate a una gestione idrica sostenibile a investimenti nella manutenzione e nella modernizzazione delle infrastrutture.

Un forte aiuto può essere fornito dalla tecnologia che può svolgere un ruolo cruciale nel monitoraggio delle reti idriche e nella rilevazione tempestiva delle perdite. Occorre inoltre evidenziare che gioca un ruolo importante l’educazione e la sensibilizzazione della popolazione sull’importanza della conservazione dell’acqua e sull’adozione di comportamenti responsabili.

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L'articolo continua con i seguenti argomenti:

Gestione e valorizzazione delle acque reflue, meteoriche e depurate
Recupero e utilizzo dell’acqua piovana
Recupero e utilizzo delle acque grigie
Risparmio idrico in agricoltura, edilizia e industria

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Vittorio Bruzzo

Ingegnere Chimico - Esperto in tematiche ambientali, fonti rinnovabili, risparmio

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