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Salubrità indoor: perché scegliere rivestimenti e finiture naturali a basso VOC per pavimenti e pareti

I materiali da rivestimento e finitura possono influenzare la qualità dell'aria provocando emissioni di VOC, con implicazioni sulla salute. Per questo è preferibile utilizzare materiali a base naturale per la loro durabilità e salubrità e applicare le finiture superficiali solo se realmente necessarie, come oli e cere per pavimenti, oltre a intonaci e tinteggiature con pigmenti naturali.

Bioedilizia: rivestimenti e finiture naturali per migliorare la qualità dell'aria indoor

La salubrità dell’aria non è un problema esclusivo dell’ambiente esterno ma interessa anche gli interni. Nei locali in cui viviamo la qualità dell’aria può essere peggiore fino a cinque volte di quella che respiriamo all’ esterno, soprattutto a causa del contributo di una serie sostanze nocive “invisibili” emesse dai materiali con cui sono realizzati rivestimenti ed arredi.

Considerando che l’involucro edilizio è ritenuto la nostra terza pelle e che rivestimenti e finiture sono lo strato con cui veniamo in contatto direttamente ogni giorno, se questi ultimi vengono scelti in maniera poco consapevole possono rappresentare la causa dell’80% del livello di inquinamento indoor.

Il rimanente 20% è legato alle abitudini quotidiane in fatto di igiene e pulizia della casa e allo stile di vita. Per questo motivo i parametri alla base di questa decisione non possono limitarsi a caratteristiche quali resistenza, praticità ed estetica, ma è necessario valutare altri fattori quali il livello di igroscopicità e di salubrità.

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Perché usare rivestimenti e finiture naturali

L’involucro edilizio è considerato la nostra terza pelle.

Analogamente a ciò che succede per la seconda (i vestiti), impiegare materiali naturali consente di ridurre la possibilità di contatto diretto con sostanze nocive, mantenendosi in salute, e di regolare spontaneamente l’evapotraspirazione proteggendoci da agenti esterni. Questa opzione consente inoltre di circondarsi di geometrie organiche e texture a contatto con le quali i sensi rimandano il nostro vissuto direttamente alla natura e ciò può contribuire ulteriormente ad aumentare il nostro benessere psicofisico.

Ad esempio il tatto e l’olfatto sono due dei cinque sensi che mettono in connessione diretta l’ambiente che ci circonda con le nostre emozioni: se immaginiamo di camminare bendati su un parquet massello trattato con finiture naturali o su un pavimento in ceramica finto legno l’esperienza tattile, la temperatura e l’odore del materiale ci portando ad esperire due situazioni diverse ed uniche, finora non replicabili virtualmente. Quando veniamo in contatto diretto con materiali naturali come il legno, la pietra, l’argilla, la parte rettiliana del nostro cervello percepisce una emozionalità atavica che ci riporta al contatto diretto con la natura, una situazione che secondo le teorie biofiliche dovremmo vivere quotidianamente per garantirci un maggior livello di benessere psicologico.

Dal punto di vista fisiologico, i materiali da rivestimento e di finitura sono in grado di influenzare la qualità dell’aria, che può compromettere attraverso l’emissione di numerose sostanze appartenenti alla famiglia dei VOC (Composti Organici Volatili), e a lungo andare sono passibili di causare effetti a lungo termine sulla salute degli individui, soprattutto di quelli più fragili.

La natura dei prodotti da rivestimento può inoltre pregiudicare la carica batterica, l’odore e talvolta anche il livello di radioattività, oltre che il clima acustico, la diffusione della luce, il microclima (umidità relativa e temperatura superficiale) ed il clima elettrico in termini di ionizzazione, elettrostaticità ed elettromagnetismo. Tra le proprietà principali che accomunano i materiali naturali c’è l’antistaticità grazie alla quale essi tendono, se abbinati a finiture altrettanto naturali, a non caricarsi elettrostaticamente in quanto al loro interno gli elettroni non si muovono liberamente, mantenendo la carica statica e impedendo così l’accumulo di polvere ed allergeni. Questa qualità si rivela sempre più importante negli ambienti contemporanei, sempre più carichi di apparecchi elettrici.

Alcuni materiali, come il rame, il linoleum, il bambù e il legno di eucalipto e di cirmolo presentano naturali proprietà antibatteriche (quest’ultimo inoltre presenta addirittura proprietà cardio defaticanti). Un’ altra caratteristica comune a tutti i materiali naturali è la igroscopicità, solitamente abbinata alla traspirabilità, che è la capacita di assumere e cedere vapore acqueo regolando naturalmente il microclima interno dell’edificio, apportando benefici in termini di comfort.

Dal punto di vista economico, se ci si riferisce al medio lungo periodo, i rivestimenti naturali si rivelano convenienti nonostante comportino spesso un costo iniziale superiore, in quanto presentano una durata più lunga ed una manutenzione straordinaria meno impegnativa a patto che ce ne si prenda cura regolarmente.

Prendiamo ad esempio il legno: se è vero che il massello presenta un prezzo di acquisto superiore a materiali compositi, è altrettanto vero che se è abbinato a finiture altrettanto naturali si rivela più resistente ai graffi e presenta meno il conto del tempo. Un parquet prefinito può reggere da 2 a 4 levigature a seconda dello strato nobile, mentre un tradizionale rivestimento in legno massello può essere lamato anche per 6 o 8 volte, senza considerare che i graffi su una superficie trattata esclusivamente con oli o cere naturali possono essere rispristinati localmente al contrario di quelli verniciati che richiedono la lamatura e la rifinitura dell’intero pavimento.

 

Principi di salubrità per evitare patologie causate da inquinanti in ambienti indoor

La differenza tra rivestimenti e finiture

Rivestimenti e finiture non sono sinonimi: i primi si riferiscono a prodotti “materici”, applicati per rivestire superfici grezze quali massetti, pareti e solai in modo da garantirne principalmente la resistenza meccanica, mentre la finitura (raramente necessaria per i materiali naturali!) viene applicata per garantire igiene e pulizia ed una maggiore resistenza alle sollecitazioni di tipo chimico, oltre che talvolta anche per questioni estetiche. Garantire nel tempo le qualità dei materiali naturali significa quindi anche rispettarli tramite la scelta corretta delle tecniche di posa e di finitura, che realizzate in maniera inconsapevole rischiano di snaturane le caratteristiche.

Essi, analogamente ai materiali da costruzione, da arredamento, a fotocopiatrici, stampanti, colle e adesivi, sostanze disinfettanti, emettono nel tempo una serie di sostanze volatili presenti nella formulazione dei singoli prodotti. Molte di queste sostanze rappresentano una fonte di inquinamento dell’aria interna, tra le quali la formaldeide è la più conosciuta.

Nel 1980 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha riconosciuto una categoria di patologie legate ad una eccessiva concentrazione di queste sostanze inquinanti nell’aria degli ambienti interni, la “Sick Building Syndrome” , a seguito della quale gli occupanti degli edifici possono manifestare sintomi di discomfort o disorientamento (mal di testa, starnuti, vertigini, fastidi agli occhi, naso che cola, irritazioni alla gola, tosse, congiuntivite) non riconducibili specificatamente ad una esposizione specifica e scompaiono o si riducono quando gli occupanti lasciano il luogo in cui sono oggetto di esposizione.

Successivamente si è scoperto che questi sintomi possono cronicizzare in soggetti particolarmente predisposti e la malattia può evolvere in “sindrome da sensibilità chimica multipla”, una affezione cronica che perdura per almeno tre mesi e comporta sintomi irritativi, a carico del sistema nervoso centrale e neurovegetativi. Tra le cause maggiormente responsabili di queste patologie c’è la presenza di VOC (composti organici volatili) nell’aria che respiriamo, un termine che comprende più di 300 diverse sostanze (formaldeide, benzene e derivati, toluene, stirene, idrocarburi etc.) che di solito vengono aggiunte ai prodotti per conferire loro alcune caratteristiche che non presentano naturalmente (es. plasticità, durabilità, resistenza al fuoco e alle muffe).

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Naturalmente maggiori sono il numero e la superficie dei materiali sintetici utilizzati per il rivestimento degli ambienti e la loro finitura, maggiore sarà l’incognita in questo senso. Quando si sceglie un prodotto appartenente a queste categorie di origine esclusivamente naturale di solito si corre un rischio minore in questo senso in quanto le materie prime utilizzate sono adatte allo scopo e quindi non hanno nessun bisogno di additivi particolari.

Per questo motivo è bene imparare a scegliere correttamente i materiali che rivestono i nostri ambienti di vita, che contribuiscono alla qualità dei 12.000 litri di aria che inaliamo ogni giorno. Tra i criteri che dovrebbero guidare la selezione di questi prodotti ci sono quindi un contenuto il più possibile limitato di emissioni di sostanze nocive per la salute o il comfort degli occupanti, oltre alla durabilità, l’integrità nel tempo, la necessità di manutenzione ed al tipo di sostanze che essa necessita, che possono essere a loro volta fonte di VOC.

La legge impone dei limiti sulla concentrazione dei VOC in uso per i diversi prodotti da rivestimento, solitamente dedicati alle singole categorie di prodotto. Ad esempio per quelli a base legno non è possibile in Italia commercializzare materiali o prodotti la cui concentrazione di equilibrio di formaldeide superi il valore di 0,1 ppm (0,124 mg/m3), che corrisponde a limite di emissione previsto per cosiddetta la classe E1.

Il mercato edile, e nello specifico quello delle finiture, è un labirinto nel quale è molto facile trovarsi disorientati soprattutto a fronte di campagne informative sommarie e poco chiare, spesso al limite del greenwashing.

Una bussola utile in questo senso sono le certificazioni di prodotto, alcune delle quali sono specifiche sulla emissione delle sostanze pericolose per l’ambiente tra cui le più note sono Ecolabel (ISO 14024), sotto il cui cappello si trovano la certificazione italiana ANAB-ICEA e la più nota Nature plus, oltre che il sempre più presente “Emissions dan l’air interieur”, una etichetta ambientale di immediata comprensione obbligatoria in Francia dal 2013 per i prodotti.

 


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