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Rivestimenti in ceramica: il contributo alla sostenibilità e al benessere ambientale

In questo articolo un focus dedicato al contributo offerto dai rivestimenti di ceramica in termini di sostenibilità per i nostri edifici.

Il tema ambientale si sta proponendo come la sfida più importante e più difficile per tutta l’umanità. Conciliare sviluppo economico globale con l’esigenza di salvaguardare l’integrità dell’ambiente è un’azione che politici ed economisti indicano come necessaria e di spinta per lo sviluppo.

 “Il mondo non ci è stato lasciato in eredità dai nostri padri ma ci è stato dato in prestito dai nostri figli” recita un antico detto masai. Ognuno di noi dovrebbe quindi sentirsi in obbligo di fare qualcosa o per lo meno essere cosciente che non solo i comportamenti collettivi ma anche le scelte che il singolo compie possono avere un impatto sull’ambiente.

In questo articolo un focus dedicato al contributo offerto dai rivestimenti di ceramica in termini di sostenibilità per i nostri edifici.

 

I fattori che impattano maggiormente sull’ambiente

Diversi sono i fattori che impattano sull'ambiente, riporto quelli che a mio avviso possono incidere maggiormente sull'argomento oggetto di questa trattazione, mi riferisco nello specifico a:

  • RISCALDAMENTO CLIMATICO;
    A riguardo, si ricorda il Protocollo di Kyoto per contrastare il riscaldamento globale sottoscritto 11 dicembre 1997 durante la Conferenza delle parti di Kyoto (la COP3) ma è entrato in vigore solo il 16 febbraio 2005 grazie dalla ratifica del Protocollo da parte della Russia (2004).
  • INQUINAMENTO ATMOSFERICO;
  • INQUINAMENTO DELLE ACQUE;
  • INQUINAMENTO DEL TERRENO.

 

Il contributo dell'edilizia in termini di impatto ambientale

Anche il settore dell’edilizia ha un notevole impatto sull’ambiente. Secondo i dati riportati nel Report del World Green Building Council, il settore dell’edilizia è “responsabile del 39% di tutte le emissioni di CO2 nel mondo, con le emissioni di gestione (dall'energia utilizzata per riscaldare, raffreddare e illuminare gli edifici) che contano per il 28%. Il restante 11% proviene da emissioni di CO2 incorporate, o "iniziali" associate a materiali e processi di costruzione durante l'intero ciclo di vita dell'edificio.

 

Rivestimenti in ceramica: il contributo alla sostenibilità e al benessere ambientale

 

Requisiti richiesti ai prodotti di costruzione: generalità

In termini generali, i prodotti da costruzione devono essere ecocompatibili nel corso di tutto il ciclo di vita dell'edificio. Devono rispondere a determinati requisiti come:

  1. Resistenza meccanica e stabilità;
  2. Sicurezza in caso di incendio;
  3. Igiene, salute e ambiente;
  4. Sicurezza nell’impiego;
  5. Protezione contro il rumore;
  6. Risparmio energetico e ritenzione del calore;
  7. Uso sostenibile delle risorse naturali e uso di materiali ecologicamente compatibili;
  8. Durabilità;
  9. Riciclabilità.

 

Le piastrelle di ceramica e il concetto di sostenibilità

Le piastrelle in ceramica sono ottenute da materie prime naturali (argille feldspati, sabbie etc.) formate a temperatura ambiente e cotte dai 1000 °C fino ai 1200 °C a seconda della tipologia.  

Le piastrelle ceramiche sono:

  • Dotate di resistenza superficiale elevata;
  • Realizzzate con inerti chimicamente e fisicamente resistenti all’acqua, ai prodotti chimici, al fuoco.

Le piastrelle ceramiche rispondono quindi ai requisiti richiesti ai prodotti da costruzione in quanto in condizioni di esercizio le loro caratteristiche si traducono in: 

  • Elevata durabilità (vita media del prodotto, 50 anni);
  • Nessun rilascio di sostanze tossiche legato al prodotto finito (VOC);
  • Nessuna reazione al fuoco;
  • Elevata pulibilità e igiene;
  • La posa non richiede adesivi chimici pericolosi per gli operatori.

… e dopo demolizione:

  • Materiali di scarto sono inerti e riutilizzabili in diverse applicazioni di ingegneria civile (sottofondi stradali, ecc …).

 

Analisi LCA (Life Cycle Analysis) nel settore della ceramica

A questo proposito esiste a livello internazionale una metodica che permette di valutare l’impatto ambientale di un prodotto, processo o attività, attraverso un approccio cosidetto "dalla culla alla tomba", cioè dalla produzione allo smaltimento che valuta sia la quantità di risorse impiegate e sia l’impatto ambientale. L'obiettivo è quello di trovare soluzioni per diminuire i danni provocati all'ambiente e procedere ad un possibile riciclo dei prodotti. 

Nel caso della piastrella in ceramica la LCA parte dalla valutazione dell’impatto sull’ambiente delle attività di estrazione delle materie prime, del carico, in termini di consumo energetico e inquinamento, fino a interessarsi alle varie fasi: dalla produzione all'installazione presso l'abitazione del cliente e, infine, al suo smaltimento nell'eventualità in cui si dovesse - in futuro - demolire il pavimento.

 

Materie prime per la realizzazione dei rivestimenti di ceramica

Cominciamo con affermare una cosa che, a prima vista può sembrare banale, ma che trovo invece di grande importanza: le materie prime ceramiche sono presenti praticamente in tutto il mondo e quindi non sono materie prime strategiche, non provocano guerre e non son fonte di tensioni geopolitiche o di sfruttamento sociale.

Sono materie prime naturali (argille, feldspati, sabbie) la cui estrazione non richiede l’uso di sostanze chimiche o processi chimici di raffinazione ma semplicemente processi di estrazione e macinazione meccanica.

 

Aspetti di sostenibilità legati alla produzione di piastrelle di ceramica

Per ogni chilogrammo di piastrelle vengono sprigionati dalle emissioni gassose da 0,2 a 0,4 g di composti del fluoro, da 30 a 45 g di polveri, da 0,01 a 0,1 g di composti del piombo. Di questi flussi inquinanti, più del 90% viene rimosso dagli impianti di depurazione.

Si può poi affermare che il settore ceramico è sicuramente, fra i comparti industriale, quello che recupera la maggior parte dei propri scarti di produzione (piastrelle crude, cotte, fanghi di lavaggio, di levigatura e lucidatura, residui di macinazione delle materie prime, calce proveniente dalla depurazione dei fumi) il che si traduce in minor inquinamento ma, anche diminuzione della quantità di materie prime impiegate alla fonte e dell’inquinamento derivante dal loro trasporto.

Il 99,5% degli scarti di produzione e depurazione del settore viene riutilizzato all’interno del ciclo produttivo, e permette di coprire l’8,5% del fabbisogno delle materie prime minerali necessarie per il processo di fabbricazione. Sul totale di quanto utilizzato nel complesso della produzione ceramica italiana si possono stimare oltre 600.000 tonnellate di miscele di argille, feldspati e altri materiali che non vengono estratte in natura.

Esplicativa la tabella di fonte Confindustria che fornisce un quadro delle percentuali di riciclo.

Percentuali di riciclo nell'industria ceramica

 

Quanta CO2 emette in atmosfera uno stabilimento che produce di piastrelle di ceramica

Lo studio di Confindustria Ceramica ha diviso gli stabilimenti ceramici in tre diverse classi:

  • (A+B). Tutti i prodotti / Ciclo completo;
  • Tutti i prodotti / Ciclo completo + atomizzato per terzi;
  • (A+B). Tutti i prodotti / Ciclo parziale.

Lo studio mostra che solamente il 32% degli stabilimenti di classe 2 superano le 50.000 ton/anno di emissioni di CO2 e che nessun superamento di questo limite è stato verificato fra le altre due classi.

I valori evidenziano, inoltre, come la produzione italiana di piastrelle di ceramica, sia caratterizzata da aziende di piccole dimensioni (PMI), tipiche dell’assetto produttivo nazionale; infatti ben il 71% di tutti i siti considerati, ha emissioni inferiori alle 25.000 tCO2/anno, limite previsto da EU ETS (European Emissions Trading Scheme) per poter essere esclusi dalla normativa europea sullo scambio di quote di CO2.

In conclusione possiamo affermare che l’industria Italiana delle piastrelle sia in linea con tutti i canoni del minor impatto ambientale possibile realizzando i punti fondamentali di questo aspetto:

  1. CARATTERISTICHE TECNICHE ECOCOMPATIBILI E DI SICURO BENESSERE AMBIENTALE;
  2. CONCRETIZZAZIONE DEL PRINCIPIO DI ECONOMIA CIRCOLARE;
  3. BASSO IMPATTO AMBIENTALE;
  4. PRODOTTI CON CERTIFICAZIONE AMBIENTALE (ECOLABEL, LEED, ISO 17889-parte I, EPD

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