Rivestimenti datati e decori di pregio non bastano! Respinto il ricorso contro l'ordinanza di demolizione degli abusi
Le tegole marsigliesi sono un elemento tradizionale di rivestimento delle coperture a falde, apprezzate per la loro estetica e funzionalità. Recentemente, una sentenza del Tar della Toscana ha chiarito che l'epoca di realizzazione dell'abusi e l'uso di tegole marsigliesi o altre finiture correnti col contesto, benché esteticamente valide, secondo le prescrizioni normative non può basta a “giustificare” opere edilizie abusive in aree vincolate. Per questo motivo il committente di un porticato realizzato senza permessi è stato condannato alla demolizione dello stesso.
La permanenza dell'abuso e la legittimazione dello stesso
Il tempo trascorso non legittima in alcun modo gli abusi edilizi, un principio fondamentale che garantisce il rispetto delle normative urbanistiche e la sicurezza strutturale. Anche se un'opera non regolare è stata completata da anni, la sua presenza non giustifica la violazione delle leggi. Gli abusi edilizi, infatti, possono compromettere la stabilità e la sicurezza degli edifici e del territorio circostante. Inoltre, l'eventuale tolleranza nel corso del tempo non implica l'estinzione delle responsabilità legali. Le normative vigenti sono chiare nel definire le procedure di regolarizzazione e sanatoria, ma la prescrizione di eventuali violazioni non può mai essere interpretata come una convalida dell'irregolarità. Pertanto, la regolarizzazione di un abuso non dipende dalla sua durata, ma dalla sua conformità alle leggi e alle normative urbanistiche in vigore.
Il principio secondo cui il tempo trascorso non legittima gli abusi edilizi è sancito da diverse normative, ad esempio nell’articolo 31 del Testo Unico dell'Edilizia (DPR 380/2001) si evince un’assenza di nesso tra il tempo trascorso dall’esecuzione dell’abuso e la legittimità dello stesso quando si fa riferimento all’estinzione della condanna penale. In particolare, il decreto stabilisce che qualsiasi intervento edilizio non conforme alle previsioni urbanistiche deve essere sanato attraverso la regolarizzazione (mediante iter di sanatoria ove possibile) o la demolizione e ripristino delle condizioni preesistenti, a seconda del caso.
Inoltre, gli articoli 167 e 181 del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio (DLGS 42/2004) specificando le condanne in caso di abusi, lasciano chiaramente intendere che gli abusi edilizi commessi su immobili sottoposti a vincolo paesaggistico o culturale sono reati (amministrativi e penali) perseguibili indipendentemente dal tempo trascorso.
La giurisprudenza, d'altra parte, tende a ribadire che il passare del tempo non costituisce una condizione di "legittimazione" degli abusi edilizi. La Corte di Cassazione, con diverse sentenze, ha affermato che l'abuso edilizio, anche se protratto nel tempo, non può essere considerato tollerato o sanato "automaticamente" dal decorso del tempo. Anzi, in alcuni casi, si sottolinea che il tempo trascorso potrebbe addirittura aggravare la situazione, in quanto aumentano i rischi per la sicurezza e l'ambiente.
La tendenza interpretativa della giurisprudenza è quindi orientata verso il rigore nella repressione degli abusi edilizi, privilegiando l'applicazione delle leggi urbanistiche e edilizie per garantire la sicurezza, la legalità e la tutela del paesaggio. In questo contesto, il termine di prescrizione (che per alcuni reati edilizi può essere di 10 anni) non significa che l'abuso sia "legittimato", ma piuttosto che la responsabilità penale può venire meno solo dopo tale periodo, mentre l'abuso stesso rimane comunque irregolare e potenzialmente pericoloso.
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Tegole marsigliesi: estetica e praticità
Le tegole marsigliesi sono un tipo di tegola tradizionale, utilizzata nelle coperture a falde inclinate, originaria della regione della Provenza in Francia. Si chiamano così perché sono tipiche delle costruzioni francesi, ma sono molto diffuse anche in altre zone, come l'Italia, soprattutto nelle regioni del centro e sud.
Esse si presentano con una forma rettangolare piana con doppio incavo semicircolare, una scanalatura centrale ed un rialzo sul lato che serve per l’incastro. In particolare, in ogni singola tegola è presente una doppia scanalatura che permette la sovrapposizione di altri elementi, sia superiormente che lateralmente.
Tale conformazione è stata individuare per perfezionare la sovrapposizione in modo che l'acqua scorra facilmente senza poter penetrare all'interno della struttura del tetto. Le dimensioni tipiche sono di circa 25 cm di larghezza per 40 cm di altezza e ciò spesso permette spesso di preferirla ai coppi.
Tradizionalmente, le tegole marsigliesi sono realizzate in argilla cotta e, grazie alla loro forma a doppia canalina semicircolare, presentano un'ottima resistenza agli agenti atmosferici, come pioggia e vento, infatti sono particolarmente adatte per tetti inclinati, dove il deflusso dell'acqua piovana potrebbe essere importante. Non a caso la pendenza minima per la posa delle tegole marsigliesi è del 35%, a differenza di tutte le altre tipologie di tegole in laterizio, per le quali si assume prevalentemente una pmin del 30%.
Dal punto di vista estetico le tegole marsigliesi sono molto apprezzate in quanto conferiscono ai tetti eleganza, semplicità e armoniosità. Se correttamente posate, le tegole marsigliesi sono molto durevoli ma come tutte le coperture in laterizio, possono rompersi o scheggiarsi, ecco perché la manutenzione è fondamentale.
Quindi le opere abusive sono costruzioni realizzati senza le necessarie autorizzazioni, in contrasto con le normative urbanistiche, paesaggistiche e di sicurezza, e sono considerate illegali, ma in molti casi possono essere sanate attraverso un processo di regolarizzazione.
Il caso diventa ancora più complesso quando un abuso edilizio, anche se obsoleto, si trova in contesti vincolati, ossia gli abusi non possono essere sanati se violano norme inderogabili, come quelle relative a vincoli paesaggistici, storici, ambientali o sismici.
Con la sentenza n. 1116/2024 del Tar della Toscana viene chiarito come, qualora non siano rispettate le normative, dimostrare che un’opera abusiva sia nel contesto urbano ormai da 30 anni (risalendo agli anni novanta) e sia dotata di finiture di coerenti col contesto (manto di copertura con tegole marsigliesi) non basti per poter sanare (o avallare) un abuso edilizio soprattutto in zona con vincoli storico-ambientali.
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Le opere abusive non possono essere salvate da dettagli architettonici
Il Tar per la Toscana ha emesso una sentenza definitiva in merito a una controversia edilizia che ha visto protagonista un porticato abusivo realizzato con una copertura avente come finitura un manto di tegole marsigliesi quale elemento architettonico distintivo.
La vicenda è incentrata su un ordine di demolizione emesso dal Comune di Quarrata nei confronti di una proprietà privata. Tale ordinanza riguardava la demolizione di un porticato libero su tre lati, realizzato in aderenza a un locale accessorio. La struttura, realizzata in legno, presenta un tetto a falda unica, avente un manto di copertura con tegole marsigliesi, il quale è stato utilizzato come dettaglio caratterizzante l’opera dal punto di vista estetico e costruttivo in un contesto tutelato (tessuto storico).
Oltre al porticato, l’ordine di demolizione coinvolgeva anche la chiusura perimetrale in muratura di un locale accessorio, originariamente adibito a legnaia, che a sua volta aveva subito un ampliamento abusivo.
Il Comune ha contestato la realizzazione di queste opere in quanto:
- non corrispondevano ad alcun permesso di costruire o altro titolo abilitativo richiesto;
- il progetto strutturale non era nemmeno stato depositato presso l’Ufficio tecnico regionale del Genio Civile;
- vi era la mancanza dell’autorizzazione paesaggistica richiesta dalla normativa vigente poiché le opere, situate in una zona classificata come “tessuti storici” (TS) dal piano urbanistico comunale.
Il ricorrente ha presentato appello al Tar della Toscana, il quale dopo aver esaminato gli atti ha respinto il ricorso, confermando la legittimità dell’ordinanza di demolizione.
In particolare, il Tribunale ha sottolineato che la presenza delle tegole marsigliesi e la realizzazione del porticato, seppur risalente al 1996, non possono giustificare la conservazione di un’opera abusiva, infatti “la realizzazione di un'opera abusiva, anche se risalente nel tempo, non può mai configurare alcun legittimo affidamento per il privato, che possa in qualche modo giustificare la conservazione dello stato di illiceità. In materia edilizia non è necessario motivare sull'esistenza di un interesse pubblico alla repressione di un abuso edilizio anche molto risalente nel tempo (…)”.
Quindi la giurisprudenza consolidata esclude che il trascorrere del tempo possa generare una legittimazione per i privati in caso di abusi edilizi.
Nel contesto di un’opera abusiva, anche un dettaglio architettonico di pregio o comunque coerenti al contesto, come la presenza di un manto di copertura in tegole marsigliesi per un porticato, non è sufficiente a legittimare la costruzione in assenza di autorizzazioni degli enti preposti e quindi viene confermato il rigore della normativa urbanistica nella lotta all'abusivismo, rimarcando la necessità di rispettare le procedure autorizzative.
LA SENTENZA DEL TAR TOSCANA n.1116/2024 È SCARICABILE IN ALLEGATO.
Abuso Edilizio
L'abuso edilizio rappresenta la realizzazione di opere senza permessi o in contrasto con le concessioni esistenti, spaziando da costruzioni non autorizzate ad ampliamenti e modifiche illegali. Questo comporta rischi di sanzioni e demolizioni, oltre a compromettere la sicurezza e l’ordine urbano. Regolarizzare tali abusi richiede conformità alle normative urbanistiche, essenziale per la legalità e il valore immobiliare.
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