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Riuso o Uso delle infrastrutture dismesse e incompiute nel territorio di Pesaro e Urbino? Architetti a confronto

Un patrimonio infrastrutturale in disuso è passibile di essere progettato. Si tratta di un patrimonio che ha bisogno di essere reinserito, riprogettato, riutilizzato.

Al via la seconda edizione di RIUSO DEL MODERNO, l’iniziativa promossa dall’Ordine degli Architetti PPC di Rimini che pone al centro del dibattito l’attuale problematica del Riuso alla luce di un rinnovato confronto sul ruolo futuro degli Architetti all’interno dei processi di riqualificazione e rigenerazione urbana e territoriale.

RIUSO DEL MODERNO supera i confini del territorio riminese della prima edizione (2019) coinvolgendo nel dibattito 11 Ordini territoriali in un dialogo corale “a distanza”, lungo l’asse Bergamo-Campobasso, che avrà luogo tra novembre e dicembre 2020.

Anche il territorio di marchigiano è coinvolto nell’iniziativa, diverse infatti le tappe in programma: prima tappa nella città di Fermo, a seguire Pesaro-Urbino, Ascoli Piceno, Macerata e Ancona.
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Ingenio ha intervistato l’arch. Giacomo Palma, coordinatore dell’evento organizzato dall’Ordine degli Architetti PPC di Pesaro e Urbino, per scoprire più da vicino l’ambito tematico da loro proposto sul tavolo del confronto.

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RIUSO DEL MODERNO, Pesaro e Urbino: Ferrovie dismesse e strade incompiute, un’opportunità per il riequilibrio dell’entroterra

L’iniziativa itinerante RIUSO DEL MODERNO |DUE farà tappa sul territorio di Pesaro e Urbino. L’appuntamento in programma è previsto nella giornata di mercoledì 2 dicembre in modalità webinar.

Arch. Palma, l’Ordine degli Architetti di Pesaro e Urbino ha aderito all’iniziativa RIUSO del MODERNO. Qual è il focus di approfondimento da voi individuato?

Giacomo Palma: “Il focus di approfondimento che porteremo sul tavolo del confronto è dedicato alle ferrovie dismesse e alla rete stradale giacente e inutilizzata. Ad oggi, nel nostro territorio di competenza abbiamo due ferrovie dismesse - parliamo della tratta Fano-Urbino che ha terminato il servizio nel 1987 e della tratta Pergola-Fabriano sospesa nel 2013 - e una superstrada incompiuta, la Fano-Grosseto, situata in prossimità dell’Appennino. Questo patrimonio infrastrutturale in disuso è passibile di essere progettato; un patrimonio che ha bisogno di essere reinserito, riprogettato, riutilizzato. È bene ricordare che la linea ferroviaria Fano-Urbino, ancora oggi al centro di discussioni, nel 2017 è stata inserita tra le diciotto ferrovie italiane a vocazione turistica all’interno della Legge Iacono1. Durante l’evento presenterò una carrellata di materiale documentale sullo stato di fatto di queste infrastrutture, seguiranno degli approfondimenti sul tema a cura di due colleghi, l’arch. Alberto Routher-Rutter e l’arch. Filippo Guidi, e di un esperto di trasporti il Prof. Gabriele Bariletti, Vicepresidente dell’Osservatorio Regionale Trasporti del Lazio.”

Quali opportunità potrebbe generare un uso o riuso del patrimonio infrastrutturale dismesso sul vostro territorio?

Giacomo Palma: “Se guardiamo la mappa di RFI (Rete Ferroviaria Italiana) e ci collochiamo sulla zona medio-adriatica - nord delle Marche e sud Romagna - notiamo che c’è un vuoto di collegamenti ferroviari, e contemporaneamente non possiamo non notare che nello stesso territorio sono presenti più collegamenti ferroviari dismessi.

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Le ferrovie dismesse Fano - Urbino, Fermignano – Pergola - Fabriano. Mappa estratta da “Atlante di viaggio lungo le ferrovie dismesse” di FS Italiane e Rete Ferroviaria Italiana, presentato a Rimini nel 2017

La popolazione sul territorio marchigiano è sempre stata molto distribuita e a bassa densità. Fino agli anni ’90 il tessuto socioeconomico della regione era in equilibrio. Oggi molte cose sono cambiate e sono emerse delle fragilità. Negli ultimi anni si è assistito ad un accentuato spopolamento e impoverimento dell’entroterra dovuto all’esodo verso la costa, di fatto aggravato – nella parte meridionale della regione - dal terremoto del 2016 – ricordiamo che dei 140 comuni del cratere sismico, 87 si trovano nelle Marche. Le Marche contano in totale 227 comuni, distribuiti in 5 province.
Delle Marche si continuano ad apprezzare gli sforzi fatti per tutelare i beni architettonici, artistici e naturalistici e allo stesso tempo si continua a cogliere la fine tessitura del territorio; non è un caso che la regione Marche sia stata recentemente premiata da un noto osservatorio come seconda meta turistica più interessante del mondo. Come ho già evidenziato, sono presenti delle emergenze effettive e per le quali si sente l’esigenza di riequilibrare il rapporto tra l’entroterra e la costa; un equilibrio che può essere raggiunto anche attraverso l’uso o il riuso dei collegamenti dismessi o incompiuti.

Il termine ‘riuso’ sul nostro territorio ha assunto nel tempo un connotato poco fantasioso; nell’immaginario collettivo si vorrebbe fare della ferrovia dismessa una nuova ferrovia, degli ospedali depotenziati o dismessi si vorrebbe il ripristino della originaria funzionalità, così come si vorrebbe l'utilizzo di una galleria che giace da circa 20 anni sotto l’Appennino (Guinza, presso Mercatello sul Metauro). L’intento del nostro incontro sarà quello di sensibilizzare l’opinione pubblica, le amministrazioni e i colleghi delle potenzialità del patrimonio infrastrutturale non più utilizzato sul territorio e suggerire proposte di senso per un loro (ri)uso.”

Sono già stati realizzati progetti per il recupero delle linee ferroviarie dismesse nel territorio di Pesaro e Urbino?

Giacomo Palma: “C’è un progetto importante del 2015 che ha per oggetto il ripristino del collegamento ferroviario Fano-Urbino. Si tratta del progetto FVM, frutto di 15 anni di intenso lavoro di un gruppo composto da 12 tecnici, che prevede, oltre il ripristino del collegamento ferroviario, il tracciamento di una pista ciclabile lungo la vallata del Metauro così da garantire una duplice forma di mobilità, senza cadere nella banale e automatica trasformazione di una qualsiasi linea ferroviaria dismessa in una greenway. Una semplificazione progettuale che io personalmente non sempre approvo. Ci sono ferrovie dismesse votate a diventare qualcos’altro e ci sono ferrovie dismesse per le quali, data la modernità del tracciato e la loro funzionalità rispetto ai centri attraversati, è possibile ipotizzare un loro effettivo ripristino a pieno servizio, ovviamente con i dovuti adattamenti tecnici, di design e di sicurezza, che oggi sono possibili soprattutto in termini di velocità e di segnalamento, grazie all'esperienza maturata con la tecnologia satellitare.”

I numeri di questa pandemia da Coronavirus hanno evidenziato che i piccoli paesi dell’entroterra sono risultati nella maggior parte dei casi aree “Covid-Free”. Oggi, il mondo dell’architettura discute sull’opportunità offerta dai borghi come alternativa alle grandi periferie urbane in cui ripensare i cicli di vita post-Covid in virtù della loro capacità di essere luoghi naturali di “cura” – elevata qualità dell’aria, rapporti sociali autentici, rapporto diretto con la natura etc.

Quale contributo potrebbero offrire queste infrastrutture nell’ottica di un auspicabile ripopolamento dell’entroterra nel post-Covid?

Giacomo Palma: “A causa del Covid, l’utilizzo del mezzo di trasporto individuale ha subito un inevitabile incremento. Se già eravamo al limite delle emissioni prima della pandemia, i livelli di inquinamento dovuti al trasporto individuale sarà sicuramente aumentato. È bene ricordare che prima di tutto è l’ambiente che ci chiede di progettare in modo intelligente infrastrutture e trasporti. La distribuzione degli abitanti sul territorio della nostra penisola è però talmente ‘capillare’ che il trasporto individuale continuerà a primeggiare. La ricerca deve continuare a puntare su mezzi di trasporto non impattanti; bene quindi l’uso del trasporto su ‘ferro’ così come l’uso di mezzi elettrici o ibridi, poiché ci sarà bisogno sia dell’uno che dell’altro.”

La figura dell’Architetto all’interno dei processi di rigenerazione

Arch. Palma, secondo il suo personale parere, quale ruolo ricopre l’architetto all’interno dei processi di riqualificazione e rigenerazione urbana?

Giacomo Palma: “Un architetto è capace di ascoltare le esigenze della società civile, di capire gli umori e di tradurli in azioni, proposte e progetti. Questo ruolo di mediazione, di ascolto e di elaborazione e di restituzione è a mio avviso un importante caratteristica che contraddistingue la figura dell’architetto all’interno dei processi di riqualificazione e di rigenerazione urbana e del territorio. Non è un'idea 'confezionata' per l'occasione, ma una convinzione che mi accompagna da molti anni”.

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Legge 9 agosto 2017, n. 128 che reca il titolo “Disposizioni per l’istituzione di ferrovie turistiche mediante il reimpiego di linee in disuso o in corso di dismissione situate in aree di particolare pregio naturalistico o archeologico”

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