Riuso e valorizzazione di edifici storici: ricerca e progettualità applicata di Zaha Hadid Architects in Italia
Paola Cattarin: "Un vincolo, diventa sempre un'opportunità per creare, per inventare una soluzione. In tal modo non si legge più quella condizione come un problema ma diventa, a quel punto, uno spunto per il design."
Il restauro di Palazzo Capponi a Roma
Nel cuore di Roma, il restauro di Palazzo Capponi segna un punto di svolta nell’approccio alla conservazione del patrimonio architettonico storico. Il progetto, curato da Zaha Hadid Architects sotto la direzione di Paola Cattarin, si distingue nel ricercato equilibrio tra conservazione e innovazione, nell’adeguamento di un palazzo rinascimentale alle esigenze di un hotel contemporaneo senza snaturarne l’identità.
Questo intervento si inserisce nel più ampio percorso di ricerca che Zaha Hadid Architects sta portando avanti sul tema del riuso e valorizzazione del patrimonio architettonico esistente, un tema sempre più centrale nella progettazione sostenibile.
In Italia, la trasformazione è spesso stata percepita in antitesi al restauro. Tuttavia, la riconversione di un palazzo rinascimentale in un hotel di lusso rappresenta un caso emblematico di come passato e futuro possano dialogare, generando soluzioni innovative senza compromettere l’integrità storica dell’edificio.
La contemporaneità non è in contrasto con il restauro, ma può anzi diventare un'opportunità per creare un legame tra passato e presente, offrendo nuove chiavi di lettura per la conservazione del patrimonio.
Per approfondire sul tema, abbiamo avuto il piacere di dialogare con Paola Cattarin, che ci ha illustrato alcuni aspetti chiave dell’approccio di Zaha Hadid Architects gestione del rapporto tra preesistenza storica e design contemporaneo, con particolare riferimento a questo primo progetto di restauro realizzato in Italia.

Un palazzo stratificato nel tempo
Palazzo Capponi è un edificio rinascimentale che ha subito molte modifiche nel corso dei secoli. Originariamente una dimora nobiliare del Cinquecento, l’edificio è stato successivamente trasformato e utilizzato per decenni come sede di un ufficio pubblico, subendo interventi che ne hanno alterato l’assetto originario.
“Quando abbiamo iniziato il progetto, non ci siamo trovati davanti a un palazzo perfettamente conservato,” spiega Paola Cattarin. “Era un edificio vincolato, ma nel tempo era stato rimaneggiato con interventi non sempre di qualità. La scala monumentale che porta al piano nobile, ad esempio, negli anni ‘50 era stata ridipinta con un marmorino di bassa fattura.”
Nonostante queste trasformazioni, il restauro ha rappresentato un’opportunità per ridare vita al palazzo, adattandolo a una nuova funzione e restituendolo alla città con un’identità rinnovata.
Il dialogo con la Sovrintendenza: un equilibrio tra tutela e innovazione
Data la natura storica dell’edificio, il progetto ha richiesto un costante confronto con la Sovrintendenza ai Beni Culturali, che ha giocato un ruolo chiave nel definire i limiti dell’intervento.
“Abbiamo dovuto rispettare numerosi vincoli di conservazione, ma al tempo stesso garantire la sicurezza e la funzionalità di un hotel moderno,” afferma Cattarin. “Per questo motivo, il palazzo è stato completamente consolidato con soluzioni ingegneristiche avanzate, senza però compromettere la struttura originale.”
Fondamentale è stato anche il ruolo del committente, Romeo Design, che ha gestito direttamente molte delle interlocuzioni, anche tecniche, con la Sovrintendenza. “È stato un dialogo complesso e articolato, in cui la collaborazione tra tutte le parti coinvolte si è rivelata essenziale per trovare un equilibrio tra tutela e innovazione,” sottolinea l’architetta.
Un ulteriore livello di complessità è emerso durante i lavori con la scoperta di importanti reperti archeologici. “A Roma è sempre possibile imbattersi in nuove testimonianze storiche,” racconta l’architetta. “Per noi è stato un valore aggiunto: abbiamo integrato questi elementi nel progetto, creando un percorso espositivo che racconta la stratificazione storica del luogo.”
Un linguaggio progettuale rispettoso e innovativo
L’obiettivo dello studio Zaha Hadid Architects è stato quello di dialogare con la storia senza sovrastarla, trovando un equilibrio tra l’architettura originale e gli interventi contemporanei. “Abbiamo studiato a fondo la storia del palazzo e i suoi elementi architettonici più significativi,” spiega Cattarin. “Il nostro obiettivo era un intervento che fosse riconoscibile ma mai invasivo, capace di dialogare con l’esistente senza alterarne l’equilibrio. Abbiamo rispettato le proporzioni, preservato gli affreschi e valorizzato al massimo gli elementi tipici della corte di un palazzo rinascimentale.”
Il filo conduttore del progetto è stata la reinterpretazione delle volte architettoniche, un tema ricorrente nella storia dell’architettura romana.
“Intervenendo nel centro di Roma, ci siamo confrontati con una evidente sovrapposizione storica: il palazzo è del Cinquecento, ma presenta annessi del Seicento e Settecento; gli affreschi del piano nobile, ad esempio, risalgono al Settecento. Riflettendo sull’architettura romana, dal periodo antico al Rinascimento, dal Barocco al Neoclassicismo, abbiamo individuato nelle volte un filo conduttore. Abbiamo quindi giocato con le volte esistenti, inserendo nuovi elementi che dialogassero con la struttura originaria del palazzo. Gli elementi che reinterpretano il tema delle volte sono stati manipolati geometricamente per conferire a ogni spazio un’identità unica in relazione alla sua funzione, esaltandone la contemporaneità, pur senza essere elementi strutturali fisici.”



“A differenza dei nostri progetti di nuova costruzione, dove cerchiamo una continuità visiva e fisica tra gli spazi, qui volevamo trovare un nuovo punto di equilibrio per rispettare il palazzo. Un edificio storico in muratura presenta ambienti ben definiti, con passaggi caratterizzati da soglie e portali distintivi. Abbiamo cercato un equilibrio tra l’idea di fluidità e il rispetto di questi spazi con proporzioni tipiche dell’architettura rinascimentale” ha specificato Paola Cattarin.
Questo approccio si riflette anche nelle suite del piano nobile, dove il progetto ha valorizzato i soffitti lignei decorati e le fasce di affreschi con un approccio innovativo.
“Abbiamo costruito elementi rialzati per permettere agli ospiti di ammirare gli affreschi da vicino,” spiega Cattarin. “La luce radente ne evidenzia la tridimensionalità, offrendo una nuova esperienza visiva e sensoriale.”

Garantire un livello di comfort adeguato a un hotel moderno, integrando impianti, domotica e illuminazione senza intaccare la struttura storica è stata un ulteriore sfida progettuale. “Non potevamo – e non volevamo – intervenire direttamente sulla muratura esistente per il passaggio degli impianti. Per questo, abbiamo ideato una seconda pelle, un nuovo involucro discreto all’interno di ogni ambiente. Questo sistema, posizionato tra la muratura storica e il nostro intervento contemporaneo, ci ha permesso di integrare la parte impiantistica e domotica dove necessario, preservando l’integrità dell’edificio e mantenendo il suo valore architettonico.”
La piscina sospesa sulla storia
Una delle caratteristiche più iconiche dell’Hotel Capponi è la piscina con fondo trasparente, realizzata sopra un’importante scoperta archeologica: una bottega di epoca romana.
“Il progetto iniziale prevedeva una semplice vasca, ma la scoperta dei reperti ci ha spinto a ripensarne il progetto, a come valorizzare questa testimonianza storica,” racconta Cattarin. “Abbiamo creato un fondo trasparente per permettere agli ospiti di osservare i resti dell’antica bottega, illuminati in modo suggestivo.”

La scoperta dell’antica bottega romana ha offerto un’opportunità unica al progetto: sviluppare una soluzione per poter osservare i resti da prospettive differenti. Attraverso un tunnel sotterraneo, gli ospiti possono ammirare da vicino le preesistenze archeologiche, mentre dall’alto l’acqua, trasformandosi in un filtro visivo, crea un effetto onirico che amplifica il fascino del luogo.
Un vincolo, diventa sempre un'opportunità per creare, per inventare una soluzione. In tal modo non si legge più quella condizione come un problema ma diventa, a quel punto, uno spunto per il design. Secondo me il design è proprio: creare soluzioni che sembrino senza sforzo
Un progetto sartoriale: materiali e artigianalità
Uno degli aspetti più distintivi dell’intervento ha riguardato la scelta dei materiali, che ha seguito un approccio altamente sartoriale.
“Ogni stanza ha proporzioni e dimensioni diverse, per questo abbiamo progettato gli arredi basandoci su un concetto di modularità flessibile. In alcuni casi, questa soluzione ci ha permesso di estendere e adattare gli elementi d’arredo alle diverse configurazioni spaziali, garantendo armonia e funzionalità in ogni ambiente” spiega Cattarin.

Per garantire un dialogo in armonia con l’architettura storica, sono stati utilizzati materiali naturali come ebano amara, marmo Nero Marquina, pietra lavica, acciaio e ottone, combinati con materiali compositi più innovativi come il Corian e il Krion.
“L’Italia ha un’eccellente tradizione artigianale,” afferma Cattarin. “Abbiamo collaborato con aziende capaci di unire tecnologie avanzate e lavorazioni manuali, ottenendo risultati di altissima qualità.”

Anche i pavimenti hanno richiesto un’attenzione particolare: “Dove possibile, abbiamo conservato quelli originali,” spiega l’architetta. “In altri casi, abbiamo adottato soluzioni miste, come pavimenti flottanti, per proteggere gli elementi storici senza alterarne l’integrità.”
Riuso e trasformazione: un modello per il futuro
Il restauro di Palazzo Capponi e la sua conversione in hotel di lusso si inserisce in una ricerca più ampia sul tema del riuso e valorizzazione del patrimonio architettonico che Zaha Hadid Architects sta esplorando in diversi contesti internazionali.
“Dare nuova vita agli edifici è l’azione più sostenibile che un architetto possa intraprendere. Ogni progetto, naturalmente, richiede valutazioni specifiche e non sempre questa è la soluzione più adatta,” ha affermato Paola Cattarin. “Tuttavia, nel caso di Palazzo Capponi, il recupero era una scelta naturale, inevitabile, data la rilevanza storica dell’edificio. Negli ultimi anni, il nostro studio sta portando avanti un’ampia ricerca sul tema del riuso e della trasformazione degli edifici, privilegiando il recupero rispetto alla demolizione e ricostruzione, una pratica quest’ultima ampiamente diffusa in molte parti del mondo ma meno comune in Italia”.
“In Italia, il restauro segue spesso un approccio conservativo, mentre in altri paesi il riuso può tradursi in una trasformazione più radicale,” spiega Cattarin. “Noi cerchiamo sempre di trovare un equilibrio tra questi due approcci, come abbiamo fatto nel progetto della biblioteca di Oxford o nel porto di Anversa.”
Il restauro di Palazzo Capponi dimostra come questo processo possa essere dinamico e innovativo, capace di valorizzare il passato senza rinunciare alla sperimentazione progettuale. Il restauro non è solo conservazione, ma un’opportunità per far dialogare epoche diverse e rendere il patrimonio storico vivo.
Richiamando un’espressione filosofica, risalente ad Aristotele, conservazione e trasformazione sono, sì, ‘opposti’ ma non fra loro ‘contraddittori’, quindi in grado di convivere.
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