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Ristrutturazione di immobili: liti amministrative decise in base ai colori del progetto

Consiglio di Stato: in sede d’interpretazione di un progetto edilizio, le risultanze grafiche sono parte integrante, chiarendo e completando quanto è stabilito nel testo, pur non potendosi sovrapporre o negare quanto risulta dal progetto stesso

Sono i colori del progetto a decidere le liti amministrative in caso di ristrutturazioni di immobili. Lo ha precisato il Consiglio di Stato nella sentenza 3510/2017, dove si evidenzia che, in caso di contrasto fra prescrizioni formulate con parole e quelle evidenziate in grafici o segni e colori, occorre accordare prevalenza alle prescrizioni testuali, ma se rimangono incertezze, si applica il criterio di buona fede (articolo 1366 del Codice civile), in base a ciò che il destinatario può ragionevolmente intendere.

Nel caso specifico, si doveva decidere su una demolizione e successiva ricostruzione, intervenendo su un vecchio edificio da ristrutturare ampliandolo per la realizzazione di un parcheggio interrato. Il piano comunale e il vincolo sul centro storico, però, vietavano la demolizione integrale, ed era quindi stata sanzionata, ad edificio già ricostruito, in misura pari al doppio dell'aumento di valore venale. Per decidere se l'intervento fosse o meno abusivo, la sentenza ha dato spazio agli elaborati grafici, che prevedevano la conservazione di alcune strutture murarie.

Questi elaborati hanno convinto i giudici della volontà, sia del progettista che del comune, di conservare parte delle strutture murarie portanti, rappresentate utilizzando il colore bianco. In generale, l'utilizzo del colore rosso per strutture di nuova costruzione, il giallo per quelle destinate alla demolizione e il colore bianco per individuare le strutture da mantenere, secondo il Consiglio di Stato, risponde ad una "convenzione grafica abitualmente utilizzata".

Per Palazzo Spada, quindi, i giudici di prime cure hanno correttamente concluso nel senso che la concessione edilizia non autorizzava gli interventi di demolizione in contestazione. I connotati oggettivi dell'intervento (e, in particolare, i beni oggetto di integrale, o parziale, demolizione) non potevano essere individuati sulla base della sola relazione illustrativa, la quale – come ravvisato nella sentenza impugnata – utilizzava espressioni del tutto equivoche (del tipo: "completamente rifatto"). Gli elaborati grafici ‒ che dunque rivestivano a questo punto importanza ermeneutica decisiva ‒ sono stati dall’amministrazione comunale ragionevolmente interpretati come comportanti la conservazione di parte delle strutture murarie portanti del corpo di fabbrica secondario "lato Massa", in quanto tali strutture sono state rappresentate utilizzando il colore bianco.

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