Riqualificazione Energetica
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Riqualificazione energetica di 5 condomini ad Ivrea: dalla diagnosi energetica alla soluzione progettuale ‘ottimale’

Il caso descritto in questo articolo affronta un caso concreto di riqualificazione energetica su un complesso esistente caratterizzato da architettura povera, non performante.

Recupero di funzionalità e adeguamento al D.Lgs. 102/14 di 5 edifici INA-Casa nel Quartiere Bellavista, Ivrea

Il patrimonio edilizio sul quale il Decreto Legislativo 102/2014 impone la contabilizzazione del calore con modalità “indiretta”, è costituito da circa 5 milioni di unità immobiliari appartenenti a condomìni con impianto di riscaldamento centralizzato a distribuzione verticale, costruiti fino agli anni ’80 del secolo scorso. La complessità e la differenziazione delle realtà con cui si ha a che fare è difficile persino da immaginare. E nonostante la norma UNI 10200:2013 – a cui il Decreto 102/2014 demanda alcuni aspetti tecnici – stabilisca criteri molto rigorosi per la progettazione degli interventi di contabilizzazione, il progettista si trova talvolta ad affrontare casistiche tanto peculiari da esulare da ogni tipizzazione, per le quali egli deve crearsi le metodiche stesse e la strumentazione disciplinare con cui sviluppare il suo intervento. L’impegno richiesto, in termini sia di know-how sia di lavoro materiale sul campo, diviene allora tale da esulare da ogni parametro di standardizzazione dei processi, andando a collocarsi nelle dimensioni più autentiche della passione professionale, dell’ingegno e della ricerca.

Emblematica in tal senso l’esperienza portata avanti dallo Studio Tecnico Ing. Lucchesi nell’ambito della riqualificazione energetica di cinque edifici del Quartiere Bellavista, allocato nella cittadina di Ivrea, “la bella dalle rossi torri”, nella quale Camillo Olivetti insediò oltre un secolo fa le sue attività dandole fama mondiale. 

UN QUARTIERE FRUTTO DEL PIANO INA-CASA

Il Quartiere Bellavista è uno dei tanti esempi di edilizia residenziale pubblica, realizzato dallo Stato italiano nell’ambito del “Piano INA-Casa”, denominazione con cui viene identificata la Legge 28 febbraio 1949 n° 43, dal titolo Provvedimenti per incrementare l’occupazione operaia, agevolando la costruzione di case per lavoratori. Proposto dall’allora Ministro del lavoro e della previdenza sociale Amintore Fanfani, tale Piano era finanziato con contribuzione diretta dei lavoratori dipendenti, dei datori di lavoro e dello Stato. L’obiettivo principale era generare un volano per la ripresa economica del dopoguerra; e in seconda istanza mettere a disposizione alloggi degni di questo nome all’amplissima fascia sociale dei lavoratori che vivevano in condizioni abitative drammatiche e che altrimenti non avrebbero mai potuto accedere a una casa nuova. Nei 14 anni di durata (1949-1963), il Piano INA-Casa portò alla realizzazione di circa 355.000 alloggi, divenendo uno dei più consistenti esempi di edilizia sociale del nostro Paese.

Le logiche costruttive, fortemente improntate alla tradizione e al massimo contenimento dei costi, hanno portato alla realizzazione di edifici che, seppur talvolta firmati dagli architetti più prestigiosi, contemplano ben poche attenzioni a tutti quegli aspetti di efficienza energetica che oggi sono portati al centro dell’attenzione da un quadro normativo mirato invece a ridurre al minimo gli sprechi energetici e i relativi costi economici e ambientali. Il Quartiere Bellavista purtroppo non sfugge a tali logiche costruttive, rivelandone anzi tutte le criticità.

L’intervento di riqualificazione energetica oggetto di questo articolo fa riferimento a 5 fabbricati del Quartiere, costruiti nei primi anni ’60, ciascuno dei quali rappresenta un condominio a sé stante; in quanto alimentati da un unico impianto di riscaldamento centralizzato, essi sono soggetti a gestione in logica di supercondominio.

Quattro dei 5 edifici sono costituiti da corpi di fabbrica oblunghi di 4 piani fuori terra, con un rapporto di forma alquanto sfavorevole sotto l’aspetto della dispersione termica. Il quinto edificio è invece del tipo a torre, di 8 piani fuori terra.

Dal punto di vista costruttivo, tutti i fabbricati sono strutturati con telaio in calcestruzzo armato e con tamponamenti in semplice laterizio, senza alcuna coibentazione né nelle murature perimetrali, né in ambienti non riscaldati quali i sottotetti. I piani terra sono adibiti a garage o a spazi di accesso. Nei lati degli edifici con esposizione tra sud e ovest, sono presenti balconi e finestrature che avrebbero potuto favorire l’apporto gratuito dell’irraggiamento solare, qualora fosse stato previsto di poterlo recuperare dotando il complesso di termoregolazione per singolo ambiente.
La disposizione planimetrica è tale da lasciare tra i fabbricati ampi spazi, dedicati, oltre che alle vie di accesso, a giardini condominiali con alberature d’alto fusto, sempre però mantenute a distanze tali da non creare rilevanti coperture d’ombra all’edificato.

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