Ripristino e manutenzione ordinaria delle pavimentazioni in masselli di calcestruzzo
I masselli autobloccanti in calcestruzzo rappresentano un'opzione ideale per le pavimentazioni urbane grazie alla loro durabilità, alla facilità di rimozione e ripristino, e alla possibilità di riutilizzo. In questo articolo a cura di Assobeton - gruppo Gruppo Blocchi e Pavimenti, si forniscono utili indicazioni sulle corrette procedure che riguardano gli interventi di ripristino e/o manutenzione ordinaria della pavimentazione.
Articolo a cura di Assobeton – Gruppo Blocchi e Pavimenti
Pavimentazione in masselli di calcestruzzo: caratteristiche principali
Durabilità, facilità di rimozione e ripristino, riutilizzo dei prodotti posati: caratteristiche che concorrono a candidare le pavimentazioni in masselli autobloccanti come la più valida alternativa per la finitura delle pavimentazioni urbane di strade, marciapiedi, piste ciclabili, ecc.
Un prodotto altamente performante dell’edilizia industrializzata in calcestruzzo che richiede minime accortezze in fase di posa per garantire le prestazioni attese e una vita utile di decenni, con una conseguente riduzione dei costi di gestione.
Il ripristino delle pavimentazioni in masselli di calcestruzzo
La migliore performance dei masselli autobloccanti si verifica in caso di intervento sulla rete dei sottoservizi: il ripristino può essere sempre portato a compimento riutilizzando gli stessi elementi di calcestruzzo, senza il noleggio di costosi macchinari per la rimozione, e con rumore e disagi ridotti al minimo. Il lavoro eseguito a regola d’arte, inoltre, risulta completamente invisibile.
Il metodo per rimuovere e ricollocare la superficie a masselli è descritto di seguito con due procedure alternative di riempimento dello scavo: la prima riguarda l’impiego di materiali tradizionali, mentre la seconda prevede l’uso di calcestruzzo magro.
Perimetrazione dello scavo
Innanzitutto, la zona di scavo deve essere tracciata chiaramente sulla pavimentazione, con gessetti o vernice. Tutt’intorno deve essere individuata una cornice dello spessore di 30 ÷ 50 cm delimitante il tratto interessato dall’intervento che servirà da guida per il ripristino dei masselli.
Rimozione della pavimentazione
- Rimozione del primo massello
Per cominciare scegliere all’estremità dell’area tracciata il primo massello da togliere. Con un attrezzo appropriato asportare la sabbia di sigillatura. Il massello può essere estratto con l’apposita pinza, ma anche con due cacciaviti a taglio agenti sui lati corti (Fig. 1).
- Rimozione dei masselli successivi
L’asportazione dei masselli può essere eseguita direttamente a mano, avvalendosi di una piccola piccozza per fare leva sul lato corto delle unità, oppure ricorrendo a macchinari muniti di pinza idraulica capaci di asportare circa 1 mq di superficie alla volta. In questo secondo caso si dovranno comunque togliere manualmente almeno tre file di masselli e creare uno spazio di qualche centimetro tra le unità da rimuovere e la restante pavimentazione (Figg. 2 e 3).
- Pulizia dei masselli estratti
I masselli, una volta estratti, devono essere ripuliti dalla sabbia presente sulle superfici laterali e da quella di allettamento e accatastati, in cumuli non più alti di dieci unità, da una parte dello scavo in una posizione che risulterà conveniente per la successiva posa.
Esecuzione dello scavo
Lo scavo viene eseguito facendo ricorso a escavatori meccanici lasciando una fascia della larghezza di 150÷300 mm attorno alla zona di scavo, che sia da riferimento per il ripristino della sabbia di allettamento. La sezione di scavo deve avere forma a “T” per non compromettere la pavimentazione posta in prossimità dell’intervento (Fig. 4).
Ripristino della pavimentazione
Il ripristino dei masselli deve essere eseguito partendo dalla periferia dell’area da pavimentare, e fissando dapprima il reticolo di posa con maglia 2÷3 m, costituito da fili tesi e ben fissati alle estremità (Fig. 5).
Affinché la planarità della superficie sia garantita nel tempo è sostanziale riempire adeguatamente lo scavo e compattare con cura i materiali di massicciata. Completato l’intervento sul sottoservizio si raccomanda quindi di compattare il fondo scavo mediante una piastra o un pestello vibrante, riempiendo lo scavo con il materiale precedente rimosso procedendo per strati dello spessore di 5÷10 cm. Ciascuno strato deve essere compattato con piastra/pestello vibrante (Fig. 6).
Se si fa ricorso a terre stabilizzate o a misto cementato, i materiali di riporto devono essere stesi per uno spessore non superiore a 30 cm e opportunamente compattati. La massicciata deve raggiungere la quota originaria ed essere livellata con i lati dello scavo: è ammessa una tolleranza di 3 mm per metro lineare.
Se si usa calcestruzzo magro, la miscela deve essere stesa nella trincea come un normale getto di calcestruzzo e quindi livellata a mano o con apposite attrezzature, finché il sottofondo raggiunge il livello d’origine.
Il calcestruzzo magro è portato in cantiere con camion attrezzato per miscele pronte oppure prodotto in sito con una macchina montata su rimorchio. Il materiale è autolivellante e fluisce fino a colmare lo scavo, andando a ricoprire le parti esistenti scoperte e quelle nuove. Il calcestruzzo è riversato al sommo della massicciata e livellato con i lati dello scavo. Sono richieste da 12 a 18 ore prima che sabbia e masselli possano essere rimessi in opera. Con questo metodo tutto il materiale scavato è rimosso dall’area di lavoro e nient’altro è richiesto se non le attrezzature di servizio, il calcestruzzo magro e la sabbia per il piano di posa.
Stesura della sabbia di allettamento
La staggiatura della sabbia deve avvenire in due fasi successive, stendendone un primo strato spesso circa i due terzi di quello finale, vibrocompattandolo e infine spargendone un secondo strato (Fig. 7).
Nella determinazione delle quote finite si deve tenere presente che per effetto della compattazione, ci sarà un calo della sabbia del 20 ÷ 30% (Fig. 8): lo strato di sabbia deve trovarsi a una quota superiore di 7 mm e 13 mm, rispettivamente alle estremità e al centro dell’area di lavoro, rispetto al piano di posa dei masselli.
La convessità del piano di posa servirà a compensare i cedimenti differenziali indotti dai carichi di esercizio, garantendo la planarità della pavimentazione.
Compattazione dei masselli autobloccanti
Una volta ricollocati i masselli secondo la geometria originaria della pavimentazione, occorre controllare che la larghezza dei giunti sia uniforme e minore di 3 mm.
La compattazione deve essere effettuata mediante uno o più passaggi con piastra vibrante prima e dopo la stesura della sabbia di sigillatura. Il processo di ripristino è completato con l’intasamento finale dei giunti ottenuto con lo spargimento di ulteriore sabbia.
Al termine dell’intervento la zona trattata si troverà a una quota superiore rispetto all’originale: in corrispondenza delle estremità il disassamento deve essere minore di 2 mm, al centro di 5 mm (Fig. 9).
Dopo un periodo anche breve di esposizione ai carichi di esercizio, il tratto di pavimentazione sottoposto a rimozione e ripristino, risulta indistinguibile ed è ripristinata la planarità della superficie.
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La manutenzione ordinaria delle pavimentazioni in masselli di calcestruzzo
Piano di manutenzione
Relativamente alla durabilità delle pavimentazioni in masselli in condizioni ambientali anche particolarmente severe, le esperienze dimostrano che la vita media di una pavimentazione è di circa quarant’anni, prevedendo interventi di grossa entità ogni venti anni circa (con un recupero per il relativo riutilizzo, in fase di ripristino, del 90÷95% dei masselli autobloccanti).
Se la pavimentazione è stata correttamente progettata e realizzata in relazione alla sua destinazione d’uso e posta in opera a regola d’arte, il piano di manutenzione ordinaria è veramente semplice e di costo trascurabile.
Poiché l’azione autobloccante si sviluppa prevalentemente per effetto dell’attrito nei giunti, il piano di manutenzione ordinaria prevede il controllo periodico della corretta sigillatura, con eventuale reintegro di sabbia da effettuarsi nel più breve tempo possibile.
Considerato che nel tempo la pavimentazione sviluppa progressivamente una sempre maggiore autobloccanza per effetto del costipamento della sabbia nei giunti indotto dal traffico e dall’accumulo di detriti superficiali, tali controlli dovranno risultare più frequenti nel corso del primo anno dalla realizzazione della pavimentazione mentre, a regime, una verifica all’anno può ritenersi sufficiente.
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L'articolo prosegue con un prospetto che riporta un esempio di manutenzione programmata
Per ogni ulteriore informazione consultare il Volume 4 - Codice di pratica per la manutenzione di masselli autobloccanti in calcestruzzo, scaricabile gratuitamente al LINK.
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