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Ripercussioni per utilizzo di opere in assenza di certificato di collaudo

Il certificato di collaudo è un documento fondamentale per garantire la sicurezza e le prestazioni dell’opera. Ignorare il collaudo comporta sanzioni gravi, come evidenziato da una recente sentenza della corte di cassazione n. 29342 del 19/07/2024, che ha confermato le condanne per l'utilizzo di opere abusive non collaudate.

L’importanza del certificato di collaudo

Una delle verifiche necessarie per valutare le prestazioni e la realizzazione a regola d’arte di un’opera è il collaudo ed effettuare tale adempimento è un obbligo di legge per le strutture in cemento armato introdotto dal 1971.

Il certificato di collaudo è un documento che viene rilasciato dal collaudatore ed è obbligatorio in tutti i casi di nuova costruzione, ampliamenti, ristrutturazioni che coinvolgono anche gli elementi strutturali o ancora interventi di adeguamento/miglioramento sismico.

Il collaudo non è un atto puramente amministrativo da ottemperare a fine opera, anzi il suo iter segue il corso dei lavori in quanto prevede una serie di verifiche locali e globali, nonché una successione di visite da parte del collaudatore durante tutta la fase di costruzione e, solo se l’esito risulta positivo, viene rilasciato un apposito certificato che consente l’utilizzo dell’opera.

Il collaudatore è una figura che deve poter dimostrare una comprovata esperienza in materia di edilizia e per tale motivo è la sua funzione può essere svolta solo da tecnici abilitati, come ingegneri, architetti o geometri, iscritti ai relativi ordini professionali da almeno 5 o 10 anni a seconda della tipologia di collaudo. Esistono infatti due tipologie di collaudo:

  • il collaudo statico, che verifica la robustezza e stabilità di un’opera edile per garantirne la sicurezza contro le azioni previste o prevedibili durante la sua vita utile. Esso può essere effettuato in qualsiasi fase della costruzione (principalmente in corso d’opera) e richiede un verbale che attesti la conformità alle norme di legge e idoneità all’utilizzo;
  • il collaudo tecnico-amministrativo, il quale ha la funzione di controlla il rispetto degli aspetti tecnici e amministrativi di un’opera, assicurando che il progetto esecutivo soddisfi le norme tecniche e le autorizzazioni. Esso è obbligatorio per le opere pubbliche e, in alcuni casi, per quelle private, e viene eseguito solo dopo il completamento dell’opera. Una relazione tecnica descrive eventuali non conformità e prescrizioni necessarie perché il collaudo sia superato.

Gli obblighi e normative del collaudo statico

Il collaudo statico deve essere garantito quando si decide di costruire un elemento strutturale di qualsiasi materiale, quindi diventa obbligatorio in caso di nuova costruzione, ampliamento o ristrutturazione globale, soprattutto nelle opere in conglomerato cementizio armato normale e in precompresso.
La normativa che disciplina principalmente il collaudo statico è il testo unico sulle norme tecniche per le costruzioni (NTC) del 2018.

Il collaudo è eseguito durante la fase di costruzione in presenza del costruttore (impresa o datore di lavoro) e del soggetto proprietario l’opera (committente). Facendo un confronto tra quanto realmente realizzato e gli elaborati di progetto, il collaudatore verifica che siano state rispettati i capitolati e le specifiche progettuali, nonché controlla una serie di documenti (certificazioni) atti ad attestare la qualità delle forniture e, se necessario, procede a richiedere apposite prove di carico su elementi strutturali.

Se il collaudo non viene eseguito o ultimato ci sono una serie di ripercussioni previste dall’art. 75 del d.P.R. 380/2001 “chiunque consente l’utilizzazione delle costruzioni prima del rilascio del certificato di collaudo è punito con l’arresto fino ad un mese o con l’ammenda da 103 € a 1032 €”.

È questo il caso a cui fa riferimento la sentenza della corte di cassazione n. 29342 del 19/07/2024.

La corte di cassazione conferma le condanne per opere abusive

La Corte di Cassazione reputa non accettabili i ricorsi effettuati a seguito della condanna inflitta dal Tribunale di Rimini, in quanto i ricorrenti hanno utilizzato opere abusive, di loro proprietà, non collaudate e per questo sono stati multati.

Gli avvocati hanno presentato ricorso in Cassazione contro la sentenza sostenendo tali contestazioni:

  • la non adeguata dimostrazione della responsabilità soggettiva degli imputati riguardo alla condotta illecita;
  • la mancata considerazione di alcuni documenti cruciali presentati dalla difesa durante il processo;
  • la violazione degli articoli 3 e 27 della Costituzione e dell’articolo 75 del d.P.R. n. 380 del 2001;
  • la decisione di non prosciogliere gli imputati per la lieve entità della contravvenzione.

La Corte di Cassazione respinge ogni motivo presentato dai ricorrenti dichiarando inammissibili i ricorsi. Infatti, la motivazione della corte ha evidenziato che la responsabilità degli imputati fosse pacifica, considerando che le opere abusivamente utilizzate erano presenti fin dal 2009 e che non era stato effettuato alcun collaudo nonostante l'obbligo di legge. La corte sottolinea che la responsabilità per l'utilizzazione degli immobili non collaudati non può essere evitata, poiché i proprietari sono tenuti a garantire la conformità delle strutture alle normative vigenti.

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