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Rimodulazione PNRR: ecco la proposta del Governo. Cosa succederà ai fondi per dissesto idrogeologico e rigenerazione urbana?

Nella proposta di rimodulazione inviata alla Commissione UE, svariati tagli riguardano anche gli interventi di efficientamento energetico degli edifici pubblici, i fondi contro il dissesto idrogeologico, gli investimenti in progetti di rigenerazione urbana, la tutela della valorizzazione del verde urbano ed extraurbano

Abbiamo scritto in merito alle novità inerenti l'Ecobonus sociale, che fa parte del pacchetto RepowerEU della proposta di modifica presentata dal Governo alla Commissione europea per la rimodulazione del PNRR.

Nello specifico, l'Esecutivo ha chiesto la rimodulazione di 15,9 miliardi di euro del PNRR, circa l'8% del totale dei fondi concessi dall'Europa per favorire la ripresa economica continentale dopo la pandemia di Covid.

Verrà quindi presentata, prima in Parlamento e poi a Bruxelles, una proposta di modifica relative a 144 misure contenute nel piano Recovery per l'Italia: si tratta, in alcuni casi, di semplici cambi formali mentre in altri si va a riprogrammare sensibilmente le risorse all'interno dello stesso progetto.

Vediamo cosa prevede, a grandi linee, questa rimodulazione, segnalando subito che le Opposizioni sono insorte per i tagli ai fondi sul dissesto idrogeologico.

In allegato, è disponibile - per un approfondimento dettagliato - il dossier ufficiale sul Rapporto e sulle proposte di modifica.

Le proposte di modifica delle riforme e degli interventi PNRR e la parte sul RePowerEU

Il Rapporto illustra infatti nel dettaglio le proposte di modifica del PNRR, articolandole sulla base delle Missioni e delle relative Componenti.

Si tratta nel complesso, come indicato dal Governo, di 144 tra Investimenti e Riforme.

Qui dentro c'è, come anticipato ad inizio articolo, il capitolo REPowerEU, che si articola in 6 riforme e 19 investimenti, di cui 4 costituiscono un rafforzamento (c.d. scale-up) di misure già contenute nel PNRR, riviste e potenziate in coerenza con il REPowerEU.

Si tratta, nello specifico:

  • della misura numero 1 del nuovo capitolo REPowerEU (“Smart grids”), di rafforzamento della misura M2C2I2.1;
  • della misura numero 2 del nuovo capitolo REPowerEU (“Interventi su resilienza climatica”), di rafforzamento della misura M2C2 I 2.2;
  • della misura numero 7 del nuovo capitolo REPowerEU (“Hydrogen valleys”), di rafforzamento della misura M2C2I3.1;
  • della misura numero 8 del nuovo capitolo REPowerEU (“Ricerca e sviluppo sull’idrogeno”), di rafforzamento della misura M2C2 I 3.5.

Altre due misure (le numero 11 “Transizione 5.0 green” e 12 “Credito di imposta per l’autoconsumo di energia da fonti rinnovabili”) costituiscono un’evoluzione e un potenziamento di strumenti già esistenti nel periodo 2020-2022, finanziati, fino al 2022, anche con risorse RRF (M1C2-I1 “Transizione 4.0” del PNRR).

Gli investimenti sono ripartiti in tre parti:

  1. una dedicata alle reti (per risorse pari a 2,32 miliardi di euro),
  2. una alla transizione verde e all’efficientamento energetico (14,79 miliardi di euro),
  3. una alle filiere e al sostegno alla catena del valore (2,05 miliardi di euro).

Per l’attuazione delle nuove riforme programmate, si prevedono poi impegni per 100,75 milioni di euro.

I definanziamenti

Il Governo afferma che i definanziamenti coinvolgono, per la maggior parte, progetti in essere che sono confluiti nel PNRR e che in sede di attuazione e rendicontazione hanno scontato rilevanti criticità.

La principale problematica riscontrata è stata rappresentata dal rispetto delle condizionalità imposte dal Piano, tra cui quelle specifiche per ciascuna misura e quelle relative agli elementi informativi necessari per la rendicontazione, nonché le condizionalità riconducibili al principio del Non Arrecare Danno Significativo (Do-No-Significant-Harm, DNSH).

Un ulteriore profilo problematico relativo a tali misure riguarda, ad avviso del Governo, la parcellizzazione degli interventi che, pur essendo incardinati nella titolarità di poche Amministrazioni centrali, ricadono nella competenza di moltissimi soggetti attuatori, tra loro molto diversi per dimensione, capacità amministrativa e finanziaria.

Accanto ai predetti definanziamenti, riportati nella tabella di pag.25, il Governo propone, nelle Conclusioni del Rapporto, di rafforzare la misura Asili Nido (M4C1-I.1.1), prevista nel secondo semestre 2022, con un incremento del finanziamento di 900 milioni di euro necessari per indire un nuovo bando che assicuri il conseguimento del relativo target.

Ma tra i definanziamenti troviamo:

  • Interventi per la resilienza, la valorizzazione del territorio e l'efficienza energetica dei Comuni (rischio idrogeologico, messa in sicurezza edifici pubblici, messa in sicurezza strade, efficientamento energetico degli edifici);
  • Investimenti in progetti di rigenerazione urbana, volti a ridurre situazioni di emarginazione e degrado sociale (rigenerazione urbana);
  • Misure per la gestione del rischio di alluvione e per la riduzione del rischio idrologico;
  • Utilizzo dell'idrogeno in settori 'hard-to-abate';
  • Promozione impianti sportivi;
  • Tutela della valorizzazione del verde urbano ed extraurbano (protezione aree verdi).

Il totale dei definiziamenti ammonta a 15 miliardi e 890 milioni di euro, da riprogrammare e rimodulare.

Pichetto: non perdiamo risorse per il dissesto idrogeologico

Sul tema del dissesto idrogeologico e dei fondi 'tagliati' dalla proposta del Governo, il Ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto, al “Question Time” della Camera tenutosi lo scorso 2 agosto, ha annunciato che non verranno perse risorse e, anzi, verrà avviato anche un tavolo sulla geotermia.

Non ci sarà nessuna perdita di risorse finanziare da destinare agli interventi di dissesto idrogeologico, che continuano la loro piena attuazione. L’elenco dei progetti in essere, selezionati con le Amministrazioni regionali, risulta pari a 638 interventi per oltre un miliardo di euro, di cui poco più della metà derivanti da Fondi Sviluppo e Coesione”, ha detto il Pichetto.

Il Piano di Adattamento ai Cambiamenti Climatici, il cui decreto finale di VAS è già stato firmato e trasmesso al Ministero della Cultura – ha aggiunto Pichetto - potrà contare su queste risorse e su ulteriori linee di finanziamento specifico”. È centrale, spiega il Ministro, “il tema della governance e della capacità di spesa”, ricordando che una specifica riforma del PNRR è “finalizzata a superare le carenze esistenti a livello di governance dei rischi idrogeologici, semplificando le procedure attuative e rafforzando il coordinamento tra i livelli di governo”.

Sulla base del “primo test applicativo del nuovo quadro regolatorio” in occasione della programmazione 2022 delle risorse, ha aggiunto Pichetto, “valuteremo tutte le soluzioni che possano migliorare la governance e il coordinamento tra i vari soggetti attuatori”.

Pichetto ha affrontato anche il tema della geotermia, ricordando “la presenza storica della tecnologia in Italia”, che è “tra i leader europei con una potenza nominale superiore a 800 megawatt e a una produzione elettrica annua di circa 6 terawatt, con ulteriori prospettive di crescita come previsto anche dall’aggiornamento del PNIEC. Il ministro ha ricordato che questa tecnologia è ricompresa tra gli impianti incentivati dal decreto FER2. La proroga del termine di scadenza delle concessioni geotermiche al 31 dicembre 2025 consentirà – ha spiegato – di avviare un Tavolo tecnico al Ministero con tutti i soggetti interessati al fine di valutare gli opportuni interventi, anche normativi, per garantire al settore un quadro regolatorio stabile”.

Rimodulazione PNRR, la preoccupazione dell’Istituto Nazionale di Urbanistica

Attraverso un comunicato stampa l'INU (Istituto Nazionale di Urbanistica) esprime grande preoccupazione sulla rimodulazione del PNRR. Importante, secondo INU, che le “opere per città e territori continuino ad avere stesse risorse e priorità”.

"La rimodulazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza appena ufficializzata dal governo rischia di essere un passo indietro per la città pubblica e la messa in sicurezza del territorio" si legge nel comunicato.

"L’Istituto Nazionale di Urbanistica sottolinea la necessità che agli interventi usciti dal perimetro del PNRR, tra cui quelli che rientrano nei Piani urbani integrati e che riguardano la rigenerazione urbana e il contrasto al rischio idrogeologico, continuino a essere riservate sia le risorse necessarie alla realizzazione che il medesimo ordine di urgenza e priorità, tipico del piano."

Il dibattito in Parlamento, e la relazione del Servizio studi di Camera e Senato, hanno messo in evidenza che tali requisiti sono ancora da garantire. Stiamo parlando di 13 miliardi sui 16 complessivi tolti dal PNRR di diretta competenza dei Comuni, e di gare in molti casi fatte quando non di cantieri aperti e di opere già concluse.

"I Comuni hanno dimostrato in questa prima fase di applicazione del piano di essere pronti ed efficienti nell’utilizzazione dei fondi, è giusto perciò che il loro lavoro continui a essere valorizzato, tenuto conto che riguarda la realizzazione di infrastrutture pubbliche utili."


IL DOCUMENTO/DOSSIER SUL MONITORAGGIO DI ATTUAZIONE DEL PNRR E LE PROPOSTE DEL GOVERNO PER LA REVISIONE E IL CAPITOLO REPOWEREU E' SCARICABILE IN ALLEGATO PREVIA REGISTRAZIONE AL PORTALE

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