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Rilievi del danno post-sisma Turchia: c’è sempre una prima volta

C’è sempre una prima volta, anche nello svolgimento dei rilievi post-danno e la missione in Turchia ha rappresentato la prima esperienza per l’ingegnere di Reluis, Silvia Pinasco. Un bel banco di prova sia umano sia di messa in pratica della preparazione maturata: un’espressione del danno che passa attraverso gli occhi dei bambini.

Un bagaglio di emozioni e di esperienze, unite da un comune denominatore rendere la missione in Turchia utile ai fini della ricerca, ma soprattutto della prevenzione sismica.

Tornati a casa i 24 ingegneri di Eucentre e Reluis, si trovano a fare i conti con un carico emotivo difficile da spiegare:

«Sono partita per questa missione felice di poter arricchire il mio bagaglio culturale, ma sono tornata con molto di più: una maggiore consapevolezza dell’importantissimo valore, anche dal punto di vista sociale, del ruolo di ingegnere, con tanta forza e voglia di impegnarmi nella ricerca per dare, nel mio piccolo, un contributo a rendere meno probabile il verificarsi di queste tragedie. Sarò per sempre riconoscente ai miei professori, Sergio Lagomarsino e Serena Cattari ed ai colleghi della ReLUIS per avermi dato l’opportunità di vivere questa esperienza».

Silvia Pinasco, dottoranda presso l’Università di Genova
Silvia Pinasco, dottoranda presso l’Università di Genova


Queste le parole dell’ingegnere Silvia Pinasco, dottoranda presso l’Università di Genova in Security, Risk and Vulnerability - Risk and Resilience Engineering for the Natural, Industrialized and Built environments, XXXVII cycle.


Il racconto dell'esperienza nei luoghi del terremoto turco-siriano

Abbiamo raccolto le sue dichiarazioni. La sua prima esperienza di attività di rilievo dei danni post-sisma, in Turchia e quindi in un paese straniero, coinvolto lo scorso febbraio da un terremoto di magnitudo 7.8.

Bentornata dalla tua prima missione di rilievo del danno. I sopralluoghi sono stati svolti in squadre: da chi era composta la tua squadra ed in quale area della Turchia avete operato?

La mia squadra era composta da me, da Gabriele Guerrini (Università degli studi di Pavia), da Gianni Blasi (Università del Salento) e da Erturk Tuncer (TEDU – Turkish Education Association University). Sono stata fortunata ad avere loro al mio fianco. Per me, dottoranda, è stata la prima esperienza sul campo e grazie a loro, alla loro capacità, preparazione ed esperienza ho potuto apprendere molto sia dal punto di vista tecnico che organizzativo.

Gabriele si occupava principalmente della documentazione fotografica, Gianni dell’identificazione dinamica e io della compilazione delle schede di sopralluogo, sempre affiancata dai loro preziosi consigli. Indispensabile è stata anche la presenza del collega turco Erturk per l’interazione con la popolazione locale e per l’ottenimento delle informazioni utili per la ricerca.

La zona che ci è stata affidata, per lo svolgimento dei sopralluoghi, è stata la provincia di Antep, provincia in cui è stato registrato l’epicentro (a circa 30 km a nord-ovest della città di Gaziantep) della scossa principale del 6 febbraio di magnitudo 7.8 causata dall’attivazione della Faglia Est-Anatolica tramite una rottura lunga all’incirca 150-200 km orientata in direzione NE-SO.

Nella provincia assegnataci siamo riusciti a ispezionare 27 edifici scolastici a distanza differente dall’epicentro (edifici localizzati in figura in color viola).


Da neofita dei sopralluoghi di rilievo del danno post sisma: quale elemento catturava la tua attenzione e perché?

Gli occhi dei bambini. Luccicavano, emanavano gioia nel vederci, curiosità e divertimento. I più piccoli facevano a gara per abbracciarci e per farci le domande più disparate. I più grandi invece esprimevano con lo sguardo e un sorriso tutta la loro gratitudine.

Mi ha colpito una bambina che, mentre i suoi coetanei ci facevano domande su quali fossero ad esempio le nostre macchine preferite o il nostro cibo preferito, lei tirandomi la maglietta mi ha sussurrato che nel terremoto aveva perso la sua maestra di matematica. Chissà quanti di loro, dietro a quello sguardo luccicante e gioioso, nascondevano perdite e ricordi traumatici.

Traumi come quello raccontato, durante il sopralluogo alla scuola Yunus Emre Ilkokulu-Ortaokulu nella provincia di Gaziantep, da una mamma mentre ci offriva tè e biscotti dalla sua tenda posta davanti alla scuola: oltre ad aver perso tutto ciò che di materiale avevano, post terremoto, ha perso anche il marito, papà dei suoi quattro figli dopo aver bevuto acqua contaminata. Gli occhi degli adulti avevano infatti una luce diversa, più consapevole, esprimevano dolore, stanchezza ma al contempo dignità e forza. Voglia di ricominciare e lavorare per non far spegnere quella luce che, nonostante tutto, continua a brillare negli occhi dei bambini.


I danni più comuni degli edifici scolastici in c.a.


Quali tipologie di edifici scolastici avete rilevato e quale tipo di danno ricorrente avete riscontrato?

Gli edifici scolastici da noi ispezionati sono stati realizzati tra l’inizio degli anni 70 e la fine degli anni 90. Sono tutti edifici in c.a. aventi telai nelle due direzioni. Quelli di più recente costruzione sono stati progettati e realizzati già con un sistema misto telaio-pareti. Presentano dai due ai quattro piani fuori terra e sono spesso caratterizzati da una regolarità sia in pianta che in elevazione.

Dai sopralluoghi abbiamo potuto constatare che la maggior parte degli edifici scolastici è stata oggetto di interventi di rinforzo e adeguamento sismico, tramite l’inserimento o aggiunta di setti in c.a., posizionati all’interno della maglia strutturale e orientati in entrambe le direzioni.

In un caso è stato riscontrato anche il rinforzo mediante incamiciatura dei pilastri.

Gli edifici ispezionati hanno mostrato un livello di danneggiamento globale modesto. Le strutture portanti mediamente non hanno subito danni rilevanti, mentre sono state riscontrate molte lesioni nella zona di interfaccia tra il telaio originario in c.a. e i setti di rinforzo installati al posto della tamponatura esistente. Dai sopralluoghi è sicuramente emerso un quadro di danneggiamento relativo agli edifici residenziali circostanti molto più severo rispetto a quello degli edifici scolastici.

Sisma Turchia: il report finale della prima missione italiana di ricognizione dei danni su edifici in c.a.
Attraverso il terremoto Siria – Turchia si aggiunge un altro tassello verso la conoscenza del comportamento degli edifici in c.a., in particolare un’analisi di come i rinforzi operati negli ultimi decenni abbiamo o meno mitigato il quadro di danneggiamento del fabbricato. Consulta il REPORT FINALE.

Qual è l’immagine che identifica la tua missione in Turchia?

Quando ripenso all’esperienza in Turchia ho pensieri e sensazioni contrastanti. Dal punto di vista tecnico è stato come entrare in un libro in cui ho potuto vedere e toccare con mano i meccanismi di danno e i dettagli costruttivi che per anni ho studiato su manuali. È stato tanto affascinante professionalmente, quanto toccante dal punto di vista umano.

L’immagine che per me riassume meglio questa esperienza è quindi quella che rappresenta entrambi questi aspetti, quello scientifico e quello umano. Da un lato la distruzione, il collasso, dall’altro la vita che va avanti dandoci l’opportunità di comprendere cosa non ha funzionato, cosa può e deve essere migliorato.

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